lunedì 26 aprile 2021

Teotihuacan e Tikal, il mistero continua...

 

Il 16 gennaio 378 d.C. fu una data storica per la civiltà Maya. Quel giorno degli stranieri arrivarono a Tikal, nell'attuale Guatemala settentrionale, e il re omonimo, Tikal, venne ucciso.
Molti archeologi ritengono che questi invasori provenissero da Teotihuacan, una metropoli a mille chilometri di distanza, vicino a quella che oggi è Città del Messico, famosa per le sue imponenti piramidi e l'ampio viale centrale. Ma una nuova scoperta a Tikal rivela che Teotihuacan potrebbe aver avuto un avamposto in questa città Maya molto prima di conquistarla. Questa scoperta sembra suggerire che i primi collegamenti tra le città erano piuttosto amichevoli. All'improvviso, però, qualcosa è andato storto.
Questa scoperta è frutto di un'indagine archeologica del 2018 condotta mediante l'utilizzo di laser ed aerei per mappare con precisione edifici antichi occultati nella foresta. Nella parte meridionale della città, dove un tempo le mappe indicavano l'esistenza di una collina, gli strumenti tecnologici hanno rivelato un ampio cortile chiuso con una piramide sul lato orientale.
Per vedere se la cittadella di Tikal avesse altri collegamenti con Teotihuacan, Edwin Romàn Ramìrez, archeologo della Foundation for Maya Cultural and Natural Heritage (PACUNAM), ha iniziato a scavare sia a Tikal che in altri edifici vicini alla cittadella. Sono venuti, così, alla luce armi forgiate nello stile di Teotihuacan, alcune forgiate con ossidiana proveniente dal Messico centrale, pezzi di incensieri utilizzati nelle cerimonie religiose e politiche di Teotihuacan, incisioni del dio della pioggia di Teotihuacan e persino una sepoltura con offerte tipiche dall'antica città.
Gli stili della ceramica trovati nelle fondazioni degli edifici, suggeriscono che la cittadella di Tikal venne costruita per la prima volta intorno al 300 d.C., quasi cento anni prima che Teotihuacan la invadesse. Questo sembra suggerire l'esistenza di rapporti amichevoli, almeno all'inizio, tra le due città.
Di certo non si può dire con certezza che chi costruì Tikal provenisse, in realtà da Teotihuacan, ma sicuramente si trattava di persone che avevano molta familiarità con la cultura e le tradizioni di quest'ultima. Barbara Arroyo, archeologa dell'Università Francisco Marroquìn, aspetta ulteriori risposte dagli scavi in corso. Soprattutto aspetta che venga confermata l'ipotesi che la cittadella di Tikal ha lo scopo di emulare quella di Teotihuacan.
Il recente ritrovamento, in effetti è speculare della recente scoperta, nel cuore di Teotihuacan, di un complesso Maya appartenente ad una élite sociale. Le pareti erano decorate con sontuosi e colorati murales in stile Maya che hanno fatto pensare agli archeologi che in questo edificio potessero aver vissuto nobili o diplomatici. Gli affreschi vennero frantumati e sepolti in profondità proprio in concomitanza con la conquista di Tikal, nel 378 d.C.

Arabia Saudita, trovati i resti dei primi compagni dell'uomo

 
Gli archeologi hanno scoperto, nel nordovest dell'Arabia Saudita, le prime prove dell'addomesticamento dei cani da parte dell'uomo.
Sono state rinvenute le ossa di un cane in un luogo sepolcrale, una delle prime sepolture monumentali identificate nella penisola arabica, più o meno contemporanea a tombe simili situate nel nord del Levante. Il primo utilizzo della sepoltura risale al 4300 a.C. circa e venne utilizzato per almeno 600 anni, durante l'Era Neolitico-Calcolitica.
Il ritrovamento di ossa di cane parlano del primo canide addomesticato della penisola arabica.
La squadra archeologia, composta da membri sauditi e internazionali, ha concentrato i suoi sforzi su due siti di sepoltura fuori terra, risalenti al V e IV millennio a.C., situati a 130 chilometri di distanza, uno situato su un altopiano vulcanico e l'altro in aridi calanchi. Sull'altopiano vulcanico sono stati rinvenuti 26 frammenti di ossa appartenenti ad un solo canide, sepolto con i resti di 11 umani: sei adulti, un adolescente e quattro bambini. Le ossa del cane mostrano segni di artrite, il che suggerisce che l'animale ha vissuto con gli umani in età avanzata.
Dopo aver assemblato le ossa, gli archeologi hanno dovuto determinare se le ossa appartenessero ad un cane o, piuttosto, ad un animale simile quale il lupo del deserto. L'archeologa Laura Strolin è stata in grado di dimostrare che si trattava effettivamente di un cane, analizzando un osso in particolare, quello della zampa anteriore sinistra dell'animale. Queste ossa sono state datate al 4200-4000 a.C.
L'arte rupestre rinvenuta nella regione indica che gli abitanti del Neolitico utilizzavano i cani durante la caccia allo stambecco e ad altri animali. Gli scavi sul luogo hanno portato alla scoperta di altri manufatti degni di nota, tra i quali un ciondolo in madreperla a forma di foglia ed una perla in corniola.

Fonte: eurekalert.org
Foto: Arabia Saudita, il luogo in cui sono stati fatti i ritrovamenti (Royal Commission of Al-Ula)

domenica 11 aprile 2021

Corsica, scoperta una necropoli romana

Una necropoli di età romana, del III-IV secolo d.C. è stata scoperta in Corsica, nei pressi della cittadina di L'Ile-Rousse, nel nord dell'isola. Ad annunciare il ritrovamento è stato l'Institut national de recherches archéologiques préventives (INRAP).
La necropoli è emersa da uno scavo di archeologia preventiva, realizzato in previsione di alcuni progetti immobiliari nel centro del borgo.
La scoperta è importante perché prima di questo ritrovamento non si registravano scoperte significative in quest'area della Corsica: i ritrovamenti nei pressi di L'Ile-Rousse erano rari e frammentari, e di conseguenza questa necropoli di dimensioni ragguardevoli per il contesto potrebbe far pensare che ci fossero insediamenti rilevanti nell'area.
Gli esami condotti nella primavera del 2019 avevano rivelato la presenza di una decina di sepolture antiche, non intaccate dalle numerose modifiche urbanistiche che l'Ile-Rousse ha subìto a partire dall'Ottocento: la cittadina fu fondata infatti nel 1758 da Pasquale Paoli, eroe dell'indipendenza corsa, in una zona dove fino al Settecento erano registrate solo poche case di pescatori.

La necropoli, in particolare, si trova davanti alla chiesa dell'Immacolata Concezione: il sito è stato ampiamente scavato a partire da febbraio scorso e le ricerche condotte su di una superficie di seicento metri quadri hanno dimostrato che le sepolture sono molto diverse tra loro (alcune fosse sono scavate direttamente nella roccia), altre invece sono realizzate in terracotta, coperte con le tegole che i Romani chiamavano imbrices, "embrici". Inoltre sono state rinvenute anche inumazioni in anfore, utilizzate dunque a mo' di urne per contenere i resti dei defunti. L'inumazione in anfora era riservata soprattutto ai bambini, ma in alcuni casi è stato riscontrato questo uso anche per gli adulti (venivano usate anfore molto grandi, adatte a contenere un corpo umano). Si tratta di anfore per lo più di produzione africana, molto diffuse in Corsica tra il IV e il VII secolo d.C.: venivano adoperate per il trasporto e la conservazione di vino, olio, salamoia importati da Cartagine e dall'odierna Tunisia.
Sono in tutto una quarantina le tombe scoperte: il rinvenimento, fa sapere l'INRAP, "fa riscrivere il passato antico di L'Ile-Rousse e, più in generale, della costa occidentale della Corsica. Gli esempi conosciuti sull'isola di queste inumazioni sono spesso associati a edifici di culto, come per i siti di Mariana o di Sant'Amanza. Qui nessun edificio è stato al momento scoperto, ma non è da escludere una sua esistenza nel contesto immediato dell'area funeraria interessata dallo scavo archeologico".

Fonte: Finestre sull'Arte
Foto: Pascal Druelle (INRAP)

sabato 10 aprile 2021

Turchia, monastero e mosaico trovati grazie a scavi illegali

Nella Turchia occidentale sono stati riportati alla luce un monastero costruito durante l'età romana ed un mosaico di 1500 anni fa. La scoperta è avvenuta grazie ad uno scavo illegale.
Hunkar Keser, direttore del Museo Archeologico di Izmir ha affermato che gli archeologi sono intervenuti sul luogo su segnalazione della gendarmeria turca.
Il luogo dove è stato trovato il mosaico è stato utilizzato come monastero con tanto di basilica. Gli archeologi pensano che il monastero sia stato utilizzato tra il IV ed il XIV secolo. Il mosaico è molto prezioso, dal punto di vista archeologico.

Fonte e fotoaa.com.tr

Francia, riconosciuta una mappa di 4000 anni fa

Una lastra di pietra di due metri per 1,5, scoperta nel 1900, è stata rinvenuta in una cantina di un castello francese nel 2014. Gli archeologi che l'hanno studiata, hanno affermato che le incisioni riportate sulla pietra risalgono a 4000 anni fa e che si tratterebbe di una sorta di mappa, la più antica conosciuta in Europa.
La lastra è conosciuta come Lastra di Saint-Bélec e risalirebbe all'Età del Bronzo, tra il 1900 ed il 1650 a.C. Venne riportata alla luce nel 1900, durante gli scavi di un cimitero preistorico nel Finistère, nella Bretagna Occidentale, dall'archeologo Paul du Chatellier. La lastra è stata poi dimenticata per oltre un secolo e conservata per decenni in una cantina del castello appartenente allo stesso du Chatellier.
Gli archeologi che hanno recentemente esaminato il reperto, hanno notato la presenza di motivi ripetuti uniti da linee sulla sua superficie ed hanno ipotizzato che la mappa rappresenti un'area del Finistère. Le rientranze sarebbero una rappresentazione in 3D della valle del fiume Odet, mentre diverse linee sembrano riprodurre la rete fluviale della zona. Si tratta, secondo gli studiosi, di una mappa con una precisione dell'80%.

Fonte e foto: bbc.com

Bulgaria, la necropoli dei vasi a forma di uccello

Gli archeologi bulgari hanno scoperto 15 nuove sepolture del II millennio a.C. (Media-Tarda Età del Bronzo) vicino alla città di Baley sul Danubio, nel nordovest della Bulgaria, in una necropoli dei Traci che ha restituito numerose urne ed altri vasi a forma di uccello.
Il vaso appena rinvenuto ricorda, nella forma, un'anatra o un altro uccello acquatico ed è uno dei manufatti più importanti scoperti di recente. Il vaso è stato oggetto, nel 2020, di una mostra a Sofia. La necropoli appartiene alla cosiddetta Cultura delle ceramiche incrostate del Danubio inferiore. Il sito è stato studiato per più di 40 anni, ma continua a restituire nuovi, impressionanti, reperti dell'Età del Bronzo.
Le 15 sepolture scoperte di recente, con le loro numerose urne funerarie ed altri vasi di ceramica incrostata, risalgono al II millennio a.C., un periodo associabile agli antichi Traci dei quali si hanno notizie proprio a partire da questo periodo.
Le necropoli dell'Età del Bronzo di Baley offrono agli archeologi nuove informazioni sui riti di sepoltura dei Traci e sulle loro credenze. Gli archeologi hanno rinvenuto vasi riccamente decorati, usati contemporaneamente come doni funebri e urne nelle tombe di famiglia. I resti di adulti e bambini sono stati trovati sepolti gli uni accanto agli altri.

Fonte: archaeologyinbulgaria.com
Foto: National Institute and Museum of Archaeology

Egitto, riemerge dalle sabbie la città d'oro

Scoperta, in Egitto, l'antica città perduta di Aten. E' la seconda scoperta più importante dopo la tomba di Tutankhamon. La notizia è stata data dall'ex ministro egiziano delle Antichità, Zaki Hawass. La città si trova nei pressi di Luxor e risale al regno di Amenhotep III.
"Molte missioni straniere hanno cercato questa città e non l'hanno mai trovata. Abbiamo iniziato il nostro lavoro alla ricerca del tempio funerario di Tutankhamon perché i templi di Horemheb e Ay sono stati trovati in questa zona", ha commentato Hawass. Si tratta della più grande città mai trovata in Egitto.
Secondo Betsy Brian, docente di egittologia presso la John Hopkins University di Baltimora, "la scoperta di questa città perduta è la seconda scoperta archeologica più importante della tomba di Tutankhamon". Fondata da uno dei più grandi sovrani, il re Amenhotep III, nono re della XVIII Dinastia che governò l'Egitto dal 1391 al 1353 a.C., Aten fu attiva durante la co-reggenza del grande re e di suo figlio, Amenhotep IV/Akhenaton. Era il più grande insediamento amministrativo ed industriale dell'era dell'impero egiziano sulla riva occidentale di Luxor. "Le strade della città sono fiancheggiate da case, le cui mura sono alte fino a tre metri", racconta Hawass. "La scoperta della Città Perduta, non solo darà uno sguardo sulla vita degli antichi egizi nel periodo in cui l'impero era al suo massimo splendore, ma ci aiuterà a far luce su uno dei più grandi misteri della storia: ovvero perché Akhenaton e Nefertiti decisero di trasferirsi ad Amarna" ha aggiunto Brian.
L'area di scavo si colloca tra il tempio di Ramses III a Medinet Habu e il tempio di Amenhotep III a Memnon: si intendeva cercare il tempio funerario di Tutankhamon. Il successore di Tutankhamon, re Ay, costruì il suo tempio su un sito che fu successivamente adiacente al lato meridionale del tempio di Ramses III a Medinet Habu.
Gli egittologi ritengono che il tempio di Ay potesse in passato appartenere a Tutankhamon poiché qui vennero ritrovate due statue colossali del giovane re. La parte settentrionale del tempio è ancora sepolta sotto la sabbia. Lo scavo ha preso il via lo scorso settembre e in poche settimane, con grande sorpresa, hanno cominciato a comparire formazioni di mattoni di fango. Quello che hanno portato alla luce era il sito di una grande città in buone condizioni di conservazione, con mura quasi complete e con stanze piene di oggetti di vita quotidiana. Gli strati archeologici sono rimasti intatti per migliaia di anni. 
Primo obiettivo della missione era datare questo sito. Iscrizioni geroglifiche sono state trovate su tappi di argilla di vasi di vino. I riferimenti storici documentano che l'insediamento era costituito da tre palazzi reali del re Amenhotep III, dal centro amministrativo e industriale dell'impero. Una grande quantità di reperti archeologici, come anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata e mattoni di fango con i sigilli del cartiglio del re Amenhotep III, ha confermato la datazione della città.
Nella parte meridionale è stata scoperta una panetteria, una zona in cui i cibi venivano preparati e cotti, inclusi forni e un deposito di vasellame. Dalle sue dimensioni, la cucina accoglieva un ampio numero di operai e impiegati. La seconda area è il quartiere amministrativo e residenziale, con unità più ampie e ben disposte: è recintata da un muro a zig-zag, con un solo punto di accesso che conduce a corridoi interni e zone residenziali. L'unico ingresso fa pensare che ci fosse la possibilità di controllare l'ingresso e l'uscita in aree chiuse.
I muri a zig-zag sono uno dei rari elementi architettonici dell'antica architettura egizia, utilizzati principalmente verso la fine della XVIII Dinastia. La terza area costituisce l'officina: da un lato, l'area di produzione dei mattoni di fango utilizzati per la costruzione di templi e annessi (i mattoni presentano sigilli con il cartiglio del re Amenhotep III); dall'altro, un grande numero di stampi da colata per la produzione di amuleti ed elementi decorativi.
In tutte le aree, sono stati inoltre rinvenuti strumenti utilizzati in attività industriali come la filatura e la tessitura e scorie di lavorazione del metallo e del vetro. All'interno di una delle stanze sono state trovate due insolite sepolture di una mucca o di un toro. Sono in corso indagini per determinare la natura e lo scopo di questa pratica. E ancora più notevole la sepoltura di una persona, trovata con le braccia tese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. La posizione di questo scheletro è piuttosto strana.
Uno dei più recenti ritrovamenti di una nave contenente circa 10 chilogrammi di carne essiccata o bollita, reca una preziosa iscrizione: "Anno 37, carne condita per la terza festa di Heb Sed dal macello del recinto per bestiame di Kha fatta dal macellaio Iuwy". Questa preziosa informazione non solo ci da' i nomi di due persone che vivevano e lavoravano nella città, ma conferma che la città era attiva al tempo della co-reggenza di Amenhotep III e di suo figlio Akhenaton.
A nord dell'insediamento è stato scoperto un grande cimitero e sono state rinvenute tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni. Gli scavi sono ancora in corso e si prevede di scoprire tombe intatte ricche di tesori.

Fonti: Finestre sull'Arte, Il Messaggero
Foto: gli scavi nella città d'oro (Finestre sull'Arte)

giovedì 1 aprile 2021

San Casciano dei Bagni, scoperto un santuario romano

Dalle acque di San Casciano dei Bagni (Siena), riemerge un santuario romano dedicato a diverse divinità. Già nello scorso agosto dai fanghi del Bagno erano riemerse le tracce dell'ingresso monumentale di un santuario romano e, abbandonato sulla soglia, era stato ritrovato un altare in travertino. L'iscrizione "sacro ad Apollo" non lasciava dubbi sulla divinità tutelare del santuario.
Con la ripresa degli scavi, nonostante le difficoltà dovute al fatto che gli archeologi hanno dovuto lavorare immersi nell'acqua calda e, ovviamente, con tutte le limitazioni imposte dal protocollo di contrasto della pandemia del Covid19, il team del Roman Baths Project ha visto riapparire nello scavo stratigrafico di un orto abbandonato a pochi metri dalle polle pubbliche ancor oggi in uso, le vestigia di un santuario romano molto ben conservato, il cui carattere sacro era suggellato da altari dedicati alla Fortuna Primigenia, a Iside oltre che ad Apollo, e una statua di marmo raffigurante Igea.
In soli due mesi di scavo è emersa con chiarezza parte della sequenza di vita del luogo di culto. L'impianto monumentale del santuario è riconducibile all'età augustea: si tratta di una struttura edificata su di un luogo sacro in epoca etrusca e durante l'Ellenismo. In età augustea il santuario assume la forma di un edificio con copertura a compluvio su un bacino centrale circolare, poggiante su quattro colonne tuscaniche e con propileo di ingresso a sud delimitato da due colonne a base attica.
A seguito di un incendio avvenuto probabilmente alla metà del I secolo d.C., tra età Flavia ed età Traianea l'edificio fu ricostruito e ampliato. Verso la fine del II secolo d.C. tre altari in travertino con dediche anche a Fortuna Primigenia e ad Iside sono deposti nel cuore del santuario, sul bordo della vasca della sorgente calda che sgorga a 42 gradi. 
Lo scavo archeologico è in concessione al Comune di San Casciano dei Bagni da parte della Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Ministero della Cultura ed è stato concepito fin da subito come una collaborazione di ricerca e tutela tra il Comune e la Soprintendenza di Siena, Grosseto e Arezzo. La Direzione dello scavo è affidata a Emanuele Mariotti, archeologo esperto di topografia e geofisica applicata all'archeologia e il Coordinamento del Comitato Scientifico è di Jacopo Tabolli, funzionario della Soprintendenza e docente a contratto dell'Università per Stranieri di Siena.
Il Comitato Scientifico coinvolge anche Stefano Camporeale (Università di Siena), Paraskevi Christodoulou (University of Cyprus), Hazel Dodge (Trinity College Dublin) e Lisa Rosselli (Università di Pisa).

Fonte: finestresullarte.info
Foto: il santuario romano di San Casciano dei Bagni e resti del tempio di Iside (finestresullarte.info)

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...