lunedì 10 ottobre 2011

L'antica Eporedia riemerge dal suolo di Ivrea

Ivrea, il ponte romano sulla
Dora Baltea
Fuori dal centro storico di Ivrea sono stati scoperti i resti di ville e abitazioni romane. Il ritrovamento è avvenuto per caso, durante i lavori per il posizionamento di apparecchiature di teleriscaldamento. Sono emersi i resti di una pavimentazione in coccio e di una canalina di scolo delle acque in mattoni a pochi metri di profondità. Questi ritrovamenti si trovano fuori dalle mura del centro cittadino.
Studiosi ed archeologi sono stati sempre convinti che l'Ivrea romana, dall'acropoli dove sorge il Duomo, si sviluppasse lungo l'attuale centro storico fino alle sponde della Dora Baltea. Il ritrovamento dei resti di ville patrizie al di fuori dalle mura del centro fa, invece, pensare ad uno sviluppo della città anche verso nord e verso ovest.
Come se non bastasse, nei sotterranei dell'ex hotel La Serra è stata ritrovata una enorme piscina a forma di croce, perfettamente conservata, costruita con mattoni rossi tipici del periodo romano e l'intonaco smaltato di rosa. Poco lontano è stato riportato alla luce un isolato con resti di abitazioni, una strada lastricata e una fogna, sempre del periodo romano, convogliata verso il fiume.
Ivrea venne fondata nel 100 a.C. su decreto del Senato Romano sotto la guida di Caio Mario e Valerio e viene chiamata Eporedia. Il suo nome, secondo Plinio il Vecchio, derivava dall'abilità dei suoi abitanti nel maneggio dei cavalli, poichè tra i Celti era diffuso l'appellativo eporedici per definire i più bravi domatori di cavalli. Eporedia fu accorpata all'undicesima regione transalpina e divenne un'importante colonia romana.
Alla caduta dell'impero romano la città, con il nome di Yporegia, fu capitale di un ducato longobardo, in seguito divenne contea franca fino al tramonto dell'età Carolingia nell'anno 899. La città rifiorì nell'anno Mille grazie al vescovo Varmondo, con la sua scuola di scrittura di cui restano preziosi codici miniati custoditi nella Biblioteca Capitolare della Curia Vescovile di Ivrea. Altro benefattore cittadino fu Arduino, marchese d'Ivrea, uomo d'armi, incoronato re d'Italia nel 1002.
Nel 1170 il libero comune di Ivrea entrò a far parte della Lega Lombarda e, in seguito, venne infeudata da Federico Barbarossa alla Marca di Raniero di Biandrate, contro cui, nel 1193, si sollevò la popolazione esasperata dalle pesanti tasse che le erano state imposte.

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