tag:blogger.com,1999:blog-60729310666934753752024-03-19T09:48:31.048+01:00Le Nebbie del TempoIo non conosco verità assolute, ma sono umile di fronte alla mia ignoranza: in ciò é il mio onore e la mia ricompensa.
(Kahlil Gibran)Unknownnoreply@blogger.comBlogger4906125tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-84254616225215985842024-03-17T11:11:00.003+01:002024-03-17T11:11:26.627+01:00Turchia, gli "inviti" di Antioco I di Commagene...<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiedmTdkO_NwHwlykK3Rln6EhSD9L92Pj1R3dz4HofGCNGVb91KWRpOlg6TSwE_eYTmbgSvN6hFiHU_aiOSgpCImR6IQ0xdxt-0Ha-3dgKQ_aZDtW_hyoFRumEQrbJee6TWnRBzWSxdOSVqP4BagCCHHydSH5uRQ2Se1clt5T7hCefdCAvbtUINXCr5UeOR" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="375" data-original-width="660" height="228" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiedmTdkO_NwHwlykK3Rln6EhSD9L92Pj1R3dz4HofGCNGVb91KWRpOlg6TSwE_eYTmbgSvN6hFiHU_aiOSgpCImR6IQ0xdxt-0Ha-3dgKQ_aZDtW_hyoFRumEQrbJee6TWnRBzWSxdOSVqP4BagCCHHydSH5uRQ2Se1clt5T7hCefdCAvbtUINXCr5UeOR=w400-h228" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Turchia, l'iscrizione di Antioco di Commagene<br />(Foto: AA)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Un'iscrizione trovata vicino a <b>Kimildagi</b>, nel villaggio di <b>Onevler</b>, in <b>Turchia</b>, può gettare nuova luce sulla storia della <b>Commagene</b>.<br />Il regno della Commagene si faceva risalire sia ad <b>Alessandro Magno</b> che agli <b>Achemenidi</b>. Il re <b>Antioco I (69-34 a.C.)</b> affermava di discendere da <b>Dario I</b> attraverso Oronte il Battriano, un ardente sostenitore di <b>Artaserse II</b> contro Ciro, di cui sposò la figlia.<br />Questo piccolo regno cercò di equilibrare la sua eredità iraniana con la realtà politica che lo faceva essere parte del mondo greco-romano. Il regno di Commagne mantenne la sua identità dal <b>163 a.C. </b>fino a quando divenne<b> parte della provincia romana di Siria nel 72 d.C.</b><br />Antioco I sostenne <b>Pompeo </b>contro <b>Mitridate VI del Ponto</b> e si definiva <b><i>Filoromaios </i></b>(amico dei romani). Non solo si considerava un dio, ma aspirava anche ad essere colui che era in grado di riconciliare tutte le religioni. Oltre a se stesso, le altre divinità da lui adorate erano <b><i>Zeus/Ahuramazda</i></b>, <b>Apollo</b>, <b><i>Hermes</i></b>, <b>Mitra</b>, <b><i>Helios</i></b>, <b><i>Artagnes</i></b>, <b><i>Eracle</i></b>, <b><i>Ares</i></b>. La sepoltura di Antioco I si trova sulla vetta del monte Nemrut.<br />Nel 2023 gli abitanti del luogo hanno scoperto una scultura in rilievo vicino a Kimildagi e l'hanno segnalata alla direzione del <b>Museo Adiyaman</b>. I ricercatori accorsi sul luogo hanno affermato che l'area era, un tempo, un <b>luogo di culto</b>. Gli archeologi hanno anche scoperto, sul posto, un <b>rilievo </b>raffigurante una scena in cui due individui si stringevano la mano ed una stele con iscrizioni. A causa del terreno accidentato e dei ripidi pendii rocciosi, i manufatti recuperati vennero trasportati in aereo nell'antica città di Perre. L'opera litica vennero poi studiati da <b>Charles Crowther dell'Università di Oxford</b> e da <b>Margherita Facella, dell'Università di Pisa</b>.<br />Nelle iscrizioni rinvenute, si legge che Antioco I dava istruzioni alla popolazione. Si tratta, per lo più, di inviti all'obbedienza ed al rispetto delle leggi. Sul retro di questa iscrizione è presente un <b>rilievo</b> raffigurante Antioco I e Mitridate I. Si tratta di un'iscrizione che può gettare nuova luce sia sulla storia dell'umanità che su quella della Commagene.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />AA</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-69181840082856155392024-03-16T11:39:00.006+01:002024-03-16T11:39:40.562+01:00Turchia, la tavoletta in cuneiforme che richiama antiche guerre civili<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC1zvIicjzQzh_RBGrfZSlpzBw8RMF_X0A_2h3LPenCWBfte9urF0TR4V5ZbYnujA7zoisNh-W6fTfDedbDVWCPllIh4j-kmtcXYcEyFTk3bhh7NRTDp2aiJSUvTzvC_a3Ip6P4ve0J1oiNJl7coV3MiKmK69vEVRJwlE7X4xSqnAsUP1XoeyzwlJd81hJ/s650/Turchia_la%20tavoletta%20hittita%20tradotta.webp" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="366" data-original-width="650" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjC1zvIicjzQzh_RBGrfZSlpzBw8RMF_X0A_2h3LPenCWBfte9urF0TR4V5ZbYnujA7zoisNh-W6fTfDedbDVWCPllIh4j-kmtcXYcEyFTk3bhh7NRTDp2aiJSUvTzvC_a3Ip6P4ve0J1oiNJl7coV3MiKmK69vEVRJwlE7X4xSqnAsUP1XoeyzwlJd81hJ/w400-h225/Turchia_la%20tavoletta%20hittita%20tradotta.webp" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Turchia, la tavoletta in lingua cuneiforme, sia hittita che<br />hurrita (Foto: Kimiyoshi Matsumura, Istituto giapponese<br />di archeologia anatolica)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Una <b>tavoletta di argilla di 3300 anni fa</b>, proveniente dalla <b>Turchia centrale</b>, descrive una catastrofica <b>invasione straniera dell'impero hittita</b>. L'invasione ebbe luogo durante una guerra civile, apparentemente motivata dal tentativo di aiutare una delle fazioni in guerra, almeno questo risulterebbe dalla recente <b>traduzione </b>del testo iscritto sia in <b>lingua hittita</b> che <b>hurrita</b>. <br />La tavoletta, grande quanto il <b>palmo di una mano</b>, è stata rinvenuta nel maggio <b>2023 </b>da <b>Kimiyoshi Matsumura</b>, archeologo dell'<b>Istituto giapponese di archeologia anatolica</b>, tra le rovine della città hittita di <b>Buklukale</b>, che si trova a circa 60 chilometri dalla capitale turca <b>Ankara</b>. Gli archeologi ritengono che Buklukale fosse un'importante città hittita, la nuova scoperta aggiunge che fosse anche una <b>residenza reale</b>, alla pari - forse - della residenza reale che si trovava nella <b>capitale </b>del regno hittita <b>Hattusha</b>.<br />Secondo la <b>traduzione di Mark Weeden</b>, <b>professore associato di antiche lingue mediorientali presso l'University College di Londra</b>, le prime <b>sei righe</b> di testo cuneiforme sulla tavoletta riportano, in lingua hittita, che "<i>quattro città, inclusa la capitale Hattusha, sono nel disastro</i>", mentre i restanti <b>64 versi</b> sono una <b>preghiera in lingua hittita per favorire la vittoria</b>. Gli hittiti usavano la lingua hurrita per le<b> cerimonie religiose</b>, ha detto Matsumura, e sembra che la tavoletta sia la registrazione di un <b>rituale sacro </b>eseguito dal re hittita.<br />Gli archeologi ritengono che i primi regni hittiti siano comparsi nell'Anatolia centrale - attuale Turchia - intorno al <b>2100 a.C.</b> e che gli hittiti assursero a grande potenza regionale nel <b>1450 a.C. </b>Sia la Bibbia che le fonti egizie riportano la presenza di questo importante regno. Gli antichi <b>Egizi </b>si scontrarono con gli hittiti nella <b>battaglia di Kadesh (1274 a.C.)</b>, un'antica città vicino all'odierna <b>Homs</b>, in <b>Siria</b>.<br />Matsumura ed i suoi colleghi stanno scavando le rovine di Buklukale da 15 anni. Finora erano state rinvenute solo tavolette di argilla in frammenti, ma quella rinvenuta di recente è quasi intatta. Inizialmente l'hurrita era una lingua parlata dai <b>Mitanni</b>, che occupavano la regione ed il cui regno, alla fine, divenne uno stato vassallo degli hittiti. <br />La tavoletta reca una preghiera indirizzata a <b><i>Teshub</i></b>, nome hurrita del <b>dio della tempesta</b>, divinità principale sia del pantheon hittita che di quello hurrita. Nella preghiera si loda il dio ed i suoi antenati divini e si menzionano ripetutamente i problemi di comunicazione tra gli dei e gli esseri umani. Il testo, poi, elenca diversi individui che sembrano essere stati re nemici e si conclude con la richiesta di un consiglio divino.<br />L'impero hittita scomparve dalla storia all'<b>inizio del XII secolo a.C.</b>, durante l'<b>Età del Bronzo</b>, in un periodo nel quale molte civiltà mediterranee furono scosse da disordini. Le ragioni del collasso di questa potente civiltà non sono note, ma potrebbero essere collegate a <b>carestie </b>causate dai <b>cambiamenti climatici</b>.<br />Matsumaura ha affermato che la tavoletta, rinvenuta e tradotta di recente, risale al regno del <b>re hittita <i>Tudhaliya II</i></b>, <b>tra il 1380 ed il 1370 circa a.C.</b>, quasi duecento anni prima del crollo della civiltà hittita. Sembra che il testo sia stato redatto in un periodo di guerra civile, durante il quale il regno hittita subì diverse invasioni da altrettante direzioni contemporaneamente e molte città vennero distrutte.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />livescience.com</i></div><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-86943831103348950722024-03-16T10:57:00.001+01:002024-03-16T10:57:03.985+01:00Parco di Marturanum, scoperta una tomba etrusca a cubo scavata nella roccia<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwl5sjjXumEAf0fOF6X1jaiiP6OiaxHZL1cqS3GapUe7DZ4xI9sTIHG8BSYDhoD819IslJqbZ48T-yk6uxUUV9UvJUsOL-z_QbEza0ARnbgOBeobgJQzfXOS2AAtMDLxfjVOPWDYWUUshDCcMR9QNrxhXakvUVnw2VeuBik9K2MYjH3N2kI709OQdXj6M3/s1024/La%20tomba%20etrusca%20a%20cubo%20rinvenuta%20di%20recente.jpeg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="1024" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwl5sjjXumEAf0fOF6X1jaiiP6OiaxHZL1cqS3GapUe7DZ4xI9sTIHG8BSYDhoD819IslJqbZ48T-yk6uxUUV9UvJUsOL-z_QbEza0ARnbgOBeobgJQzfXOS2AAtMDLxfjVOPWDYWUUshDCcMR9QNrxhXakvUVnw2VeuBik9K2MYjH3N2kI709OQdXj6M3/w400-h400/La%20tomba%20etrusca%20a%20cubo%20rinvenuta%20di%20recente.jpeg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>La sepoltura etrusca a cubo rinvenuta nella necropoli<br />rupestre di San Giuliano (Foto: Soprintendenza Archeologia<br />Belle Arti e Paesaggio dell'Etruria Meridionale)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">E' stata ritrovata, recentemente, una <b>gigantesca tomba rupestre a forma di cubo</b> nella <b>necropoli rupestre di San Giuliano</b>.<br />La necropoli ospita circa<b> 500 tombe</b> che vanno<b> dal VII al III secolo a.C. </b>e si trova nel <b>Parco Regionale di <i>Marturanum</i></b>, vicino al comune di <b>Barbarano Romano</b>, nel <b>Lazio</b>.<br />La tomba rupestre a cubo è venuta alla luce dopo alcune operazioni di bonifica e rimozione della vegetazione invasiva. E' ben conservata ed era visibile solo parzialmente.<br />La pianta della tomba è stata definita a "semi-cubo", in cui <b>un lato è aperto e tre sono scavati nella parete rocciosa</b>. Si trova accanto alla <b>Tomba della Regina</b>, la più grande della necropoli, che risale al <b>V secolo a.C.,</b> con la facciata alta dieci metri.<br />La Tomba della Regina ha scale laterali, scavate nella roccia, e <b>due porte doriche semilavorate</b> che conducono a due camere funerarie gemelle. Non lontano sorge la <b>Tomba del Cervo</b>, che presenta sopra una gradinata laterale una singolare <b>scultura a bassorilievo</b> con la rappresentazione della lotta tra un cervo e un lupo.<br />Secondo gli archeologi, nessuna necropoli etrusca conosciuta presenta una varietà e ricchezza di tipi sepolcrali come San Giuliano. La necropoli sorge sui fianchi di una rupe tufacea occupata da un insediamento stabile già durante l'<b>Età del Bronzo</b>. Ma è durante il VI secolo a.C. che la città di <i>Marturanum </i>conobbe il massimo splendore, favorita dalla posizione naturalmente fortificata sulla via che da <b>Cerveteri </b>conduceva ad <b>Orvieto</b>, fino a diventare l'avamposto della potente <b>Tarquinia </b>verso Roma.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />news.artnet.com<br />parchilazio.it</i></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-36601786540007833892024-03-16T10:33:00.009+01:002024-03-16T10:33:58.725+01:00Pompei, rinvenuto uno splendido affresco raffigurante il mito di Frisso ed Elle<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguIZdDHz-MHpIg4WTornXtY9ucAArBFsevale2SsNLoAsD29JZNOgfeQxO9_TT3a3Aox70dTpVJ2c0oZ7hKrqY5Ecy2lZ9QROjJ4hZXx7hBXU4ir2DsBt00ulXP8fmPyM7BTBfg7DvVYNP7mnAAqzF2i3HJLMe5Q5s2eCrL_WgpxsZk87MpVIoQcKCEZYG/s728/Pompei_l'affresco%20ritrovato%20di%20recente.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="548" data-original-width="728" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEguIZdDHz-MHpIg4WTornXtY9ucAArBFsevale2SsNLoAsD29JZNOgfeQxO9_TT3a3Aox70dTpVJ2c0oZ7hKrqY5Ecy2lZ9QROjJ4hZXx7hBXU4ir2DsBt00ulXP8fmPyM7BTBfg7DvVYNP7mnAAqzF2i3HJLMe5Q5s2eCrL_WgpxsZk87MpVIoQcKCEZYG/w400-h301/Pompei_l'affresco%20ritrovato%20di%20recente.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Pompei, l'affresco trovato di recente negli scavi<br />(Foto: pompeiisites.org)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Un'incredibile scoperta di enorme valore è stata fatta durante gli scavi archeologici nella città di <b>Pompei</b>: un affresco dal contenuto mitologico.<br />E' emerso un affresco mai rinvenuto prima, che raffigura <b>due gemelli della mitologia greca</b>, <i><b>Phrixus</b></i>, figlio del <b>re Atamante di Beozia</b> e della <b>ninfa <i>Nefele</i></b>, ed <b><i>Helle</i></b>, da cui prende il nome lo <b>stretto di Ellesponto</b>, in cui cadde durante la traversata insieme al fratello.<br /><b>Gabriel Zuchtriegel</b>, direttore del Parco Archeologico di Pompei, ha annunciato il ritrovamento, affermando che l'affresco è in <b>ottimo stato di conservazione</b>. "<i>Il mito di Phrixus ed Helle è diffuso a Pompei, ma è anche di grande attualità.</i> - Ha aggiunto Zuchtriegel. - <i>Sono due profughi in mare, fratello e sorella, costretti a fuggire perché la matrigna Ino vuole liberarsi di loro e lo fa con l'inganno e la corruzione</i>".<br />L'affresco presenta <b>colori vividi</b> e raffigura proprio la caduta di <i>Helle </i>nelle acque, mentre tende una mano verso <i>Phrixus </i>in cerca di aiuto. L'affresco, che raffigura i due fratelli in fuga <b>sul manto dorato di <i>Crisomallo</i></b>, un <b>ariete alato</b>, è stato rinvenuto durante i lavori di restauro in corso nei pressi della <b><i>Domus </i>di Leda</b>. E' inserito tra le <b>decorazioni di IV stile</b> che ricoprono le pareti di fondo.<br />Gli archeologi hanno trovato anche altri dipinti nella casa, molti dei quali raffiguranti figure femminili. Nell'atrio sono situati dei <b>pannelli gialli e rossi</b> segnati da <b>finta architettura</b>, con al centro <b>quadri mitologici</b> - uno con <i><b>Narciso </b></i>è emerso già nel <b>2018 </b>- mentre nel <b>tablino </b>e nei <b>cubicoli </b>si preferisce lo <b>sfondo bianco con elementi naturalistici </b>come uccelli, vedute di alberi e paesaggi marini.<br />Le opere saranno ripulite dalla cenere vulcanica e successivamente restaurate. Un affresco scoperto sempre nel 2018, quello di Leda e il cigno, si trova ancora sepolto per metà sotto le rovine ed è in attesa di essere restaurato.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />pompeiisites.org</i></div><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-43493168524764491202024-03-16T10:13:00.001+01:002024-03-16T10:13:13.657+01:00Celleno, emergono inaspettatamente i resti di una chiesa dedicata all'Arcangelo Michele<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgt8zmYoJBrgez_hTDjF2IFA8Wd92IwR56eV0M-uvAUeu55xtB4tDFqbzGgLHaPjtetIoR_tgfvRoU8ADu-deEJWBMdM4xL3Byzrcvb846MGxy3PiELh_4OPNj4maUg_HZTKV02Pk8apFtToC0H1UuCVTeX-Y7NCFa8mop7iBzgzSk8dBt6qH-XrsvYB9u9" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="450" data-original-width="800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgt8zmYoJBrgez_hTDjF2IFA8Wd92IwR56eV0M-uvAUeu55xtB4tDFqbzGgLHaPjtetIoR_tgfvRoU8ADu-deEJWBMdM4xL3Byzrcvb846MGxy3PiELh_4OPNj4maUg_HZTKV02Pk8apFtToC0H1UuCVTeX-Y7NCFa8mop7iBzgzSk8dBt6qH-XrsvYB9u9=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Celleno, frammenti della chiesa di San Michele<br />Arcangelo (Foto: viterbotoday.it)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Sorprendente scoperta a <b>Celleno</b>, dal borgo fantasma in provincia di <b>Viterbo</b>, riemerge l'<b>antichissima chiesa di San Michele Arcangelo</b>. Uno spazio sacro di cui, finora, si avevano solo frammentarie notizie attraverso documenti di archivio che parlano di una chiesa, o meglio di una <b>cripta</b>, annessa a quella di <b>San Donato</b>, attualmente oggetto di interventi di consolidamento.<br />Durante gli scavi è emersa, inaspettatamente, una <b>chiesa inferiore</b>, con un'<b>altezza di almeno 5 metri</b>. I documenti di archivio e gli archeologi impegnati nello scavo pensano che questa chiesa avesse un <b>ingresso separato</b> con accesso dal versante nord. Già alla fine dell'Ottocento, però, il vescovo fece chiudere questo spazio sia perché destinato ad usi impropri, sia per la difficoltà di accedervi.<br />Nel <b>1944 </b>se ne perdono ufficialmente le tracce: la chiesa madre crollò, anticipando di pochi anni il destino di tutto l'antico insediamento di Celleno. Seguì un lungo periodo di oblio e di saccheggi, ma negli ultimi anni l'amministrazione comunale ha intrapreso un'azione di recupero e valorizzazione, cercando di salvare quanto possibile della chiesa di San Donato. Nel corso di queste operazioni, la scoperta da parte di architetti ed archeologi dell'antichissima <b>cripta di San Michele Arcangelo</b>.<br />Lo cavo archeologico è diretto dalla <b>società di ingegneria Alma Civita Studio</b> insieme all'<b>Università della Tuscia</b>. Alla notizia della chiesa inferiore si affiancano ritrovamenti di <b>materiali lapidei</b> di pregevole fattura scultorea, alcuni dei quali del <b>periodo longobardo</b>.<br />Celleno sorge su uno sperone tufaceo di <b>341 metri s.l.m.</b> Il suo <b>castello </b>è documentato dal <b>1026</b>, quando l'<b>imperatore Corrado II il Salico</b> concesse il feudo ai <b>Conti di Bagnoregio</b>. Il sito venne progressivamente abbandonato a partire dalla fine dell'Ottocento, a causa di ripetute epidemie e terremoto e per l'instabilità dei pendii.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />viterbotoday.it<br />storiearcheostorie.com</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-53672621733163081492024-03-16T09:55:00.001+01:002024-03-16T09:55:24.320+01:00Bibione, riemergono parti nascoste dell'antica villa romana di Mutteron dei Frati<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjhdkv9uh4jqbvd1W1zQkHUl1AMyDQf0s3ln-GhZfZnQkmfbeOC-E6fQCCgIVFrStsuOubdhblbhZOfnqMRTVumukmWxZtgRx6cF61tV3-ajyOPaq-WBikscKemLK22kUn44j0OKC8qMjj4lQ9o51LaDRlWWGfA_r3hh8cAw-pWhnhNlAsz35ZTwK5nHnAI" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="450" data-original-width="800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjhdkv9uh4jqbvd1W1zQkHUl1AMyDQf0s3ln-GhZfZnQkmfbeOC-E6fQCCgIVFrStsuOubdhblbhZOfnqMRTVumukmWxZtgRx6cF61tV3-ajyOPaq-WBikscKemLK22kUn44j0OKC8qMjj4lQ9o51LaDRlWWGfA_r3hh8cAw-pWhnhNlAsz35ZTwK5nHnAI=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Bibione, i mosaici emersi dagli scavi nella villa romana<br />di Mutteron dei Frati (Foto: veneziatoday.it)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Lo scavo archeologico della <b>villa romana di Mutteron dei Frati</b>, situato all'interno della <b>Valgrande di Bibione</b>, continua a rivelare tesori. Sta emergendo, infatti, un patrimonio inestimabile: secondo gli archeologi, la testimonianza meglio conservata degli insediamenti che dovevano trovarsi lungo il litorale Alto-Adriatico in epoca romana.<br />Dopo qualche settimana - gli scavi sono iniziati a fine febbraio - si sta evidenziando che la zona residenziale della villa romana è decisamente più estesa di quanto si pensasse inizialmente. Lo testimoniano i nuovi ambienti riportati alla luce dagli studiosi guidati da <b>Dirk Steuernagel</b> e <b>Alice Vacilotto</b> dell'<b>Università di Regensburg</b> e da <b>Maria Stella Busana </b>dell'<b>Università di Padova</b>, con la supervisione della Soprintendenza e il sostegno di proprietà e affittuario della valle.<br />Nuovi reperti musivi sono stati ritrovati in una delle quattro aree oggetto di scavo, tutte localizzate ad ovest rispetto al sito precedentemente noto; da programma le zone previste erano tre, ma le anomalie del terreno segnalate dalle prospezioni geofisiche hanno portato ad un ampliamento delle indagini.<br />Ritrovati diversi materiali tra cui un <b>coltello </b>e una <b>serie di monete</b>, particolarmente interessanti perché in grado di confermare la <b>presenza umana nel sito in epoca tardoantica</b>.<br />L'esistenza del sito è nota fin dalla metà del <b>Settecento</b>. La sua rilevanza è stata segnalata a più riprese, prima dall'avvocato concordiese Dario Bertolini (inizi '800) e poi da Aulo Gellio Cassi (anni '30 del Novecento), un latisanese a cui si deve il primo scavo nell'area di Mutteron dei Frati.<br />Nell'area, attualmente ricoperta da bosco, sono presenti alcune <b>dune costiere fossili</b>, in quanto in epoca romana si trovava <b>sulla linea di costa</b>, mentre attualmente dista 1,5 chilometri da essa, a causa del progressivo accumularsi dei sedimenti trasportati dai fiumi.<br />Il nome Mutteron dei Frati deriva dal fatto che in passato gli abitanti del posto pensavano che il sito avesse ospitato un <b>antico convento di frati</b>, a causa dei ritrovamenti di <b>sferette perforate in terracotta</b>, scambiate per grandi di rosario, ma che in realtà erano <b>pesi da rete </b>utilizzati in epoca romana per pescare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />veneziatoday.it<br />ecomuseoaquae.it</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-71157779062726546982024-03-10T14:00:00.005+01:002024-03-10T14:00:24.921+01:00Turchia, un antico pezzo di pane rinvenuto tra le rovine di Catalhoyuk<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjKQMyqkImqc-KXDGVuwIWmNYflx07qGD5T-46mh9Ov83lpLXtRUInttVnOuNP7MgHqjypSOseVUtgLgatGWFv9lA3VI9E_NfC39-8A-lDo_sUxbm3uP5mvUMeozA0xYf5AVZN4UCBdyrw7NAhuRQcBbOrF7yDQWMQs5e6SqmKKV4HsG0FD_rvkGbQtvT0W" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="486" data-original-width="864" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjKQMyqkImqc-KXDGVuwIWmNYflx07qGD5T-46mh9Ov83lpLXtRUInttVnOuNP7MgHqjypSOseVUtgLgatGWFv9lA3VI9E_NfC39-8A-lDo_sUxbm3uP5mvUMeozA0xYf5AVZN4UCBdyrw7NAhuRQcBbOrF7yDQWMQs5e6SqmKKV4HsG0FD_rvkGbQtvT0W=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Turchia, gli scavi di Catalhoyuk (Foto: aa.com.tr)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Un pezzo di <b>pane </b>risalente a<b> 8600 anni fa</b> è stato ritrovato in una struttura simile ad un forno a <b>Catalhoyuk</b>, nella <b>Turchia centro-meridionale</b>, uno dei primi luoghi al mondo in cui sono stati registrati insediamenti urbani.<br />Si è stimato che Catalhoyuk vivessero circa <b>8.000 persone durante il Neolitico</b>. Nel cosiddetto "Spazio 66" è venuta alla luce una <b>struttura simile ad un forno</b>, tra case in mattoni con tetti interconnessi ai quali si accede dall'alto. In realtà, hanno scoperto gli archeologi, si trattava di una struttura che fa pensare ad una sorta di<b> forno comunitario</b> per la cottura di alimenti, ipotesi suffragata anche dal ritrovamento di alcuni <b>pezzi di materiale incombusto</b>. Vicino al forno, gravemente danneggiato, è stato trovato un manufatto grande quanto un palmo, contenente <b>semi di grano</b>, <b>orzo</b> e <b>piselli</b>, probabilmente utilizzato come cibo. Analisi condotte presso il Centro di ricerca e applicazione della scienza e della tecnologia dell'<b>Università Necmettin Erbakan di Konya</b>, hanno rivelato che il <b>residuo spugnoso</b> era, in realtà, quanto rimaneva di un pezzo di <b>pane lievitato</b> risalente al <b>6600 a.C.</b><br /><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjN2ocylCyHw1Ykxcqxqf5HtfpMMLniXFcpgHigHjFQtLehVJGOl2FQKeOQgI0HmRfprTMonO4UV0WKW9uB6loLmmffwMTFg0yli3Hrvt6BAt_E78ULeTiTxOFC2uKYsnPYYgA-GQP8TiqHyTG3V5lpatXRJIq08Rsu0fZZvNTovCdaNLJ-qV3wHne0S6OI" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="385" data-original-width="610" height="253" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjN2ocylCyHw1Ykxcqxqf5HtfpMMLniXFcpgHigHjFQtLehVJGOl2FQKeOQgI0HmRfprTMonO4UV0WKW9uB6loLmmffwMTFg0yli3Hrvt6BAt_E78ULeTiTxOFC2uKYsnPYYgA-GQP8TiqHyTG3V5lpatXRJIq08Rsu0fZZvNTovCdaNLJ-qV3wHne0S6OI=w400-h253" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Il pane trovato a Catalhoyuk (Foto: Centro di Ricerca e <br />Applicazione di Scienza e Tecnologia dell'Università<br />di Necmettin Erbakan)</i></td></tr></tbody></table>La sottile <b>copertura di argilla</b> che ha protetto il pane, lo ha preservato assieme a <b>tracce di legno</b>, consentendo a tutti i residui organici di arrivare fino ai giorni nostri. I primi esempi di pane lievitato sono stati rinvenuti in <b>Egitto </b>ma quello di Catalhoyuk può ben dirsi il pane più antico del mondo, anche se il record, almeno per ora, spetterebbe ad un analogo reperto trovato recentemente in <b>Australia </b>(<b>34000 anni</b>) che ha battuto in termini di longevità una <b>focaccia </b>di <b>14000 anni fa</b>, prodotta da cacciatori raccoglitori. Ma queste farine cotte non erano <b>fermentate</b>, mentre il pane anatolico era <b>lievitato</b>. Si tratta di una versione in miniatura di una pagnotta di pane. Non era mai stato rinvenuto un reperto simile. Già durante i primi anni di scavo a Catalhoyuk furono scoperti i <b>primi tessuti del mondo</b> ed anche <b>manufatti in legno</b>.<br />L'analisi di laboratorio ha dimostrato che il reperto è un impasto che presenta residui di cereali. Il ritrovamento di pezzi macinati o rotti appartenenti a piante quali l'orzo, il grano ed i piselli ha, inoltre, rafforzato la possibilità che il reperto fosse proprio una sorta di pane. Naturalmente sono necessarie altre analisi chimiche per confortare questa prima ipotesi.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />aa.com.tr<br />stilearte.it</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-79409182805180219262024-03-10T13:15:00.001+01:002024-03-10T13:15:25.404+01:00Spagna, trovata un'antichissima necropoli in una grotta<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh9xuDxbO6TCSkvFrnFf5igr5ctb6Of9Mom-vC6KOvlxI6olSalNyfluS7KWDi-dzTn08akyTsF-lxuC5oqQtR9vfb5HStOdPYUJk2gdmfDiczfd9I8NQlQCJiGa3IVhRrC9-ovZRUfgcgcBOZIoU5RNIotG71bFoFqFxL5xHnBUckxu5lMbcgkDtpmKGvq" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="366" data-original-width="650" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh9xuDxbO6TCSkvFrnFf5igr5ctb6Of9Mom-vC6KOvlxI6olSalNyfluS7KWDi-dzTn08akyTsF-lxuC5oqQtR9vfb5HStOdPYUJk2gdmfDiczfd9I8NQlQCJiGa3IVhRrC9-ovZRUfgcgcBOZIoU5RNIotG71bFoFqFxL5xHnBUckxu5lMbcgkDtpmKGvq=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Spagna, teschio proveniente dalla Cova deis Xaragalls,<br />vicino a Barcellona (Foto: Antonio Rodriguez-Hidalgo,<br />Instituto de Arqueologia de Mérida)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">A partire da circa 7000 anni fa, gli esseri umani che vivevano nella <b>Spagna nordorientale</b> usavano seppellire i loro morti nelle profondità di una <b>grotta</b>, dando luogo ad una sorta di <b>necropoli </b>che ha ospitato defunti per circa <b>quattro millenni</b> e nella quale sono state rinvenute <b>più di 7.000 ossa</b>.<br />La <b>Cova del Xaragalls</b> (Grotta dei burroni) era un "<i>luogo di sepoltura collettivo</i>", secondo l'<b>archeologo Antonio Rodrìguez-Hidalgo</b>, ricercatore dell'Istituto catalano di paleoecologia umana ed evoluzione sociale e dell'Istituto di archeologia di Merida.<br />Le persone venivano sepolte in tombe comuni all'interno della grotta già durante il <b>Tardo Neolitico</b> e nella <b>Nuova Età della Pietra</b>, sebbene la maggior parte delle ossa appartenga a defunti vissuti nel <b>Calcolitico </b>e in tutta l'<b>Età del Bronzo</b>.<br />Un'analisi dei corredi funerari sepolti con i morti - <b>ceramiche</b>, <b>strumenti in selce</b> e <b>collane</b> - suggerisce che gli <b>individui di alto rango</b> venivano <b>sepolti singolarmente</b> nel Tardo Calcolitico e nell'Età del Bronzo, mentre le sepolture comuni erano appannaggio dei ranghi più bassi della popolazione.<br />Uno dei crani di un individuo vissuto nell'Età del Bronzo presenta un <b>foro </b>realizzato mediante <b>trapanazione</b>. Sembra che questo individuo soffrisse di diverse malattie e la trapanazione potrebbe essere stata un tentativo di cura. L'individuo (ancora non si sa se maschio o femmina) non sopravvisse all'intervento dal momento che non è stata trovata traccia di rigenerazione ossea nel foro. Questo è l'unico cranio con segni evidenti di trapanazione trovato finora nella Cova del Xaragalls.<br />Il sito archeologico è stato scavato più volte nel corso del XX secolo e nel 2008. Gli ultimi scavi hanno rivelato la presenza di <b>ossa di capre selvatiche</b> e <b>carbone </b>in parte della grotta, elementi <b>datati a 45000 anni fa</b>. All'epoca questa regione era abitata dai <b>Neanderthal</b>. I paleoantropologi pensano che esseri umani anatomicamente moderni - l'<i><b>Homo Sapiens</b></i> - abbiano sostituito i Neanderthal in tutta Europa circa 40.000 anni fa, anche se indagini genetiche hanno dimostrato che i due gruppi umani si sono, a volte, incrociati tra loro.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />livescience.com</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-90055037890053642252024-03-05T18:09:00.000+01:002024-03-05T18:09:00.090+01:00Panama, scoperte preziose sepolture<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiIWEabVspVmxKxfq0c81ANPVcp9lnH3I1xt3H3MeqH5Bd7eOzyv93fismRL71PxvYpcYTR8b624SGJyX1VZZXJ4v3f6yAGHOwiF850LrZzZieFYMPZrhxqxAR_b-rVRYZifzY8aSkHWvV68nxt8UBQl1sgory1EHFG7CjYOnokhQYJWBq0CltCom0qprYe" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="1024" data-original-width="1536" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiIWEabVspVmxKxfq0c81ANPVcp9lnH3I1xt3H3MeqH5Bd7eOzyv93fismRL71PxvYpcYTR8b624SGJyX1VZZXJ4v3f6yAGHOwiF850LrZzZieFYMPZrhxqxAR_b-rVRYZifzY8aSkHWvV68nxt8UBQl1sgory1EHFG7CjYOnokhQYJWBq0CltCom0qprYe=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i> Panama, la sepoltura preispanica appena scoperta<br />(Foto: finestresullarte.info)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">A <b>Panama</b>, nel <b>Parco Archeologico di El Cano</b>, è stata scoperta la <b>sepoltura </b>di un individuo vissuto in epoca preispanica, risalente al <b>750-800 d.C.</b><br />Gli archeologi stanno portando avanti il progetto archeologico relativo alla tomba n. 9, un progetto a lungo termine avviato nel 2022.<br />All'interno della sepoltura, oltre ai manufatti in <b>ceramica</b>, sono stati trovati <b>pezzi d'oro</b> appartenenti al corredo funerario, un tesoro di grande valore storico e culturale. Il corredo funerario include <b>5 pettorali</b>,<b> 2 cinture di perle d'oro</b>, <b>4 braccialetti</b>, <b>2 orecchini a forma umana</b>, un<b> orecchino a forma di doppio coccodrillo</b>, una <b>collana di piccole perle circolari</b>, <b>5 orecchini con denti di capodoglio rivestiti in oro</b>, un <b>set di placche circolari d'oro</b>, <b>due campanelli</b>, <b>braccialetti </b>confezionati con <b>denti di cane</b> e diversi <b>flauti in osso</b>.<br />Questo corredo funerario potrebbe essere appartenuto ad un uomo di <b>alto rango</b>. La sepoltura risale al 750 d.C. ed ospita anche altri individui che accompagnavano il defunto nell'aldilà. L'uomo "proprietario" della tomba è stato seppellito <b>a testa in giù</b>, secondo una pratica comune dell'epoca, unitamente al corpo di una donna.<br />El Cano è una necropoli risalente al 700 d.C. e abbandonata nel 1000 d.C. circa. Comprendeva anche <b>monoliti </b>ed un'<b>area cimiteriale</b> con diverse strutture. Le sepolture erano multiple e simultanee, comprendendo un numero di inumati <b>tra 8 e 32 persone</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />finestresullarte.info</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-24155581611580059272024-03-02T18:23:00.006+01:002024-03-02T18:23:43.576+01:00Francia, la coppa diatreta di Autun svela il suo segreto...<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhx2pl7rs4PTAVS4QW50PwrkQZJAhdvW6PYpbcUJk289rP7IHoIgMl4AtjzyU-J5yE1ZtT0N-dh0ORQUYT4tCiXCN_ByBlYYpiuVFFp_SySaEJOqhuxIkpxvcnGLsvwc2kU46db4FWQdx4Zq5y3SExx-cY7fNNnHN4Z2zrMFfQ-s2BfebWn_d8VMoB0PK03" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="934" data-original-width="1024" height="365" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhx2pl7rs4PTAVS4QW50PwrkQZJAhdvW6PYpbcUJk289rP7IHoIgMl4AtjzyU-J5yE1ZtT0N-dh0ORQUYT4tCiXCN_ByBlYYpiuVFFp_SySaEJOqhuxIkpxvcnGLsvwc2kU46db4FWQdx4Zq5y3SExx-cY7fNNnHN4Z2zrMFfQ-s2BfebWn_d8VMoB0PK03=w400-h365" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Francia, la coppa di vetro scolpito con, al centro,<br />le lettere applicate per la scritta "Vivas feliciter"<br />(Foto: Hamid Azmoun/Inrap)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Trovata nel <b>2020</b>, in <b>Francia</b>, in un <b>sarcofago romano</b>, ai piedi di un defunto, una <b>coppa di vetro</b> detta <i><b>diatreta </b></i>è stata ora studiata e restaurata. Il prezioso, raffinatissimo contenitore di vetro che reca la scritta "<i><b>Vivas feliciter</b></i>" (vivi felicemente) conteneva <b>tracce di ambra grigia</b>, il "<b>vomito di balena</b>", una sostanza preziosa utilizzata in <b>profumeria</b>, ricavata dai <b>resti digestivi</b> dei grandi cetacei.<br />Questo rarissimo oggetto è stato portato alla luce dall'<b>Inrap</b>, in collaborazione con il Servizio Archeologico della città di <b>Autun </b>(Saone-et-Loire) che ha scavato parte della <b>necropoli </b>situata nei pressi dell'antico <b>insediamento paleocristiano</b> della <b>chiesa di Saint-Pierre-l'Estrier</b>. <br />Gli scavi hanno portato alla luce un sarcofago in pietra che conteneva questa coppa <i>diatreta</i>, risalente al <b>IV secolo d.C.</b>, completa anche se molto frammentata. La coppa è stata affidata al Romisch-Germanisches Zentralmuseum di Magonza, in Germania che, dopo il restauro, l'ha riportato in Francia, ad Autun.<br />La coppa <i>diatreta </i>è una tipologia estremamente di <b>pregio </b>di coppa romana in preziosissimo vetro, diffusasi intorno al IV secolo d.C. circa e considerato il <b>vertice delle potenzialità romane nella lavorazione del vetro</b>. Le coppe di questo tipo consistono in un <b>contenitore interno</b> e in una <b>gabbia o un guscio decorativo esterno</b>, che si distacca dal corpo della coppa al quale resta attaccata tramite dei corti supporti.<br />Questi capolavori dell'arte vetraria romana, scolpiti a partire da un blocco di vetro, sono piuttosto rari a trovarsi e richiedevano diversi mesi di lavoro da parte di un esperto vetraio. La coppa di Autun è, pertanto, un <b>oggetto molto prestigioso</b> e venne offerto come dono ad una <b>persona importante</b>, molto probabilmente vicina all'imperatore romano. Il <b>diametro </b>della coppa è di <b>15 centimetri per 12,6 di altezza</b>, è leggermente <b>inclinata </b>su un lato ed il bordo non è perfettamente circolare. Sulla fascia laterale si sviluppa la scritta latina "<i>Vivas feliciter</i>", sormontata da un<b> collare decorato con ovuli</b>. Una <b>rete in filigrana</b> composta da <b>otto ovuli cuoriformi con rosetta circolare</b> costituisce la base del vaso.<br />L'iscrizione, composta da <b>grandi lettere in rilievo</b>, trova rari confronti nel mondo antico. Le lettere, circostanza eccezionale, sono molto ben conservate, con un arco a coste o un separatore a forma di "V" che segna la fine della frase. Il vaso ha un <b>difetto </b>sorprendente: la <b>lettera C</b> sembra, infatti, essere stata <b>aggiunta in seguito</b>. Il vetro in cui viene eseguita questa riparazione è chimicamente identico ma visivamente diverso nel suo aspetto opaco, quasi lattiginoso. Secondo gli studiosi, si sarebbe verificato un <b>incidente </b>durante la produzione della lettera: il vetro venne, quindi, fuso per sostituire la C e questa circostanza, probabilmente, ha contribuito all'aspetto insolito e alla consistenza del vetro.<br />Per conoscere il contenuto della coppa sono state effettuate diverse indagini. Queste hanno rivelato la presenza di una <b>miscela di oli</b>, <b>piante </b>e <b>fiori </b>oltre all'ambra grigia. Quest'ultima deriva dalla <b>concrezione intestinale del capodoglio</b> e viene solitamente raccolta sulle spiagge. Si tratta di un prodotto estremamente raro e prezioso, chiamato a volte "tartufo di mare" o "vomito di balena", utilizzato per le sue <b>proprietà aromatiche e medicinali</b>. <b>Ezio d'Amida</b>, <b>medico greco</b> vissuto a cavallo tra il V ed il VI secolo d.C., lo cita come <b>componente di una ricetta a base di nardo</b>, un profumo destinato alla chiesa. Le analisi effettuate sul contenuto della <i>diatreta</i> di Autun ne fanno attualmente la <b>più antica testimonianza archeologica</b> dell'utilizzo di questa sostanza.<br />L'ambra grigia è una secrezione a base di una <b>molecola </b>chiamata <b>ambreina </b>e secreta dal capodoglio. Si tratta di un lubrificante che <b>protegge le mucose dello stomaco e dell'intestino</b> del cetaceo da frammenti indigesti. Il capodoglio rilascia ambra grigia quando vomita o diluita nelle feci. Il prodotto è <b>profumatissimo </b>ed è utilizzato dall'uomo per fissare e rendere più durature le fragranze volatili delle essenze di fiori o piante.<br />La necropoli in cui è stata rinvenuta la coppa <i>diatreta </i>fu attiva <b>dall'inizio del III secolo alla metà del V secolo d.C.</b>, con la maggior parte delle tombe che sono del IV secolo d.C. Testi antichi ci dicono anche che i primi <b>vescovi </b>di Autun furono sepolti in questo vasto spazio funerario di tre ettari. Tra i defunti vi erano probabilmente cristiani ma anche individui di altre religioni. I sarcofagi in pietra rinvenuti nel sito contenevano pochissimi oggetti, ma tutti <b>molto preziosi</b>: <b>tessuti d'oro e porpora</b>, <b>spille d'ambra</b>, <b>gioielli d'oro</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />stilearte.it<br />finestresullarate.infoFr</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-85143257544181087742024-03-02T17:30:00.002+01:002024-03-02T17:30:15.422+01:00Egitto, scoperta una necropoli rupestre a Saqqara<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHhr5jTb-hMWycbp2PQbYvsygB6W9d6Cpg7wVHMm6ZADe5haofBWWP0zNGv_yam0hStlfD1Orp9SH49WdJWPeqN7Izls9BWEkgoY9o16Tje71ZTlO_NXQKBHTPfjY8Z9M2qvCLp6TYrpkeciLylYevp7iqQ7oNuZzff3A9wRJJEv1Xg4My2uFGreGFYdNB" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="404" data-original-width="768" height="210" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhHhr5jTb-hMWycbp2PQbYvsygB6W9d6Cpg7wVHMm6ZADe5haofBWWP0zNGv_yam0hStlfD1Orp9SH49WdJWPeqN7Izls9BWEkgoY9o16Tje71ZTlO_NXQKBHTPfjY8Z9M2qvCLp6TYrpkeciLylYevp7iqQ7oNuZzff3A9wRJJEv1Xg4My2uFGreGFYdNB=w400-h210" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Egitto, area cimiteriale rupestre appena scoperta<br />(Foto: stilearte.it)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">La <b>missione archeologica egizio-giapponese</b>, in un'operazione congiunta del Consiglio Supremo egiziano di Archeologia e dell'Università di Waseda, è riuscita a scoprire un'<b>area cimiteriale rupestre</b>, una serie di elementi architettonici arcaici, sepolture e reperti archeologici di diverse epoche storiche.<br />Le scoperte sono avvenute durante l'attuale stagione di scavi all'interno ed in cima nella zona di <b>Katacomb</b>, nella regione archeologica di <b>Saqqara</b>. Saqqara è una vasta area funeraria egizia che si trova a circa <b>30 chilometri a sud</b> della città de <b>Il Cairo</b>. Nonostante contenga diversi complessi funerari, il più rilevante e conosciuto è la <b>piramide a gradoni di <i>Djoser</i></b>, risalente alla<b> III Dinastia</b>. Questa piramide è considerata la più antica tra tutte le piramidi e servì come prototipo per le successive "piramidi perfette" costruite durante la IV Dinastia. La scoperta è avvenuta in una nuova zona.<br />Lo stile architettonico delle sepolture, le lastre qui ritrovate e i <b>vasi di ceramica</b> presenti nei sepolcri si riferiscono al periodo storico della costruzione di quest'area sepolcrale che risale all'epoca della <b>II Dinastia</b>. La II Dinastia si inquadra nel periodo della storia dell'Antico Egitto detto <b>Periodo Protodinastico o Arcaico</b> e copre un arco di tempo che va <b>dal 2925 al 2700 a.C. circa</b>.<br />Il <b>Dottor Mohamed Youssef</b>, Direttore Generale del sito di Saqqara e capo del gruppo di archeologi egiziani, ha affermato che le sepolture tornate alla luce consistono nella <b>tomba di un uomo con una maschera colorata</b> e nella <b>sepoltura di un ragazzo</b>. L'area ha offerto anche una serie di sepolture tardive tra le quali un <b>sarcofago della XVIII Dinastia</b> all'interno di una t<b>omba di alabastro</b>.<br /><b>Nazumo Kawai</b>, capo della missione giapponese, ha detto che sono stati trovati numerosi reperti archeologici, tra i quali <b>due statue in terracotta di Iside</b>, sulle quali restano <b>tracce di colorazione bianca</b>, e la <b>statuetta di un bambino</b> che cavalca un uccello, sul quale restano <b>tracce di colorazione verde e bianca</b>. Numerose anche le ceramiche, tra le quali un'<b><i>ostraca</i></b> con <b>iscrizioni ieratiche</b>. Notevoli anche gli <i><b>ushabti </b></i>(quelli che rispondono), piccole statue che erano parte interante ed indispensabile del corredo funebre. Rappresentavano le forze positive all'interno di pratiche magiche e sostituivano i defunti nei "lavori" che questi avrebbero dovuto svolgere nell'aldilà.<br />La <b>XVII Dinastia</b>, alla quale si riferiscono i reperti più spettacolari, si sviluppò <b>tra il 1543 ed il 1292 a.C.</b> e segnò l'avvento del <b>Nuovo Regno</b>. Fu il periodo in cui gli <i><b>Hyksos </b></i>furono cacciati definitivamente dalla terra del Nilo e rappresentò il<b> culmine dell'arte egizia</b> e dell'espansione territoriale del Paese. A Tebe si sviluppò, in questo periodo, il culto del dio <i><b>Amon </b></i>e furono eretti imponenti monumenti, quali il <b>Tempio di Karnak</b>. La città di Tebe divenne talmente potente da non avere rivali. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />stilearte.it</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-11626286181233102562024-03-01T15:45:00.002+01:002024-03-01T15:45:08.126+01:00Germania, restauro ed analisi dei paletti da trincea romani<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgkq7R1hZngRm6ZzW65ab_rKiYtBQf0qvYzIPI8DzLuPnkX_Nc3MaihD624OYWatTwkj223KSjzlwTJhVC3zGVUCeNpc552I1URTNrqAKLA_lYAj8jOUzk7SVDLR53u9a5sySXxtKkPyfh_VrbtlUrEngsbhiheF-oya0GBS7r4B2IQbtAyzfvnCfi543kZ" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="764" data-original-width="1024" height="299" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgkq7R1hZngRm6ZzW65ab_rKiYtBQf0qvYzIPI8DzLuPnkX_Nc3MaihD624OYWatTwkj223KSjzlwTJhVC3zGVUCeNpc552I1URTNrqAKLA_lYAj8jOUzk7SVDLR53u9a5sySXxtKkPyfh_VrbtlUrEngsbhiheF-oya0GBS7r4B2IQbtAyzfvnCfi543kZ=w400-h299" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Germania, i pali acuminati rinvenuti nello scavo e restaurati<br />(Foto: LEIZA/Sabine Steidl)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Gli archeologi della <b>Goethe Universitat di Francoforte sul Meno</b> hanno annunciato, lo scorso anno, di aver ritrovato a <b>Bad Ems</b>, nella <b>Renania-Palatinato</b>, d<b>ue accampamenti militari romani</b> fino ad allora ignoti, datati al I secolo d.C.<br />Adesso i ritrovamenti riaffiorati dallo scavo sono stati presentati al pubblico a Magonza. Sono ritrovamenti di grande importanza, tra i quali c'è anche la <b>primissima testimonianza dei pali di legno appuntiti</b> che i romani piantavano nel terreno all'interno dei fossati difensivi. L'esistenza di questi pali ed il loro utilizzo erano finora note solo attraverso le fonti scritte.<br />Questi paletti di legno appuntiti si trovavano ancora all'interno del fossato del fortino romano e costituivano un <b>estremo sistema di difesa</b>. Questi reperti sono eccezionalmente ben conservati nel loro contesto originario grazie al permanente ristagno di acqua. Le parti in legno risultavano quasi integre e sono sopravvissuti anche alcuni resti di tessuto. <br />Questi ostacoli erano stati decritti, tra gli autori antichi, da <b>Giulio Cesare</b> nel "<b><i>De Bello Gallico</i></b>", ma questa è la prima volta, in tutto l'impero romano, che se ne anno evidenze archeologiche. I reperti - in tutto <b>23 </b>- sono stati consegnati ai laboratori specializzati di Leiza per la conservazione ed il restauro dopo il ritrovamento, avvenuto nel 2019.<br />L'eccezionale conservazione dei paletti è dovuto essenzialmente al <b>terreno umido</b>, povero di ossigeno e coperto da densi strati di sedimenti. I due accampamenti militari, ritrovati e scavati <b>tra il 2017 ed il 2019</b>, sono molto probabilmente da collegare all'attività del <b>governatore romano Quinto Curzio Rufo</b>, secondo quanto riportato dallo storico romano <b>Publio Cornelio Tacito</b>. Secondo quest'ultimo, nel <b>47 d.C. </b>Rufo fu inviato come<b><i> legatus Augusti pro praetore</i></b> nella Germania superiore e qui rimase fino al 49 d.C., ricevendo dall'imperatore <b>Claudio </b>gli <i><b>ornamenta triumphalia</b></i> per aver condotto una serie di importanti operazioni civili. Tra queste anche la <b>ricerca di vene d'argento nel territorio dei Mattiaci</b>.<br />La speranza in una redditizia fonte di estrazione di metalli preziosi spiegherebbe la presenza dell'accampamento militare: i romani volevano potersi difendere da eventuali attacchi o incursioni che miravano ad impadronirsi della pregiata materia prima.<br />Il più esteso dei due campi fortificati poteva ospitare circa <b>3.000 uomini</b>. Aveva un <b>edificio centrale</b>, un <b>granaio </b>e un <b>magazzino </b>ed era difeso da un <b>terrapieno</b>, una <b>quarantina di torri in legno</b> e da un <b>doppio fossato pieno di pali appuntiti</b>. Il sito è stato datato al <b>II-III secolo d.C.</b>, ma lo studio dei reperti ha dimostrato, attraverso il ritrovamento di una <b>moneta coniata nel 43 d.C.</b>, una datazione anteriore.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />storiearcheostorie.com</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-35235646218799866042024-03-01T15:02:00.005+01:002024-03-01T15:02:36.495+01:00Iran, il rossetto dell'antica Persia...<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQFl-7SBCuU1mz5wKwtYvZWNgk4nwCkdB5VhNufrVE85X0l00GrEk7bKr5D9MTOih85uXV9-kxkb4Ir-WlZSSpARYmxYZY-aOevo-jvbOUdW-0WNFH3pft4_4SEKdFLA-Hmv6UfAUnEYSneFilxMj1eWDZGVpjAVLtceRQWDe8PwDV-zLmjnfWMcusMRMc/s650/Iran_fiala%20di%20bronzo%20e%20pigmenti.webp" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="366" data-original-width="650" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjQFl-7SBCuU1mz5wKwtYvZWNgk4nwCkdB5VhNufrVE85X0l00GrEk7bKr5D9MTOih85uXV9-kxkb4Ir-WlZSSpARYmxYZY-aOevo-jvbOUdW-0WNFH3pft4_4SEKdFLA-Hmv6UfAUnEYSneFilxMj1eWDZGVpjAVLtceRQWDe8PwDV-zLmjnfWMcusMRMc/w400-h225/Iran_fiala%20di%20bronzo%20e%20pigmenti.webp" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Iran, a sinistra la fiala dell'Età del Bronzo e un'immagine<br />microscopica del pigmento in essa contenuto<br />(Foto: Massimo Vidale tramite Scientific Reports)</i></td></tr></tbody></table><p></p><div style="text-align: justify;">Un <b>pigmento rosso brillante</b> contenuto in una <b>piccola fiala di pietra</b> potrebbe essere uno dei più antichi esempi di <b>rossetto </b>conosciuti al mondo.<br />Gli archeologi hanno recuperato il cosmetico dell'<b>Età del Bronzo</b> nel <b>2001 </b>a <b>Jiroft</b>, una città nel <b>sudest dell'Iran</b>, dopo che il <b>fiume Halil</b> ha allagato e travolto diversi cimiteri vicini risalenti al III millennio a.C.<br />La fiala, fatta di <b>clorite finemente scolpita</b>, è stata portata in superficie dall'inondazione unitamente a numerosi altri manufatti, molti dei quali sono stati oggetto di saccheggio da parte della popolazione locale. Gli oggetti recuperati, tra i quali il "rossetto", fanno ora parte della collezione del Museo Archeologico di Jiroft.<br />Per saperne di più sull'antica pittura per labbra, i ricercatori hanno analizzato la sostanza rossa utilizzando la <b>datazione al radiocarbonio</b> e hanno stabilito che era <b>antica di ben 4000 anni (tra il 1936 ed il 1687 a.C.)</b>.<br />La sostanza estratta dalla fiala era molto scura e polverosa. "<i>Questo contenitore, fatto di una fine roccia verde cloritica, replica la forma di un segmento di canna di palude.</i> - Ha affermato l'autore senior dello studio, <b>Massimo Vidale</b>, <b>archeologo dell'Università di Padova</b>. - <i>Le persone, all'epoca, tagliavano le canne in segmenti per utilizzarle come contenitori economici per vari usi quotidiani. In questo caso il supporto è fatto di una pietra elegante e preziosa</i>".<br />I ricercatori hanno scoperto che la miscela del pigmento è stata realizzata prevalentemente utilizzando <b>ematite frantumata</b>, un minerale ossido, che conferisce il suo colore rosso vibrante, insieme ad altri minerali, come <b>manganite </b>e <b>braunite</b>. Alla miscela sono state aggiunte anche <b>particelle di quarzo</b>, per temperare la pasta o per aggiungere lucentezza.<br />Il pigmento per le labbra conteneva anche <b>tracce di fibre vegetali</b>, che potrebbero essere state aggiunte per <b>profumare il prodotto</b>. Il pigmento stesso ha una sorprendente somiglianza, a detta dei ricercatori, con le ricette dei rossetti contemporanei.<br />Sebbene gli archeologi non siano sicuri di chi fosse il proprietario di quest'oggetto, sanno che prodotti di bellezza simili erano comunemente usati dalle donne che vivevano all'epoca in Iran. Altri prodotti ugualmente utilizzati erano una sorta di <b>eyeliner </b>e l'<b>henné</b>, con il quale si tingevano i capelli e la pelle.<br />La forma snella ed il limitato spessore della fiala suggeriscono che l'oggetto poteva essere comodamente tenuto in una mano assieme al manico di uno specchio in rame o bronzo, lasciando l'altra mano libera di utilizzare un pennello o un altro tipo di applicatore.<br />Un esempio analogo si trova nel <b>papiro di Torino 55001</b>, risalente al <b>XII secolo a.C.</b> In una figura contenuta sul papiro, una giovane donna unge o forse dipinge le sue labbra utilizzando un lungo pennello o un applicatore nella mano destra, tenendo contemporaneamente nella mano sinistra uno specchio ed una fiala cilindrica a fondo tondo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />livescience.com</i></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: left;"><br /></div><br /><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-87835007691201155612024-03-01T11:23:00.003+01:002024-03-01T11:23:32.527+01:00Pompei, gli scavi rivelano i resti di un edificio sconosciuto<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhsne14ozeTCgbehbOR6CdGh-uA1cbQ3K00z7SqqOm5ShLh-BJFY_X2JzX2oZlYKbcL9E91ELJglXKwluW3hqaIUY3djVk0TSJrDpJSZWwjFAtOfLYYDgE3IwMz6Y7dvlASN00XMXRApGff8IbRrLOUBwFneaodla6pKqx5XDNM7JwdJKX7BR5fE3_NjvR8" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="660" data-original-width="990" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhsne14ozeTCgbehbOR6CdGh-uA1cbQ3K00z7SqqOm5ShLh-BJFY_X2JzX2oZlYKbcL9E91ELJglXKwluW3hqaIUY3djVk0TSJrDpJSZWwjFAtOfLYYDgE3IwMz6Y7dvlASN00XMXRApGff8IbRrLOUBwFneaodla6pKqx5XDNM7JwdJKX7BR5fE3_NjvR8=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Pompei, i resti del probabile criptoportico scoperto nei<br />pressi della Villa dei Misteri (Foto: quotidianoarte.it)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Nuova, sorprendente, scoperta a <b>Pompei</b>. Dopo l'abbattimento di un immobile abusivo sono riemersi i resti di un <b>edificio </b>situato nei pressi della <b>Villa dei Misteri</b>, nell'area di <b>Civita Giuliana</b>.<br />In particolare gli archeologi si sono trovati di fronte ad un <b>criptoportico </b>che conduce a un altro edificio. Ad annunciarlo il <b>Direttore del Parco Archeologico</b>, <b>Gabriel Zuchtriegel</b>.<br />"<i>E' riemerso un <b>muro </b>con una <b>breccia </b>dal quale si entra in un criptoportico, in una parte mai esplorata: dovrebbero essere i <b>locali servili</b> della Villa dei Misteri. Questa è un'occasione straordinaria di gettare luce su quest'area per portare a termine l'opera di <b>Maiuri </b>e capire anche i danni causati dagli scavi clandestini</i>", ha affermato il Direttore del Parco Archeologico. Nel <b>1929</b>, infatti, dopo l'espropriazione del terreno da parte dello Stato, l'archeologo Amedeo Maiuri ha completato gli scavi intorno alla Villa dei Misteri, lasciando, però, una piccola parte inesplorata. Finalmente, dopo tanto tempo, sono ripresi i lavori proprio lungo quel <b>muro perimetrale mai perlustrato</b>.<br />Per il momento, come ha annunciato Zuchtriegel, della struttura sono riemersi solamente <b>due muri riccamente affrescati</b> e il criptoportico, all'esterno del quale sono apparse le <b>tracce di un carro</b>. Gli archeologi non escludono che si tratti di una <b>villa ancora sconosciuta</b>. "<i>Abbiamo dati molto promettenti.</i> - Ha spiegato il Direttore del Parco. - <i>Ci sono resti di un altro edificio a monte della Villa dei Misteri, di cui finora conosciamo solo un muro, in cui c'era una breccia che ha consentito l'esplorazione di quello che c'è dietro. Un ambiente seminterrato che immaginiamo, come nel caso della Villa dei Misteri, correva verso un altro complesso ancora sconosciuto</i>".<br /><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />quotidianoarte.com</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-43802316001210272152024-03-01T10:55:00.000+01:002024-03-01T10:55:34.708+01:00Roma, riemergono i resti del Porticus Minucia<p></p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjumyQYH5od1ffN3LvTpMByOfDjQBDTaYvBU5nZJkTFIeUdIaGkEqbvYvvp1P4W0A_0Ej_NzlcQOaiTneasyVgtht1t0usIVkEsmCwaap7vcWqZs9YOBlLO2IgU6v2iM-_UbV3T-o8kl7aJDk12ciU-fHfiQpCDPfHAvaULWDjzQNCVKlyPWmi1ltgcnTKw" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="534" data-original-width="800" height="268" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjumyQYH5od1ffN3LvTpMByOfDjQBDTaYvBU5nZJkTFIeUdIaGkEqbvYvvp1P4W0A_0Ej_NzlcQOaiTneasyVgtht1t0usIVkEsmCwaap7vcWqZs9YOBlLO2IgU6v2iM-_UbV3T-o8kl7aJDk12ciU-fHfiQpCDPfHAvaULWDjzQNCVKlyPWmi1ltgcnTKw=w400-h268" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Roma, i resti del Porticus Minucia<br />(Foto: artribune.com)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Tra <b>Largo Argentina</b> e<b> Piazza Venezia</b> a Roma spicca il <b>Palazzo Lares Permarini</b>, costruito nel primo Novecento su quella che un tempo era la <b><i>Porticus Minucia</i></b>, di età imperiale. Il palazzo è stato oggetto di un importante progetto di riqualificazione e cambio d'uso da parte del <b>Gruppo Banca Finit</b>, che ha permesso di trasformare la struttura in un albergo a cinque stelle della catena internazionale Radisson Hotel.<br />Durante i lavori di restauro dell'immobile, sono emerse porzioni dell'antica <i>Porticus</i>, che aprono ulteriori spiragli per approfondire la costruzione e la storia del quadriportico di età repubblicana realizzato <b>Minucio Rufo</b>, che abbracciava <b>Campo Marzio</b>, area dedicata alle cosiddette <i><b>frumentationes</b></i>, le <b>distribuzioni gratuite di grano</b> alla plebe.<br />A dirigere lo scavo effettuato tra maggio e luglio del 2020 è stata l'<b>archeologa della Soprintendenza Marta Baumgartner</b>, la quale ha spiegato che la scoperta è di particolare importanza "<i>per la prima volta, vediamo i muri della Porticus Minucia in elevato e le decorazioni marmoree che li impreziosivano. Un altro dato da non sottovalutare è la collocazione del limite orientale della Porticus, noto ma ora posizionato in modo esatto</i>".<br />Infatti la struttura rinvenuta si compone di <b>due file di grandi blocchi di peperino</b> di epoca imperiale che ne segnano il confine con precisione (fino ad ora conosciuto sommariamente grazie agli appunti presi da Guglielmo Gatti durante i lavori di costruzione del Palazzo nel 1938), contraddistinti da notevoli decorazioni in alzato. Inoltre, lo scavo ha rivelato almeno due fasi costruttive dei livelli pavimentali collocati sotto al porticato, realizzati entrambi entrambi con scagli di travertino di diversa fattura.<br />Dopo i ritrovamenti, in corso d'opera è stato ampliato il progetto con l'aggiunta della valorizzazione <i>in situ</i> dei resti archeologici che saranno visitabili al piano interrato dell'hotel, corredati da un video multimediale che propone la ricostruzione tridimensionale della <i>Porticus Minucia</i>. Non a caso l'hotel si chiama Radisson Roma Antica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />artribune.com</i></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-51478854044479115862024-02-25T13:54:00.001+01:002024-02-25T13:54:10.304+01:00Turchia, scoperto un pavimento musivo con due leoni <p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhu1EMM5hxzZ5NBYSs0Hgfp9gyR5nQAZZgaMXNUup1Ztm5FpmgdVo0tLovcIMt_PA6TfbokZWhxLBiL1Je0JdfUC6fJe-t3awJAp_huRjFMG3xOq0IFw5EB6VjStfMOI05gK2zEn4l0_8xCb6RiGOZgvpXEFqrUel-URH3VpJqsIJ1qedtt2xUKcBzoJ5hd" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="464" data-original-width="696" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhu1EMM5hxzZ5NBYSs0Hgfp9gyR5nQAZZgaMXNUup1Ztm5FpmgdVo0tLovcIMt_PA6TfbokZWhxLBiL1Je0JdfUC6fJe-t3awJAp_huRjFMG3xOq0IFw5EB6VjStfMOI05gK2zEn4l0_8xCb6RiGOZgvpXEFqrUel-URH3VpJqsIJ1qedtt2xUKcBzoJ5hd=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Turchia, il mosaico con i leoni appena scoperto<br />(Foto: Omer Orer/AA)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Gli archeologi hanno scoperto un <b>mosaico </b>con motivi di <b>leoni </b>durante gli scavi nell'antica città di <b><i>Prusias ad Hypium</i></b>, in <b>Turchia</b>. Lo scavo che ha restituito il prezioso reperto si trova nell'<b>area sovrastante il teatro</b>, in una struttura collegata al colonnato.<br />E' stato accertato che le <b>pareti interne della stanza</b>, delle dimensioni di circa 4,51x6,42 metri, erano <b>rivestite da lastre di marmo con uno spesso strato di malta</b>. L'ambiente aveva pianta rettangolare con orientamento nord-sud.<br />E' stata anche osservata una <b>piattaforma di fondazione</b> a nord della stanza. L'intera stanza era coperta da un pavimento a mosaico composto da tessere finemente lavorate, di colore <b>bianco</b>, <b>blu</b>, <b>giallo</b>, <b>verde </b>e <b>marrone</b>. Il mosaico, decorato con <b>motivi geometrici</b>, presenta un contorno di tessere più grandi e colorate disposte a cornice. Al centro, entro una cornice quadrata più piccola, composta da tessere più piccole, è raffigurata la scena con i leoni. Gli oggetti raffigurati nella stanza, <b>tamburi </b>e <b>flauti</b>, fanno pensare che possa trattarsi di un <b>santuario di Dioniso</b>.<br /><i>Prusias ad Hypium</i> fu edificata su una collina che si estendeva da est ad ovest e terminava in una pianura. Nel <b>II secolo a.C.</b> i <b>Bitini</b>, guidati dal re <b><i>Prusia I</i></b>, presero <i><b>Kieros </b></i>e lo <b>stato di Eraclea</b>. <i>Prusia </i>apportò dei miglioramenti alla città e la adornò con numerosi monumenti. La fortificò e le cambiò il nome in <i>Prusias</i>. L'antico teatro della città, detto <b>dei Quaranta Gradini</b>, fu costruito in <b>epoca ellenistica</b> (300-30 a.C.) e mostra aggiunte di epoca romana (30 a.C.-300 d.C.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />Agenzia Anadolu</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-11982997306804368722024-02-24T15:59:00.005+01:002024-02-24T15:59:47.415+01:00Bulgaria, trovata la sepoltura di una famiglia di coloni romani<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcHor5B30Nh5Tk_J-3kjvsX9DdTYxDqlewVRdOCwN4yL-2c98BTIjlUAgK4QMdFTxBHoLlFIuhHFJegzbDxjPsxx_ko6Q2sE7GaeplSo6_dMWn-MJeP1jlmslgvEBdd2X4pOrTb-wA6qFon6CibokRnOdeIIuJ8Uo6dqkc_kJh2mUeOce51Ze5oPhORyBc/s650/Bulgaria_la%20tomba%20a%20doppia%20sepoltura.webp" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="366" data-original-width="650" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjcHor5B30Nh5Tk_J-3kjvsX9DdTYxDqlewVRdOCwN4yL-2c98BTIjlUAgK4QMdFTxBHoLlFIuhHFJegzbDxjPsxx_ko6Q2sE7GaeplSo6_dMWn-MJeP1jlmslgvEBdd2X4pOrTb-wA6qFon6CibokRnOdeIIuJ8Uo6dqkc_kJh2mUeOce51Ze5oPhORyBc/w400-h225/Bulgaria_la%20tomba%20a%20doppia%20sepoltura.webp" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Bulgaria, la tomba con le due sepolture<br />(Foto: Kalin Chakarov)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Due grandi <b>tombe </b>scoperte nel nord della <b>Bulgaria </b>raccontano la storia di una <b>famiglia di ricchi proprietari terrieri romani</b>, il cui figlio morì prima dei genitori nel <b>III secolo d.C.</b><br />Nel dicembre 2023 un contadino scoprì le sepolture mentre arava il suo campo nel villaggio di <b>Nova Varbovka</b>. Dal momento che nell'antichità questa regione era una <b>provincia romana</b> chiamata <b>Mesia</b>, gli archeologi del Museo storico regionale di Veliko Tarnovo sono intervenuti per effettuare lo scavo.<br />Entrambe le sepolture erano costruite in <b>mattoni</b>, con l'intonaco che rivestiva le pareti ed una <b>grande lastra di pietra calcarea</b> che le ricopriva. La sepoltura più grande misurava <b>tre metri di lunghezza</b> e conteneva i resti di <b>due adulti</b>, un uomo ed una donna, entrambi di età compresa <b>tra i 45 ed i 60 anni</b>, sepolti con gioielli, moneti e vasi di ceramica e vetro.<br />La tomba più piccola, realizzata prima della sepoltura più grande, conteneva lo <b>scheletro di un bambino di 2-3 anni di età </b>ed un <b>raro medaglione in bronzo</b> raffigurante la visita dell'imperatore <b>Caracalla</b> nel 214 d.C. a <b>Pergamo</b>, in Asia Minore, l'attuale Turchia. Le due tombe - quella più grande e quella più piccola - rappresentano il luogo dell'ultimo riposo di una famiglia.<br />Parte del calcare utilizzato per realizzare le sepolture sembra provenire da una <b>cava </b>vicino a <b><i>Nicopolis ad Istrum</i></b>, una città romana e <b>paleobizantina </b>fondata dall'imperatore <b>Traiano </b>all'inizio del II secolo. Il medaglione raffigurante Caracalla potrebbe indicare un'<b>origine dall'Asia Minore</b> degli occupanti delle tombe, il che è coerente con il fatto che <i>Nicopolis ad Istrum</i> fu costruita principalmente da coloni dell'Asia Minore.<br />Forse le sepolture appena scoperte in Bulgaria appartengono a ricchi proprietari terrieri poiché era consuetudine nella Mesia inferiore che i proprietari terrieri vivessero nei mesi più caldi dell'anno e fossero sepolti nelle loro proprietà.<br />Tra gli oggetti ritrovati ed utilizzati in vita dai defunti vi sono <b>gioielli in perle di vetro e oro</b>, <b>monete datate tra il 200 ed il 225 d.C.</b>, oltre a una <b>lampada</b>, una <b>scarpa di cuoio</b> e diverse <b>bottiglie di vetro</b>, tre delle quali erano <b>lacrimatoi</b>, piccole fiaschette per raccogliere le lacrime dei parenti dei defunti.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />livescience.com</i></div><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-74151850991962956052024-02-24T14:25:00.004+01:002024-02-24T14:25:41.403+01:00Gran Bretagna, il ritorno di Mercurio...<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxkWqG9AkBZO8AvvSwtZWeMQDDE9ttn2fmozr4diBOBWjkO6lsUGHxmCx2fOTCgQ2R-OsWyyzOr7s25tExG7VwMo3Vux4Mipmh18YHLE1_dGSf6Tf5TlKOlyYlxp-2JI-YJREtaw-qVVL4Hn7QpfTq576ptZRh8oRtDul9qZl7ieg3UJsMuYwGU0pgbpg4/s1616/Gran%20Bretagna_il%20reperto%20rinvenuto%20negli%20scavi.webp" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="861" data-original-width="1616" height="213" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhxkWqG9AkBZO8AvvSwtZWeMQDDE9ttn2fmozr4diBOBWjkO6lsUGHxmCx2fOTCgQ2R-OsWyyzOr7s25tExG7VwMo3Vux4Mipmh18YHLE1_dGSf6Tf5TlKOlyYlxp-2JI-YJREtaw-qVVL4Hn7QpfTq576ptZRh8oRtDul9qZl7ieg3UJsMuYwGU0pgbpg4/w400-h213/Gran%20Bretagna_il%20reperto%20rinvenuto%20negli%20scavi.webp" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Gran Bretagna, il reperto rinvenuto nel Kent<br />(Foto: National Trust Images/James Dobson)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Lo scavo di un <b>sito medioevale a Samllhythe Place</b>, nel <b>Kent</b>, in <b>Gran Bretagna</b>, un tempo utilizzato per le costruzioni navali, ha portato gli archeologi inglesi ad un livello stratigrafico inferiore nel quale hanno trovato le prove dell'esistenza di un precedente insediamento romano.<br />Nell'ambito della scoperta, tra i reperti provenienti da un <b>insediamento romano attivo tra il I e il III secolo d.C.</b> figura anche la <b>testa di una statuina del dio Mercurio</b>, realizzata in <b>argilla da pipa</b>, che gli esperti ritengono "<i>incredibilmente rara</i>". Un'argilla chiara, così chiama perché, dopo l'arrivo del tabacco, sarebbe stata utilizzata, grazie alla sua resistenza, per la realizzazione di pipe. In precedenza essa era impiegata nell'ambito della <b>produzione di ceramiche resistenti</b> e di <b>statuette devozionali</b> con centri di produzione nell'attuale <b>Francia</b>, da dove - con elevata probabilità - fu importata anche questa immagine tridimensionale della divinità romana.<br />Il cappello che reca in mano la statuina è un <b>petaso</b>, uno dei copricapi più diffusi nella Grecia antica, caratterizzato da falde larghe realizzate per proteggere soprattutto contadini e viaggiatori, dalla pioggia e dal sole. Mercurio, rapido viaggiatore e messaggero degli dei, ne indossava uno con dotazione divina: le <b>ali</b>.<br />Le statuine realizzate con argilla da pipa erano realizzate con <b>argille locali della Gallia centrale</b> (l'odierna Francia) e della <b>regione del Reno-Mosella</b> e venivano importate, tuttavia la maggior parte delle figurine trovate in Gran Bretagna rappresentano <b>divinità femminili</b>, la maggior parte delle quali rappresentano <b>Venere</b>.<br />La statuetta completa raffigurava, con tutta probabilità Mercurio in piedi, drappeggiato con una <b>clamide </b>(un corto mantello), o <b>nudo</b>, con in mano un <b>caduceo </b>(un bastone con due serpenti intrecciati). In Gran Bretagna si conoscono poche teste in argilla da pipa, alcune delle quali potrebbero essere state offerte votive. Reperti come quello rinvenuto a Samllhythe forniscono una visione estremamente preziosa delle credenze e delle pratiche religiose delle popolazioni culturalmente miste delle province romane.<br />Smallhythe si trovava su un ramo dell'estuario del Rother e nel <b>XV secolo</b> era un <b>attivo porto di costruzione navale</b>, prima dell'insabbiamento e del prosciugamento delle <b>paludi di Romney</b>. Le banchine e i magazzini della piccola Hythe furono distrutti in un <b>incendio nel 1514</b> e non furono mai ricostruiti. L'area di Smallhythe si trovava ancora <b>sulla costa, in epoca romana</b>. A quel tempo (dal I al III secolo d.C.) esistevano già un importante <b>porto </b>da cui presumibilmente venivano spediti <b>legname </b>e <b>ferro </b>verso il continente, e un <b>piccolo insediamento</b>, in cui sono stati trovati mattoni romani e la statuetta di terracotta di Mercurio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />stilearte.it</i></div>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-16700903035733022082024-02-24T12:32:00.009+01:002024-02-24T12:32:58.442+01:00Emilia Romagna, riemergono i resti della grandiosa villa di Fiumana<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaNR69pNVE7L6_a5-WJ2b_fCw3eZg6-aPmlHArfu1AStqRLu-3-7QhjmSWeKplaW3JaFbS_-qKxMtrX0g0AuQyOvpUe7KDah8qSgcXIshBnljF7xwcwoOgtroAJvnEAZqGtm2jO1F8XnrNtLd4XrxipMR-WkkA1DyQZNuwbWsTgFUCCEq18CuyF7aE_oAN/s800/Predappio_la%20struttura%20sepolta.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="436" data-original-width="800" height="217" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgaNR69pNVE7L6_a5-WJ2b_fCw3eZg6-aPmlHArfu1AStqRLu-3-7QhjmSWeKplaW3JaFbS_-qKxMtrX0g0AuQyOvpUe7KDah8qSgcXIshBnljF7xwcwoOgtroAJvnEAZqGtm2jO1F8XnrNtLd4XrxipMR-WkkA1DyQZNuwbWsTgFUCCEq18CuyF7aE_oAN/w400-h217/Predappio_la%20struttura%20sepolta.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Predappio, foto aerea della struttura sepolta<br />(Foto: stilearte.it)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">I resti di una vasta e ricchissima <b>villa romana</b> - tra i quali il <b>padiglione termale</b> a forma di "fiore" - sono stati trovati a <b>Fiumana</b>, frazione del comune di <b>Predappio</b>, che conta 1.250 abitanti e sorge sulle rive del <b>fiume Rabbi</b>, lungo la strada statale 9ter del Rabbi, che unisce Forlì, a circa 10 chilometri, e Predappio, a circa 5 chilometri.<br />Dopo sessant'anni dalle due brevi campagne di scavo condotte da <b>Giovanna Bermond</b>, nelle quali furono localizzati i resti di una villa romana, le nuove indagini archeologiche dirette da <b>Riccardo Villicich</b> hanno confermato quanto emerso da quegli scavi e quanto osservato nelle immagini satellitari acquisite nel 2021 e 2022 sull'area ad ovest del quartiere artigianale di Fiumana, in località Co' di Mezzo.<br />Si tratta di un <b>insediamento </b>riferibile ad una villa romana caratterizzata da almeno <b>due imponenti fasi costruttive</b>: una prima fase <b>alto imperiale (I secolo d.C.)</b> e una di età <b>tardoantica (IV secolo d.C.)</b>. Entrambe le ville dovevano essere ricche dimore contraddistinte da ampi spazi e arredi di prestigio.<br />In particolare l'impianto tardoantico, per le sue dimensioni eccezionali (<b>strutture distribuite in un'area sicuramente superiore ai 25.000 metri quadrati</b>) e per l'articolazione complessa e fantasiosa delle forme architettoniche (<b>vasti padiglioni polilobati a pianta centrale</b>), si configura come un progetto edilizio ambizioso, sfarzoso e celebrativo delle fortune di un <b>ricco <i>dominus</i></b>, esponente illustre, probabilmente dell'<b>aristocrazie di Forum Livi </b>(attuale Forlì).<br />Grazie agli scavi del 2022 è stato possibile individuare alcuni ambienti pertinenti a due padiglioni della villa tardoantica, distanti 150 metri uno dall'altro: il primo attribuibile al <b>settore di rappresentanza</b> ed il secondo a un <b>impianto termale</b>, come dimostra il rinvenimento di un <b>ambiente riscaldato</b>. Impressionanti sono le <b>file di pilastrini dell'ipocausto</b> - alte quasi <b>80 centimetri</b> - destinate a sorreggere un <b>pavimento in lastre di marmo</b>, spogliato nei secoli successivi all'abbandono del complesso.<br />Nel luglio 2023 è stata aperta una seconda campagna di scavo a Fiumana che ha fornito nuovi particolari sugli edifici. In particolare desta grande curiosità l'indagine svolta sui padiglioni dell'area termale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />stilearte.it<br />forlitoday.it</i></div><p><br /></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-41663978464953111952024-02-24T10:33:00.004+01:002024-02-24T10:33:43.346+01:00Emilia Romagna, trovata fornace romana<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKpijDfSPNBImJ-vg6n73-M36ojXpN_O8hUgqqqLS06HweyeGo4CeUBuGTsebmjBBA8ey66kVJdrBO6KSL1CwxBBRWBG6gV5kAqPBP3ROrbDzppzYj9M-hjsQDjB6wIQ4bzAZuVdrDernHZnxvyCEi51GxvlVXOYN9e7Yicr3rm4shYjqxbiM01eunnGsX" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="450" data-original-width="800" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhKpijDfSPNBImJ-vg6n73-M36ojXpN_O8hUgqqqLS06HweyeGo4CeUBuGTsebmjBBA8ey66kVJdrBO6KSL1CwxBBRWBG6gV5kAqPBP3ROrbDzppzYj9M-hjsQDjB6wIQ4bzAZuVdrDernHZnxvyCEi51GxvlVXOYN9e7Yicr3rm4shYjqxbiM01eunnGsX=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Ostellato, i resti della fornace romana<br />(Foto: Ministero della Cultura, Segretariato Regionale<br />per l'Emilia Romagna)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Ad <b>Ostellato</b>, ini provincia di <b>Ferrara</b>, in seguito agli interventi di scavo per la posa della nuova condotta idrica, sono stati portati alla luce interessanti evidenze del periodo romano.<br />L'area scoperta era nota per l'interesse archeologico, infatti gli scavi sono stati svolti sotto il costante controllo di un archeologo e con la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara.<br />Le indagini di archeologia preventiva hanno così permesso di salvaguardare i resti ritrovati, ampliando la conoscenza e l'interesse per il territorio di Ostellato, consentendo di proseguire i lavori per la messa in funzione di servizi di primaria importanza: la tutela del patrimonio archeologico e le necessità contingenti dell'opera si sono fuse in maniera estremamente sinergica.<br />Quello che è emerso dalle ricerche è la presenza, in loco, di una <b>zona produttiva per la lavorazione del materiale da costruzione di epoca romana</b>, probabilmente da datarsi al <b>I secolo d.C. </b>L'area era di <b>grandi dimensioni</b> e ha avuto più fasi di vita, sempre riconducibili però all'attività di <b>preparazione e cottura dei laterizi</b>. Si ritrovano i resti di più strutture, come <b>porticati</b>, che potevano avere una funzione nelle fasi di preparazione o di stoccaggio del materiale e soprattutto ciò che rimane di una <b>fornace </b>per la cottura del materiale da costruzione.<br />L'area doveva beneficiare di particolari <b>requisiti logistici</b>: vie di acqua vicine e percorribili per trasportare il materiale pronto e un vicino approvvigionamento di legname per cuocerlo, oltre che un'area dove era possibile prendere la giusta argilla per produrlo.<br />La particolarità di questo ritrovamento consiste nel fatto di aver rinvenuto nel corso degli scavi <b>molto materiale laterizio "marchiato"</b>: <b>mattoni ed embrici</b> sui quali sono stati apposti <b>bolli </b>che rimandavano a <b>diverse officine produttive</b>. E' plausibile pensare cioè che in questo grande impianto produttivo si creassero e cuocessero laterizi per <b>diversi produttori</b>.<br />I bolli ritrovati sono noti nella letteratura archeologica e ampiamente attestati nell'<b>area nord adriatica</b>, anche se non erano stati rintracciati impianti produttivi certi. La scoperta è importante non solo per il territorio di Ostellato, che conferma la sua rilevanza nel periodo romano, ma apre anche importanti scenari di ricerca sul sistema produttivo romano e sulla storia economica e sociale del mondo antico.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />Ministero della Cultura - Segretariato Regionale per l'Emilia Romagna</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-54759317067511911672024-02-24T10:07:00.003+01:002024-02-24T10:07:18.905+01:00Venezia, tombe medioevali sotto piazza San Marco<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiNUSGwxgfPDZiSA6xq8_CxsCR-ifCbkXleC2jubVwLtMkJXLq3qAQZ8Fnc5Qn0Q2uF2wlE3RHz_gImxk9vPJBPmkOUw9mdyvtY2bpGqg4szXWEs8vgrlxWlddd364PloPTJOdXVmUTq48wjCU7CyYZmZgqL30OQxmiI8w8LcCK54e6mKWeE9wftTpUIOE_" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="600" data-original-width="800" height="300" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiNUSGwxgfPDZiSA6xq8_CxsCR-ifCbkXleC2jubVwLtMkJXLq3qAQZ8Fnc5Qn0Q2uF2wlE3RHz_gImxk9vPJBPmkOUw9mdyvtY2bpGqg4szXWEs8vgrlxWlddd364PloPTJOdXVmUTq48wjCU7CyYZmZgqL30OQxmiI8w8LcCK54e6mKWeE9wftTpUIOE_=w400-h300" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Venezia, gli scavi in piazza San Marco<br />(Foto: artribune.com)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">I primi scavi sotto il <b>pavimento di piazza San Marco a Venezia</b> datano al <b>1885 </b>e al <b>1889 </b>e furono condotti da <b>Federico Berchet</b> e <b>Giacomo Boni</b>. <br />Gli archeologi, all'epoca, individuarono alcune murate e fecero una precisa pianta degli scavi che è stata utile anche ai moderni archeologi impegnati negli scavi di restauro dei <b>masegni </b>(i <b>blocchi di pietra squadrati</b> utilizzati nella pavimentazione delle strade) sotto le <b>Procuratie Vecchie</b>, promossi dalla Soprintendenza e diretti dalla<b> Dottoressa Sara Bini</b>.<br />Gli scavi avevano già fatto emergere una serie di murature e livelli pavimentali, in parte attribuibili all'<b>antica chiesa di San Gemignano</b>, conosciuta come la <b>chiesa dei Dogi</b>, di cui si erano perse le tracce perché <b>demolita nel XII secolo</b>. Una chiesa simile venne, in seguito, ricostruita da <b>Jacopo Sansovino</b> nel <b>XVI secolo</b>, per poi essere abbattuta da <b>Napoleone </b>nel <b>1807 </b>per far posto all'<b>Ala Napoleonica</b>.<br />Un'ipotesi mossa con cautela, ma che trova fondamento nelle fonti archivistiche che nominano la chiesa proprio in questo punto di piazza San Marco, nonché nella recente scoperta di una <b>sepoltura di spallette in laterizio</b> all'interno del quale sono emersi i resti di<b> sette individui </b>e il <b>cranio di un bambino</b> risalenti all'Alto Medioevo. Uno dei crani presenta ancora la <b>mandibola connessa</b>. I corpi rinvenuti nello scavo di restauro dei masegni a Venezia, probabilmente fanno parte di una tomba comune.<br />"<i>Era una pratica comune per l'epoca quella delle sepolture collettive </i>- sottolinea la Dottoressa Sara Bini. - <i>Erano tombe che venivano riaperte: il defunto precedente, ormai scheletro, veniva spostato per far posto al nuovo arrivato</i>". Inoltre, il fatto che non si tratti di una semplice fossa, ma una <b>tomba in muratura con una certa monumentalità</b> per l'epoca, fa presagire che le persone sepolte all'interno facessero parte dell'<b>aristocrazia</b> dell'epoca.<br />Pochi i punti fermi finora per gli esperti: si tratta per lo più di "anziani" per l'epoca, con <b>occupazioni relativamente sedentarie</b>. Piazza San Marco non è sempre stata così come la vediamo oggi e ora non è facile immaginarla con canali che la attraversavano e con chiese che la caratterizzavano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />artribune.com<br />ansa.it</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-6550365656282965592024-02-24T09:41:00.002+01:002024-02-24T09:41:13.505+01:00Friuli Venezia Giulia, l'urna romana del fiume...<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgOLU2Y_t7a_bjlaCWkBmYsofSGiB7tES6aLuru5lzrhkUInLTehWF8Eh0yC8MP9nzEbWmry73Ae62d2v_4MNmd_1yRMg3XPrZiHePLvdD-94oTEUPJYq6J6knmRkx7KbcrREUgBc5PGOnOYGMEDHuZdYENr-pPYaTI-cuW1FIZXkftjEeqRXfVEt3BXRdK" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="600" data-original-width="450" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgOLU2Y_t7a_bjlaCWkBmYsofSGiB7tES6aLuru5lzrhkUInLTehWF8Eh0yC8MP9nzEbWmry73Ae62d2v_4MNmd_1yRMg3XPrZiHePLvdD-94oTEUPJYq6J6knmRkx7KbcrREUgBc5PGOnOYGMEDHuZdYENr-pPYaTI-cuW1FIZXkftjEeqRXfVEt3BXRdK=w300-h400" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>San Vito al Torre, il monumento funerario<br />romano recuperato dal fiume<br />(Foto: Soprintendenza Archeologia, Belle<br />Arti e Paesaggio del Friuli V.G.)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Nel comune di <b>San Vito al Torre</b>, in provincia di <b>Udine</b>, nel greto dell'omonimo fiume, è stato recuperato un importante manufatto antico, un <b>monumento funerario di epoca romana</b>. La direzione delle operazioni di recupero è stata affidata alla <b>Dottoressa Serena Di Tonto</b> della <b>Soprintendenza ABAP FVG</b>.<br />Il recupero è stato particolarmente articolato a causa delle dimensioni e del <b>peso </b>dell'ara funeraria: <b>6,26 tonnellate</b>. Dopo i primi scavi, realizzati per liberare il manufatto dalle ghiaie, per determinarne le esatte dimensioni e lo stato di conservazione e chiarire se fossero presenti altri reperti o stratigrafie archeologiche ancora conservate, si è proceduto a scavare nella zona antistante per creare un'area sufficiente a raddrizzarlo e a posizionare le imbragature di tela e lo si è quindi avvolto nel tessuto non tessuto per prepararlo al trasporto.<br />Il monumento in <b>calcare</b>, quasi completamente sommerso dalle ghiaie del letto del Torre, era stato fortuitamente individuato e segnalato alle autorità di competenza.<br />L'ara funerari è quasi integra, ad eccezione dell'angolo in alto a destra, rotto presumibilmente in antico, ed è ora in fase di studio scientifico. E' composta da una <b>parte frontale</b> che presenta un'<b>iscrizione</b>, riferibile alla <b><i>gens Apinia</i></b>, posta all'interno di una cornice modanata, e da due lati, uno dei quali integro, che riporta una <b>decorazione con Eroti alati</b> con in mano rispettivamente una <b>fiaccola rovesciata ed un fiore di papavero</b>, simboli del sonno eterno. Il lato posteriore è solo sbozzato e parzialmente rovinato e sfaldato, probabilmente a causa della giacitura nell'acqua per un lungo periodo.<br />Una prima, veloce, lettura dell'iscrizione, che sarà in seguito analizzata più approfonditamente, e la tipologia della decorazione permettono di ipotizzare una <b>datazione all'epoca alto imperiale</b>. Nell'area, oltre al monumento, sono stati individuati anche un'<b>urna funeraria in pietra senza coperchio</b>, <b>due basi in calcare</b>, alcuni <b>mattoni </b>e <b>pezzi di tegole</b> un <b>volto maschile in calcare</b>.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia</i></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-92161362440505632142024-02-17T14:17:00.005+01:002024-02-17T14:17:34.320+01:00Egitto, la tomba dello scriba Djehutyemhat <p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh7zZ64Sw0oeKjbNgLx8i9FDDVkRqPS8uKl8A6brK_LBhZPfYNcc5gJ64J9jLkzXwqVVYbszQAdQkrUB5pASLqe-YQkrvi_ayBYwJD2RKeeDIg5I_FgpCTUgdlZ73ZNUKjN_L4b0aGrqiN5vGZRv_YLDXu3SZKWLxwEtXGrbsG8K5e2XuGhT2ax-LFvN_e6" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="682" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEh7zZ64Sw0oeKjbNgLx8i9FDDVkRqPS8uKl8A6brK_LBhZPfYNcc5gJ64J9jLkzXwqVVYbszQAdQkrUB5pASLqe-YQkrvi_ayBYwJD2RKeeDIg5I_FgpCTUgdlZ73ZNUKjN_L4b0aGrqiN5vGZRv_YLDXu3SZKWLxwEtXGrbsG8K5e2XuGhT2ax-LFvN_e6=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Egitto, la sepoltura di un dignitario finora sconosciuto<br />(Foto: Petr Kosarek, Czech Institute of Egyptology)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">La tomba di un <b>dignitario </b>finora sconosciuto, ricca di <b>iscrizioni </b>ed <b>opere d'arte</b>, è venuta alla luce ad <b>Abusir</b>, tra <b>Giza </b>e <b>Saqqara</b>. Gli archeologi dell'Istituto Ceco di Egittologia hanno affermato che la tomba risale al <b>I millennio a.C.</b> Si tratta di una tomba a pozzo di medie dimensioni, riccamente decorata, il cui proprietario, un certo <b><i>Djehutyemhat</i></b>, ricopriva la carica di <b>scriba reale</b>.<br />Gli archeologi sottolineano che questo ritrovamento, unitamente alle precedenti scoperte tra le quali la tomba a pozzo del <b>generale <i>Wahibrameryneith</i></b>, getterà ulteriore luce sui cambiamenti storici in atto in Egitto nei tempi turbolenti del <b>VI-V secolo a.C.</b><br />La camera funeraria è ampiamente decorata, compresa una parete d'ingresso con una<b> lunga sequenza di incantesimi</b> per scongiurare i <b>morsi di serpenti</b>. Curiosamente, sottolineano gli archeologi, il serpente serviva anche come protettore del defunto e della sua mummia nell'aldilà. Alcune pareti sono ornate da offerte rituali e il soffitto è decorato con<b> raffigurazioni del viaggio del sole nel cielo</b>. Un <b>sarcofago </b>in pietra reca iscrizioni geroglifiche all'interno e all'esterno, oltre a raffigurazioni di divinità.<br /><i>Djehutyemhat </i>morì a circa<b> 25 anni</b> di età e i suoi resti indicano un'<b>usura della colonna vertebrale</b> dovuta alla sedentarietà. Per quanto sia antica, la struttura di questa tomba guarda in realtà molto più indietro nel tempo, a un'epoca precedente della società egizia. Le tombe a pozzo rappresentano un tipo specifico di tombe del <b>Periodo Tardo</b> e un tentativo di rinascita delle antiche élite egizie. Riflettono la forma e il simbolismo della tomba del re <b><i>Djoser</i></b>, il fondatore dell'<b>Antico Regno</b>, l'epoca dei costruttori di piramidi del III millennio a.C.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />meteoweb.eu</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-11481757105631299642024-02-17T13:24:00.003+01:002024-02-17T13:24:32.724+01:00Gran Bretagna, trovato un uovo di epoca romana intatto<p><table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiWOq20_sg1M5WwLaaAWb3LHSjO7m8S735rWktH0curBqDq78HB5CWUz7TF_16MqEKrTUUUb30sv_Hd3JuI1wzMJ8GfEBqMcZjJ9sDXWEjKz9zyOSQOxOU-gl-WUDfXDQtgKnS2vyAOPSigDwXXDTwcO9h9YiOOuCRSxR-Ajr3gt5qisMIQWLeYznSXz046" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="549" data-original-width="976" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiWOq20_sg1M5WwLaaAWb3LHSjO7m8S735rWktH0curBqDq78HB5CWUz7TF_16MqEKrTUUUb30sv_Hd3JuI1wzMJ8GfEBqMcZjJ9sDXWEjKz9zyOSQOxOU-gl-WUDfXDQtgKnS2vyAOPSigDwXXDTwcO9h9YiOOuCRSxR-Ajr3gt5qisMIQWLeYznSXz046=w400-h225" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Uovo gettato in una fossa acquosa come parte di un rito<br />funebre romano (Foto: bbc.com)</i></td></tr></tbody></table></p><div style="text-align: justify;">Gli archeologi ritengono che un <b>uovo di gallina intatto</b> trovato nella <b>Britannia romana</b>, sia davvero unico nel suo genere nel mondo intero, specialmente dopo che gli scienziati hanno scoperto che conteneva ancora, al suo interno, del <b>liquido</b>.<br />L'uovo, che ha circa 1700 anni, è stato rinvenuto durante uno scavo archeologico ad <b>Aylesbury</b>, nel <b>Buckinghamshire</b>. I ricercatori sono rimasti sbalorditi, di recente, dalla scoperta che l'uovo conteneva, al suo interno, il <b>tuorlo </b>e l'<b>albume</b>.<br />La scoperta risale ad uno scavo condotto <b>dal 2007 al 2016</b> dinanzi ad un complesso residenziale a Berryfields, ad Aylesbury. E' stato l'unico uovo rimasto intatto, altri si sono rotti durante lo scavo, rilasciando un forte fetore. I risultati dello scavo e degli studi sono stati resi pubblici nel <b>2019</b>. Anni dopo, però, l'uovo aveva da svelare ancora altri misteri.<br />Un lavoro recente è stato condotto dalla <b>conservatrice Dana Goodburn-Brown</b>, che ha portato il prezioso reperto all'<b>Università del Kent</b> per essere scansionato. La scansione ha prodotto un'immagine sorprendente: l'uovo, oltre ad essere intatto, conservava anche il suo liquido all'interno. L'uovo è stato portato anche al <b>Museo di Storia Naturale di Londra</b>. <br />L'uovo è stato rinvenuto in una <b>fossa piena d'acqua</b> che conteneva <b>materiali risalenti al IV secolo d.C.</b>, quanto la fossa venne trasformata in una<b> buca di discarica</b>. Qui gli archeologi hanno trovato, oltre al <b>cesto con 4 uova</b>, <b>ossa di animali</b> e <b>scarpe di cuoio</b>. Tre uova si sono disintegrate al contatto.<br />L'unico altro <b>uovo di epoca romana sopravvissuto intatto</b> è stato trovato nella <b>tomba di un bambino nella necropoli vaticana</b> sotto la <b>via <i>Triumphalis</i></b><i> </i>a <b>Roma</b>. Il bambino, che aveva <b>meno di un anno</b> quando morì <b>tra il 50 ed il 150 d.C.</b>, fu sepolto con un <b>uovo di gallina nella mano destra</b>. Il guscio era intatto ma vuoto. Probabilmente non si trattava di un'offerta di cibo perché in quel periodo i cibi offerti per i defunti erano solitamente liquidi versabili come latte, miele e vino che venivano usati nel rituale di sepoltura. Gli archeologi ritengono che fosse <b>simbolico</b>, che l'uovo rappresentasse la <b>rinascita </b>dopo la morte tragicamente prematura del bambino.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonti</u>:<br />bbc.com<br />stilearte.it</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><br /><p></p>Unknownnoreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6072931066693475375.post-9233661164416080172024-02-17T12:47:00.005+01:002024-02-17T12:47:43.686+01:00Verona, trovate sepolture di animali da compagnia accanto ai loro padroni<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjYFVF3pMhv9QRGvDnUX-Fy7fyW5HoAPxZMRfx389vpXXe1n-3DV_fwiZViovHcHynGHp21UtZuHQxa5cXs19ZF9ON1an_rUfjrZt3o0E8FBYKYYrYPtaU61TtOr6mSnrtnd4fsy7wvCYMpCT-J4m4F_825P1rdVoVpI_M9DQT56zlp-rrPLK3JojIxuVWO" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img alt="" data-original-height="527" data-original-width="790" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjYFVF3pMhv9QRGvDnUX-Fy7fyW5HoAPxZMRfx389vpXXe1n-3DV_fwiZViovHcHynGHp21UtZuHQxa5cXs19ZF9ON1an_rUfjrZt3o0E8FBYKYYrYPtaU61TtOr6mSnrtnd4fsy7wvCYMpCT-J4m4F_825P1rdVoVpI_M9DQT56zlp-rrPLK3JojIxuVWO=w400-h266" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><i>Verona, sepoltura di un cane posta accanto a quella di un<br />bambino (Foto: Soprintendenza Archeologia, Belle Arti<br />e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza)</i></td></tr></tbody></table><div style="text-align: justify;">Il legame tra animale domestico e proprietario potrebbe essere stato, in passato, forte quanto adesso. Alcuni esseri umani sono stati sepolti con i loro compagni animali già più di 2000 anni fa.<br />Gli archeologi, in <b>Veneto</b>, hanno indagato i resti di <b>161 persone</b> sepolte <b>tra il III ed il I secolo a.C.</b> ed hanno scoperto che almeno <b>16</b> di queste erano accompagnate da<b> resti di animali</b>.<br />Queste sepolture sono state rinvenute a <b>Verona</b>, nel sito del <b>Seminario Vescovile</b>. Con gli umani erano sepolti <b>maiali</b>, <b>polli </b>e <b>mucche </b>che potrebbero aver fatto parte di<b> offerte funerarie</b>, ma sono stati rinvenuti anche resti di <b>cani </b>e <b>cavalli</b>.<br />Cani e cavalli non erano parte della dieta delle persone che vivevano in questo luogo, il che indica che erano animali domestici che venivano seppelliti con i loro padroni quando questi morivano. Il contesto in questione viene attribuito alla <b>cultura cenomana</b>. All'interno del contesto funebre sono stati rinvenuti resti di cavalli o cani.<br />Lo <b>scheletro di un bambino</b> è stato rinvenuto accanto allo scheletro completo di un cane, mentre un giovane uomo è stato sepolto con <b>parti di un cavallo</b>, un uomo di mezza età era accompagnato da un cagnolino mentre una donna, anch'essa di mezza età, era sepolta accanto ai resti completi di un cavallo, ad un cranio di cane e a parti di altri cavalli.<br />I ricercatori, ora, stanno analizzando la genetica sia degli esseri umani che degli animali rinvenuti nelle sepolture, unitamente alla dieta e alle condizioni fisiche, là dove possibile. Hanno scoperto che non esisteva alcuna correlazione significativa tra le persone sepolte insieme agli animali, il che vuol dire che le persone <b>non erano imparentate tra di loro</b> e non erano parte di un'unica famiglia. Probabilmente queste persone vennero seppellite con i loro animali da compagnia.<br />Per quel che riguarda i cani, la loro comparsa nelle sepolture umane è documentata archeologicamente almeno dal <b>Tardo Paleolitico</b>. La prima prova di questa usanza si è rinvenuta nelle <b>sepolture di Bor-Oberkassel, in Germania</b> (12290-12050 circa a.C.).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i><u>Fonte</u>:<br />newsweek.com</i></div>Unknownnoreply@blogger.com0