venerdì 23 dicembre 2011

Misteriose civiltà pre-incaiche

Resti della capitale dei Wari
Ottocento anni prima che sorgesse l'impero Inca, nel 600 d.C., due popoli dominavano il mondo delle Ande: a nord i Wari, abili vasai e costruttori di strade; a sud i Tiwanaku, abili nella costruzione di templi grandiosi sul lago Titicaca. Furono queste le due civiltà a creare le basi per gli imperi che le seguirono e che avrebbero dominato le Ande.
Al suo apogeo l'impero Wari comprendeva gran parte della cordigliera andina e si estendeva per circa 1.500 chilometri dal confine meridionale dell'attuale Perù. I Wari condividevano con i Tiwanaku le stesse credenze religiose ed erano entrambi abili costruttori di templi. All'improvviso, mille anni fa, entrambi si dissolsero.
L'impero Wari originò da piccole comunità agricole del Perù, nella valle di Ayacucho, dove oggi sorge una moderna città, sorta a sua volta su un sito Wari. Qui si lavorava la creta per ricavarne splendidi vasi che rifornivano le altre città. Questo sito si trova, oggi, sotto l'aeroporto di Ayacucho. I siti Wari furono a lungo sottovalutati dagli archeologi, che ritenevano che gli artefatti di questo popolo appartenessero alla cultura Tiwanaku, del cui impero i centri Wari costituivano, a parer loro, l'amministrazione. Solo negli anni Trenta del secolo scorso l'archeologo Julio C. Tello intuì che le due culture erano distinte.
La capitale dell'antico impero Wari si enstendeva su una superficie di 15 chilometri quadrati, dei quali è stata scoperta solo una piccola parte. All'epoca del suo massimo splendore, la città contava 70.000 abitanti ed aveva edifici imponenti ricoperti di intonaco bianco. Dalla loro capitale i Wari dirigevano gli affari e controllavano la produzione in tutto il loro vasto impero.
La vicina città di Conchopata era "specializzata" nella produzione di vasellame. E proprio in questo antico sito gli scavi hanno restituito una notevole quantità di quest'ultimo e offerte sacrificali. Quello che rimane dell'antica Conchopata è una sequenza di muri bassi e le fondamenta di numerosi edifici che formano un intricato reticolo, ma la città, un tempo, era molto organizzata e constava di quartieri residenziali, zone amministrative e cultuali. Gli antichi Wari avevano una predilezione per il colore bianco, che utilizzavano in ogni loro costruzione.
Le scoperte degli archeologi hanno evidenziato che i Wari compivano sacrifici rituali umani e animali che, probabilmente, erano regolamentati da leggi statali. Sotto un pavimento intonacato gli archeologi hanno ritrovato numerose fosse con resti umani, crani, bruciati, unitamente a resti di alpaca o di piccoli lama.
Le immagini ritratte sui vasi ritrovati, parlano di una civiltà basata sul potere e sul controllo di ogni attività. Persino le raffigurazioni sulle terrecotte erano regolamentate dall'autorità centrale. I Wari obbligarono molte popolazioni locali a lasciare le pendici delle Ande per spostarsi nella pianura a coltivare mais, essenziale per i loro riti. Probabilmente i Wari traevano anche, da queste popolazioni, la manodopera da impiegare nella costruzione dei loro edifici.
Gli studiosi ritengono che quella Wari fosse una dittatura vera e propria, in cui i riti erano caratterizzati dall'utilizzo di sostanze allucinogene e dall'evocazione dei defunti. Questi ultimi, come antenati, venivano sepolti in casa, all'interno di urne e ceste, perchè erano grandemente onorati dai Wari, che cercavano da loro consigli e benedizioni.
Tiwanaku, capitale dell'omonima civiltà, sorse nel VI secolo d.C., favorita dalla sua collocazione geografica, in riva all'omonimo lago. Il tempio centrale si chiamava Akapana e riproduceva la forma dei monti Quimsachata. I Tiwanaku lo dotarono anche di condotte di scarico che, nella stagione delle piogge, con l'accumularsi delle acque, producevano un rumore simile al tuono. Gli archeologi ritengono che i Tiwanaku celebrassero cerimonie di fertilità mentre l'acqua scorreva attraverso il tempio di montagna.
Anche i Tiwanaku sacrificavano esseri umani, per la precisione i prigionieri che catturavano in battaglia: intorno al loro tempio, l'Akapana, sono stati ritrovati resti umani smembrati tra i quali non alcuni sono mummificati e, forse, sono i resti degli antenati dei nemici. Anche le ceramiche Tiwanaku recavano scene piuttosto orribili, riferentisi sempre a sacrifici umani.
Tra il 700 e il 1000 d.C. i Tiwanaku dominavano tutto il bacino del lago Titicata ed eccellevano nell'agricoltura e nell'ingegneria: seppero trasformare il fiume Katari, immissario del Titicaca, in un vero e proprio granaio fornito di una efficiente rete di canali e terrapieni. Usavano, poi, deformare artificialmente il cranio dei bambini. Gli adulti, infatti, fasciavano la testa dei bambini con corde, oppure fissavano al loro cranio delle tavolette allo scopo di ottenere forme speciali. I crani "tubolari" appartengono a persone che venivano dalla riva orientale del Titicaca; i crani appiattiti venivano, invece, da Moquegua, vicino alla costa meridionale del Perù. Esami genetici hanno provato che erano frequenti i matrimoni tra persone provenienti dalle diverse regioni.

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