martedì 25 settembre 2018

Torino, la Nuvola di Lavazza e la chiesa paleocristiana

Torino, i lavori di scavo della Nuvola di lavazza e la chiesa paleocristiana
di IV-V secolo d.C. (Foto: Reporters)
La sovrintendente Luisa Papotti paragona la volta che racchiude l'area archeologica della chiesa paleocristiana di San Secondo a Torino alla protezione dell'occhio. E, in effetti, passeggiando su via Ancona angolo corso Palermo, sul lato sud della Nuvola di Lavazza, l'ampia vetrata che si affaccia sul marciapiede assomiglia al cristallino di un grande occhio aperto verso il passato della città.
I resti della Torino del IV secolo d.C. si trovano a pochi metri e si possono ammirare anche camminando, ma è solo scendendo i pochi gradini che ci si può letteralmente immergere in un altro mondo. Da poco questo insolito angolo di Torino è restituito alla città, entrando a far parte del patrimonio storico artistico (e, si spera, anche turistico) dei torinesi.
"Un successo - spiega Papotti - reso possibile grazie all'intervento del Comune e della Lavazza, che hanno unito le forze in una sinergia pubblico-privato essenziale verso questo risultato". Prima che nascesse il nuovo centro direzionale della Lavazza l'area era occupata da una vecchia centrale elettrica, peraltro danneggiata durante la Seconda guerra mondiale. Il quartiere Aurora è noto agli archeologi perché sorge sul luogo dove le fonti antiche parlano di una necropoli fuori le mura di Augusta Taurinorum, sulla strada per Vercelli, in luogo ameno, in prossimità della Dora.
Nel 2011, proprio davanti all'attuale vetrata, viene ritrovata fortuitamente una stele del II secolo d.C. dedicata al cittadino torinese Quinto Cesio Secondo, riutilizzata come copertura per una tomba due secoli più tardi. Oggi questa stele, grazie a un prestito dei Musei Reali, è tornata al suo posto e nel percorso di visita inaugurato ieri ha preso il posto d'onore. Si sapeva anche dell'esistenza di una chiesa paleocristiana dedicata al culto di San Secondo, martire della legione tebea, copatrono di Torino.
L'area è stata poi fittamente edificata quando nasce il quartiere, tra fine '800 e inizio '900. La chiesa di San Secondo (o meglio le sue fondamenta) poteva trovarsi in un'ampia area, chissà sotto quale palazzo della zona. Invece è stata riscoperta proprio sotto la centrale elettrica ed è venuta alla luce nel 2014, dopo tredici secoli. E' una chiesa in stile ravennate, in realtà un luogo di sepoltura ricco di pietre tombali, accanto a tre mausolei, simili a tombe di famiglia. Tutte strutture che nel X secolo, probabilmente già decadenti, verranno distrutte dai Saraceni.
Le spoglie di San Secondo, al momento della distruzione, sono già al sicuro, traslate dentro le mura. Oggi si trovano deposte in una cappella laterale del Duomo di Torino. Un plastico e un video, nel percorso di visita, aiutano il visitatore a capire e soprattutto immaginare come dovesse presentarsi quest'angolo di Torino nel IV secolo d.C.

Fonte:
lastampa.it

domenica 23 settembre 2018

Spagna, scoperto accampamento romano in Galizia

Spagna, Galizia, veduta aerea del campo romano di Lobos dos Penedo
(Foto: Joao Fonte/Roman Army.eu)
Le recenti scoperte di resti di armi, brocche, sandali e monete effettuate in Spagna, aiuteranno gli archeologi ad aggiungere nuovi pezzi alla storia mai raccontata di come i Romani conquistarono e mantennero il controllo della Galizia e del Portogallo settentrionale.
Gli archeologi hanno trovato testimonianze molto antiche della presenza di legioni romane in Galizia, in quello che doveva essere un vero e proprio accampamento romano a Lobos dos Penedo. Finora si avevano solo pochi indizi della presenza romana in questa regione. I ritrovamenti recenti dimostrano che alcuni, piccoli, gruppi di soldati romani erano stati inviati in missione di esplorazione nella zona, per conoscere il paesaggio e capire come muoversi, piuttosto che per combattere. Questo suggerirebbe che la Galizia attuale era già sotto il controllo romano verso il I secolo a.C.
A testimoniare questa presenza romana vi sono delle monete in bronzo, ritrovate in situ, datate al 22-25 a.C., che costituivano, forse, il salario dei legionari, coniate da Publius Carisius, legato di Augusto durante le guerre di Cantabria. La Spagna nordoccidentale fu annessa a Roma nel I secolo a.C., ma i ricercatori hanno sempre incontrato molte difficoltà nel ricostruire gli eventi a causa della mancanza di testimonianze archeologiche, soprattutto nella Galizia e nel Portogallo settentrionale. Testimonianze storiche ed archeologiche che non mancano nelle Asturie e nella Cantabria.
Attraverso l'utilizzo di modernissimi apparecchi scientifici i ricercatori sono riusciti ad individuare, nel campo romano di Lobos dos Penedo, i resti delle quattro porte che lo caratterizzavano. Quasi tutto il perimetro del bastione difensivo, inoltre, sembra essere rimasto al suo posto, costruito in pietra e ben conservato.
Gli archeologi ritengono che qui fosse stanziato un piccolo contingente di soldati - dagli 800 ai 1.000 uomini - in un accampamento non temporaneo, visto che il bastione difensivo è stato edificato in pietra. Questi legionari sarebbero stati incaricati di missioni specifiche, quali la mappattura del territorio e la ricerca di miniere.

Fonte:
Università di Exter

Egitto, scoperti mummia ed amuleti ad Aswan

Aswan, la mummia appena trovata
(Foto: english.ahram.org.eg)
Gli scavi effettuati da una missione archeologica egiziana nei pressi del mausoleo dell'Aga Khan, sulla riva occidentale di Aswan, hanno portato alla scoperta di un sarcofago antropoide in arenaria, contenente all'interno una mummia.
La mummia trovata nel sarcofago è avvolta in bende di lino ed in ottimo stato di conservazione. Saranno necessari studi approfonditi per identificare il proprietario del sarcofago. La stessa missione archeologica ha portato alla luce due tombe del periodo tardo, con pareti decorate da scene raffiguranti diverse divinità tra le quali Iside, Hathor e Anubis.
Sono stati anche rinvenuti i frammenti di alcuni sarcofagi in pietre colorate insieme ai resti di una bara di legno con un testo geroglifico inciso. Abdel-Moneim Saeed, direttore delle Antichità di Aswan e Nubiane, ha spiegato che diverse mummie trovarono una sepoltura casuale nella tomba appena scoperta che, probabilmente, finì per fungere per luogo di sepoltura comune.
Dagli scavi sono emersi anche la testa di statua in arenaria ancora non identificata, una serie di amuleti e scarabei di faience ed una statuetta di legno raffigurante Horus.

Aswan, amuleti trovati nella sepoltura appena scavata (:Foto: english.ahram.org.eg)

Fonte:
english.ahram.org.eg

Repubblica Ceca, ritrovamenti dell'Età del Bronzo

Cecoslovacchia, gli oggetti dell'Età del Bronzo trovati da un archeologo dilettante
(Foto: CTK/PR/Kràlovéhradecky kraj)
Un archeologo dilettante, nella Repubblica Ceca, ha trovato 13 falcetti, due punte di lancia ed una serie di bracciali risalenti ad oltre 3000 anni fa. Ad esaminare gli oggetti è stata chiamata Martina Bekovà, archeologa del Museo e della Galleria di Orlické, nella città di Rychnov.
La Dottoressa Bekovà ha affermato che il ritrovamento in un sol luogo di una serie di oggetti potrebbe far pensare ad un'offerta, ad una sorta di sacrificio. Si pensa che gli oggetti appartengano ad un gruppo di indoeuropei che vivevano nella regione durante la tarda Età del Bronzo. Essi avevano, come peculiarità, il seppellimento dei morti in urne a loro volta deposte in cimiteri comuni, il che ha portato questa cultura ad essere soprannominata la "cultura dei campi d'urne".
Gli oggetti dovranno essere, ora, sottoposti ad un processo di conservazione, poi si pensa di esporli in modo permanente nel locale museo.

Fonte:
radio.cz

giovedì 20 settembre 2018

Basilicata, le antiche olive bianche

La leucocarpa o oliva bianca (Foto: improntaunika.it)
Il ritrovamento per la prima volta in Basilicata di due piante di Leucocarpa, un'antica varietà quasi perduta di oliva bianca, che si trova oggi solo in sporadiche coltivazioni soprattutto in Calabria, è segnalato da Agia-Cia in agro di Nova Siri (Mt), nelle contrade di Pizzarello e Pietrosa.
La segnalazione arriva attraverso due giovani "custodi della biodiversità" Antonio Manolio e Carlo Stigliano. Portata dagli antichi Greci nell'VIII secolo a.C., la particolarità dei suoi delicati frutti è quella di essere privi di pigmenti e non riuscendo a effettuare la sintesi antocianina, assumono un colore simile all'avorio.
Da ricerche condotte in Calabria, riferisce il presidente dell'Agia-Cia Rudy Marranchelli, apprendiamo che, diffusi particolarmente tra il VII e il X secolo d.C., gli ulivi sono stati ritrovati nei pressi di poderi che appartenevano un tempo a monasteri basiliani e sono stati salvati e riprodotti attraverso innesti, riportando in vita questa bellissima specie, anche se le ricerche scientifiche non sono ancora concluse. Le fonti storiche narrano che all'epoca i monaci basiliani diedero un forte impulso ad alcune coltivazioni e probabilmente curavano questi ulivi per utilizzarli nelle loro attività. L'olio che si produceva, infatti, era chiarissimo e veniva chiamato anche "olio del crisma" perché veniva utilizzato nelle funzioni religiose per ungere i sacerdoti, come olio sacro per i sacramenti come il battesimo, la cresima o l'unzione degli infermi, nelle cerimonie di incoronazione per ungere le alte cariche imperiali bizantine.
Il prezioso olio di leucolea serviva, inoltre, per alimentare le lampade nei luoghi di culto, poiché se bruciato produceva pochissimo fumo. Le drupe, nome scientifico del frutto dell'ulivo, possono rimanere sulla pianta più a lungo di altre varietà, fino anche a primavera, si ottiene così un effetto cromatico molto particolare: il verde scuro delle foglie e il bianco delle olive.

Fonte:
improntaunika.it

Egitto, la sfinge di Kom Ombo

Egitto, la sfinge trovata all'interno del tempio di Kom Ombo (Foto: Reuters)
Archeologi egiziani hanno scoperto la statua di una sfinge nel tempio di Kom Ombo, vicino alla città meridionale di Aswan. La statua misura circa 28 centimetri di larghezza e 38 di altezza ed è in arenaria.
L'opera risale, con tutta probabilità, alla Dinastia tolemaica greco-macedone, che governò l'Egitto dal 305 al 30 a.C.. Nello stesso tempio di Kom Ombo sono stati rinvenuti altri due rilievi in arenaria rappresentanti, questa volta, Tolomeo V, che governò l'Egitto dal 210 al 180 a.C.
Il tempio di Kom Ombo venne costruito durante il regno del figlio di Tolomeo V, Tolomeo VI.

Fonte:
bbc.com

Bulgaria, trovato un rilievo con gladiatori

Bulgaria, il rilievo raffigurante due gladiatori rinvenuto a Nicopolis ad
Istrum (Foto: Yantra Dnes daily)
Un rilievo del II-III secolo d.C. raffigurante una lotta tra gladiatori, è stato scoperto dagli archeologi nell'antica città romana di Nicopolis ad Istrum, le cui rovine si trovano vicino alla città di Veliko Tarnovo, in Bulgaria. Il rilievo è particolarmente importante perché ne sono stati scoperti ben pochi in Bulgaria.
Il rilievo è stato scoperto dagli archeologi bulgari guidati da Ivan Tsarov, direttore del Museo Regionale di Storia di Veliko Tarnovo. Si trovava nell'angolo sudoccidentale del complesso del foro di Nicopolis ad Istrum, al di sotto della pavimentazione della piazza. I ricercatori ritengono che facesse parte di un fregio che doveva decorare una base per la misurazione della quantità di olio di oliva e cereali, parte, a sua volta, di un altare sacrificale utilizzato per i rituali che si svolgevano prima dei combattimenti gladiatori.
Il fregio rappresenta il combattimento tra due dei gladiatori più popolari: un secutor armato di una corta spada e protetto da un casco e da uno scudo e un retiarius, gladiatore armato leggermente, dotato di un tridente, di una rete, un salvabraccio ed un salvaspalla.
Finora l'unica prova che gli abitanti di Nicopolis ad Istrum amavano intrattenersi con i giochi gladiatori è stata fornita da tre iscrizioni che citano i combattimenti. La più interessante è stata scoperta nel 1985 nella palestra dell'antica città romana (gymnasium). Questa iscrizione rivela che i combattimenti gladiatori in questione durarono 10 giorni e furono organizzati da uno dei cittadini più in vista di Nicopolis ad Istrum. Questi giochi offrivano il combattimento tra un totale di 10 coppie di gladiatori e l'uccisione di ben 100 animali selvatici. Si pensa che i combattimenti abbiano avuto luogo nell'anfiteatro cittadino, la cui dislocazione non è ancora stata accertata, probabilmente si trattava di una struttura lignea costruita fuori città.
Finora in Bulgaria sono stati trovati tre anfiteatri romani che sicuramente hanno ospitato giochi gladiatori: a Serdica (oggi Sofia), a Diocletianopolis (odierna Hisarya) e a Marcianopolis (oggi Devnya.

Fonte:
archaeologyinbulgaria.com

Israele, birra...natufiana

Israele, gli archeologi al lavoro nella grotta di Raqefet
(Foto: Danai Nadel, University of Haifa)
Un team internazionale di scienziati ha scoperto e individuato, dai residui presenti in alcuni mortai utilizzati dalla cultura seminomade dei Natufiani, le prove di un processo di fabbricazione della birra. La scoperta è avvenuta nei pressi di una necropoli nella grotta di Raqefet, nelle montagne di Carmel, vicino Haifa, in Israele.
Il ritrovamento fa il paio con una notizia che, nel luglio di quest'anno, è arrivata dal nordest della Giordania, dove sono stati scoperti i resti carbonizzati di una sorte di pane, risalente ad un lasso temporale che va dagli 11000 ai 14000 anni fa, quando nella regione era presente la cultura natufiana. Gli scienziati ritengono che i residui di birra trovati in Israele risalgano ad un periodo ancora più antico, tra gli 11600 e i 13700 anni fa.
Gli archeologi hanno anche trovato i resti di pietre levigate, nei pressi delle grotte di Raqefet. Queste pietre servivano a macinare ben sette specie di piante, tra le quali, frumento, orzo, avena, legumi e lino. La birra era probabilmente ottenuta dalla fermentazione di frumento o di orzo e veniva utilizzata nei rituali di 13000 anni fa.
Israele, sepoltura umana scoperta nella grotta
di Raqefet (Foto: Dani Nadel, CC-BY-SA)
Dopo diverse analisi, i ricercatori hanno ipotizzato che il "birrificio" natufiano abbia utilizzato un processo in tre fasi: produzione da amido di frumento o di orzo attraverso la germinazione del grano; frantumazione del grano e, infine, fermentazione attraverso l'ausilio di un elemento lievitante. Per verificare questa ipotesi, i ricercatori hanno ricreato il procedimento in laboratorio. Si tratterebbe di una sorta di sottile poltiglia o farinata, piuttosto che di quella che conosciamo ed apprezziamo oggi come birra.
I Natufiani furono i primi a coltivare i cereali. La birra era parte integrante di riti e feste, un meccanismo di regolamentazione sociale in società fortemente gerarchizzate. La grotta nella quale sono stati scoperti i resti di birra è stata scoperta nel 1956 e scavata dal 1970 al 1976 e poi ancora nel 2004 da archeologi israeliani dell'Università di Haifa.
I ricercatori hanno anche scavato una zona di sepoltura, all'interno della grotta, contenente i resti di circa 30 persone attorniate da piccoli reperti quali utensili in selce, ossa di animali e strumenti in pietra oltre alla presenza di circa 100 mortai. Alcuni degli scheletri sono piuttosto ben conservati e potranno fornire elementi utili, attraverso l'esame del Dna, allo studio della società e dello stile di vita dei Natufiani. I ricercatori pensano che la produzione di birra fosse finalizzata a scopi religiosi, poiché le tracce della sua produzione sono stati trovati nei pressi di una necropoli.

Giornate del Patrimonio, i sepolcri di Fadilla e dei Nasoni

Roma, il sepolcro dei Nasoni (Foto: roma.repubblica.it)
In occasione delle giornate del Patrimonio, sabato 22 e domenica 23 settembre, la Soprintendenza Speciale riapre due piccoli gioielli romani dimenticati, la tomba di Fadilla e quella dei Nasoni. Siamo all'ottavo chilometro della via Flaminia, zona Saxa Rubra, in latino "pietre rosse", le stesse di cui era composta la collinetta tufacea che, in antichità, correva parallelamente alla consolare e nella quale i romani avevano scavato tombe rupestri ad uso familiare. Tra queste il piccolo mausoleo intitolato a donna Fadilla, nome diffuso nella famiglia degli Antonini, attualmente all'interno di un condominio dei primi del '900: scoperta nel 1923 ma poi subito chiusa, presenta un mosaico a motivi geometrici in eccellente stato di conservazione ("sembra fatto ieri", scherza la direttrice scientifica del restauro, Marina Piranomonte), sovrastato da una volta decorata con riquadri che racchiudono pavoni, caprioli, genietti alati portatori di fiaccole, ghirlande di fiori.
Roma, il sepolcro di Fadilla (Foto: roma.repubblica.it)
La sepoltura ha accolto le spoglie di Fadilla, nobildonna appartenente alla famiglia degli Antonini. Su tre pareti la tomba di Fadilla ospita sepolture ad arcosolio (nicchie scavate e sormontate da un arco, in cui venivano deposti i sarcofagi), mentre il pavimento mosaicato sfoggia raffinati pattern geometrici bianchi e neri.
Ma la vera sorpresa, a livello pittorico, giunge con la visita della più grande tomba dei Nasoni, la cui scoperta si deve ai lavori per la risistemazione della via Flaminia per il Giubileo del 1674. Di dimensioni più grandi, atto ad ospitare più di 20 defunti, il sepolcro è caratterizzato da affreschi di altissima qualità, con un ciclo dedicato alla mitologia, dove compare il Pegaso alato, Edipo e la Sfinge, una scena di Giudizio (forse di Paride), fino a quella che sembrerebbe una raffigurazione del cavallo di Troia.
Roma, particolare di uno degli affreschi della tomba di Fadilla
(Foto: roma.repubblica.it)
Pitture raffinate, tanto che nel corso dei secoli ha subito una spoliazione: alcuni degli affreschi si trovano oggi al British Museum, altri in case cardinalizie romane. Clemente X consentì, infatti, a suo nipote di appropriarsi di diverse porzioni di affreschi che servirono per adornare la sua villa sull'Esquilino. Il sepolcro presentava, originariamente, una facciata esterna in marmo a forma di tempietto, oggi scomparsa, le cui iscrizioni hanno permesso di attribuirne la proprietà a Quintus Nasonius Ambrosius, della famiglia dei Nasoni, la stirpe del poeta Ovidio. La conformazione del terreno circostante è mutata nei secoli a causa di una cava di tufo, che ha eroso la collina originaria agevolando le infiltrazioni di acqua all'interno del mausoleo.
"Oggi qui è cambiato tutto - racconta il Soprintendente Francesco Prosperetti - ma chi si allontanava da Roma lungo la Flaminia, si ritrovava circondato da un'altissima parete di tufo con mausolei rupestri sulla sinistra e altri più architettonici sulla destra". Non era una rarità, anzi, "era una caratteristica delle famiglie facoltose del Lazio settentrionale e dell'Etruria farsi costruire tombe nel tufo", aggiunge il responsabile scientifico Marina Piranomonte.
Le tombe saranno aperte una domenica al mese. Nel loro futuro, un ampio progetto di valorizzazione dell'area, che negli ultimi 20 anni ha restituito tesori archeologici come la Tomba di Macrino (nota anche come "Tomba del Gladiatore"), le testimonianze della battaglia di Ponte Milvio, la fonte di Anna Perenna, la villa di via Tortora e, in tempi recentissimi, un edificio tardo antico decorato con pregevoli mosaici, che è tuttora oggetto di indagini.
Il restauro è stato maggiormente concentrato sulla bonifica dell'esterno della tomba e finalizzato al mantenimento di un ambiente privo di infiltrazioni, solido all'interno, tale da permettere la conservazione delle decorazioni anche in futuro.

Fonti:
roma.republica.it
arte.it
adnkronos.com

Norcia, affreschi del '400 riemergono dalla basilica di S. Benedetto

Norcia, particolare degli affreschi emersi nella basilica di
S. Benedetto (Foto: umbria24.it)
Emergono importanti affreschi del '400 dalla Basilica di San Benedetto di Norcia. Sono riaffiorati sulla parete sinistra della chiesa, a seguito del crollo della muratura seicentesca, nei primi giorni di rimozione delle macerie all'interno dell'edificio religioso.
A darne notizia è Marica Mercalli, Soprintendente alle Belle arti dell'Umbria. "Si tratta - spiega - di una Madonna in trono con Bambino ed angeli di raffinata esecuzione e dunque attribuibile ad artista di elevata qualità, al momento non ancora identificato. Con l'intervento di restauratori specializzati, della ditta CobeC, già presenti in cantiere, e con la direzione scientifica dell'Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro, coinvolto dalla Soprintendenza dell'Umbria in questo delicato intervento nella Basilica si procederà ad una pulitura superficiale dell'affresco con parziali consolidamenti e velinatura della superficie pittorica".
Nella fase di ricostruzione della basilica l'intenzione è quella di "trovare il modo di lasciare questi affreschi visibili, ma al momento non sappiamo come", ha continuato la Soprintendente.

Fonti:
lanotiziaquotidiana.it
umbria24.it/cultura

martedì 11 settembre 2018

Il tesoro romano di Como

Como, l'anfora in cui è stato rinvenuto il tesoretto nella sua collocazione
al momento del ritrovamento (Foto: ilgiorno.it)
Gli studiosi stanno esaminando una preziosa anfora contenente vecchie monete romane trovata nei pressi di un teatro abbandonato. Almeno 300 di queste monete risalgono all'epoca tardo-imperiale romana. L'anfora, dalla forma inedita, che non trova, al momento, confronti, è stata rinvenuta nel seminterrato del Teatro Cressoni a Como, non lontano dall'area del foro di Novum Comum. Il teatro era abbandonato da una ventina d'anni. Qui sorgeva, dal 1300 al 1700, un'area religiosa con un convento e una chiesa.
Chiunque abbia nascosto il prezioso contenitore in quel luogo pensava di poterlo recuperare in seguito, quando chissà quale pericolo incombente sarebbe passato. Sulle monete sono incise le effigi degli imperatori Onorio, Valentiniano III, Leone I e Livio Severo, che le collocano in un periodo non posteriore al 474 d.C.. Questo fa pensare che il proprietario non fosse esattamente un privato ma, piuttosto, che le monete facessero parte di un deposito o di una banca.
Como, le monete romane e l'anfora che le conteneva (Foto: Ministero dei Beni ed Attività Culturali)
Archeologi, restauratori e numismatici stanno ora lavorando ad un vero e proprio scavo in miniatura, all'interno del recipiente, un'attività certosina che porterà presto alla luce l'intero tesoretto. Non ci sarebbero, infatti, solo monete d'oro romane nel vaso ritrovato: all'interno sono stati individuati almeno altri tre oggetti, tra i quali è stata intravista una barretta d'oro. Al momento nel microscavo è stato rimosso solo il primo strato di 27 monete da circa 4 grammi di oro.
"Como è stata fondata dai Romani ed è naturale trovare reperti, ma questo potrebbe essere uno dei tesoretti romani più importanti mai ritrovati", ha spiegato il presidente della Società Archeologica di Como Giancarlo Frigerio. La zona del ritrovamento ospitava, un tempo, le abitazioni private dei nobili romani. "L'anfora potrebbe essere stata nascosta nei muri della casa per evitare furti, probabilmente all'epoca delle invasioni", ha concluso lo studioso.
Il luogo dello scavo si trova in un punto in cui non è facile lavorare, perché c'è il lago e servono le pompe. Gli esperti stanno valutando lo stop al progetto privato - la costruzione di alcuni box - per poter continuare gli scavi archeologici in quello che un tempo era il foro di Novum Comum. L'anfora, rimasta intatta per secoli, durante lo scavo è stata rotta: un piccolo squarcio dal quale sono state apparse le monete d'oro.

Fonti:
edition.cnn.com
avvenire.it
milano.corriere.it
ilmessaggero.it

Germania, antichi guerrieri cosmopoliti...

Casco restaurato trovato nella sepoltura collettiva trovata nel sud della
Germania (Foto: Landesmuseum Wurttemberg, Zwietasch P. Frankenstein/H)
Nel 1962 alcuni operai che stavano lavorando, in Germania, su un terreno, si imbatterono in una sorta di sepoltura collettiva di 1400 anni, nella quale c'erano corredi funerari e i corpi di 13 guerrieri ed anche di tre bambini. Ma, nonostante decenni di studi, finora non si è mai riusciti a capire come sono morte queste persone e da dove venivano.
Ora una nuova analisi del Dna e di altre tracce chimiche presenti sulle ossa ritrovate nella sepoltura, rivela che i guerrieri deposti provenivano da diverse parti d'Europa e anche da paesi lontani dal vecchio continente. Un'altra ipotesi, anche se non dimostrata ancora, è che alcuni di questi guerrieri fossero stati presi ostaggio da bambini.
Pettine in osso decorato trovato nella tomba collettiva di Niederstotzingen
 (Foto: 
Landesmuseum Wurttemberg, Zwietasch P. Frankenstein/H)
I ricercatori, che hanno analizzato i corpi nei pressi di Niederstotzingen, in Germania, parlano in proposito di re-guerrieri itineranti, appartenenti ad una confederazione di tribù germaniche chiamata Alemanni. Questa tribù era legata, lontanamente, ai Goti, che vissero nell'Europa centrale tra il III e l'VIII secolo d.C..
La sepoltura collettiva, che si trova su un piano erboso nei pressi del Danubio, è molto ben conservata. All'interno sono stati trovati dei caschi in pelle, delle spade, fibbie bronzee e fermagli finemente intagliati risalenti al 600 o 700 d.C.. Cinque dei defunti, una volta analizzato il Dna, hanno rivelato di essere imparentati gli uni con gli altri.

Fonte:
sciencemag.org

lunedì 10 settembre 2018

Creta, nuove scoperte nella necropoli di Petras

La sepoltura maschile trovata nella necropoli di Petras, a Creta
(Foto: Dipartimento Greco delle Antichità)
A Siteia, nel nordest di Creta, in una fossa del periodo Minoico IA (2100-2000 a.C.) sono state rinvenute due sepolture con ricchi corredi funebri. Gli scavi hanno interessato la necropoli di Petras, datata al 2800-1700 a.C., nella quale i lavori sono iniziati 14 anni fa.
Nella prima sepoltura sono stati trovati i resti di un uomo con una corta spada di bronzo, la prima arma trovata nella necropoli di Petras. Accanto alla sepoltura maschile è stata rinvenuta una seconda sepoltura, questa volta femminile, con un gran numero di perline in oro finissimo e argento, cristallo, corniola e diaspro. Una terza sepoltura presenta delle lastre di scisto perpendicolari a formare una struttura simile ad un box. Questa sepoltura appartiene a dei bambini sotto i dieci anni di età, vi sono stati rinvenuti due braccialetti d'oro con sottili foglie dello stesso metallo.
Creta, necropoli di Petras, perline in avorio, corniola e cristalli
(Foto: Dipartimento Greco delle Antichità)
La necropoli di Petras è la più grande di Creta. Si tratta del luogo di sepoltura comune ai membri della famiglia che deteneva il potere sull'isola. Finora sono stati scavati 26 edifici funebri della grandezza che varia dai 45 ai 150 metri quadrati, unitamente a cinque pozzi di sepoltura. Gli archeologi ritengono che il sito contenga altri quattro o cinque edifici funebri ancora da scavare.
La zona contiene anche due ampie zone destinate a rituali e risalenti ad un periodo compreso tra il 1900 ed il 1700 a.C. e due periboloi o coperture basse. Anticamente Petras aveva un grande porto che costituiva il punto di accesso alla parte orientale di Creta. Qui affluivano oggetti e materiali di ogni genere dalla Siria e dall'Egitto.
Creta, necropoli di Petras, perline d'oro di età minoica
(Foto: Dipartimento Greco delle Antichità)
Il Palazzo di Petras venne costruito in epoca medio-minoica IIA (1900-1800 a.C.) ed è di poco posteriore ai grandi complessi palaziali di Creta. Finora è stata scavata una superficie di 2.500 metri quadrati ma è al momento impossibile stabilire quanto fosse vasto questo edificio, poiché una parte di esso è stata distrutta.
Nel XIV secolo a.C., all'indomani della distruzione del palazzo, la necropoli era ancora in funzione: sono state trovate le tracce di cerimonie ed offerte riservate agli antenati. Quest'attività durò fino al XII secolo a.C.

Fonte:
tomosnews.gr

Egitto, emerge un nuovo complesso sepolcrale

Egitto, l'accesso al complesso sepolcrale
(Foto: egyptindependent.com)
Un complesso sepolcrale scavato nella pietra è stato trovato a circa 300 metri a nordest della piramide del faraone Senusert I da una missione archeologica egiziana. La necropoli è composta da due aree. La prima è una sorta di cantiere aperto che conduce ad un corridoio con soffitto a volta con iscrizioni in geroglifico. Sul lato occidentale è presente un piccolo vano decorato con tracce di iscrizioni.
Il Dipartimento del restauro è al momento al lavoro per rafforzare e riparare questa parte della necropoli. Nella seconda sezione di quest'ultima è presente una cripta sepolcrale, situata in un cortile aperto. Sul lato occidentale è presente un passaggio che porta alla prima camera sepolcrale. Secondo i ricercatori il lato meridionale della cripta contiene un ingresso che conduce alle camere che potrebbero essere messe in luce nella prossima stagione di scavi.
Il proprietario di questo complesso sepolcrale non è stato ancora identificato, nonostante il lavoro accurato sulle iscrizioni.

Fonte:
egyptindependent.com

Olanda, rinvenuto un bacile romano

Olanda, il bacile romano appena rinvenuto (Foto: Provincie Zuid-Holland)
In Olanda gli archeologi hanno trovato un bacile in bronzo di epoca romana a Rijnsburg. Di questo genere di oggetti ne sono noti dieci in tutta Europa ma quello appena rinvenuto è l'unico recante una testa di aquila.
Il bacile è stato trovato tra i resti cremati di tre persone in una sepoltura del IV secolo d.C., unitamente ai resti di pettini ed altri oggetti realizzati nel nord della Germania. Questo potrebbe voler dire che è probabile che la sepoltura appartenga a membri di una tribù germanica.
Il bacino è stato trovato in pezzi ed è stato necessario un anno per restaurarlo. La qualità dell'oggetto indica che fu probabilmente costruito da un'officina specializzata che si trovava in Italia, mentre l'aquila potrebbe indicare che apparteneva ad un ufficiale romano di alto rango che presidiava il vicino confine settentrionale dell'impero romano.
Gli archeologi ritengono che l'oggetto potrebbe essere stato utilizzato per corrompere un capo tribù germanico. Era normale comprare la lealtà dei capi locali con oggetti in oro, bronzo o argento e con gioielli.

Fonte:
dutchnews.nl

Egitto, scoperto un sito neolitico nel Delta

Egitto, i silos neolitici scoperti a Tell el-Samara
(Foto: english.ahram.org.eg)
Una missione archeologica franco-egiziana che opera presso il sito di Tell el-Samara nel Governatorato di Daqahliya, ha recentemente scoperto uno dei villaggi più antichi mai scoperti nel Delta del Nilo.
La missione congiunta ha scavato i resti di un insediamento neolitico, in cui l'occupazione umana si protrasse fino alla II Dinastia (4200-2900 a.C. circa). "Le scoperte del periodo neolitico sono praticamente sconosciute in questa zona, quindi quello che si riesce a trovare è della massima importanza", ha affermato Frederic Geyau, capo della missione. L'unico insediamento coevo finora scoperto è la città di Sais, scavata dalla Egyptian Exploration Society.
Dalle ceramiche e dai reperti rinvenuti a Tell el-Samara, i ricercatori ritengono che le comunità si stabilirono nelle zone umide del Delta del Nilo prima della fine del V millennio a.C.. La missione ha scoperto anche una dozzina di silos contenenti una considerevole quantità di ossa di animali e resti botanici che permetteranno ai ricercatori di studiare le strategie di sopravvivenza della comunità che qui era stanziata.

Fonte:
english.ahram.org.eg

Bulgaria, i tesori e le glorie di Ulpia Oescus

Bulgaria, la testa della statua dell'imperatore romano Aureliano rinvenuta
a Ulpia Oescus (Foto: Gergana Kabakchieva)
Gli archeologi che scavano nella colonia romana di Ulpia Oescus, nell'odierna Bulgaria, hanno scoperto la testa di una statua risalente al III secolo d.C. che si pensa possa essere stata la statua dell'imperatore Aureliano (250-275 d.C.).
"Le statue romane antiche, soprattutto le teste di queste statue, si trovano raramente. Nell'antichità si pensava che rimuovendo la testa di una statua, si toglieva energia al personaggio che essa rappresentava. Noi abbiamo ritrovato la parte più preziosa di una statua, insomma", ha affermato la Professoressa Gergana Kabakchieva, archeologa dell'Istituto Nazionale e Museo Archeologico di Sofia, responsabile dello scavo.
Un'altra statua di epoca romana, stavolta senza testa, è da poco stata scoperta nell'antica Tracia, nella città prima greca e poi romana di Eraclea Sintica, nell'attuale Bulgaria sudoccidentale. L'antica città di Ulpia Oescus è una delle altre tre città romane dell'odierna Bulgaria che godettero dello status di colonia di Roma. Le altre due sono Ratiaria e Deultum. La città ospitava circa 100.000 abitanti.
Bulgaria, particolare del colonnato di un grande edificio cittadino che pare
abbia ospitato Costantino (Foto: Bulgaria Air Tv)
Ulpia Oescus si trova a circa 5 chilometri dal fiume Danubio. La testa appena scoperta è di calcare marmorizzato, gli archeologi pensano che la statua alla quale apparteneva venne elevata durante una visita dell'imperatore Aureliano. Proprio durante il regno di quest'ultimo, la Legio V Macedonica fece ritorno ad Ulpia Oescus per rimanervi definitivamente. "L'acconciatura, la forma del mento, così come gli occhi sono indicativi dell'appartenenza di questa testa al III secolo d.C., il periodo degli imperatori soldati", spiega la Professoressa Kabakchieva. "In base alle dimensioni della testa, supponiamo che la statua fosse di altezza leggermente inferiore al naturale, probabilmente 1,5 metri. Questa statua è opera di uno scultore di un atelier di Ulpia Oescus. Da Oescus abbiamo notizie della più antica attività di una bottega di scultore dell'attuale Bulgaria. Questa bottega risale al regno dell'imperatore Nerone, vale a dire alla metà del I secolo d.C.", conclude la ricercatrice.
Bulgaria, colonna romana con il nome della colonia Ulpia Oescus
(Foto: Bulgaria on air)
Le condizioni di conservazione della testa di Aureliano dimostra che nella tarda antichità e nel medioevo venne utilizzata come elemento da costruzione. Le orecchie sono state danneggiate e poiché, infine, è risultata troppo danneggiata è stata abbandonata nel pozzo nel quale è stata recentemente rinvenuta.
Gli archeologi che scavano ad Ulpia Oescus hanno scoperto anche un colonnato di marmo e strutture relative ad un importante edificio cittadino che ospitò, nel 328 d.C., l'imperatore Costantino il Grande che era giunto qui per l'inaugurazione del ponte sul Danubio. Il colonnato appena scoperto potrebbe essere proprio l'ingresso all'edificio, il più grande della città, scavato la prima volta nel 1940.
Ulpia Oescus è altresì nota per i mosaici pavimentali romani, colorati, risalenti all'epoca dell'imperatore Settimio Severo (193-211 d.C.), rappresentante una scena dalla tragedia "Gli Achei", del drammaturgo greco Menandro (342-291 a.C.). Questa commedia era sconosciuta fino al ritrovamento del mosaico nel 1948 che ha preceduto quello del papiro di Osirinco, nel 1961, che contiene un elenco alfabetico delle opere di Menandro.
Bulgaria, una strada ben conservata della colonia romana Ulpia Oescus
(Foto: archaeologyinbulgaria.com)
L'antica Tracia e la città prima romana e poi fortezza bizantina di Ulpia Oescus, nota anche come Palatiolon o Palatiolum, è situata vicino alla città di Gig, nella Bulgaria settentrionale, a circa 5 chilometri dalla confluenza del fiume Iskar (il cui nome romano era Oescus) nel Danubio. Originariamente era un insediamento della Tracia dell'Età del Bronzo e del Ferro. Nella sua opera "Geografia", del II secolo d.C., il geografo greco-egiziano Tolomeo descrive Ulpia Oescus come una città dei Triballi, antica tribù tracia che abitava il nordovest della Bulgaria. Nel I secolo d.C., Oescus si è estesa oltre il perimetro dell'accampamento romano della Legio IV Scythica e della Legio V Macedonica.
La città romana data al 106 d.C., fondata dall'imperatore Traiano per celebrare la sua vittoria sui Daci a nord del Danubio. Ulpia Oescus ebbe lo status di colonia di Roma, il più alto per una città dell'impero. La città ebbe un suo momento di splendore in relazione alla costruzione, sotto l'imperatore Costantino, del ponte sul Danubio, della lunghezza di 2,5 chilometri (1,3 chilometri sul fiume) e della larghezza di 5,7 metri, inaugurato, alla presenza dell'imperatore, nel 328 d.C.
Nella prima metà del V secolo d.C., Ulpia Oescus subì la minaccia degli Unni. Nel 444 d.C. venne conquistata da Attila che cercò di trasformarla in un insediamento unno, l'unico in territorio bulgaro, con il nome di Hunion. Tentativo che ebbe breve durata. Le mura della fortezza vennero costruite sotto il regno dell'imperatore bizantino Giustiniano il Grande (527-565 d.C.). L'intera città venne distrutta nel 585 d.C. dagli Avari. Nel VI secolo d.C. venne invasa dagli slavi.

Fonte:
archaeologyinbulgaria.com

Abbazia di Bath, riemerge l'antica pavimentazione a piastrelle

Il pavimento medioevale scoperto sotto l'Abbazia di
Bath (Foto: somersetlive.co.uk)
Gli archeologi inglesi hanno fatto una straordinaria scoperta, un pavimento piastrellato risalente al XIII secolo al di sotto dell'Abbazia di Bath. Le piastrelle, vivacemente colorate, sono state scoperte a circa due metri al di sotto dell'attuale livello pavimentale dell'abbazia e sono stati nascosti per 500 anni. Questo ritrovamento potrebbe offrire uno sguardo reale su come doveva apparire il pavimento della grande cattedrale normanna che, un tempo, sorgeva sul sito.
L'importante ritrovamento è dovuto ai lavori di ristrutturazione iniziati per installare un nuovo sistema di riscaldamento ecologico all'interno dell'abbazia. Un sistema che sfrutta le sorgenti termali non lontane come fonte di energia. Il direttore del progetto di scavo, Charles Curnock, ha affermato che si sapeva dell'esistenza di un pavimento al di sotto del livello dell'attuale edificio religioso, ma che i saggi effettuati in precedenza non avevano dato risultati significativi.
La pavimentazione appena trovata viene accuratamente mappata dagli archeologi per ricostruire in 3D gli scavi effettuati all'interno dell'abbazia. Le piastrelle saranno conservate in situ, ricoperte da una membrana protettiva e da uno strato di sabbia inerte prima che vengano ripristinati i livelli pavimentali superiori.

Fonte:
somersetlive.co.uk

I viaggi mediterranei dell'ambra

Ambra (Foto: ISTOK)
L'ambra è una pietra preziosa, ricavata dalla resina di alberi fossilizzati, apprezzata sia per il colore che per la sua naturale bellezza fin dai tempi antichi. L'ambra ha giocato anche un ruolo chiave nel Mediterraneo. Mercedes Murillo-Barroso, archeologa dell'Università di Granada, in Spagna, ha scoperto la prova che l'ambra ha viaggiato attraverso le rotte di scambio mediterranee già nella tarda preistoria.
Per questa ricerca gli archeologi hanno utilizzato una tecnica nota come spettroscopia infrarossa, sottoponendo ad esame 22 campioni di ambra proveniente dal Portogallo e dalla Spagna, la cui datazione è compresa tra il 4000 e il 1000 a.C., al fine di risalire all'origine della preziosa resina. I risultati hanno dimostrato che nel nord della penisola iberica l'ambra era prodotta localmente, mentre nel resto della penisola è stata trovata ambra proveniente principalmente dalla Sicilia e dalla regione del Baltico.
L'ambra proveniente dalla Sicilia è arrivata in Spagna almeno nel 4000 a.C., molto prima di quanto si era pensato finora. All'inizio dell'Età del Bronzo, però, vi fu un calo nel commercio della pietra, mentre nel 1000 a.C. circa, l'ambra baltica ha progressivamente sostituito quella proveniente dalla Spagna.
I ricercatori spagnoli hanno inoltre dimostrato che l'ambra rinvenuta nel sud della Spagna aveva una distribuzione simile all'avorio, giungendo, al pari di quest'ultimo dall'Africa del nord attraverso la mediazione siciliana.

Fonte:
newsweek.com

Grecia, scoperta una sepoltura nobile nell'antica capitale della Macedonia

Vergina, la tomba appena rinvenuta (Foto: allthatsinteresting.com) La costruzione di un nuovo sistema fognario nell'antica città macedon...