sabato 5 ottobre 2019

Pompei, decifrata l'iscrizione del giovane ricco

Pompei, l'iscrizione trovata sulla tomba ed appena decifrata
(Foto: Kontrolab/LightRocket/Getty Images)
Secondo un'iscrizione recentemente decifrata a Pompei, trovata sul muro di una sepoltura nel 2017, nei decenni precedenti l'eruzione catastrofica del Vesuvio del 79 d.C., la vita quotidiana nella città era piuttosto vivace, piena di feste e di spettacoli gladiatori.
L'iscrizione riporta la notizia di una fastosa festa in onore di un giovane ricco che aveva raggiunto l'età adulta. Il banchetto offerto in quest'occasione, secondo l'iscrizione, arrivò a comprendere ben 6.840 persone. Ai convitati fu anche offerto uno spettacolo che coinvolse ben 416 gladiatori che si affrontarono in combattimento per diversi giorni.
L'iscrizione fa cenno anche a tempi piuttosto duri, come quando una carestia funestò la città per quattro anni e uno spettacolo pubblico si trasformò in una rivolta in piena regola. Il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Massimo Osanna, ha decifrato l'iscrizione.
Il giovane in onore del quale era stata data la festa di cui l'iscrizione tratta, era abbastanza adulto da indossare la toga virilis. Il banchetto venne servito "su 456 triclini". Queste informazioni potrebbero aiutare gli archeologi a determinare quante persone vivessero a Pompei nei decenti precedenti l'eruzione. Se il banchetto venne offerto a 6.840 persone, probabilmente solo maschi adulti con diritti politici, quegli uomini costituivano il 27% o il 30% della popolazione e questo porta a pensare che la popolazione cittadina ammontasse a 30.000 persone.
Pompei, mosaico con la distribuzione del pane relativo ad una carestia
(Foto: Owen Jarus)
Lo spettacolo gladiatorio in onore del giovane patrizio, recita l'iscrizione, era "di tale grandiosità e magnificenza da poter essere paragonato ad una delle colonie più nobili fondate da Roma, dal momento che hanno partecipato 416 gladiatori". Uno spettacolo di queste dimensioni avrebbe richiesto diversi giorni se non una settimana, ha detto Massimo Osanna.
L'iscrizione menziona anche una carestia, durante la quale il patrizio menzionato nell'iscrizione vendette grano ai cittadini di Pompei a prezzo scontato ed organizzò anche una distribuzione gratuita di pane. Venti anni prima dell'eruzione del Vesuvio, poi, scoppiò una rivolta durante uno spettacolo gladiatorio, da come si legge nell'iscrizione. Lo storico Tacito (56-120 d.C.) menziona questa sommossa negli "Annali". L'iscrizione riporta che come punizione per questa rivolta, Nerone "ordinò che si deportassero dalla città oltre il duecentesimo miglio tutte le scuole gladiatorie". Nerone ordinò, anche, a diversi pompeiani coinvolti nella rivolta, di lasciare la città.
L'iscrizione riporta che il ricco proprietario della sepoltura convinse l'imperatore a permettere ad alcuni dei deportati di tornare a Pompei. Purtroppo il nome di questo eminente cittadino di Pompei è andato perduto. Per Massimo Osanna potrebbe trattarsi di Gnaeus Alleius Nigidius Maius, descritto come un uomo di grande ricchezza e potere, vissuto intorno al 59 d.C. Scoperte archeologiche precedenti dimostrano che una tomba appartenente al padre adottivo di Maius, Marcus Alleius Minius, si trovava vicino alla tomba sulla quale è stata rinvenuta l'iscrizione.

Creta, il trono del re

Creta, il complesso palaziale di Zominthos (Foto: Ministero della Cultura)
Il Ministero per la Cultura greco ha annunciato che è stato scoperto un nuovo magazzino per antichi oggetti di valore nel palazzo di Zominthos, sull'altopiano del monte Psiloritis, a Creta.
Oltre ai moti oggetti inerenti il vasellame domestico, trovati in tutto il sito, è stato scoperto un corridoio con pilastri che doveva condurre a quella che un tempo era la sala del trono. I resti di un trono, poi, sono stati rinvenuti in questa sala e si pensa che questo sia stato utilizzato tra il 1900 e il 1400 a.C.
Sono stati scoperti anche i resti di tubi di argilla pertinenti un sofisticato sistema di drenaggio ed alcune sculture in ossidiana. Un'area a nord dell'edificio appena esplorato, inoltre, custodiva centinaia di vasi in argilla tra i quali i rhyton, caratteristici vasi cretesi utilizzati nei rituali.
Gli scavi di questa stagione sono stati supervisionati dall'archeologa Effie Sapouna Sakellaraki, che scava nella zona unitamente al marito Yiannis Sakellerakis. I risultati ottenuti in questa stagione di scavo confermano l'esistenza di un edificio ancora più antico sotto l'attuale palazzo, costruito nel periodo neopalaziale, dal 1700 al 1600 a.C.
Il palazzo di Zominthos è stato scoperto nei primi anni '80 del secolo scorso dai coniugi Sakellarakis, che hanno portato alla luce il grande complesso sontuoso di epoca minoica strutturato su più livelli.

Estonia, frammenti di spade vichinghe

Bulgaria, parte dell'elsa di una spada dell'XI-XIII secolo
(Foto: Dipartimento per la Protezione delle Antichità)
Gli archeologi hanno scoperto frammenti appartenenti a circa un centinaio di spade vichinghe. Si tratta del più grande ritrovamento di spade vichinghe avvenuto in Estonia ad oggi. I frammenti sono stati rinvenuti in due siti vicino alla zona costiera dell'Estonia settentrionale, nel territorio dell'antica contea estone di Ravala.
I reperti sono costituiti da dozzine di frammenti di spade e da alcune punte di lancia. Mauri Kiudsoo, archeologo, ha affermato che i siti in cui sono stati rinvenuti i frammenti si trovano a distanza di soli 80 metri l'uno dall'altro. Le spade risalirebbero alla metà del X secolo e sono una sorta di cenotafio, vale a dire dei segnacoli di sepolture dedicate a personaggi realmente sepolti altrove.
Il motivo per cui le spade non sono state sepolte intatte, secondo Kiudsoo, è dovuto alle usanze funerarie dell'epoca. L'elsa delle spade potranno permettere di che tipologia di armi si tratta. Al momento sono state identificate come spade a doppio bordo a forma di H, il tipo più comune in epoca vichinga.
Già nel 1991 otto spade del tipo ad H, più o meno intatte, e circa 20 frammenti delle stesse armi erano stati riportati alla luce in Estonia. La stragrande maggioranza dei frammenti è stata ritrovata sulla costa settentrionale dell'Estonia che si trovava sulla più importante rotta commerciale dell'epoca vichinga.

Fonte:
news.err

Bulgaria, civis romanus sum...finalmente

Bulgaria, frammento del documento di concessione della cittadinanza
rinvenuto a Novae (Foto: M. Lemke)
Gli archeologi polacchi che stanno scavando a Novae, in Bulgaria, dove sorgeva un accampamento romano, hanno scoperto il frammento di un documento che attestava la concessione della cittadinanza romana ad un legionario. Si tratta del primo documento del genere trovato nel sito.
Gli archeologi di Varsavia scavano a Novae (vicino a Svishtov) da oltre 50 anni. Ogni anno gli scavi rivelano ulteriori dettagli sulla vita di due legioni storicamente rilevanti: l'VIII Legio di Augusto e la I Legio Italica. Quest'estate, durante gli scavi tra i resti della lussuosa domus di un ufficiale romano, gli archeologi si sono imbattuti nell'importante manufatto.
"Si tratta di un frammento di un documento che certificava che l'imperatore concedeva la cittadinanza romana ad un legionario al termine del servizio di leva", ha affermato il responsabile della ricerca a Novae, Piotr Dyczek, dell'Università di Varsavia. Il "certificato", parzialmente conservato, è stato inciso su una piastra di bronzo. Gli archeologi non hanno ancora decifrato tutto il testo.
Bulgaria, gli scavi polacchi a Novae (Foto: M. Lemke)
In tutto l'impero romano si conoscono solo 1.000 documenti del genere, pochissimi provenienti dalla regione sul Danubio. Quello appena ritrovato risale a 1700 anni fa, quando l'imperatore Gordiano III deteneva il potere (238-244 d.C.). Il documento completo era solitamente composto da due "pagine" ed aveva piccoli fori lungo i bordi lunghi, attraverso i quali scorreva una catena che collegava le due parti. "E' interessante notare che non tutti potevano guardare all'interno del documento, nemmeno il suo proprietario, perché ogni volta, dopo aver controllato il suo contenuto, i funzionari dovevano sigillare le catene", ha detto il Professor Dyczek.
Nei primi anni dell'impero romano, solo i cittadini romani, quelli che erano nati e vivevano in Italia, potevano servire nell'esercito romano. Tutto cambiò a partire dal III secolo d.C. Roma aveva bisogno di molti soldati per difendere i confini, motivo per cui i barbari, persone che pur essendo alleate dei romani provenivano da fuori i confini originali dell'impero, erano autorizzati ad arruolarsi.
"Dopo un minimo di 25 anni di servizio, i legionari che diventavano veterani furono premiati in vario modo. Per esempio, coloro che non erano cittadini romani potevano ottenere la cittadinanza", ha spiegato il Professor Dyczek. L'archeologo spiega anche che la cittadinanza apriva la strada al progresso sociale: un veterano al pari di quello di cui si è scoperto il documento di concessione della cittadinanza romana, poteva occupare posti prestigiosi all'interno della burocrazia dell'Urbe.
Si pensa che il proprietario del documento appena trovato dovesse avere tra i 40 ed i 45 anni di età, dal momento che i legionari erano arruolati a partire dall'età di 20 anni. Una copia del certificato di concessione di cittadinanza era archiviata a Roma su papiro, ma la chiave era il documento originale, in possesso del proprietario. La sua perdita equivaleva alla perdita della su identità.

Egitto, spunta il tempio di Tolomeo IV

Egitto, parte del tempio di Tolomeo IV appena scoperto
(Foto: ahramonline)
Le rovine di un tempio appartenente a Tolomeo IV (221-204 a.C.), sono state scoperte durante la perforazione per l'implementazione del reflusso delle acque reflue nel villaggio di Kom Shakau, nel nord di Sohag, in Egitto.
Le rovine includono parti delle mura del tempio con incisioni e iscrizioni recanti il nome di Tolomeo IV Filopatore, figlio di Tolomeo III e di Berenice II.

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...