sabato 22 luglio 2023

Umbria, il mistero dei 47 bambini sepolti tra i resti di una villa romana

Umbria, i bambini nelle anfore
(Foto: stilearte.it)

Perché tanti bambini - almeno 47 - furono posti a dormire per sempre in cinque stanze di un'antica villa romana, dove furono messi pure lacerti di cuccioli di cani e altri oggetti del repertorio oscuro? I piccoli furono adagiati su tegole o sistemati all'interno di vasi. Ad alcuni è stato messo in bocca un sasso. La villa romana era in rovina.
Era il V secolo d.C., l'edificio era ormai in stato di abbandono da un paio di secoli, una piccola comunità dislocata nei dintorni tornò in quel luogo per una cerimonia reiterata, svolta in un limitato lasso temporale. Oltre ai bambini, di età compresa tra un periodo prenatale e i 10 anni di età, gli archeologi hanno rinvenuto, nelle stesse stanze e nelle stesse anfore, una bambola intagliata in osso e privata degli arti, un braccialetto infantile, una coppia di calderoni di bronzo, messi uno sopra l'altro, una pentola in posizione rovesciata, al di sotto della quale si nascondeva un recipiente in vetro per il versamento di liquidi e un osso di mammifero.
Gli strati portati alla luce hanno rivelato la contemporanea deposizione di interessanti resti animali e vegetali: un artiglio dal tallone di un corvo, parte dei resti di un rospo, caprifoglio bruciato e carbonizzato e lacerti di una dozzina di cagnolini di 5-6 mesi di età, resti di un esemplare canino di circa un anno e l'incisivo di un cane adulto. Nonostante la cristianizzazione fosse avanzata, qui non appare alcun segno cristiano.
Siamo in Umbria, in un sito archeologico che sarà oggetto di altre ricerche, Poggio Gramignano, frazione di Lugnano in Teverina, nella provincia di Terni. I risultati dei referti di laboratorio lasciano intendere che i piccoli avessero preso la malaria.
Le prime testimonianze verificate sulla malaria risalgono al 2700 a.C. in Cina. I Romani riuscirono ad ostacolare la diffusione di questo male, ma probabilmente il crollo dell'impero coincise con la diffusione dell'agente patogeno del Plasmodium falciparum. Il caso dei piccoli della villa umbra sarebbe il primo caso certificato in Italia.
Perché i bambini hanno dei sassi nel cavo orale? Se non Ecate, alla quale si riferirebbero i cagnolini sacrificati, gli adulti che gestirono le sepolture pensarono proprio all'intervento delle Lamie, mostri femminili che, secondo la credenza popolare classica e medioevale uccidevano i bimbi stessi e ne succhiavano il sangue? L'anomalia del sito è legata non tanto alla tecnica di sepoltura in sé, quanto al numero dei bambini e ai materiali non pertinenti in altri tipi di sepoltura.
Chi svolse la cerimonia nel V secolo d.C. scelse cinque stanze della villa di quelle che, in origine, erano riservate alla servitù. Gli archeologi hanno trovato 18 feti, 22 neonati e solo 7 bambini di età superiore ai sei mesi; di questi solo uno mostra un'età di 2-3 anni o forse di più. Tutti messi lì in poco tempo. La presenza di piccoli cani lascerebbe intendere che sia avvenuto un sacrificio a Ecate.

Fonte:
stilearte.it


Cipro, indagate splendide sepolture dell'Età del Bronzo

Cipro, sepoltura femminile con bambino
(Foto: Peter M. Fisher-The Soderberg
Expedition)
Gli scavi condotti dall'università svedese di Gothenburg presso il sito di Dromolaxia-Vyzakia, vicino la moschea di Hala Sultan Tekke, a Cipro, hanno portato alla luce due ricchissime tombe all'esterno del quartiere abitativo. L'area, collocata nei pressi del lago salato di Larnaca, durante l'Età del Bronzo era occupata da una fiorente città che, grazie al porto, commerciava con tutto il Mediterraneo.
Dromolaxia-Vyzakia, sviluppatasi tra il 1630 ed il 1150 a.C. con una superficie compresa tra i 25 ed i 50 ettari, fu uno dei più importanti centri commerciali dell'Età del Bronzo, avendo non solo contatti con Egitto, Anatolia, Creta, Sardegna e Levante, ma producendo ed esportando tessuti tinti di porpora e prodotti in rame, estratto dalle miniere della catena montuosa Troodos.
Il progetto archeologico svedese in Giordania, Palestina e Cipro (The Soderberg Expedition) è guidato dal Professor Peter M. Fischer sin dal 2010. Grazie alle prospezioni geofisiche con l'utilizzo di magnetometria e georadar, gli scavi si sono focalizzati in quattro aree urbane sia di tipo industriale, che hanno restituito conchiglie di murici, laboratori per la produzione del rame, prodotti importati da Micene, sia di tipo amministrativo, nonché un cimitero esterno alla città. E' da quest'ultimo, definito Area A, che provengono le sepolture indagate nella campagna di scavi 2023.
L'Area A è collocata nel lato orientale del sito ed è tra le più ricche di tutta Cipro, con le sue numerose tombe e pozzi votivi. Se le campagne archeologiche precedenti avevano messo in luce diverse sepolture (38 nel 2019) i cui corredi erano composti da beni importati dalle aree di contatto di Dromolaxia-Vyzkaia, l'ultima missione ha indagato tre tombe a camera.
Una di queste tombe è stata depredata nel corso del 1800, con conseguente distruzione sia dei corpi che di parte del corredo, di cui però gli studiosi sono riusciti a recuperare sia le ossa rimanenti che i frammenti di ceramica, alcuni dei quali provenienti sia da Micene che da Anatolia ed Egitto. Le altre due tombe conservavano diversi individui e oltre 500 manufatti. Tra i diversi reperti, circa la metà sono importazioni: ambra dal Baltico, lapislazzuli dall'Afghanistan, turchese blu-verde dal Sinai, corniola rosso scuro dall'India, avorio e oro dall'Egitto nonché vasellame da Grecia, Siria, Palestina, Turchia ed Egitto; intarsi con avorio, armi in bronzo, un sigillo in ematite dura circondato da oro con iscrizioni di sovrani e divinità. Sia i soggetti femminili che maschili sepolti indossano diademi decorati con leoni, tori, gazzelle e fiori e alcuni anche preziose collane con pendenti di finissima qualità provenienti, forse, dall'Egitto della XVIII Dinastia.
All'interno di una delle due tombe a camera è stato rinvenuto il corpo di una donna circondato da diversi vasi in ceramica, gioielli, uno specchio in bronzo e, accanto, un bimbo di circa un anno con un giocattolo in ceramica. Secondo il Professor Fischer, tutti questi elementi fanno ipotizzare che le persone ivi sepolte fossero di alto rango: probabilmente coloro che governarono la città in un periodo compreso tra il 1500 ed il 1300 a.C.

Fonte:
mediterraneoantico.it





Lago di Bolsena: ritrovamenti interessanti nelle sue acque

Lago di Bolsena, gli archeologi e i tesori ritrovati
(Foto: stilearte.it)

E' iniziata la campagna di scavo, recupero e restauro presso il sito del Gran Carro di Bolsena, in provincia di Viterbo. I restauratori del CSR Restauro Beni Culturali sono al lavoro con il personale del Servizio di Archeologia Subacquea della Soprintendenza Archeologica Belle Arti Paesaggio Etruria Meridionale e i subacquei esperti del Centro di Ricerche di Archeologia Subacquea.
E' apparsa subito come una stagione archeologicamente ricchissima. Tra i cospicui materiali ceramici sono stati quelli che parrebbero lucerne e vasi, con resti di materiali ossei e quella che sembra una moneta. Il sito venne frequentato fino all'epoca tardo romana. I materiali sono stati recuperati e ora sono oggetto di valutazione di studio.

Fonte:
stilearte.it


domenica 9 luglio 2023

Francia, un tessuto ricamato con fili d'oro...

Francia, frammenti del tessuto con fili d'oro
(Foto: Fabienne Médard / Anatex)
Le indagini archeologiche in corso nella città romana di Augusodunum (attuale Autun, Saone-et-Loire) e nella sua necropoli tardoantica, situata nei pressi della chiesa paleocristiana di Sain-Pierre-l'Estrier, da parte dell'INRAP (Istituto Nazionale francese di Ricerca Archeologica Preventiva), in collaborazione con il Servizio Archeologico della città di Autun, iniziati nel 2020, hanno portato alla luce più di 230 sepolture, databili tra il III e il V secolo d.C. Allo stato attuale delle ricerche, quelle di IV secolo d.C. sono in quantità maggiore. Tra queste, in una bara di piombo, è stato rinvenuto un drappo funebre color porpora, ricamato con fili d'oro.
Nel corso del tempo, la bara si è riempita di terra e il drappo, che doveva coprire il corpo del defunto fino al collo, si è amalgamato con essa. Gli archeologi, per recuperare le fibre evitandone il degrado, hanno dovuto refrigerare il terreno in cui è stato rinvenuto il drappo, sottoposto poi all'esame della tomodensiometria presso il laboratorio Cetso di Rennes. Per estrarre le fibre dal terreno, è stato necessario farlo seccare in modo lento, un processo durato circa un anno. Purtroppo le fibre organiche si sono scarsamente conservate.
Le decorazioni con filo d'oro, minuziose e precise, rimandano alla lavorazione degli arazzi e sono di tipo curvilineo presentando una trama di tipo geometrico e di tipo vegetale/floreale. Il drappo funebre rientra, probabilmente, tra i più grandi mai scoperti finora.
La città di Augustodunum, "forte di Augusto", fu fondata dall'imperatore nel 13 a.C. come nuova capitale degli Edui, una tribù celtica alleata dei Romani già dal 121 a.C. Essa divenne uno dei centri più importanti della Gallia, possedendo circa 7 chilometri di cinta muraria, il teatro più grande di tutta la Gallia, un anfiteatro, quartieri manifatturieri, terme pubbliche, un foro, diversi templi, luoghi per il rito cristiano e abitazioni riccamente decorate.
La necropoli tardoantica ha restituito un quadro variegato dei suoi abitanti. Sono stati portati alla luce mausolei, sepolture a tegole, sarcofagi in arenaria e bare in piombo. Una diversità che comprende anche il credo religioso, quale si evince dalle fonti letterarie, nelle quali sono nominati, agli inizi del IV secolo, sia gli dei che Cristo. Tra gli oggetti rinvenuti: spilloni in ambra, vaghi in vetro colorato, fibbie in rame, ornamenti per capelli, altri frammenti di stoffa di colore violaceo, forse porpora, e un'eccezionale coppa diatreta, contenitore di lusso in uso dal IV secolo d.C., di cui si conservano, in tutto, una cinquantina di esemplari, contando sia i frammenti che i rarissimi esemplari integri.

Fonte:
mediterraneoantico.it


Populonia, scoperte nuove sepolture nel Campo dell'Arpia

Populonia, necropoli di Baratti, campo dell'Arpia
particolare del corredo della Tomba 4
(Foto: @Sostratos)

Gli specialisti di Sostratos, in concessione, stanno scavando al Campo dell'Arpia nel Parco Archeologico di Baratti (Populonia).
Gli archeologi di Sostratos onlus hanno compiuto i primi importanti ritrovamenti durante lo scavo di quella che sembra una necropoli etrusco-ellenistica (fine IV - prima metà III secolo a.C.) in un ambito di una zona con sepolture più antiche, arcaiche tardo arcaiche. In particolare le tombe 3 e 4 hanno reso reperti interessanti che dimostrano un tipo di sepoltura appartenente ad individui ancora legati alla tradizione etrusca.

Fonte:
stilearte.it



Campania, la tomba affrescata del guerriero di Pontecagnano

Campania, la tomba affrescata scoperta
(Foto: Soprintendenza ABAP di Salerno e
Avellino)
Scoperta, a Pontecagnano (Salerno) una tomba a camera dipinta del IV secolo a.C. Sulle pareti vari lacerti di affreschi tra i quali una scena di ritorno del guerriero. Il defunto non aveva elementi di corredo ma indossava una coroncina in lamina d'oro: probabilmente apparteneva alle élite italiche.
La necropoli di Pontecagnano ha già restituito più di 10.000 sepolture databili dall'Età del Ferro al periodo romano imperiale.
In un settore di recente sviluppo urbanistico, comunica la Soprintendenza APAB per le province di Salerno e Avellino, è venuta alla luce una tomba a camera dipinta. L'architettura della tomba, in blocchi di travertino e con copertura a doppio spiovente, è ritenuta dagli archeologi di particolare rilievo.
Alla tomba si accedeva attraverso una scalinata ripida, realizzata nel banco di travertino. La parete di fondo presenta una scena di ritorno di guerriero, eseguita con discreta padronanza e inserita armonicamente tra i partiti decorativi. Sulle pareti laterali sono presenti festoni e melagrane. Eccezionalmente dipinta anche la porta di accesso alla tomba.
Il defunto non aveva altri elementi di corredo, ma indossava una coroncina in lamina d'oro della quale si conservano alcuni frammenti. La cronologia è affidata ai soli confronti iconografici che proiettano il defunto tra le élite italiche della fine del IV secolo a.C.

Fonte:
storiearcheostorie.com

Sicilia, emerge dal suolo un altare ellenistico nell'antica città di Segesta

Sicilia, l'altare ellenistico scoperto a Segesta
(Foto: stilearte.it)
Nuovo, prezioso, ritrovamento a Segesta: nascosto per secoli da pochi centimetri di terra e dalla vegetazione, nell'area dell'acropoli sud è tornato alla luce un altare presumibilmente di epoca ellenistica, composto da due raffinati elementi lapidei scolpiti.
La scoperta è avvenuta nei pressi dell'edificio denominato Casa del Navarca, in una zona finora poco esplorata, nell'ambito del progetto di manutenzione e fruizione dei fronti di scavo, proprio mentre alcuni operai ripulivano il terreno da sterpaglie e vegetazione spontanea.
Entrambi i reperti sono a forma di tronco piramidale, in perfetto stato di conservazione, e dovrebbero costituire un altare per il culto familiare e un supporto per una scultura o un elemento di finitura. L'altare era stato pensato per essere adagiato alla muratura e presenta, nella parte mediana posteriore, un alloggiamento per un gancio metallico. Leggendo l'opera in senso verticale, appare un solido basamento con modanature e piccoli ovuli che ricordano delle perline; al centro un festone in altorilievo con cesti dai quali traboccano fiori e frutta; la parte superiore ricorda la partizione delle trabeazioni degli antichi templi e si chiude con delle volute di gusto ionico che delimitano i bordi di un mattone in terracotta posto in orizzontale. Probabilmente doveva sigillare lo spazio destinato a reliquie di eroi o di antenati.
Il secondo elemento riporta una superficie scalpellata per favorire l'adesione dell'intonaco che copriva almeno tre lati. Un piccolo brano, piuttosto spesso, è ancora visibile nella parte alta. Anche in questo blocco troviamo una cornice modanata e un piano orizzontale.

Fonte:
stilearte.it


Spagna, il frammento di un'anfora nascondeva dei versi di Virgilio

Il frammento di un'anfora con citazione di Virgilio
(Foto: finestresullarte.info)

Importante scoperta in Spagna: è stato rinvenuto un frammento di un'anfora di 1800 anni fa che reca incisa una citazione dalle Georgiche di Virgilio. Si tratta del primo caso noto di anfora con una citazione letteraria: se, infatti, è nota la produzione di anfore con iscrizioni nella provincia della Hispania Betica (corrispondente all'incirca all'odierna Andalusia, e che aveva come capoluogo Corduba, l'attuale Cordova), è la prima volta che tale iscrizione trasmette una frase d'autore. Finora erano infatti noti soltanto esemplari con semplici lettere, oppure nomi di persone, o ancora date, quantità, informazioni sui produttori.
L'iscrizione è stata tracciata sull'argilla ante cocturam, cioè prima della cottura dell'anfora utilizzata in antico per trasportare olio. Il frammento misura appena 6 x 8 centimetri, ma tanto basta per identificare l'iscrizione, che doveva estendersi su quattro o cinque righe. L'identificazione non è stata semplice, perché c'erano errori di ortografia che hanno impedito di scoprire immediatamente cosa fosse, ma alla fine è risultato che si trattava di alcuni versi della prima delle Georgiche: "in grazia vostra sulla terra / si mutò in spiga fertile la ghianda caonia / e all'acqua d'Achelòo si mescolò il vino".
Non è neppure la prima volta che si trova un manufatto di terracotta con versi di Virgilio: sono stati infatti trovati in passato diversi mattoni con citazioni, probabilmente perché prima di essere usati come materiale per l'edilizia servivano per insegnare. Una citazione di Virgilio su un'anfora è invece al momento un unicum, e di conseguenza ci si interroga sulla natura di quest'oggetto. 
Secondo gli archeologi spagnoli l'idea è che questi versi non fossero stati pensati per essere visti (si trovano, infatti, nella porzione inferiore dell'anfora): forse l'autore dell'iscrizione è semplicemente un operaio particolarmente istruito che lavorava nella fabbrica che produceva le anfore, e voleva illustrare i versi a un collega, scrivendoli a memoria. 
La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori provenienti da università spagnole e francesi. Il frammento è stato rinvenuto sette anni fa nei pressi del villaggio di Ochavillo, nella provincia spagnola di Cordoba, nel bacino del fiume Guadalquivir.

Fonte:
finestresullarte.info

Pompei, tornato alla luce un affresco con l'antenata della pizza


Pompei, l'affresco con la "pizza" appena scoperto
(Foto: Ansa)

Sembra una pizza, ma è invece un suo "antenato" il piatto dipinto in un affresco scoperto dagli archeologi negli scavi nell'insula X della Regio IX a Pompei.
Si suppone che accanto a un calice di vino, posato su un vassoio d'argento, sia raffigurata una focaccia di forma piatta che funge da supporto per frutti vari (individuabili un melograno e, forse, un dattero), condita con spezie o forse piuttosto con un tipo di pesto (moretum in latino), indicato da puntini color giallastro e ocra.
Sullo stesso vassoio sono presenti anche frutta secca ed una ghirlanda di corbezzoli gialli, accanto a datteri e melograni. Questo tipo di immagini, noto in antico con il nome xenia, prendeva spunto dai doni che si offrivano agli ospiti secondo una tradizione greca, risalente al periodo ellenistico (III-I secolo a.C.). Dalle città vesuviane si conoscono circa 300 di queste raffigurazioni, che spesso alludono anche alla sfera sacra, oltre a quella dell'ospitalità, senza che tra le attestazioni rinvenute finora ci sia un confronto puntuale per l'affresco recentemente scoperto, che colpisce anche per la sua notevole qualità di esecuzione.
"Oltre all'identificazione precisa dei cibi presentati - commenta il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - ritroviamo in questo affresco alcuni temi della tradizione ellenistica, elaborata poi da autori di epoca romana-imperiale come Virgilio, Marziale e Filostrato. Penso al contrasto tra un pasto frugale e semplice, che rimanda ad una sfera tra il bucolico e il sacro, da un lato, e il lusso dei vassoi d'argento e la raffinatezza delle rappresentazioni artistiche e letterarie dall'altro. Come non pensare, a tal proposito, alla pizza, anch'essa nata come un piatto povero nell'Italia meridionale, che ormai ha conquistato il mondo e viene servito anche in ristoranti stellati".
L'affresco è stato rinvenuto nell'atrio di una casa a cui era annesso un panificio, già esplorato in parte tra il 1888 ed il 1891 e le cui indagini sono state riprese a gennaio scorso. Le strutture scavate nell'Ottocento e parzialmente a vista facevano già supporre la presenza di un ampio atrio con la classica successione degli ambienti sul lato orientale e, sul lato opposto, l'ingresso al settore produttivo del forno. Negli ambienti di lavorazione vicini al forno sono stati rinvenuti gli scheletri di tre vittime.

Fonte:
avvenire.it

Ostia, ritrovata stele con indizi sui viaggi dell'imperatore Adriano

Ostia, l'epigrafe rinvenuta (Foto: Il Messaggero)

Svelate le memorie dell'imperatore Adriano grazie ad una preziosa lastra di pietra incisa e restituita dagli interri di Ostia Antica. Sette righe scritte in un frammento di marmo bianco sono state sufficienti per raccontare i viaggi "segreti" dell'imperatore, con tanto di date precise, fatte di partenze e di ritorni tra i vari territori. Delle vere e proprie cronache del 128 d.C. quelle che vengono raccontate, descritte con dovizia di particolari in quello che rappresenta un reperto di straordinaria importanza.
Il frammento marmoreo è stato rinvenuto durante lo scavo nell'area del Foro di Porta Marina, zona poco nota al pubblico, subito fuori la cinta muraria di età repubblicana. Si tratta di un frammento dei Fasti Ostiensi, che si configura alla stregua di gazzetta degli eventi più importanti dell'epoca. Si tratta, infatti, di un calendario dei magistrati romani e di diversi eventi significativi verificatisi tra il 49 a.C. ed il 175 d.C.
Una simile scoperta rappresenta "un evento piuttosto raro", come ha detto il direttore del parto, Alessandro D'Alessio, a Il Messaggero. D'Alessio ha guidato il progetto di scavo Ostia Post Scriptum (OPS) con Luigi Calò dell'Università degli Studi di Catania. "Il testo si riferisce certamente a fatti e avvenimenti accaduti a Roma nel 128 d.C., sotto il regno dell'imperatore Adriano", spiega D'Alessio che poi aggiunge: "Incrociando le informazioni che emergono da questo testo testo con quanto sappiamo da altre fonti, sia letterarie che epigrafiche, numismatiche e di altro genere, possiamo con buonissime ragioni restituire informazioni strepitose su Adriano".
Il primo gennaio del 128 d.C., per esempio, l'imperatore assunse il titolo di pater patriae e la moglie Sabina quello di Augusta, motivo per il quale distribuì al popolo del denaro. Il 10 aprile dello stesso anno Adriano partì per l'Africa e, una volta tornato a Roma, consacrò un tempio che potrebbe essere il Pantheon oppure un tempio inesistente, forse quello di Venere e Roma.
Il frammento emerso dagli scavi è di oltre 12 centimetri di larghezza e contiene almeno 7 righe fitte di parole e lettere. Adriano regnò dal 117 al 138 d.C. ed è conosciuto per aver creato il famoso Vallo di Adriano.

Fonti:
ilcorrieredellacitta.com
scienzenotizie.it


sabato 8 luglio 2023

Pompei, il serpente agatodemone emerge dagli scavi

Pompei, il serpente emerso dagli scavi della Regio IX
(Foto: Gabriel Zuchtriegel)
E' un continuo e affascinante viaggio alla scoperta dell'immensa Pompei e ogni campagna di scavo lo dimostra. Di recente un altro tassello di cultura è stato portato alla luce. Si tratta di un serpente in rilievo, individuato nell'indagine archeologica condotta nel quartiere della Regio IX.
In quest'area, che si estende per 3200 mq, a fine mese di maggio sono stati rinvenuti tre nuovi scheletri e due ambienti ad uso lavanderia e panificio. Ma c'è di più, come questo serpente dimostra, e chissà cos'altro si nasconde tra i lapilli. Proprio da questi è emersa la raffigurazione del rettile.
A darne notizia è il direttore generale del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. Potrebbe trattarsi di un serpente agatodemone, un demone buono, quindi, scolpito in prossimità di un larario. Questo luogo era adibito al culto dei Lari, i protettori della casa. Già nel 2018 venne scoperto un sontuoso larario, tra i più belli della maestosa Pompei, ma nella Regio V. Al di sotto dell'edicola sacra erano stati dipinti due grandi serpenti agatodemoni.
La rappresentazione in rilievo dell'anima è stata trovata nelle ore scorse nell'edificio in cui, recentemente, sono stati scoperti gli scheletri di due donne e di un bambino di 3 o 4 anni, uccisi dal materiale crollato dal soffitto durante le scosse telluriche che precedettero l'eruzione del 79 d.C.
I resti sono stati trovati in quello che doveva essere un panificio. Le due donne ed il bambino dovevano aver cercato rifugio in quel luogo o erano i proprietari del forno. Gli individui sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti solamente 40 cm di stratigrafia intatta. Poggiavano a diretto contatto con il pavimento e presentavano, unitamente alle evidenze di importanti processi di assestamento postmortem, una serie di traumi perimortem dovuti al crollo del solaio soprastante, i cui frammenti erano frammisti a lapilli pomicei bianchi, che caratterizzano le prime fasi dell'eruzione pliniana del 79 d.C. I nuovi scavi hanno permesso di portare alla luce anche i resti, nei pressi dell'atrio di una domus, di due pareti affrescate sulle quali appaiono Apollo e Dafne da un lato e Poseidone e Amimone dall'altro.
Il serpente appariva nei larari - gli altari domestici - come custode, genius benevolo del luogo e delle sorti della famiglia, ma anche dei singoli individui. Viene definito serpente agatodemone (demone buono). Agathodaimon era anche un giovane che reggeva un colubro. Apparteneva inizialmente alla mitologia greca, dalla quale era considerato una divinità protettrice del grano, dei vigneti e anche delle città. Presente anche nella mitologia romana nella veste di genius loci, è associato anche alla fortuna, alla salute e alla saggezza. Serpenti come i colubri - che non sono velenosi e che spesso vivono presso le muraglie dei giardini e degli orti - si nutrono di topi e di insetti e per questo erano considerati esseri benigni.
Le nuove indagini sono state avviate a febbraio nella cosiddetta Regio IX di Pompei - uno dei nove quartieri in cui è suddiviso il sito - in un'area estesa per circa 3.200 mq, quasi un intero isolato della città antica. 

Fonte:
lamoneta.it


Egitto, i grandi laboratori di mummificazione di Saqqara

Egitto, Saqqara i due laboratori per imbalsamazione
(Foto: Luxor Times)

La missione archeologica egiziana guidata dal Dott. Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, ha portato alla luce, nei pressi del Bubasteion, due laboratori di imbalsamazione per mummie umane e animali. Si tratta dei più grandi e completi laboratori di imbalsamazione sinora scoperti, risalenti alla XXX Dinastia (380-342 a.C.) e all'inizio dell'Epoca Tolemaica (350-250 a.C.).
Il laboratorio di imbalsamazione umana è una struttura rettangolare costruita in mattoni crudi, suddivisa al suo interno in una serie di stanze con letti in pietra - lunghi 2 metri, larghi 1 ed alti 50 cm - su cui venivano adagiati i corpi per la mummificazione. I letti erano rivestiti da malta impermeabile e inclinati in modo da far percolare il sangue e gli altri liquidi organici trattati durante l'operazione di imbalsamazione. Inoltre, nelle stanze, sono stati rinvenuti numerosissimi vasi in terracotta contenenti gli unguenti utilizzati durante il procedimento, oltre ad una serie di strumenti medici e di vasi rituali.
Il laboratorio di imbalsamazione per gli animali si presenta come una struttura rettangolare in mattoni crudi e pavimenti in pietra, è suddiviso in stanze più piccole con all'interno 5 letti in pietra di dimensioni minori rispetto a quelli umani, dove sono stati rinvenuti una serie di vasi fittili e di strumenti per l'imbalsamazione. Probabilmente era destinato alla mummificazione di gatti, gli animali sacri alla dea Bastet, come suggerisce la vicinanza al Bubasteion, ovvero il luogo in cui la dea era venerata.
Il Dott. Sabri Farag, Direttore Generale del sito archeologico di Saqqara, ha poi annunciato la scoperta di due tombe: la prima appartenente ad un funzionario della V Dinastia (2400 a.C. circa), un certo Ni-hesut-ba, "Sovrintendente degli scribi", "Responsabile dello scavo dei canali" e sacerdote di Horus e Maat. La seconda tomba appartiene ad un certo Menkheper, sacerdote della dea cananea Kadesh durante la XVIII Dinastia (1400 a.C. circa).
La sepoltura di Ni-hesut-ba si caratterizza come una mastaba con la facciata in pietra sulla quale compaiono i nomi e i titoli del defunto e della moglie. All'interno vi sono stanze decorate con le classiche scene di vita quotidiana (rappresentazioni di scene di caccia e pesca). La sepoltura di Menkheper, invece, è scavata nella roccia, con porta d'ingresso e architrave che presentano i nomi e i titoli del defunto e della moglie. All'interno si trova una stanza in cui compaiono il defunto e la moglie di fronte ad un tavolo di offerte ma, soprattutto, si trova una nicchia contenente una statua in alabastro alta un metro e raffigurante Menkheper seduto in trono con un fiore di loto al petto. Sulla lunga veste bianca compaiono in geroglifici blu i cartigli dei sovrani Thutmosis III e Thutmosis IV.

Fonte:
mediterraneoantico.it


Germania, rinvenuta una splendida spada di tremila anni fa

Germania, l'antica spada rinvenuta (Foto: repubblica.it)

In Germania gli archeologi hanno rinvenuto una spada di bronzo di 3000 anni fa in una tomba nella quale sono state inumate tre persone.
Si tratta di un ritrovamento molto raro. Le tre persone sepolte sono un uomo, una donna ed un ragazzo. Non si conosce ancora il legame che li univa in vita. La spada ha un'elsa ottagonale fusa sulla lama, segno della maestria di colui che l'ha realizzata.
Nonostante la cura dei dettagli, l'arma non è una spada ornamentale, ma una vera e propria arma, malgrado la sua lama non mostri segni di impatto. Il baricentro nella parte anteriore della lama indica un bilanciamento mirato principalmente a colpire, secondo gli esperti. Gli archeologi tedeschi ritengono che la spada sia stata forgiata in Baviera con una tecnica che permette di fondere l'impugnatura sulla lama.
La maggior parte dei resti dell'Età del Bronzo intorno a Nordlingen, il luogo della scoperta, appartengono alla cultura Urnfield, emersa intorno al 1300 a.C. Questa cultura sviluppò abilità avanzate nella lavorazione dei metalli, delle armi e delle armature in bronzo. La rarità della scoperta è dovuta al fatto che la maggio parte dei tumuli funerari è stata a lungo sottoposta a saccheggio, sia durante l'antichità che durante il XIX secolo.

Fonti:
repubblica.it
scienzenotizie.it

Perù, una mummia e delle foglie di coca...

Perù, la mummia con le foglie di coca (Foto: Scienze Notizie)

Un team di archeologi ha scoperto, in cima ad una collina nella capitale del Perù, Lima, una mummia preispanica circondata da foglie di coca.
Si tratta di uno scheletro, con lunghi capelli neri, sdraiato a faccia in su, con le estremità inferiori legate con una corda intrecciata da viti di origine vegetale. La mummia era circondata da pietre ed era sepolta ad un metro di profondità nel terreno.
La sepoltura si trovava alla sommità di un tempio di argilla a forma di U, ora distrutto, caratteristico delle civiltà preispaniche. La mummia non è stata ancora sottoposta a datazione al radiocarbonio per determinarne l'età. La corda che lega le estremità inferiori del defunto, secondo gli archeologi, è un esempio di quanto visto nelle sepolture cerimoniali.
L'archeologo e direttore del centro storico e culturale del comune di Rimac, Miguel Aguilar, ha dichiarato che la mummia sarebbe vissuta circa tremila anni fa. Si tratta di un individuo adulto che aveva tra i 20 ed i 40 anni di età.
La collina che ospita questa insolita sepoltura conserva anche resti di antiche mura. Si tratta di una "huaca", un oracolo o un luogo sacro. Secondo il Ministero della Cultura peruviano ci sono altre 400 "huacas" a Lima. Mummie ed altri resti preispanici sono stati rinvenuti in luoghi insoliti della città. I lavoratori che si sono occupati dell'installazione delle condotte di gas naturale o delle condutture idriche, si sono imbattuti speso in mummie ed in resti di bambini inumati in grandi vasi di argilla.

Fonti:
scienzenotizie.it
ilsole24ore.com

Antichi rituali di sacrifici umani: l'incaprettamento femminile

Francia, le sepolture neolitiche rinvenute in grotta (Foto: stilearte.it) Uno studio, pubblicato da Science advances , ha portato alla luce ...