venerdì 31 gennaio 2020

Spagna, il primo monastero bizantino

Spagna, i resti del monastero bizantino di Elda ad Alicante
(Foto: Museo Archeologico di Elda)
Gli archeologi dell'Università di Alicante, in Spagna, hanno recentemente identificato il primo monastero bizantino mai finora trovato nella penisola iberica.
Nel VI secolo d.C. l'imperatore Giustiniano costrinse le persone a depositare una cifra in denaro nelle principali chiese di ogni città, In questo modo i mercanti potevano dimostrare che la monetazione che usavano nelle transazioni economiche corrispondeva al denaro ufficiale che l'imperatore aveva coniato. Le chiese lavoravano come garanti nei confronti degli acquirenti dei metalli preziosi, affinché non fossero ingannati e per accertarsi che le monete in uso avessero il valore effettivo. Se le operazioni erano fraudolente, il gettito fiscale era inferiore.
Spagna monete bizantine trovate nel
monastero di Elda (Foto: Museo
Archeologico di Elda)
Il monastero appena scoperto, chiamato El Monastil, funzionò proprio come un quartier generale amministrativo e fiscale bizantino. Dapprincipio si era pensato che su questa collina alla periferia della cittadina di Elda  si trovasse un sito romano o visigoto, in seguito si scoprì che si trattava di una basilica bizantina, la prima costruita in Spagna, che era anche un importante centro per l'amministrazione fiscale dell'epoca.
Gli ultimi scavi, diretti da Antonio Manuel Poveda, hanno permesso il ritrovamento di una grande base di colonna ottagonale, tipica dell'architettura bizantina ed unica nel suo genere, al momento, in tutta la penisola. Una pisside, una scatola cilindrica in avorio, decorata con una scena delle fatiche di Ercole, è stata ritrovata nel sito.
La chiesa ed il suo convento occupavano un'area di circa 84 metri quadrati in questo centro religioso in collina. Sono stati trovati e identificati vari oggetti metallici dei rituali liturgici di epoca bizantina, tra i quali un piccolo coltello, utilizzato nella preparazione del pane sacro prima della Comunione ed un cucchiaio, ancora oggi utilizzato nel rito della Comunione ortodossa. Sono stati documentati anche materiali ceramici nordafricani, orientali e locali risalenti alla seconda metà del VI secolo.
Nel 1991, in questa stessa zona, sono state rinvenute dieci sepolture contenenti 16 corpi. Quattro degli individui indossavano anelli incisi con la lettera greca "sigma" ed uno di loro aveva anche una croce greca.

Fonte:
archaeologynewsnetwork.blogspot.com

Irlanda, i segreti della mummia...

Belfast, la mummia di Tabuki (Foto: manchester.ac.uk)
L'antica e famosa mummia egizia in mostra all'Ulster Museum, Tabuki, perì di morte violenta. La donna, infatti, venne accoltellata, come hanno rivelato gli esperti dei Musei Nazionali, dell'Università di Manchester, della Queen's University di Belfast e del Kingsbridge Prive Hospital.
Gli esperti, nel 185mo anniversario dello srotolamento della mummia, nel 1835, hanno scoperto che il Dna di Tabuki è più simile agli individui europei piuttosto che alle moderne popolazioni egiziane. Tabuki ha un dente in più - 33 invece di 32 - presente solo nello 0,02% della popolazione. Il cuore di Tabuki, dapprincipio dato per disperso, è stato identificato intatto. La scansione mostra che venne pugnalata nella parte superiore della schiena, vicino alla spalla sinistra. Questo colpo è stata la causa della sua morte.
Gli esperti ritengono che l'oggetto misterioso nella cavità del corpo della mummia, precedentemente ritenuto essere il suo cuore, era, in realtà, del materiale utilizzato per nascondere la ferita da coltello. Tabuki è vissuta più di 2600 anni fa e morì intorno ai vent'anni. Probabilmente si trattava di una donna sposata. La mummia venne acquistata a Tebe da Thomas Greg e portata a Belfast nel 1834.

Foto:
manchester.ac.uk

Gran Bretagna, scavi nell'abbazia di Bath

Gran Bretagna, scavi nell'abbazia di Bath
(Foto: Wessex Archaeology)
Gli archeologi inglesi hanno confermato, grazie alla datazione di due edifici in pietra appena scoperti nell'abbazia di Bath, la scoperta delle prime strutture anglosassoni all'interno della città di Bath.
I ricercatori del Wessex hanno utilizzato tecniche scientifiche per datare i resti di due edifici in pietra, scoperti durante i lavori di ristrutturazione dell'abbazia di Bath, Le due strutture si trovano sotto il livello stradale, a sud dell'attuale chiesa. Si tratta di strutture absidiali che giacciono al di sotto dell'area dei chiostri della cattedrale del XII secolo.
Uno degli intonaci dell'abside meridionale conteneva frammenti di carbone datati, rispettivamente, al 780-970 d.C. e al 670-770 d.C. In un contesto post-romano, il luogo più probabile per trovare questo tipo di struttura si trova all'estremità orientale di un edificio ecclesiastico, una chiesa o una cappella. Gli scavi hanno rivelato che queste strutture sono circondate da sepolture tardosassoni ed i ricercatori sono convinti di aver trovato parte del perduto monastero anglosassone di Bath. Una prima ipotesi vuole che queste strutture siano state edificate da re Offa di Mercia, che acquistò il monastero nel 781 d.C.

Fonte:
batheco.co.uk

sabato 25 gennaio 2020

Roma, il cranio di Plinio il Vecchio?

Roma, il probabile cranio di Plinio il Vecchio
(Foto: adnkronos.com)
Quando c'è in ballo l'archeo-medicina la cautela è d'obbligo. Ma è sempre più verosimile che il cranio conservato presso l'Accademia di Arte Sanitaria di Roma - fino ad oggi considerato dalla tradizione appartenente a Plinio il Vecchio - sia davvero un resto del grande naturalista e ammiraglio romano. A rivelare nuovi e preziosi indizi sul teschio è il Progetto Plinio, coordinato da Andrea Cionci e forte delle indagini condotte da studiosi delle Università di Roma (La Sapienza), Firenze, Macerata e dell'Igag-Cnr. I risultati sono stati illustrati a Roma, nella seconda parte del convegno dedicato all'apertura del centesimo Anno Accademico dell'Accademia di Storia dell'Arte Sanitaria (Complesso monumentale dell'Ospedale S. Spirito in Sassia).
Dopo due anni di ricerca - e l'analisi di cranio, mandibola, denti e Dna - è dunque sempre più verosimile che il cranio sia l'unica reliquia esistente di Plinio il Vecchio, un intellettuale che ci ha lasciato ben 37 libri completi di storia naturale e che, al tempo stesso, fu un eroico ammiraglio. Come ha tramandato in due lettere suo nipote, Plinio il Giovane, nel 79 d.C. Plinio sacrificò la propria vita sulla spiaggia di Stabia per salvare i civili investiti dall'eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei ed Ercolano. L'ammiraglio divenne così l'artefice della prima operazione di protezione civile (documentata) della storia umana.
L'input iniziale dello studio è partito da Flavio Russo che, nella pubblicazione dello Stato Maggiore della Difesa "79 d.C., Rotta su Pompei", aveva preso in esame una serie di importanti indizi sul cranio. L'idea di far eseguire una batteria di analisi sul reperto è stata rilanciata dallo storico dell'arte e giornalista Andrea Cionci che, grazie a sponsor privati e alla onlus Theriaca costituita dall'Accademia, ha potuto coordinare una serie di rilievi ed esami sul reperto.
Ebbene, gli esami sui denti della mandibola inferiore avevano inizialmente fornito un'età della morte sconfortante: 37 anni, mentre Plinio si è spento a 56 anni. Ma poi si è scoperto che la mandibola non apparteneva al cranio: l'esame del Dna ha dimostrato che si tratta di due individui diversi. La mandibola potrebbe appartenere (ancora una volta il condizionale è d'obbligo) ad uno schiavo numida di Plinio. Oltre a questo, gli studiosi hanno messo in fila una serie di coincidenze derivanti dalla posizione del corpo "dormiente" e soprattutto dal ricco corredo aureo ritrovato, ascrivibile ad un altissimo ammiraglio romano.
"Le probabilità che la calotta cranica sia di Plinio aumentano, dunque, ma una sola cosa è assolutamente certa - spiega Cionci, promotore e coordinatore del Progetto Plinio - fino allo stato attuale degli studi nessun indizio è emerso per negare che questa calotta cranica appartenga veramente al grande personaggio". Insomma, gli elementi raccolti fino ad ora vanno tutti nella stessa direzione. Ma il lavoro non è ancora terminato. "Sperando che l'Accademia possa essere sovvenzionata, o dallo Stato o da altri privati - conclude Cionci - proseguiremo nelle ricerche".

Fonte:
adnkronos.com

Gran Bretagna, la sepoltura del prete...

Gran Bretagna, la sepoltura del sacerdote rinvenuta nella Cattedrale
di Lincoln (Foto: thelincolnite.co.uk)
Una rara sepoltura di un sacerdote vissuto nel medioevo è una delle 50 sepolture rinvenute dagli archeologi nella Cattedrale di Lincoln. Si tratta di uno scheletro completo, sepolto con molta cura con un calice in peltro, utilizzato per la comunione ed i simboli della sua attività di sacerdote. Esempi simili sono stati datati al XII e XIII secolo.
Le sepolture sono state trovate durante gli scavi della Allen Archaeology Ltd con sede a Lincoln come parte del progetto Lincoln Cathedral Connected, finanziato dalla National Lottery. Gli scavi dovevano consentire lavori di drenaggio e paesaggi intorno alla cattedrale.
L'area tra il fronte occidentale della Cattedrale e il vicino Arco dello Scacchiere è nota per essere stata utilizzata come luogo di sepoltura per la cattedrale e la chiesa di Santa Maria Maddalena nel Bailgate. Parte dell'area del Dean's Green è stata utilizzata anche come luogo di sepoltura della cattedrale, così come i numerosi spazi verdi che la circondano.
Gran Bretagna, frammenti di intonaco romano scoperti nella Cattedrale
di Lincoln (Foto: thelincolnite.co.uk)
Oltre agli scheletri scavati durante il progetto, diversi altri manufatti storici attualmente in fase di studio e datazione. Alcuni saranno esposti come parte del nuovo centro visitatori della Cattedrale di Lincoln, che sarà inaugurato nell'estate 2020. Altri reperti provenienti dagli scavi includono la mano di una statua ed una moneta raffigurante il volto di Edoardo il Confessore, l'ultimo re della casa di Wessex, che governò dal 1042 al 1066. La moneta è stata coniata tra il 1053 e il 1056, quindi pre-data l'edificio dell'attuale Cattedrale.
Sono stati poi scoperti resti di edifici romani di pregio nell'area del nuovo centro visitatori. Tra i reperti degni di nota e risalenti al periodo romano vi sono resti di intonaco dipinto, un bruciatore di inceso quasi integro, un contenitore per profumi ed un cucchiaio. Parte dell'intonaco rinvenuto mostra un disegno intricato di fiori e foglie mentre un'altra parte presenta delle bande colorate. Presto sarà possibile ricostruire parte del motivo parietale di quella che, molto probabilmente, era una domus romana.

Fonte:
thelincolnite.co.uk

giovedì 23 gennaio 2020

Ercolano, il cervello del custode del Collegio degli Augustali

Ercolano, i resti del custode del Collegio degli Augustali
(Foto: ilmessaggero.it)
Ercolano, trovato il cervello di una vittima dell'eruzione del 79 d.C. La scoperta è opera di un team di antropologi e ricercatori guidati da Pier Paolo Petrone, antropologo forense e direttore del Laboratorio di Osteobiologia Umana e Antropologia Forense, Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate presso l'Università di Napoli Federico II, che da anni studia gli effetti delle eruzioni del Vesuvio sul territorio campano e le popolazioni che lo hanno abitato nel passato.
Il materiale cerebrale appartiene ad uno scheletro che si trova ancora oggi in uno degli ambienti di servizio del Collegio degli Augustali. Allo studio ha preso parte anche il Direttore del Parco Francesco Sirano, insieme a ricercatori della Federico II, del Ceinge e dell'Università di Cambridge.
L'eruzione che nel 79 d.C. colpì Ercolano con cenere bollente e Pompei uccidendo all'istante tutti i suoi abitanti, in poche ore seppellì l'intera area vesuviana fino a 20 chilometri di distanza dal vulcano. Negli anni '60, durante gli scavi condotti dall'allora Soprintendente Amedeo Maiuri, nella cenere vulcanica furono rinvenuti un letto ligneo e i resti carbonizzati di un uomo, che gli archeologi ritengono fosse il custode del Collegio consacrato al culto di Augusto.
Nell'ambito di una decennale collaborazione scientifica con Francesco Sirano, recenti indagini sul campo, condotte da Pier Paolo Petrone, hanno portato alla scoperta nel cranio della vittima di materiale vetroso, nel quale sono state identificate diverse proteine ed acidi grassi presenti nei tessuti cerebrali e nei capelli umani. L'ipotesi degli studiosi è che l'elevato calore sia stato letteralmente in grado di bruciare il grasso e i tessuti corporei della vittima, causando la vetrificazione del cervello. La conservazione di tessuto cerebrale è un evento estremamente raro in archeologia, ma è la prima volta in assoluto che vengono scoperti resti umani di cervello vetrificati per effetto del calore prodotto da un'eruzione.
Le fragili scaglie rimaste dal cranio esploso sono resti incoerenti di quello che due millenni fa era un essere umano pensante. Forse sognava, nel suo letto, quando il cataclisma lo ha avvolto. Ma il processo fisico di vetrificazione è un indizio che ha registrato in qualche modo ciò che è avvenuto in quei momenti. Le prove di questa dinamica sono state trovate anche nel legno carbonizzato dello stesso Collegio: "Questo suggerisce che l'estremo calore radiante sia stato in grado di incendiare il grasso corporeo e vaporizzare i tessuti molli", affermano gli studiosi dell'Università di Napoli Federico II.

Fonti:
ilmattino.it
ilmessaggero.it

Armenia, tracce dell'acquedotto romano

Armenia, monastero armeno di Khor Virap nella pianura di Ararat
(Foto: asbarez.com)
In Armenia gli archeologi hanno scoperto un antico sistema di approvvigionamento idrico. Secondo il direttore dell'Istituto di Archeologia ed Etnografia dell'Accademia Nazionale delle Scienze dell'Armenia, Pavel Avetisyan, le fondamenta dell'acquedotto, che si trova non lontano dall'antico monastero di Khor Virap, risalirebbe a quasi duemila anni fa.
Il ritrovamento è opera di un team armeno-tedesco. La datazione dell'acquedotto è stata individuata ad un periodo compreso tra il 114 ed il 117 d.C. e probabilmente la struttura attingeva acqua dal fiume Garni.
Oltre l'acquedotto gli archeologi devono studiare un'altra importante scoperta: le fondamenta di un palazzo, rilevate dall'esplorazione geomagnetica nei pressi della moderna Artashat. Queste fondamenta si trovano in un settore privato, per cui i ricercatori dovranno accordarsi con gli attuali proprietari.
La città di Artashat ha una storia lunga e molto ricca. Le colline di Artashat furono scelte dal fondatore della dinastia Artashissian, Artashes I, come il luogo della nuova capitale armena. La città venne edificata tra il 189 ed il 188 a.C. e fu situata sulla penisola formata dalla confluenza dei fiumi Arax e Mezamor. Gli scavi hanno permesso di individuare importanti resti dell'Età del Bronzo.
Secondo Plutarco e Strabone, la scelta del luogo e la pianta della città furono frutto del genio del generale punico Annibale che, sconfitto da Antioco il Grande nella battaglia di Magnesia (190 a.C.), riparò alla corte del giovane Artashes.
Artashat fu capitale dell'Armenia per 600 anni, oltre ad essere sede del tribunale e delle dinastie Artashessian e Arshakuni. Nel 58 d.C. la città venne occupata dalle legioni siriane al comando del generale romano Gnaeus Domitius Corbulo. Venne data alle fiamme nel 59 d.C. e nel 63 d.C. le truppe di Armeni e di Parti sconfissero i Romani. Nel 114 d.C. Traiano invase l'Armenia ed occupò Artashat. La città venne distrutta dalle truppe romane di Statius Priscus nel 163 d.C.
Artashat rimase il centro principale, politico e culturale, del regno di Armenio fino al re Khosrov III (330-338 d.C.). Nel 368 d.C. il re persiano Shapur II attaccò l'Armenia e distrusse le mura e le strutture in pietra del castello di Artashat.

Fonti:
asbarez.com
armenianheritage.org

domenica 19 gennaio 2020

Paestum, il mistero del quarto tempio...

Paestum, uno degli elementi di un possibile quarto tempio
(Foto: museopaestum.beniculturali.it)
Per lunghi anni una fitta vegetazione ha nascosto un importante tassello del passato di Poseidonia/Paestum: nessuno immaginava l'esistenza di un quarto tempio dorico così ben conservato dentro le mura della città.
La fortuita scoperta è avvenuta durante i lavori straordinari di pulizia dell'antica cinta muraria: addossati ai grandi blocchi, gli aratri dei contadini avevano accumulato una notevole mole di detriti da cui sono emersi parti di colonne, capitelli, cornicioni, metope e triglifi. Si tratta di elementi architettonici che raccontano molto più di quello che sembra: sono parte di un edificio di culto ubicato al di fuori del quartiere dei santuari urbani, presso la porzione occidentale delle mura urbane.
Paestum, elementi del quarto tempio
(Foto: museopaestum.beniculturali.it)
Il ritrovamento ha messo in discussione quanto finora conosciuto della storia di Poseidonia; tante sono le domande che gli archeologi si pongono: come era fatto il tempio, a quale divinità era dedicato, quali riti venivano compiuti e chi lo frequentava; e inoltre, c'era solo un tempio o altri edifici occupavano questa parte della città? Al momento non è possibile rispondere a questi quesiti, solo con uno scavo archeologico si potrà ampliare il quadro delle conoscenze di questa struttura.
Nel frattempo si sta procedendo al restauro dei capitelli, delle cornici e dei triglifi. Parte degli elementi architettonici resta ancora interrato ma gli archeologi sono sicuri che si tratti di un gioiello dell'architettura dorica del primo periodo classico di Paestum.
L'indagine archeologica nell'area dell'antica città prima lucana, poi greca e quindi romana, ha portato alla identificazione dei resti di un edificio oggi identificato come "Casa dei Sacerdoti", a fianco del Tempio di Nettuno (V secolo a.C.). Questa denominazione è tipica degli edifici dei quali non si conosce ancora la funzione e la destinazione d'uso. Al momento non si conosce la divinità alla quale era dedicato il complesso architettonico. Tuttavia è stato datato ad un periodo compreso tra il IV ed il III secolo a.C., tra la fase lucana e quella romana. L'edificio ha pianta irregolare e pavimenti fatti di grandi basoli e questo porta a pensare che la cosiddetta "Casa dei Sacerdoti" sia stata eretta in un periodo in cui a Paestum c'erano ancora i Greci, ma a comandare erano i Lucani e poi i Romani.
Durante la ristrutturazione del II secolo a.C., come evidenziato dagli scavi, all'interno dell'edificio fu chiuso un pozzo con resti di animali, forse sacrificali, e il pavimento in basoli fu ricoperti in diversi punti dal cocciopesto.


Fonte:
museopaestum.beniculturali.it

sabato 18 gennaio 2020

Gerusalemme, la via dei pellegrini e il mercato dell'agronomo

Israele, la mensa ponderaria scoperta nei pressi della Via dei Pellegrini
(Foto: Ari Levy, Israel Antiquities Authority)
Una rara mensa ponderaria del periodo del Secondo Tempio è stata recentemente scoperta a Gerusalemme; questo ritrovamento permetterebbe agli archeologi di identificare il luogo dove si svolgeva un mercato 2000 anni fa. Probabilmente questa mensa ponderaria apparteneva al direttore del mercato o agoranomo, che era responsabile dei pesi e delle misure di quanto era scambiato nel mercato antico.
Il luogo dove è stato rinvenuto il reperto è ancora in fase di scavo. Con la mensa sono tornati alla luce anche pesi in pietra di diverse misure. Tutto questo ha portato gli archeologi a ritenere che qui vi fosse stata, un tempo, il luogo dove si svolgevano gli scambi commerciali. Un mercato ben pavimentato, insomma.
Il sito di indagine si trova attualmente a cinque metri di profondità, sotto un quartiere arabo di Gerusalemme est. Questo lastricato era chiamato il "Sentiero dei pellegrini" o "via del pellegrinaggio". La lunghezza totale del percorso è di circa 600 metri per una larghezza di otto. Entrambi i lati erano fiancheggiati da negozi probabilmente a due piani.
Israele, la Via dei Pellegrini, scavata al di sotto della Città di David, sito
archeologico di Gerusalemme (Foto: Luke Tress/Times of Israel)
La strada e il mercato vennero costruiti dai Romani nel 20 d.C. e completati sotto Ponzio Pilato nel 30 d.C. circa. Uno studio recente di 100 monete trovate al di sotto della pavimentazione del sito sembrerebbe confermare questa datazione. Quando Gerusalemme venne completamente distrutta dai Romani nel 70 d.C., questo luogo venne completamente ricoperto. In questi ultimi dieci anni gli archeologi hanno dovuto scavare tra i detriti e la sporcizia che occultava completamente la strada romana. Qui sono tornati alla luce manufatti di incalcolabile valore archeologico come la mensa ponderaria ed i pesi.
Solo altre due mense sono state scoperte in Israele: una negli anni '70 del secolo scorso nel quartiere ebraico della Città Vecchia di Gerusalemme e la seconda a Shuafa, nella parte settentrionale della città, nel 2007. Mense ponderarie simili si trovano in tutto il mondo romano e dovunque si utilizzava lo stesso sistema per misurare i liquidi (olio d'oliva o vino).
Un peso (shekel) del periodo del Primo Tempio
(Foto: Yael Yolovich, Israel Atinquities Authority)
Il ruolo dell'agoranomo o responsabile del mercato, è ben documentato nell'antichità e viene attestato in Israele durante il periodo ellenistico. L'agoranomo è menzionato anche nella Bibbia, nel Libro dei Maccabei, nella narrazione di una controversia tra Onias, il sommo sacerdote, e Simeone per quel che riguarda l'ufficio dell'agoranomia che causò una guerra civile nel II secolo a.C.. Anche Giuseppe Flavio fa riferimento all'ufficio dell'agoranomo nella piazza di Gerusalemme. Nel Talmud si afferma che prima della distruzione del Secondo Tempio, nel 70 d.C., il direttore del mercato sarebbe stato responsabile solo dei pesi e delle misure.
Le decine di pesi scoperti nella piazza di Gerusalemme e nei suoi dintorni sono stati ricavati da pietre piatte di diverso peso e dimensioni. Circa il 90 per cento di queste pietre proviene dagli scavi del sito del Secondo Tempio di Gerusalemme e sono pesi unici, nel senso che hanno valenza solo per la città di Gerusalemme.
Il percorso sotterraneo della Città di David è ancora in fase di scavo e potrà essere completamente aperto al pubblico tra qualche anno.

Fonte:
Time of Israel

Perù, le tombe dei misteriosi Moche

Perù, lo scavo delle tre sepolture Moche di un guerriero, una donna ed un
bambino con il ricco corredo funebre (Foto: World Archaeology)
Scavi della fine del 2018 ad Huaca El Pueblo, in Perù, al di sotto di una piramide di mattoni di fango eretta dalla civiltà Moche, hanno rivelato tre notevoli sepolture risalenti al IV secolo d.C.. Oltre ad offrire uno sguardo struggente sulla vita di questi individui, sui riti che li hanno consegnati alla terra, queste sepolture offrono ulteriori indizi per aiutare a risolvere il mistero della cultura Moche.
Le camere funerarie contenevano le tombe di tre membri dell'élite Moche, accompagnati da numerose offerte consistenti in ceramiche ed ornamenti in rame, indicanti l'alto status sociale degli individui che giacevano nelle sepolture. La cultura Moche è stata sempre piuttosto in ombra, nella storia dell'archeologia peruviana, oscurata dallo studio e dai ritrovamenti appartenenti alla cultura Inca che, secondo i cronisti spagnoli, avevano fondato il primo stato organizzato nella regione.
Ma questa ipotesi è del tutto infondata, dal momento che non possediamo fonti e tradizioni scritte per la cultura Moche e, quindi, non è possibile stabilire con certezza chi, tra Inca e Moche, furono i primi a dar vita ad una sorta di stato unitario.
Perù, maschera funeraria del guerriero Moche trovato nella sepoltura
trisoma (Foto: World Archaeology
La cultura Moche si sviluppò lungo la costa settentrionale del Pacifico, dove il deserto è interrotto da fiumi alimentati da ghiacciai che scorrono dalle Ande. I Moche realizzarono canali di irrigazione nelle valli e molti ricercatori ora sostengono che la parte meridionale del Perù sia stata unificata e controllata dai Moche ben prima che dagli Inca. I Moche amavano i paramenti preziosi, tant'è che vantano sontuosi accessori in oro, argento e rame.
Gli scavi del 1987 presso la piramide di Huaca Rajada, nei pressi dell'odierno villaggio peruviano di Sipàn, hanno permesso di ritrovare splendide e indisturbate sepolture della élite Moche. Tra le scoperte straordinarie del sito vi è quella della sepoltura di un uomo di età compresa tra i 35 ed i 45 anni, accompagnato da un vasto assortimento di vasellame e da quella che sembrava essere una guardia del corpo, i cui piedi erano stati rimossi presumibilmente per assicurarsi che rimanesse al suo posto per tutta l'eternità. Il defunto aveva una maschera facciale in oro, copricapi, collane ed orecchini e divenne noto come il Signore di Sipàn.
Perù, maschera funeraria del bambino Moche, troppo grande per il
piccolo defunto (Foto: World Archaeology)
Circa venti anni più tardi venne scoperta un'altra notevole sepoltura a Huaca El Pueblo, un sito che presenta costruzioni piramidali erose dal tempo vicino alla città di Scupe, nella valle di Lambayeque, a circa 750 chilometri da Lima e a 12 chilometri da Sipàn. Nonostante la distanza è stato subito evidente ai ricercatori che c'erano delle forti similitudini tra la tomba appena scoperta e la sepoltura del Signore di Sipàn. L'individuo sepolto a Scupe era un maschio di circa 30 anni, con due maschere funerarie ed un abito ricoperto di rame e di oro. L'uomo venne ribattezzato come il Signore di Scupe.
Ma Huaca El Pueblo aveva ancora altri segreti da scoprire. Nel dicembre 2018 sono state trovate altre camere a pochi metri dalla tomba del Signore di Scupe. Le sepolture risalgono al 300-400 d.C. ed appartengono ad un uomo, probabilmente un capo militare, ad un bambino e ad una donna. Le tombe contenevano strati di offerte funerarie come maschere di rame, gioielli, corone e centinaia di vasi finemente lavorati. Le maschere trovate sul volto del bambino, dell'apparente età di 2-6 anni, non corrispondono, in termini di dimensioni, al defunto ma sono maschere per una persona adulta.

Fonte:
World Archaeology

Messico, il testimone muto della Noche Triste

Messico, il lingotto d'oro fuso dai conquistatori spagnoli per
trafugarlo più facilmente da Città del Messico
(Foto: INAH)
Una recente analisi scientifica su un grande lingotto d'oro rinvenuto decenni fa nel centro di Città del Messico, ha rivelato che questo era parte del saccheggio perpetrato dai conquistatori spagnoli che stavano fuggendo dalla capitale azteca, incalzati dalle truppe native.
L'Istituto Nazionale di Antropologia e Storia (INAH) del Messico ha pubblicato i risultati di nuove analisi del lingotto in questi giorni. Il reperto faceva parte del bottino delle truppe di Hernan Cortes in fuga da Città del Messico il 30 giugno 1520. Il giorno prima era stato assassinato l'imperatore azteco Moctezuma e questo aveva portato allo scoppio di una rivolta contro le truppe spagnole, costrette a fuggire per salvarsi la vita. L'anno seguente Cortes sarebbe tornato ed avrebbe assediato la città, già indebolita dal taglio delle vie di rifornimento e dalle malattie portate dagli invasori spagnoli.
Il lingotto è stato scoperto nel 1981 o a 5 metri di profondità nel centro di Città del Messico, l'antica Tenochtitlan. Pesa circa 2 chilogrammi, è lungo 26,2 centimetri, largo 5,4 e spesso 1,4. Un'analisi chimica ai raggi X è stata in grado di datarlo al 1519-1520, epoca che coincide con il saccheggio e la fusione degli oggetti d'oro razziati dagli spagnoli nella capitale azteca. I resoconti storici descrivono Cortes e le sue truppe pesantemente gravati dal prezioso bottino che speravano di portare con sé durante quella che oggi è conosciuta come la Noche Triste, la notte triste.
Questo lingotto rappresenta una testimonianza unica, secondo l'archeologo Lopez Lujan, che conduce gli scavi nelle vicinanze del luogo dove, un tempo, sorgeva il santuario più sacro degli Aztechi. Finora gli studiosi degli ultimi periodi della civiltà azteca erano in possesso solo di documenti sui quali fare affidamento per la conoscenza di quanto era accaduto. Adesso, invece, questo lingotto rappresenta un muto testimone di quell'epoca oscura.

Fonte:
Archaeology News Network

Spagna, la "sala d'aspetto" dei gladiatori di Cartagena

Spagna, l'anfiteatro di Cartagena (Foto: Ayutamiento de Cartagena)
Gli scavi proseguono nell'anfiteatro romano di Cartagena, gran parte del quale si trova sotto l'arena del XIX secolo. E gli scavi portano i loro frutti: gli archeologi hanno rinvenuto diversi frammenti di ceramica e una sorta di ossario.
L'attuale campagna di scavo è iniziata a dicembre ed ha permesso di documentare completamente tutte le strutture dell'anfiteatro. Proprio durante gli scavi è tornato alla luce un carcer o sala di servizio, un genere di stanze utilizzate per "ospitare" gladiatori e belve tenute in cattività prima del combattimento nell'arena.
Sono state, inoltre, recuperate ceramiche del II secolo a.C. e del I secolo d.C. ed una sorta di ossario del XVIII secolo contenente, con tutta probabilità, gli scarti delle ossa utilizzate dagli studenti del vicino ospedale di Marina. L'anfiteatro di Cartagena è uno dei 18 anfiteatri presenti attualmente nella penisola iberica. Solo sette di questi anfiteatri sono stati oggetto di indagini archeologiche approfondite. Sei di essi sono costituiti solamente da resti monumentali e quello scoperto di recente è candidato a diventare uno dei più importanti anfiteatri di Spagna.
Cartagena è una delle quattro città spagnole ad avere sia un teatro che un anfiteatro costruiti entrambi dai romani.

Fonte:
Archaeology News Network

venerdì 17 gennaio 2020

Iraq, scoperti i rilievi di Sargon

Iraq, rilievo n. 4 (Foto: Alberto Savioli, LoNAP)
Emozionanti scoperte nella regione del Kurdistan, in Iraq: dieci nuovi rilievi rocciosi che mostrano il sovrano assiro Sargon ed alcune divinità scolpite lungo le pareti rocciose di un grande canale di irrigazione. Sono questi i risultati del "Progetto Archeologico Faida italo-curdo", co-diretto dal Professor Daniele Morandi Bonacossi dell'Università di Udine e dal Professor Hasan Ahmed Qasim, della Direzione delle Antichità di Duhok, regione del Kurdistan Iracheno.
Nei mesi di settembre-ottobre 2019 il team congiunto italo-iracheno ha fatto una scoperta eccezionale nel sito archeologico di Faida, a 20 chilometri da Duhok. Si tratta di dieci rilievi assiri incisi sulle rocce di un canale lungo 7 chilometri intorno all'VIII secolo a.C. Il canale Faida circonda lo sperone occidentale del monte Ciya Daka ed è alimentato da una serie di sorgenti carsiche ancor oggi situate in diversi piccoli wadi lungo il fianco settentrionale della montagna. Il canale aveva una larghezza media di 4 metri ed è oggi sepolto sotto depositi erosi dalla montagna.
Iraq, panoramica sui rilievi scoperti a Faida
(Foto: Alberto Savioli, LoNAP)
Il canale venne probabilmente progettato dal re assiro Sargon (720-705 a.C.). Lungo la riva orientale del canale il re aveva fatto predisporre dei pannelli, alti quasi 5 metri e larghi 2, che mostravano il volto del sovrano e delle divinità accompagnate dai rispettivi animali sacri. Prima dello scavo erano emerse solo le parti superiori dei pannelli scolpiti; in alcuni casi è stato possibile riconoscere i copricapi delle divinità raffigurati sui pannelli sepolti.
Nel 1973 l'archeologo britannico Julian Reade identificò tre di questi pannelli sepolti lungo il canale, ma non fu in grado di scoprire di più a causa dell'instabile situazione politica e militare della regione, funestata dal conflitto tra i Peshmerga curdi e l'esercito del regime baathista. I rilievi Faida sono stati registrati nel 1983. Nel 2012, durante i lavori di indagine archeologica nella regione di Duhok, la Missione Archeologica Italiana dell'Università di Udine, diretta da Daniele Morandi Bonacossi, ha esplorato il sito e identificato sei nuove tracce di rilievi rocciosi. Nel 2019, grazie alla collaborazione con la Direzione delle Antichità di Duhok e al sostegno del Consolato italiano ad Erbil, i rilievi della roccia assira di Faida sono stati finalmente riportati alla luce.
Le divinità presenti sui rilievi sono, con tutta probabilità, Ashur, principale divinità assira, che cavalca un drago e un leone con le corna; la moglie di Ashur, Mullissu, seduta su un trono decorato sostenuto da un leone; il dio della luna su un leone con le corna; Nabu, il dio della saggezza; il dio del sole Shamash su un cavallo; il dio del tempo Adad con un leone con le corna ed un toro e la dea Ishtar.

Fonte:
Archaeology News Network

Tunisia: Meninx, città del murice

Tunisia, archeologi tedeschi e tunisini portano alla luce il balneum romano
(Foto: Stefanie Holzem)
Un team di archeologi tedesco-tunisini ha esplorato l'antica città di Meninx, sull'isola di Jerba ed ha ricostruito i suoi legami commerciali nell'antichità. Meninx era ben protetta: le imbarcazioni commerciali dovevano percorrere un canale largo e profondo per entrare nella baia ed avvicinarsi alla città attraverso un altro canale che correva parallelo alla costa. Dopo di che dovevano attraversare un ampio tratto di acque poco profonde per raggiungere le banchine in legno e pietra della città.
Queste notizie sono frutto delle ricerche dell'archeologo Stefan Ritter e del suo team. Meninx era un importante centro commerciale ai tempi dell'impero romano ed aveva legami commerciali con molte altre regioni in tutto il Mediterraneo. Ritter ed il suo collega Sami Ben Tahar, dell'Institut National du Patrimoine di Tunisi, insieme ad una squadra tedesco-tunisina, hanno esplorato i resti di Meninx e dei suoi impianti portuali.
Grazie all'ausilio di indagini megnetometriche, i ricercatori sono stati in grado di mappare la città, le cui strade principali correvano parallele alla costa. Sono stati effettuati anche degli scavi esplorativi nelle zone dove, un tempo, sorgevano templi e santuari, nonché edifici commerciali e residenziali. E' stato scoperto anche un balneum privato ben conservato, risalente al periodo imperiale romano, con pavimenti musivi, affreschi ed una serie di statue.
Gli archeologi ritengono che la prosperità di Meninx poggiasse in gran parte sul murex trunculus, il murice, la conchiglia di mare che, opportunamente lavorata, forniva la porpora. Il murex, però, non veniva esportato, ma lavorato sul posto per tingere i tessuti che poi venivano venduti nelle terre più lontane ed attraverso il Mediterraneo. Gli abitanti di Meninx importavano prodotti alimentari, vino, ceramiche per la casa e marmo provenienti dall'Italia, dalla Spagna, dalla Grecia, dall'Asia Minore e dall'Egitto.
Meninx venne fondata nel IV secolo a.C., quando i cartaginesi ancora dominavano tutta l'area. La città raggiunse il suo apice tra il I ed il III secolo d.C., quando Roma era al culmine del suo potere e Meninx possedeva un teatro e prestigiose strutture urbane. Le indagini subacquee, condotte dalla Società bavarese per l'archeologia subacquea, non solo hanno scoperto tracce delle strutture portuali originali e del difficile passaggio alle banchine, ma hanno anche portato alla luce una serie di relitti.

Fonte:
en.uni-muenchen.de

domenica 12 gennaio 2020

Pompei, riapre provvisoriamente la Casa dalle Pareti Rosse

Pompei, Casa dalle Pareti Rosse, particolare
(Foto: Parco Archeologico di Pompei)
Nuova apertura temporanea al Parco Archeologico di Pompei. I visitatori dal 13 al 22 gennaio 2020, potranno conoscere e ampliare l'offerta di fruizione della Casa delle Pareti Rosse, così chiamata per il bel colore, rosso appunto, che ne caratterizza in maniera distintiva le pareti.
L'impianto originario dell'edificio risale ad età repubblicana ma nel corso dei secoli, e in particolare dopo il terribile terremoto del 62 d.C., ha subito notevoli variazioni. Al momento dell'eruzione del 79 d.C., infatti, vi erano in opera alcuni lavori di manutenzione, come testimonia la presenza di intonaco non dipinto sulle pareti di alcuni ambienti.
In due di questi, la caratteristica decorazione rossa, che poi ha dato nome alla casa, era già completata. Una piccola edicola votiva, un larario, era collocata nell'atrio della domus, destinato al culto domestico e ai protettori della casa e della famiglia. Proprio all'interno di questo gli archeologi che portarono alla luce l'abitazione tra il 1832 ed il 1882 trovarono sei statuette di bronzo relative ai Lari. La Regio VIII, dove è situata la Casa dalle Pareti Rosse, è stata resa fruibile grazie ai lavori del Grande Progetto Pompei nell'anno 2016, e costituisce un quartiere costruito sulle pendici del pianoro di Pompei.

Fonte:
Made in Pompei

Turchia 2019, una stagione di scavi molto proficua

Turchia, resti di un impianto termale nella città di Metropolis
(Foto: Il Giornale dell'Arte)
Gli ultimi mesi di scavo del 2019 in Turchia hanno riservato agli archeologi diverse sorprese che vanno dall'epoca Neolitica al tardo antico. Nell'insediamento di Catalhoyuk, al centro della penisola anatolica, sono stati trovati tre denti umani utilizzati come ciondoli. Gli scienziati internazionali li hanno analizzati e li hanno datati a circa 8500 anni fa. Sono stati estratti da cadaveri di individui di età adulta, probabilmente dall'elevato prestigio sociale in vita. Sono stati poi forati intenzionalmente alla radice con un micro-trapano meccanico dalla forma conica, e utilizzati per lungo tempo come ornamenti. Un ritrovamento finora unico.
Nel sito calcolitico di Arslantepe, sulle rive dell'Eufrate, in Anatolia centro-orientale, sono invece attivi gli archeologi italiani diretti dalla Professoressa Marcella Frangipane, dell'Università di Roma "La Sapienza". Nella campagna dell'anno appena trascorso, la scoperta più interessante è lo scheletro di un bambino di 6-7 anni, reclinato sul fianco destro in posizione fetale, datato a 5700 anni fa. Studi più approfonditi individueranno le cause della morte e daranno informazioni importanti sulla dieta del tempo; al momento suscitano particolare interesse le perline parte di braccialetti e di una collanina, che fanno pensare ad origini aristocratiche per il bambino.
Sulla collina di Maydos, sulla sponda europea dello stretto dei Dardanelli, il team turco dell'Università di Canakkale si è concentrato sull'esplorazione di due aree: il sistema difensivo della prima Età del Bronzo sulle pendici dell'altura, il quartiere occidentale dove sono emerse delle interessanti ceramiche che risalgono a 3500 anni fa. Secondo il Professore Goksel Sazci che dirige gli scavi, le forme e le decorazioni fanno pensare a una provenienza balcanica: in sostanza, forniscono la prova che Maydos era un punto di passaggio e scambio tra Europa e Asia, dove erano attivi mercanti o si erano insediate genti originarie della penisola balcanica che producevano le ceramiche in loco.
La scoperta di epoca più recente è quella di Metropolis, città sulla costa egea nei pressi di Izmir sviluppatasi soprattutto in età ellenistica e poi romanizzata. Nel 2019, infatti, è stato scavato un balneum che risale al IV-V secolo: una struttura di circa 400 metri quadrati costruita su di un altro edificio distrutto da un terremoto (sotto le lastre di marmo sono affiorati mosaici a decorazioni geometriche). Era associato a una dimora signorile non ancora individuata, era probabilmente utilizzato in via esclusiva da una sola famiglia: presenta tutti gli elementi tradizionali di un impianto termale anche se in scala ridotta, con una serie di piscine, o vasche, per al massimo 3-4 persone, alcune ancora ricoperte di preziosi marmi colorati.
A Myra, sulla costa mediterranea, invece, gli scavi devono ancora iniziare. O meglio: mentre nel corso degli anni gli archeologi hanno individuato un grande teatro per 11.000 spettatori e l'acropoli, tombe rupestri di età classica, il complesso bizantino della chiesa di San Nicola, il porto di Andriake con grandi granai di età adrianea, nuovi studi geofisici hanno confermato la presenza di un'intera città sepolta. Ha un diametro di un chilometro e mezzo, giace sotto 10 metri di depositi alluvionali, secondo il Professor Nevzat Cevik a capo della missione che la chiama "Pompei anatolica", è in ottimo stato di conservazione. Per iniziare i lavori su larga scala bisognerà però aspettare gli espropri, che interesseranno aree prevalentemente agricole.

Fonte:
Il Giornale dell'Arte

Egitto, trovati cinque blocchi decorati di età tolemaica

Egitto, uno dei blocchi calcarei rinvenuti a Sohag
(Foto: Ministero delle Antichità Egiziane)
Cinque blocchi calcarei di epoca tolemaica sono stati scoperti durante un progetto di scavo nel villaggio di Kom Ashqaw a Sohag. I blocchi sono stati asportati da un tempio dedicato ad Osiride, costruito, con tutta probabilità all'epoca di Tolomeo I.
Il primo blocco è decorato con motivi che, secondo Mohamed Abdul Budalya, capo dell'amministrazione centrale dell'Alto Egitto, sembrano far parte della facciata di un palazzo. Il secondo blocco presenta due scene che mostrano Tolomeo I nell'atto di offrire dei tessuti ad Osiride, mentre il terzo blocco mostra il faraone che offre una collana ad Osiride mentre Iside si trova alle sue spalle. Gli altri blocchi sembrano mostrare parti di una scena simile, anche se sono troppo frammentati per averne certezza assoluta.

Fonte:
Archaeology News Network

Svizzera, il villaggio palafitticolo di Thun

Svizzera, oggetti in bronzo rinvenuti nel lago di Thun
(Foto: Archaologischer Dienst des Kantons Bern, Badri Redha)
Gli archeologi stanno esplorando il lago svizzero di Thun per capire come poter salvaguardare i resti delle abitazioni dell'Età del Bronzo presenti sotto la superficie del lago. Secondo le autorità del cantone di Berna, l'insediamento lacustre risalirebbe a 3500 anni fa ed è minacciato dall'erosione che rischia di farlo scomparire per sempre.
Le prime indagini hanno rilevato che l'area settentrionale del sito era in condizioni preoccupanti. L'erosione dilava fino a 50 centimetri di sedimenti l'anno ed è causata dalla forte corrente naturale del fiume Aare e dal traffico delle imbarcazioni. Nel 2014 un subacqueo dilettante ha trovato diversi oggetti in bronzo nel lago di Thun e ne ha informato gli archeologi che hanno anche rinvenuto pali dell'Età del Bronzo (1590-1540 a.C. circa). Prima del 2014 non si era a conoscenza della presenza di abitazioni al disotto della superficie del lago, anche se erano state rinvenute a Thun, Hilterfingen, Amsoldingen e Spiez sepolture della prima Età del Bronzo.

Fonte:
Archaeology News Network

sabato 11 gennaio 2020

Israele, ritrovamenti nella cosmopolita Cesarea

Israele, panorama aereo di Cesarea Marittima
(Foto: WikiCommons)
Negli ultimi due anni gli archeologi che stanno lavorando nell'antica città portuale di Cesarea, sulla costa settentrionale dell'odierno Israele, hanno portato alla luce interessanti indizi riguardanti la vita nella città durante il periodo islamico, nonché i resti meglio conservati del tempio di Roma ed Augusto.
Sotto la direzione di Joseph Rife, direttore e Professore associato di studi classici e mediterranei alla Vanderbilt University, e di Phillip Lieberman, Professore associato di studi ebraici e studi classici e mediterranei della medesima università, un team internazionale di studenti, docenti e specialisti della Vanderbilt University hanno scavato una sezione di 900 metri quadrati della Cesarea romana e medioevale in collaborazione con l'Autorità delle Antichità Israeliane.
Sede dell'élite mercantile, Cesarea era uno dei siti più importanti della regione. Era una città grande e cosmopolita, alla pari con Baghdad e Damasco e, prima ancora, con l'antica Alessandria e con Antiochia. A partire dal 2018 sono state aperte una serie di trincee regolarmente distanziate su un appezzamento di terreno nel centro dell'antica città. Uno dei primi rinvenimenti è stato un quartiere residenziale piuttosto opulento, risalente al X-XII secolo (cosiddetto medioevo islamico). Sono emersi, in seguito, i resti di due strutture che probabilmente ospitavano due famiglie allargate.
Israele, tesoretto di monete d'oro coniate durante il Califfato fatimide
(Foto: Vanderbilt University)
Le abitazioni erano veri e propri palazzi urbani che costituivano le residenze dei cittadini più ricchi di Cesarea. Le strutture contenevano mosaici elaborati e ben conservati, ceramiche invetriate e decorate, oggetti in vetro di importazione e frammenti di osso finemente scolpiti utilizzati per decorare mobili costosi, tutti indicatori di un elevato status sociale degli abitanti di questa zona.
Un altro indizio dello status dei residenti è il sofisticato impianto idraulico. C'erano enormi cisterne, il che significa che l'accesso all'acqua era ben organizzato, in questa zona desertica del paese. La presenza di questi sofisticati impianti idrici è un ulteriore indizio della ricchezza delle famiglie che risiedevano a Cesarea.
Israele, ceramica islamica con maniglia
(Foto:Vanderbilt University)
E' venuto anche alla luce un tesoretto di monete d'oro, scoperta piuttosto rara, coniante in loco intorno all'anno 1050, durante il dominio del Califfato fatimide, che si stava espandendo a nord e ad est dall'Egitto verso la Mesopotamia. Nessun oggetto religioso è stato ancora trovato nel sito ad indicare la fede dei residente. Gli oggetti rinvenuti riflettono lo stile di vita dei ricchi mercanti musulmani dell'epoca.
Il tempio di Roma e Augusto era, un tempo, una delle meraviglie del mondo antico, un imponente santuario dell'impero romano a celebrazione di Augusto, che dominò il profilo della città fino al momento in cui cadde in rovina e venne sostituito da una chiesa nel V secolo d.C. Oggi quel che rimane di questa grandiosa costruzione è la piattaforma in pietra sulla quale si ergeva la struttura.
Il sito in cui stanno scavando gli archeologi confina con questa piattaforma. Gli archeologi si sono imbattuti in una porzione di muro in arenaria locale intagliata a mano, i cui blocchi sono stati ben rifiniti. Questo muro era, molto probabilmente, un riferimento al Monte del Tempio di Gerusalemme. Erode, del resto, era noto come un sovrano dedito alla costruzione di diversi edifici e si sa che si servì dei migliori ingegneri ed architetti dell'epoca. Non è detto che non si sia servito degli stessi costruttori che ristrutturarono il Monte del Tempio.

Fonte:
Archaeology News Network

Norvegia, rinvenuto un cimitero medioevale

Norvegia, una delle sepolture tornate alla luce nel cimitero medioevale
(Foto: NIKU)
Durante gli scavi archeologici a Kjàpmannsgata, in Norvegia, sono emerse tracce inaspettate di un grande cimitero medioevale, sorprendente non solo per la sua posizione ma anche per le sue dimensioni, nel quale sono state trovate 15 tombe individuali e tre sepolture a fossa. In una di queste sono stati rinvenuti i resti di circa 200 persone, che si ritiene siano stati spostati da altri cimiteri e qui sepolti durante i lavori del XVII secolo.
Non si sa ancora la datazione di questo cimitero e per quanto tempo sia stato in uso. Un team dell'Istituto Norvegese per la ricerca sul patrimonio culturale (NIKU) sta attualmente lavorando sul sito dell'ex necropoli di Kjàpmannsgata. Gli archeologi stanno anche studiando un'area di 12 metri quadrati accanto al cimitero. Ci si aspetta che le sepolture siano molto più delle 15 finora scavate. Di queste ultime, sette appartengono ad individui adulti, cinque sono sepolture di bambini mentre tre sono ancora da scavare.
Gli archeologi ritengono che vi siano altre sepolture al di sotto di quelle tornate alla luce. Tutte le fosse finora trovate sono costituite da profonde scatole in legno piene di ossa. Il loro ricollocamento fa pensare che siano servite da demarcazione del cimitero in epoca medioevale.

Fonte:
Life in Norway

Gran Bretagna, necropoli scoperta nel Somerset

Gran Bretagna, sepoltura di una donna che aveva un cuscino sotto
il capo (Foto: Wessex Archaeology)
Nel Somerset, a Somerton, vicino Glastonbury, in Gran Bretagna, è stata rinvenuta una necropoli contenente i corpi di più di 50 tra adulti e bambini. Questa scoperta getta una luce significativa sulla vita e la morte nel sudovest della Gran Bretagna all'indomani dell'invasione romana.
Alcune delle persone sepolte nella necropoli erano chiaramente di alto livello sociale, una donna era stata sepolta con la testa poggiata su un cuscino del quale, purtroppo, non sono rimaste tracce. Da altri resti si è dedotto che la maggior parte delle persone sono state sepolte con indosso stivali di pelle di bue.
La struttura delle sepolture è affascinante: la maggior parte era rivestita con pietra locale e sigillata con lo stesso tipo di lastre. In una tomba le lastre sono state utilizzate per creare una sorta di tenda al di sopra della deposizione. Una sepoltura simile è stata recentemente scoperta nel cantiere della centrale nucleare di Hinkley Point sulla costa del Somerset, 40 chilometri a nordovest di Somerton, e trova echi nelle sepolture in Spagna ed Italia.
Gran Bretagna, moneta del periodo di Vespasiano
(Foto: Wessex Archaeology)
Altri reperti comprendono elementi di corredo come ceramiche e gioielli. E' stata trovata anche una pentola che conteneva un'ala di pollo. Sono stati scoperti anche una moneta dell'epoca di Vespasiano (69-79 d.C.) e un pezzo di osso scolpito che doveva, forse, far parte di un manico di coltello.
Gli archeologi credono che i defunti siano vissuti ed abbiano lavorato in una vicina villa romana, che deve ancora tornare alla luce, malgrado siano già stati scavati un fienile ed altre strutture. Oltre a questi resti di età romana sono tornate alla luce prove di un insediamento dell'Età del Ferro, antecedente alla necropoli romana. Sicuramente la popolazione locale ha adottato le usanze sepolcrali romane.
L'analisi del Dna potrà permettere di sapere qualcosa in più sulle persone seppellite a Somerton che, probabilmente, erano inglesi che si erano "convertiti" alle usanze romane all'indomani dell'invasione dell'isola. Una prima analisi delle sepolture ha permesso di determinare che gli individui che vi sono inumati erano originari dell'Asia orientale.

Fonte:
The Guardian

domenica 5 gennaio 2020

Bulgaria, trovata una croce bronzea del X secolo

Bulgaria, la croce in bronzo del X secolo trovata a Tuida
(Foto: BTA)
Una croce con l'immagine di Gesù Cristo risalente al X secolo ed un sigillo ad anello medioevale con l'immagine di un pavone sono tra i manufatti più interessanti scoperti durante gli scavi archeologici del 2019 nella fortezza medioevale bulgara di Tuida, nella città di Sliven, in Bulgaria.
Tuida era anticamente un insediamento dei Traci che crebbe fino a diventare una fortezza bulgara tardo-romana. La fortezza romana fu costruita dopo che la capitale dell'Impero Romano venne spostata da Roma a Costantinopoli nel 325 d.C. La fortezza di Tuida è interessante anche per la presenza di un passaggio segreto che conduce fuori dalla rocca del VI secolo d.C., ad un vicino corso d'acqua,
Il team archeologico del Museo Regionale di Storia di Silven ha scavato nella parte settentrionale della fortezza di Tuida, disotterrando parte di una casa ben conservata risalente al IX-X secolo d.C., una conduttura per l'acqua di età medioevale ed un totale di nove pozzi dello stesso periodo, che facevano parte della casa.
La piccola croce del X secolo d.C. appena scoperta è stata forgiata nel bronzo. Il Primo Impero Bulgaro si convertì ufficialmente al cristianesimo nell'864 d.C., anche se il cristianesimo era arrivato nei territori bulgari e nella penisola balcanica molto prima, durante i viaggi di Paolo apostolo, nel I secolo d.C., guadagnando un gran numero di adepti tra gli antichi Traci.
Oltre ai manufatti cristiani gli archeologi bulgari hanno rinvenuto anche un gran numero di monete medioevali e manufatti ossei.

Fonte:
Archaeology in Bulgaria

Assos, trovati gioielli in osso

Turchia, i pendenti in osso ritrovati negli scavi (Foto: Hurriyet Daily News)
Pendenti in osso di 1600 anni fa sono stati scoperti ad Assos durante gli scavi archeologici. Assos era una delle più importanti città portuali dell'antichità.
I ciondoli ritrovati risalgono al IV secolo a.C. e sono stati prodotti in un laboratorio ad ovest dell'agorà di Assos. Uno dei pendenti ha forma di animale, l'altro riproduce fattezze umane. Dovevano essere parte di alcuni gioielli, forse delle collane. Dagli scavi nella zona bizantina sono emerse anche delle monete del periodo ottomane.
Il gruppo più consistente di monete scoperte ad Assos sono del periodo bizantino. Ci fu un nutrito insediamento bizantino ad Assos, tra il V e il VII secolo d.C., insediamento che andò spopolandosi fino al XII secolo. Tra le scoperte più antiche nel sito vi sono asce in pietra, rinvenute nella zona della necropoli. Quattro di queste asce risalgono al Calcolitico (5000 a.C.).
Assos venne fondata sulle sommità e sulle pendici di una collina vulcanica all'estremità meridionale della regione, con il nome di Troas. Uno dei suoi più famosi abitanti fu Aristotele che insieme al filosofo Xenocrates fondò in città una scuola filosofica. Fu la prima città antica dove, nel 1800, scavarono gli archeologi statunitensi.

Fonte:
Hurriyet Daily News

Israele, trovato un tesoretto di monete islamiche

Israele, il tesoretto di monete islamiche trovate nel sito di Yavne e
risalenti al VII-IX secolo d.C. (Foto: Liat Nadav-Iv/Israel Antiquities Authority)
Un tesoro di circa sette antiche monete d'oro è stato rinvenuto all'interno di una piccola brocca di argilla a Yavne, nella zona centrale di Israele. Le monete risalgono al periodo islamico, VIII secolo d.C., e si trovavano all'interno di un forno. Probabilmente si tratta dei risparmi di un vasaio, ha affermato l'Autorità delle Antichità Israeliane. La brocca, che era parzialmente rotta, potrebbe aver avuto le funzioni di salvadanaio.
Nell'area gli archeologi hanno portato alla luce un'antica area industriale che sembra essere stato operativo per diverse centinaia di anni e che comprendeva un elevato numero di forni per la cottura di ceramica per la produzione di vasetti, pentole da cucina e ciotole. Gli scavi hanno portato alla luce anche una grande installazione vitivinicola risalente al periodo persiano (IV-V secolo a.C.).
Le dimensioni e il numero di vasche presenti nel sito indicano che il vino veniva prodotto su scala commerciale, ben oltre le esigenze locali degli abitanti di Yavne.

Fonte:
Times of Israel

Gran Bretagna, scoperte sepolture romane e anglosassoni

Baginton, Gran Bretagna, vaso gallico per vino
(Foto: Warwickshire County Council)
A Baginton, in Gran Bretagna, accanto al forte romano di Lunt ed all'aeroporto di Coventry, nel Warwickshire, sono stati scoperti vasi, brocche e gioielli antichi all'interno di alcune sepolture. Gli archeologi ritengono che due di queste sepolture contengano i resti di un ufficiale di alto rango e di una ragazza romana dell'età compresa tra i 6 ed i 12 anni.
Gli oggetti sono stati rinvenuti durante uno scavo del 2017 unitamente ad una spilla che era stata deposta in una sepoltura a cremazione romana di una giovane donna. Faceva parte di un insieme di quattro spille e di altri gioielli posti nella sepoltura coperti da uno specchio. Sono stati repertati anche un anello con l'immagine di una cicala, insetto associato all'immortalità, ed una spilla per capelli. Sia i gioielli che le immagini suggeriscono un collegamento con l'Europa meridionale.
Baginton, Gran Bretagna, spilla romana rinvenuta nella
sepoltura di una fanciulla (Foto: Warwickshire County Council)
Sono state scavate anche una dozzina di sepolture anglosassoni alcune delle quali contenevano oggetti di corredo funerario tra i quali del vasellame proveniente dalla Francia settentrionale e dal Belgio. Proprio la presenza di questo vasellame suggerisce come durante il periodo romano, merci e persone si muovessero verso ed attraverso l'Europa. Una delle sepolture conteneva la parte centrale di uno scudo e frammenti di una lama di coltello nella sua custodia di cuoio, il che suggerisce, secondo i ricercatori, che si tratti della sepoltura di una persona di elevato rango sociale, quale, per esempio, un ufficiale di alto rango. L'insediamento di Baginton continuò a vivere fino all'inizio del V secolo d.C.



Fonte:
bbc.com

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...