lunedì 28 giugno 2021

Lomba do Mouro, trovate le tracce di un accampamento romano

Portogallo, l'accampamento romano di Lomba do Mouro
(Foto: Romanarmy.eu)
Una tecnologia pionieristica ha aiutato gli esperti a trovare un campo perduto, costruito ed utilizzato da migliaia di soldati romani inviati a conquistare l'Iberia nordoccidentale.
Si tratta del più antico e grande recinto fortificato militare romano scavato finora in Galizia e nel nord del Portogallo. Le fondamenta del muro di cinta risalgono al II secolo a.C. circa. Gli esperti hanno analizzato una serie di sedimenti dalle fondamenta del muro utilizzando la tecnica di datazione a luminescenza stimolata otticamente (OSL). Questo ha permesso di datare l'ultima volta che i cristalli di quarzo sono stati esposti alla luce solare e per quanto tempo sono rimasti sepolti sotto le mura.
Lomba do Mouro, così si chiama l'accampamento, può collegarsi alle prime campagne militari romane in Galizia. Venne costruito da circa 10.000 soldati romani ed è stato progettato per essere una fortificazione temporanea, utilizzata per qualche giorno o qualche settimana, al massimo nei mesi più caldi. Venne realizzata molto rapidamente, mentre l'esercito era in procinto di attraversare un'altura. Fonti scritte riferiscono combattimenti durante questo attraversamento, ma anche accordi con le comunità locali.
I campi temporanei sono difficili da individuare, poiché ne sono rimaste prove archeologiche scarse a causa della loro natura non permanente ed anche perché vennero distrutti di proposito quando l'esercito abbandonava il luogo. La superficie del campo di Lomba do Mouro è di oltre 20 ettari ed è stata oggetto di un'indagine archeologica nel settembre 2020, campagna condotta dall'archeologo Joao Fonte, dell'Università di Exeter.
Finora il più antico accampamento romano in Galizia e nel nord del Portogallo era Penedo dos Lobos, dove si sono rinvenute anche monete che lo collegavano alle campagne di guerra conosciute come guerre Cantabriche (29-29 a.C.), con le quali Ottaviano Augusto pose fine al processo di conquista della Spagna. Lomba do Mouro venne costruito cento anni prima.
Nel 137 a.C. il console romano Decimo Giunio Bruto entrò in Galizia con due legioni, attraversando i fiumi Douro e Lima e raggiungendo il Minho. La datazione delle mura, insieme alle grandi dimensioni del recinto, supportano l'ipotesi che il campo possa essere stato eretto da un contingente di quel periodo, anche se a causa del grado di incertezza delle date è difficile stabilire una diretta associazione con la campagna di Decimo Giunio Bruto.

Fonte:
archaeologynewsnetwork.blogspot.com


Francia, ritrovato un santuario gallo-romano

Francia, gli scavi del santuario gallo-romano
(Foto: Karine Pretre, Inrap)

Gli archeologi dell'Inrap, che stanno attualmente effettuando uno scavo di salvataggio a Locmariaquer in Bretagna, nell'ambito dello sviluppo di una casa privata, hanno portato alla luce quelli che credono siano i resti di un santuario gallo-romano risalente al I o al II secolo d.C. Solo una parte di questo edificio può essere esplorata, poiché si estende oltre l'area di scavo di 300 metri quadrati. 
Orientato lungo un asse nordovest/sudest, l'edificio comprende una struttura centrale identificata come "cella". Questa costruzione rettangolare costituisce generalmente la parte riservata del santuario, che ospitava la statua della divinità. E' realizzata con paramenti in blocchi di granito e basi in coppi, e il suo accesso è ad est, secondo la pianta tipica di questi edifici. Il ritrovamento di numerosi chiodi potrebbe indicare la presenza di un prospetto ligneo oggi scomparso. I livelli crollati della cella hanno rivelato due frammenti di una statuetta di Venere in argilla bianca.
A sud dello scavo, la galleria che un tempo circondava la cella è segnalata dalla presenza di una rampa. Profondamente incassato e costituito da blocchi di granito disposti alla rinfusa, potrebbe appartenere ad un edificio precedente, riutilizzato per la costruzione del santuario. Un ingresso di oltre quattro metri di larghezza consentiva l'accesso a questo edificio.
Nelle vicinanze è stato rinvenuto un pozzo interrato del diametro di 1,10 metri. Questo pozzo poteva essere utilizzato per cerimonie o come deposito votivo. Il materiale archeologico raccolto indica che questo edificio di culto fu abbandonato verso la fine del II secolo d.C. La fase successiva dello scavo comporterà uno studio approfondito dell'architettura gallo-romana e consentirà agli archeologi di verificare l'eventuale presenza di resti risalenti a prima di questo periodo.

Fonte:
archaeologynewsnetwork.blogspot.com


Francia, alla ricerca della via Domitia

Francia, la via di Domiziano (Foto: Pascal Druelle, Inrap)
Gli archeologi dell'Inrap (Istituto Nazionale per la Ricerca Archeologica Preventiva) hanno scoperto un nuovo tratto dell'antica Via Domitiana, una strada romana che collegava il Rodano ai Pirenei, in Francia
La creazione di questo percorso è stata attribuita a Domizio Enobarbo, proconsole e fondatore della colonia di Narbonne nel 118 a.C. e permise a Roma di affermare il proprio dominio in questa provincia transalpina, consentendo lo spostamento delle truppe dell'Urbe tra Spagna ed Italia su un percorso sicuro e ben sviluppato.
Nonostante la fama di questa strada, pochi scavi sono riusciti, finora, a rivelarne il tracciato. Questi scavi hanno fornito dati sulla sua costruzione e sono stati effettuati in un contesto urbano, in collegamento con siti di sosta o in corrispondenza di attraversamenti fluviali. Solo poche osservazioni in sezione degli argini stradali hanno fornito un'idea sulla fisionomia che questa strada aveva in campagna.
Lo scavo effettuato nelle colline del Moure, a nord del villaggio di Loupian (Hérault), riguarda un tratto di strada situato tra l'antica stazione di Forum Domitii (Montbazin) e la stazione di collegamento di Marinesque. Lo scavo, effettuato per oltre cento metri di lunghezza, permette di determinare la posizione della strada in questi paesaggi dove il suo percorso non era certo.
Si tratta di una strada non semplice, ma una via di traffico complessa. Si compone di tre sezioni: una carreggiata centrale fiancheggiata da due strade secondarie. L'intera superficie, larga 18 metri, è stata accuratamente livellata e spianata. La base della carreggiata principale è costituita da blocchi e pietrisco calcarei legati con l'argilla. La carreggiata si sviluppa al di sopra di questa disposizione. E' costituita da scaglie calcaree, ghiaia e pochi blocchi derivanti, con tutta probabilità, da precedenti lavori di sterro. Il passaggio di carri, truppe e bestie da soma creava numerosi solchi che richiedevano il costante ripristino della strada. C'erano così tre carreggiate costruite successivamente, la terza delle quali è stata riasfaltata con nuove pietre.
Le banchine stradali, larghe circa 6 metri ciascuna, sono più rudimentali, prive di terrapieni preparatori. Sono costituiti da fasce sabbiose o sassose dello spessore di pochi centimetri. La presenza di solchi dimostra che su questi spazi si usavano anche i carri. Su queste carreggiate sono stati rinvenuti numerosi oggetti metallici legati al trasporto (parti di carri o finimenti), nonché monete, tra cui alcune provenienti da Marsiglia, che consentono di datare l'uso della strada ad un periodo che compreso tra il II ed i I secolo e l'inizio del IV secolo d.C.

Fonte:
archaeologynewsnetwork.blogspot.com





Turchia, la riscoperta dell'anfiteatro di Mastaura

Turchia, veduta aerea dell'anfiteatro di Mastaura
(Foto: Sedat Akkurnaz)

Nell'agosto 2020 l'archeologo turco Sedat Akkurnaz ha trovato i resti dell'anfiteatro di Mastaura. Si tratta, in reatlà, di una riscoperta, in quanto l'edificio era stato già ritrovato nel 1837 dall'esploratore britannico William John Hamilton, che pubblicò il ritrovamento nel 1842.
Nel marzo di quest'anno è iniziata la fase di conservazione e consolidamento dell'edificio, che è semisepolto in mezzo ad un campo vicino al moderno villaggio di Mastaura, che si trova nella stessa posizione dell'antica Mastaura citata da Plinio il Vecchio e da altri scrittori antichi.
L'archeologo Sedat Akkurnaz, dell'Università Adnan Menderes, ha trovato il resoconto che Hamilton ha fatto della sua visita al "teatro o anfiteatro" di Mastaura ed ha deciso di individuare i resti di cui scriveva l'esploratore.
I lavori iniziati la scorsa primavera consentiranno di determinare meglio la struttura e le dimensioni dell'anfiteatro. Approssimativamente si parla di un diametro di circa 100 metri nel suo asse principale, con pareti di 15 metri di altezza. Secondo il Dottor Akkurnaz l'edificio poteva ospitare circa 15.000-20.000 spettatori, ben più della popolazione che, all'epoca, abitava Mastaura. Questo vuol dire che, come tutti gli edifici destinati all'intrattenimento dell'epoca, questo anfiteatro era stato progettato per ospitare anche spettatori provenienti dalle città circostanti (Afrodisia, Mileto, Priene, Magnesia, Efeso).
Secondo il Dottor Akkurnaz "non esiste un anfiteatro simile in Anatolia e nell'area circostante, ed è l'unico ad essere sopravvissuto in buone condizioni". Infatti nella provincia romana dell'Asia (parte occidentale della penisola anatolica) sappiamo che esistevano altri quattro anfiteatri (a Cyzicus, Cos, Pergamum e Satala), ma nessuno di questi è arrivato fino a noi.
Secondo il Dottor Akkurnaz, le tecniche di muratura che l'anfiteatro presenta sono caratteristiche dell'inizio del III secolo d.C., durante l'epoca dei Severi. Questo è coerente con la storia della città di Mastaura, che raggiunse il suo più alto livello di prosperità proprio durante il governo degli imperatori di questa dinastia. La maggior parte dell'anfiteatro è interrata, emergono dal terreno alcune file di gradinate, l'arena e le mura di rinforzo all'esterno dell'edificio. Il Dottor Akkurnaz ha affermato che si tratta di "un edificio progettato per combattimenti di gladiatori e cacce di animali, non è una trasformazione di un altro edificio precedente".

Fonte:
blogtabula.blogspot.com




Israele: l'Homo di Nesher Ramla, prima ancora dell'Homo di Neanderthal

Israele, frammenti di cranio e mandibola trovati a Ramla
(Foto: Avi Levin e Ilan Theiler)

I ricercatori che stanno lavorando in Israele, hanno identificato un tipo finora sconosciuto di essere umano che viveva, più di 100.000 anni fa, accanto ad uomini della nostra specie. Il ritrovamento è stato fatto nei pressi della città di Ramla e consistono nei resti appartenenti a due diversi individui: parti di un cranio conservatosi parzialmente e una mandibola quasi completa, con qualche dente, non lontani da strumenti in pietra e resti di animali come cavalli e daini.
I ricercatori ritengono che i resti appartengano ad individui discendenti da una precedente specie che potrebbe essersi diffusa fuori dalla regione centinaia di migliaia di anni fa e che aveva, poi, dato origine ai Neanderthal in Europa ed ai loro equivalenti in Asia. I resti sono stati battezzati Homo Nesher Ramla.
La Dottoressa Hila May, dell'Università di Tel Aviv, ha affermato che la scoperta ha portato a rivedere la storia dell'evoluzione umana, in particolare quella riguardante la diffusione dei Neanderthal. In passato la diffusione di questa specie umana era stata strettamente collegata alla sola Europa. "Tutto è iniziato in Israele", ha detto la Dottoressa May. "Durante i periodi interglaciali, ondate di umani del tipo Nesher Ramla sono migrati dal Medio Oriente all'Europa".
I ricercatori pensano che i primi Homo Nesher Ramla fossero già presenti nel Vicino Oriente circa 400.000 anni fa. Hanno, infatti, notato somiglianze tra i nuovi ritrovamenti e gli antichi gruppi pre-Neanderthal in Europa. "Questa è la prima volta che possiamo collegare tra loro i diversi esemplari trovati nel Levante", ha detto la Dottoressa Rachel Sarig, dell'Università di Tel Aviv. "Ci sono diversi fossili umani nelle grotte di Qesem, Zuttiyeh e Tabun che risalgono a quel periodo e che non potremmo attribuire a nessun gruppo specifico di umani conosciuti. Ma confrontare le loro forme con quelle dell'esemplare appena scoperto di Nesher Ramla giustifica la loro inclusione all'interno del nuovo gruppo umano". La Dottoressa May suggerisce che questo gruppo umano fosse l'antenato dei Neanderthal.
Il Neanderthal europeo iniziò, pertanto, nel Levante e migrò in Europa incrociandosi con altri gruppi umani. Altri gruppi si recarono ad est, in India e Cina. Alcuni fossili trovati in Asia orientale presentano caratteristiche simili ai Neanderthal ed ai Nesher Ramla. La scoperta di quest'ultimo gruppo umano è importante per confermare la teoria che diverse specie umane coesistevano le une accanto alle altre, in Israele. Resti di questa nuova specie sono stati rinvenuti in una sorta di dolina in un'area frequentata dagli uomini preistorici. Qui, probabilmente, si cacciavano bovini selvatici, cavalli e cervi, come indicato da migliaia di strumenti di pietra e ossa di animali.
Il Dottor Yossi Zaidner, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, ha detto che questi strumenti sono stati realizzati allo stesso modo in cui vennero fatti quelli di cui si servivano gli umani moderni. Proprio questa coincidenza con strumenti associati alla presenza dell'Homo Sapiens, suggerisce che ci fossero interazioni tra i due gruppi.
Alla ricerca hanno contribuito anche i ricercatori dell'Università di Roma La Sapienza e del Museo di Storia Naturale dell'Università di Firenze. "E' questa la conferma che le popolazioni umane del Pleistocene Medio sono andate incontro a fenomeni evolutivi a mosaico, che hanno fatto emergere le caratteristiche tipiche dei Neanderthal, come anche quelle di noi Homo Sapiens. - Ha dichiarato Giorgio Manzi, paleoantropologo dell'Università La Sapienza. - E' ciò che osserviamo anche in Italia con lo scheletro della grotta di Lamalunga, vicino Altamura, nel quale tutte le analisi che abbiamo potuto condurre finora mostrano una sorta di blend evolutivo".

Fonte:
bbc.com



Egitto, trovata una stele della XXVI Dinastia

Egitto, la stele trovata vicino ad Ismailia
(Foto: Ministero delle Antichità Egiziano)

Un contadino che vive vicino ad Ismailia, in Egitto, ha scoperto una stele di 2600 anni fa, eretta dal faraone Apries, che regnò dal 589 a.C. circa al 570 a.C.
Il contadino ha trovato la stele mentre stava preparando il suo appezzamento di terreno per la coltivazione, a circa 100 chilometri a nordest da Il Cairo. La stele è lunga 230 centimetri, larga 103 e spessa 45 centimetri. Nella parte superiore è intagliato un disco solare alato, più volte associato al dio Ra, con un cartiglio con il nome del faraone Apries. Vi sono anche 15 righe di scrittura geroglifica. Apries, noto anche come Wahibre Haaibre, regnò durante la XXVI Dinastia (688 - 525 a.C.), in un'epoca in cui l'Egitto era indipendente e la sua capitale era Sais, nel nord dell'Egitto.
Al momento si sta cercando di tradurre la stele che sembra essere collegata ad una campagna militare che il faraone avrebbe intrapresa ad est del Paese. Lo storico greco Erodoto affermò che Apries perse una guerra contro i Fenici e che questo comportò la perdita di molti soldati egizi. Conseguenza di questa sconfitta fu una guerra civile che si concluse con l'uccisione di Apries e la salita al trono di Amasis.

Fonte:
livescience.com

Turchia, scoperti i resti di un castello urartiano

Turchia, i resti del castello urartiano appena scoperto
(Foto: hurriyetdailynews.com)

Una squadra di archeologi ha portato alla luce, nella Turchia orientale, un castello risalente all'era urartiana.
I resti del castello, risalente a 2800 anni fa, sono stati scoperti durante un progetto di scavo condotto e sponsorizzato dall'Università Van Yuzuncu Yil su una montagna, a 2500 metri di altezza, nella provincia di Van.
Nel castello sono stati rinvenuti una grande cisterna della profondità di 6,5 metri e del diametro di 2,5 metri, muri e resti di ceramica. Gli archeologi hanno affermato che questa cisterna venne prevalentemente utilizzata nel medioevo.
Si è anche scoperto che la roccia calcarea e di arenaria sono state utilizzate per edificare le mura di alcuni agglomerati urbani della regione. Il castello, si pensa, potrà contribuire ad aumentare la ricchezza storica del distretto turco e ad incrementare il turismo.

Fonte: hurriyetdailynews.com

domenica 20 giugno 2021

Polonia, la bambina degli uccelli...

I resti della fanciulla con lo scheletro di un volatile in
bocca (Foto: Archivi della Facoltà di Archeologia
di Varsavia)

Gli archeologi che lavorano presso la grotta di Tunel Wielki, nell'altopiano di Cracovia-Czestochowa, nel sudest della Polonia, hanno rinvenuto i resti scheletrici di una ragazza scandinava dell'età approssimativa di 12 anni, con i resti di un uccello in bocca ed un altro collocato vicino alla guancia. I resti sono stati datati al XVII secolo. La ragazza, con tutta probabilità, era arrivata al seguito di un esercito di invasori.
La sepoltura è stata trovata alcuni anni fa ma la certezza della identificazione dei resti genetici ed il risultato delle analisi sono pervenuti solamente di recente.
I ricercatori non sono riusciti a trovare analogie simile nei rituali funebri scandinavi, ma hanno sottolineato che, in alcune regioni della Finlandia, il cristianesimo non era così fortemente radicato, qualche centinaia di anni fa, e che le pratiche pagane non erano rare.
Secondo il ricercatore finlandese Dottor Frog, gli uccelli simboleggiavano il viaggio dell'anima dopo la morte. Ma non si conoscono sepolture con teste di uccello nella Scandinavia nordorientale. Secondo fonti storiche, nella guarnigione svedese sul Wawel erano di stanza 3.000 soldati, principalmente finlandesi. Queste truppe hanno raggiunto, in autunno, la Malopolska, nello stesso periodo in cui si pensa che gli uccelli rinvenuti nella sepoltura sono morti. Alcuni soldati della guarnigione, inoltre, erano di stanza nel castello di Ojcòw, vicino alla grotta di Tunel Wielki. Vi erano molte donne e bambini, nella guarnigione.
L'analisi delle ossa della ragazza suggerisce che la giovane non ha avuto una vita facile. La crescita ossea dimostra che doveva soffrire la fame.

Fonte:
PAP-Scienza in Polonia

Israele, un uovo dal passato...

Solo poche, antiche, uova di gallina sono state rinvenute intatte, nel mondo, il che le rende una rarità, qualora siano trovate. Durante gli scavi di un antico pozzo nero risalente al periodo islamico (circa mille anni fa), gli archeologi dell'Autorità per le antichità israeliane a Yavne sono rimasti sbalorditi nel trovare un uovo di gallina intatto. Gli scavi archeologici su larga scala, diretti dal Dottor Elie Haddad, da Liat Nadav-Ziv e dal Dottor Jon Seligman, hanno mostrato un'estesa area industriale risalente al periodo bizantino.
Frammenti di guscio d'uovo sono noti già da periodi precedenti a Gerusalemme, Cesarea e Apollonia, ma quasi nessuno uovo intero è stato conservato, a causa del suo fragile guscio. Anche a livello mondiale questa scoperta è estremamente rara. La conservazione di quest'uovo è evidentemente dovuta alle condizioni in cui è rimasto per secoli, annidato in un pozzo nero contenente rifiuti umani morbidi che lo hanno preservato.
L'allevamento di pollame venne introdotto in Israele 2300 anni fa, durante il periodo ellenistico e romano. Nel periodo islamico, dal VII secolo d.C. in poi, si registra una marcata diminuzione della percentuale di ossa di maiale in molti siti della regione, a seguito del divieto islamico di mangiare la carne di questo animale. Le famiglie, pertanto, avevano bisogno di un sostituto proteico pronto che non richiedesse raffreddamento e conservazione e lo hanno trovato nelle uova e nella carne di pollo.
Malgrado le cautele utilizzate per rimuovere il prezioso reperto, il guscio dell'uovo si è rotto. Con l'uovo sono stati recuperati diversi altri reperti interessanti, tra i quali le tre tipiche bambole in osso del periodo islamico usate come giocattoli circa mille anni fa.

Fonte:
friendsofiaa.org




Israele, rinvenuto un sigillo di 7000 anni fa

Israele, silos arrotondati di Tel Tsaf
(Foto: Boaz Garfinkel)

Un team di archeologi dell'Università Ebraica di Gerusalemme ha riportato alla luce una piccola impronta di sigillo in argilla risalente a circa 7000 anni fa.
Il sigillo reca due diversi timbri geometrici impressi ed è stato rinvenuto a Tel Tsaf, un villaggio preistorico situato nella valle di Beit She'an, in Israele. La scoperta è stata fatta nell'ambito di uno scavo condotto tra il 2004 ed il 2007 dal Professor Yosef Garfinkel, dal Professor David Ben Shlomo e dal Dottor Michael Freikman. Nel sito sono tatti trovati anche 150 sigilli in argilla.
I sigilli erano in sostanza dei piccoli pezzi di argilla utilizzati in epoca storica per sigillare e firmare le lettere, impedendo che altri estranei al mittente potessero leggerne il contenuto. Il sigillo rinvenuto a Tel Tsaf è particolarmente significativo perché rappresenta la prima prova dell'uso di sigilli per contrassegnare le spedizioni o per chiudere silos o fienili. Quando veniva aperta la porta di una stalla, il suo sigillo veniva rotto, un segno rivelatore che qualcuno si era introdotto nell'ambiente e che aveva trafugato quello che vi era contenuto. Questo tipo di sigilli era già in uso tra i proprietari terrieri e gli amministratori locali di 7000 anni fa.
Il sigillo rinvenuto, di meno di un centimetro di larghezza, è in ottime condizioni grazie al clima secco della valle di Beit She'an. Mentre molti sigilli trovati nel Primo Tempio di Gerusalemme (risalente a circa 2600 anni fa) recano un nome personale e talvolta anche figure bibliche, i sigilli più antichi erano decorati con forme geometriche, dal momento che non era ancora in uso la scrittura. Il fatto che ci siano due timbri diversi sul sigillo può indicare una forma di attività commerciale in cui erano coinvolte due diverse persone.
L'analisi dell'argilla che compone il sigillo ha rivelato che non si tratta di argilla locale, ma che deve essere stata estratta da un luogo ad almeno dieci chilometri di distanza. Del resto altri reperti trovati a Tel Tsaf hanno dimostrato che la popolazione locale era in contatto con centri posti anche al di fuori di Israele.
Il sito di Tel Tsaf ha restituito anche i resti di silos e magazzini per lo stoccaggio delle merci e delle derrate alimentare, ad indicare un notevole sviluppo sociale. Tel Tsaf aveva, un tempo, una posizione chiave nella regione.

Fonte:
eurakalert.org

Norvegia, trovati resti di tessuto di era vichinga in una sepoltura femminile

Spilla con tessuto vichingo rinvenuta in una sepoltura
femminile (Foto: Age Hojem)

A prima vista il manufatto color marrone e opaco, sembra qualcosa di indefinito, in realtà si tratta di qualcosa di molto speciale: racchiude un tessuto risalente all'epoca vichinga, un tessuto di lana ricamato conservato su una spilla ricavata da una tartaruga.
Questa sorprendente scoperta è stata fatta in una sepoltura femminile di Hestnes, nella contea meridionale di Trondelag, in Norvegia. La tomba è stata approssimativamente datata all'850-950 d.C., proprio in piena era vichinga.
La donna venne deposta in una camera funeraria in legno, posta all'interno di un tumulo funerario di forma allungata. Le sepolture di questo tipo sono piuttosto insolite nella Norvegia centrale, ma sono diffuse a Birka, in Svezia, e nelle ex aree Danesi tra le quali Scania (la moderna Skane), fino ad Hedeby, nell'attuale Germania.
Anche il corredo della defunta è piuttosto fuori dal comune. La donna venne sepolta con una spilla trilobata, reperto raro in Norvegia, e con diverse centinaia di perle in miniatura, anch'esse poco conosciute in Norvegia. Le perle erano state poste sulla spalla destra della defunta, ma non si sa se facessero parte di una collana o fossero qualcos'altro, come un ricamo, per esempio.
Gli archeologi hanno individuato i resti di otto diversi tessuti nella tomba: sei pezzi di tessuti di lana e due di lino. I tessuti variano per qualità, struttura e aspetto. Tessere e confezionare vestiti per una famiglia richiedeva il lavoro di una persona per un anno intero. Confezionare delle vele per una barca vichinga richiedeva la lana di ben 2.000 pecore. In breve, il fatto che la donna deposta nella sepoltura appena trovata fosse adorna di tanti diversi tessuti, sta ad indicare, con tutta probabilità, il suo alto stato sociale.
Gli archeologi pensano che la donna indossasse uno scamiciato allacciato con spille di tartaruga. Sotto l'abito, probabilmente, indossava una camicia di lino o di lana fine. Sulle spalle portava un mantello con elementi decorativi ricamati. Questo mantello sembra essere stato foderato con un tessuto di lana fine e, lungo i bordi, è ancora visibile pare di una stretta treccia realizzata, forse, per rinforzare il bordo e per decorare il tessuto.

Fonte:
norwegianscitechnews.com

sabato 12 giugno 2021

Gran Bretagna, sepoltura di uno schiavo

Gran Bretagna, catene in ferro poste alle caviglie
del corpo rinvenuto (Foto: cnn.com)

Gli archeologi che in Inghilterra stanno lavorando a Great Casterton, hanno trovato uno scheletro incatenato che, secondo loro, fornisce una prova che la schiavitù era largamente praticata nella Gran Bretagna Romana. Il maschio adulto, al quale appartiene lo scheletro, è stato sepolto in un fossato con ceppi di ferro che gli bloccavano le caviglie. Si tratta della prima scoperta del genere in Gran Bretagna.
La datazione al radiocarbonio ha rivelato che i resti risalgono ad un periodo compreso tra il 226 ed il 427 d.C. I Romani occuparono la gran parte della Gran Bretagna tra il 43 a.C. ed il 410 d.C. circa e facevano molto affidamento sul lavoro degli schiavi. L'uomo è stato sepolto reclinato leggermente sul fianco destro, con il fianco sinistro e il braccio leggermente più in alto su un pendio. Il che suggerisce che venne gettato in un fossato, piuttosto che essere seppellito in una tomba vera e propria. L'uomo, inoltre, è stato sepolto ad una certa distanza da un cimitero romano, quasi a voler distinguere la sua sepoltura da quelle del cimitero.
Le catene, nel mondo romano, erano sia una forma di prigionia che un metodo di punizione. Erano fonte di disagio, dolore e ferite che potevano lasciare profonde cicatrici anche dopo molto tempo che erano state rimosse. Gli archeologi ipotizzano che i ceppi rinvenuti in una sepoltura potevano anche essere utilizzati, simbolicamente, come una condanna alla schiavitù anche dopo la morte. Secondo alcune fonti scritte dell'epoca di occupazione romana, i morti venivano trattenuti per impedire loro di risorgere e influenzare i vivi.
Un esame dettagliato dei resti scheletrici rinvenuti, hanno mostrato che l'uomo conduceva una vita fisicamente impegnativa. Uno sperone osseo su una delle ossa della parte superiore della gamba potrebbe essere stato causato da un evento traumatico, forse una caduta o un colpo all'anca, oppure una vita piena di attività fisica pesante o ripetitiva. La ferita era completamente guarita prima della morte dell'uomo e le cause di quest'ultima sono, al momento, sconosciute.

Fonte:
edition.cnn.com

Sudan, riemerge la meravigliosa basilica di Dongola

Sudan, la chiesa medioevale di Dongola
(Foto: PCMA UW, M. Reklajtis)

Gli archeologi che stanno lavorando ad Old Dongola, nel Sudan, hanno trovato i resti di quella che potrebbe essere la più grande chiesa conosciuta nella Nubia medioevale. Potrebbe essere stata sede di un arcivescovo che governava la gerarchia ecclesiastica su un tratto del Nilo, compreso tra la I e la V cataratta. L'arcivescovo di Dongola sovrintendeva al vescovo di Faras, la cui cattedrale, con i suoi famosi dipinti murali, vennero scoperti dal Professor Kazimierz Michatowski 60 anni fa.
Secondo il Professor Artur Obluski, capo della spedizione a Dongola e direttore del Centro polacco di archeologia mediterranea dell'Università di Varsavia (PCMA UW), questa scoperta cambia non solo la nostra conoscenza della città stessa, ma anche il modo in cui ricostruiamo la storia della chiesa nubiana.
Dongola era la capitale della Makuria, uno dei tre regni cristiani nubiani. Gli archeologi del PCMA UW lavorano qui dal 1964, continuando la ricerca del Professor Michalowski. Nel 2021 gli archeologi hanno pulito il muro dell'abside della chiesa, insieme ad un muro adiacente e alla vicina cupola di una grande tomba. Le strutture sono ubicate nel pieno centro della città. Le pareti dell'abside, che era il luogo più sacro della chiesa, sono decorate da dipinti raffiguranti due ordini di figure monumentali. E' la più grande abside scoperta finora in Nubia: ha un diametro di 6 metri e la larghezza della chiesa alla quale apparteneva è stata stimata in 26 metri.
Il Dottor Obluski ha affermato che le dimensioni sono importanti ma è importante anche la posizione dell'edificio, posto nel cuore della città, capitale dei regni congiunti di Nobadia e Makuria. Ad est dell'abside venne aggiunto un grande edificio a cupola. L'edificio, secondo l'archeologo, ha una notevole analogia con un altro complesso architettonico, quello di Faras. Anche a Faras la cattedrale sorgeva al centro della cittadella e ad est di questa cattedrale si trovava la tomba a cupola di Joannes, vescovo di Faras. Le dimensioni della cupola, però, sono diverse: quella sopra la tomba di Joannes ha un diametro di 1,5 metri, mentre la cupola di Dongola ha un diametro di 6 metri.
Gli archeologi pensano che la grande chiesa di Dongola fungesse da cattedrale e che gli edifici sorti accanto ad essa erano sepolture vescovili. L'edificio appena scoperto è circondato da un muro alto circa 10 metri e spesso 5. Sembra che l'abside arrivi ad una profondità di nove metri, il che significa che si è conservata per un'altezza impressionante e che potrebbero esserci dipinti ed iscrizioni nelle pareti ancora da scoprire.
Per poter proseguire gli scavi, però, è necessario che l'intonaco murario indebolito e scrostato, deve essere rinforzato e poi accuratamente ripulito da strati di terra e depositi salini particolarmente dannosi per le pitture murali. 

Fonte:
Polish Centre of Mediterranean Archaeology, University of Warsaw

Israele, emerge la basilica civile di Ashkelon

Israele, veduta aerea del luogo dove sorge la basilica
(Foto: Emil Aladjem - Israel Antiquities Authority)
Il Parco Nazionale di Tel Ashkelon, in Israele, è stato recentemente oggetto di un ampio lavoro di sviluppo, avviato e finanziato dalla Nature and Parks Authority, dal Comune di Ashkelon e dalla Leon Levy Foundation. Proprio durante questi lavori, la Israel Antiquities Authority ha rinvenuto una magnifica basilica civile di duemila anni fa, la più grande del suo genere rinvenuta in Israele.
Gli scavi hanno permesso anche di portare alla luce un antico odeon e sono stati pubblicizzati adesso per la prima volta. Presto potranno essere anche aperti ai visitatori.
Durante il dominio romano, la vita pubblica dell'antica Ashkelon ruotava intorno alla sua basilica, un edificio pubblico dove i cittadini trattavano affari, si incontravano per motivi sociali e legali, dove si tenevano spettacoli e cerimonie religiose.
La Dottoressa Rachel Bar-Natan, uno dei direttori dello scavo, il grande edificio civile era coperto da un tetto e diviso in tre parti: una sala centrale e due sale laterali. La sala centrale era circondata da file di colonne e capitelli di marmo, che raggiungevano un'altezza stimata in 13 metri. Sia il pavimento che le pareti della basilica erano in marmo.
Il marmo, scoperto nel corso degli anni durante gli scavi archeologici, veniva importato dall'Asia Minore ed arrivava tramite navi mercantili che attraccavano alle coste di Ashkelon, che all'epoca era una famosa e vivace città commerciale. In tutto sono stati rinvenuti circa 200 marmi del peso di centinaia di tonnellate che testimoniano il grande splendore dell'edificio. Sono stati recuperati anche decine di capitelli di colonne con motivi vegetali, alcuni dei quali recanti un'aquila, simbolo dell'Impero Roman. Colonne e capitelli a forma di cuore si trovavano negli angoli dell'edificio. Gli scavi condotti dagli inglesi negli anni '20 del secolo scorso hanno portato alla luce enormi statue tra la quali una raffigurante Nike, la dea della vittoria, sostenuta dal dio Atlante che sorregge una sfera e una statua di Iside, divinità egizia raffigurata come Tyche, la dea della fortuna.
La basilica venne devastata dal terremoto che colpì il paese nel 363 d.C. Gli effetti delle onde sismiche sono chiaramente visibili sul pavimento dell'edificio, fornendo così una prova tangibile degli eventi di quell'anno ad Ashkelon. L'edificio venne abbandonato dopo la sua distruzione. Durante i periodi abbaside e fatimide in questo luogo vennero edificati diversi impianti, alcuni dei quali avevano inglobato, nelle pareti, pilastri e capitelli marmorei. Durante il periodo ottomano gli oggetti in marmo furono tagliati per essere utilizzati come pietre per lastricare le strade. Altri elementi architettonici furono utilizzati nella costruzione di edifici.
La basilica venne edificata da Erode il Grande ed una fonte storica suggerisce che la sua famiglia provenisse proprio dalla città di Ashkelon. Durante la dinastia romana dei Severi, nel II e III secolo d.C., l'edificio venne restaurato, furono aggiunti elementi architettonici in marmo e venne aggiunto un piccolo teatro.

Fonte:
mfa.gov.it

giovedì 10 giugno 2021

Siria, il più antico sacrario del mondo

Ecco come doveva apparire l'antico sacrario
(Ric.: Euphrates Salvage Project & Antiquity Publications

Un enorme tumulo funerario che conterrebbe i resti di almeno 30 guerrieri, rinvenuto in Siria, potrebbe essere il più antico monumento ai caduti mai scoperto finora. Il tumulo risale ad almeno 4300 anni fa, nel sito - ora sommerso - di Tell Banat.
Questo tumulo è anche il primo esempio di un particolare tipo di monumento descritto nelle antiche iscrizioni mesopotamiche, in cui i corpi dei nemici e dei caduti in battaglia in genere erano accatastati a formare una struttura perfettamente organizzata.
La Dottoressa Anne Porter, che insegna civiltà del Vicino e Medio Oriente all'Università di Toronto, ha affermato che la scoperta è una prova che gli antichi onoravano le persone uccise in battaglia proprio come si fa oggi. Non si è in grado di conoscere se coloro che furono seppelliti in questo tumulo furono i defunti dell'esercito vincitore o di quello perdente. Si sa solo che gli abitanti del luogo raccolsero i corpi dei defunti sul campo di battaglia  e li seppellirono in un enorme tumulo visibile anche da molto lontano.
Il memoriale somiglia un po' alla piramide a gradone di Djoser, in Egitto, tranne per il fatto che gli strati che formano il monumento sono fatti in terra e gesso invece che in pietra. Gli abitanti del luogo chiamano il tumulo il "monumento bianco", perché il gesso fa brillare il monumento alla luce del sole.
Il monumento venne individuato e scavato tra il 1988 ed il 1999 da un team di archeologi guidato da Anne Porter e Thomas McClelland, che all'epoca erano entrambi archeologi dell'Eufrate Salvage Project, ma i ricercatori non ne avevano compreso appieno lo scopo. Questi scavi vennero effettuati prima che il sito venisse allagato dalla costruzione della diga di Tishreen. Gli stessi archeologi, unitamente agli studenti dell'Università di Toronto, hanno comunque continuato ad esaminare da vicino i reperti, riuscendo a comprendere che il tumulo era, in realtà, un monumento ai caduti, forse l'esempio più antico conosciuto al mondo. I ricercatori scoprirono anche il memoriale era stato costruito su una struttura precedente.
Le ossa vennero depositate nel terreno, senza una copertura o una demarcazione speciale. Sebbene frammentarie e sparse, le ossa furono comunque intenzionalmente collocate e raggruppate, hanno affermato gli archeologi. I resti sono molto frammentari e non è stato possibile identificare completamente l'età ed il sesso di molti defunti. I resti identificati appartengono a maschi tra gli 8 ed i 10 anni che, per qualche oscura ragione, vennero sepolti anch'essi nel tumulo. Sembra che molte ossa siano state dissotterrate e poi reintegrate nel monumento, probabilmente si tratta di resti provenienti da un vecchio campo di battaglia o da un cimitero che non aveva nulla a che fare con battaglie e sacrari.
Alcuni defunti vennero sepolti con i kunga, una razza equina simile all'asino, utilizzato per il traino di veicoli a ruota nell'antichità. Probabilmente questi soldati sepolti con i kunga erano i conducenti di questi antichi carri. Sono stati trovati anche dei rudimentali proiettili sepolti accanto ad alcune ossa, che erano utilizzati, nell'antichità, per "armare" le fionde. I resti dei defunti accompagnati dai kunga erano stati deliberatamente sepolti separatamente dai resti dei defunti accanto ai quali erano stati deposti i proiettili. E' stato rinvenuto anche un modellino di carro coperto, una figurina rappresentante un kunga ed una ruota in argilla.

Fonte:
livescience.com

Gran Bretagna, il cimitero dei giustiziati

Gran Bretagna, una delle sepolture romane
(Foto: Dave Webb, Cambridge University)
Un notevole gruppo di scheletri decapitati, risalenti al III secolo d.C., è stato rinvenuto in un insediamento agricolo a Somersham, nel Cambridgeshire, in Gran Bretagna. Si tratta, con tutta probabilità di vittime di esecuzioni militari perpetrate dai Romani.
Molti dei corpi mostrano di essere stati colpiti alle spalle mentre erano inginocchiati. L'archeologa Isabel Lisboa ha affermato che il 33% dei resti ritrovati appartengono a uomini e donne giustiziati.
Almeno una delle persone giustiziate, una donna anziana trovata sepolta a faccia in giù, sembra essere stata torturata immediatamente prima della morte oppure può essere stata mutilata una volta giustiziata. Ai piedi dei defunti sono state trovate deposti i rispettivi crani. La Dottoressa Lisboa ha affermato che i resti risalgono ad un periodo di crescente instabilità dell'impero romano, quando le esecuzioni avevano avuto un escalation notevole. Le punizioni severe facevano parte degli usi dell'esercito romano ed erano particolarmente messe in atto nell'insediamento di Somersham.
La mancanza di relazioni genetiche tra i corpi suggerisce che si trattava di persone in servizio militare oppure di schiavi. Almeno due dei defunti erano nati in Scozia o in Irlanda, un altro dei defunti proveniva dall'arco alpino.

Fonte:
bbc.com

Antichi cervi...scozzesi

Scozia, incisioni preistoriche 
(Foto: Santiago Arribas Pena /HES/PA)

Delicate rappresentazioni preistoriche di cervi adulti, ritenuti i più antichi del Regno Unito, sono stati rinvenuti in una sepoltura neolitica in Scozia.
La scoperta è avvenuta per caso a Kilmartin Glen nell'Argyll, uno dei siti neolitici e dell'Età del Bronzo del Regno Unito. Gli archeologi stimano che le incisioni abbiano un'età compresa tra i 4000 ed i 5000 anni. L'autore del ritrovamento è l'archeologo dilettante Hamish Fenton, che stava visitando la zona e stava esplorando il tumulo di Dunchraigaig, risalente all'Età del Bronzo.
Il tumulo è stato transennato per consentire ulteriori indagini e per conservare la camera funeraria. La Dottoressa Tertia Barnett, principale responsabile della ricerca, ha affermato che quelle ritrovate sono le prime rappresentazioni su pietra di animali preistorici rinvenute in Scozia. Il loro stile figurativo contraddice l'assunto che l'arte rupestre britannica di questo periodo fosse principalmente geometrica.

Fonte:
theguardian.com

domenica 6 giugno 2021

Grecia, il vaso delle maledizioni

Atene, il vaso "maledetto" contenente i resti di un pollo
(Foto: meteoweb.eu)
E' stato scoperto, nella città di Atene, un vaso di ceramica risalente a 2300 anni fa, riempito con le ossa di un pollo smembrato, parte di un'antica maledizione volta a paralizzare ed uccidere ben 55 persone della città.
Il vaso è stato rinvenuto, insieme ad una moneta, sotto il pavimento di un edificio dell'agorà utilizzato dagli antichi artigiani. All'interno vi era una testa smembrata e gli arti inferiori di un giovane pollo. Intorno al 300 a.C. le persone che hanno operato questa maledizione hanno infisso anche un grosso chiodo di ferro attraverso il vaso.
Tutte le superfici esterne del vaso erano, in origine, coperte da un testo scritto contenente i 55 nomi dei "maledetti". Di questi nomi sono sopravvissute solo lettere sparse e deboli tratti di stilo. I chiodi sono comuni nelle antiche maledizioni ed indicano una forza inibente e simbolicamente si utilizzavano per immobilizzare o trattenere le personalità delle vittime.
Il pollo aveva circa 7 mesi di vita quando è stato ucciso. La presenza della testa e delle zampe del volatile suggerisce che chi ha stilato la maledizione voleva rendere inservibili le stesse parti del corpo di coloro ai quali era diretta la maledizione. Il vaso è stato posto accanto a diverse pire bruciate contenenti resti di animali, il che, con tutta probabilità, era finalizzato a rafforzare il potere della maledizione.
Lo stile della grafia sul reperto suggerisce che siano state almeno due le persone che hanno scritto i nomi sulle pareti del vaso. Persone sapevano bene come fare una potente maledizione. Il luogo dove è stato rinvenuto il vaso porta a pensare che la maledizione può essere stata creata da artigiani operanti nello stesso edificio industriale, forse in vista di un processo relativo ad un conflitto sul luogo del lavoro.
Un'altra possibilità è che la maledizione sia collegata al conflitto che funestò Atene 2300 anni fa. Dopo la morte di Alessandro Magno, nel 323 a.C., il suo impero crollò ed i suoi generali e funzionari si scontrarono per il potere. I documenti storici mostrano che diverse fazioni si affrontarono per il controllo di Atene, fu un periodo tormentato da guerre, assedi e fragili alleanze politiche.
Il vaso in questione è stato rinvenuto nel 2006 e solo recentemente è stato analizzato e decifrato.

Fonte:
livescience.com



Malta, rinvenuta una sepoltura punica

Malta, resti della sepoltura punica
(Foto: maltatoday.com.mt)

Una tomba punica di duemila anni fa è stata scoperta a Zabbar durante alcuni lavori stradali. La sepoltura, ancora sigillata, conteneva una serie di urne contenenti i resti cremati di ossa umane.
Sono stati identificati i resti di un adulto e di un bambino identificati grazie all'analisi delle ossa. Con queste ultime sono state rinvenute un'anfora, due urne, una lucerna, una boccetta per profumi in vetro ed altri vasi di ceramica di periodo punico.
La sepoltura venne alterata sia in epoca punica che in epoca romana. A volte i corpi venivano bruciati, altre volte venivano sepolti intatti nella tomba. Il procedimento di cremazione richiedeva molte ore.
Il materiale presente nella sepoltura è stato rimosso dalla tomba e trasportato in un laboratorio, dove sia la ceramica che le ossa verranno consolidate, pulite e analizzate.

Fonte:
maltatoday.com.mt


Germania, scavata sepoltura con antico manufatto d'oro

Germania, il manufatto d'oro rinvenuto
(Foto: Yvonne Muhlers, LAD Esslingen)

In Germania gli archeologi hanno rinvenuto una sepoltura di 3800 anni fa in cui era stata deposta una donna di circa venti anni di età, morta nell'attuale Tubinga. All'interno della sepoltura gli archeologi hanno trovato un filo d'oro a spirale, probabilmente utilizzato come ornamento per capelli.
Il manufatto è considerato il più antico oggetto d'oro finora rinvenuto nel sudovest della Germania. L'oro contiene circa il 20% di argento, meno del 2% di rame e presenta tracce di platino e stagno. Questa composizione indica una lega d'oro naturale, una composizione chimica che suggerisce una provenienza dal fiume Carnon, in Cornovaglia (Gran Bretagna).
Ritrovamenti simili sono piuttosto rari nella Germania sudoccidentale e sono la prova che i gruppi culturali occidentali (come quelli provenienti dalla Gran Bretagna e dalla Francia), hanno guadagnato una crescente influenza sull'Europa centrale nella prima metà del II millennio a.C.
La donna è stata seppellita in posizione fetale con la testa rivolta a sud, non lontano da un insediamento preistorico di collina, dove sono state rinvenute altre sepolture. I ricercatori non hanno trovato prove di lesioni o malattie e per ora non hanno idea di cosa abbia causato la sua morte. Il fatto che l'oggetto sia in oro suggerisce che la donna potrebbe aver avuto un alto status sociale. E' stata eseguita la datazione al radiocarbonio sui resti della donna e si è appurato che è morta tra il 1850 ed il 1700 a.C., quando la scrittura non si era ancora diffusa nel sudovest della Germania. 

Fonte:
livescience.com

 

Estonia, riemergono i resti del muro medioevale di Haapsalu

Estonia, gli scavi archeologici di Haapsalu
(Foto: Juhan Hepner/ERR)

Gli scavi archeologici nella città estone occidentale di Haapsalu hanno portato alla luce alcuni reperti interessanti, tra i quali delle ceramiche. Altri oggetti più consistenti stanno gettando luce sulla storia della città.
Gli scavi sono iniziati lo scorso anno, nei pressi del lungomare della città ed hanno messo in luce un muro che correva lungo il lato nord della città.
Si tratta di un ritrovamento unico e sorprendente, riconducibile all'età medioevale. Si è preservato grazie al fatto che le opere murarie successive sono state costruite su quelle precedenti. La sezione rinvenuta è stata provvisoriamente datata al XIV secolo. E' stato, nel frattempo raggiunto lo strato relativo al periodo più antico della storia della città, risalente al XIII secolo. I reperti più antichi risalgono al terzo quarto del XIII secolo. Tra questi quelli più singolari sono costituiti dai frammenti di un vaso sferico.
Haapsalu venne fondata nel XIII secolo e fu al centro del vescovado di Osel-Wiek fino alla riforma. A questo periodo risale anche il castello della cittadina.

Fonte:
news.err.ee

 

Grecia, scoperta una sepoltura nobile nell'antica capitale della Macedonia

Vergina, la tomba appena rinvenuta (Foto: allthatsinteresting.com) La costruzione di un nuovo sistema fognario nell'antica città macedon...