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Ricostruzione della Tomba della Quadriga Infernale nel Museo Civico Archeologico di Sarteano |
Nel
1954 fu indagata per la prima volta, dall'archeologo
Guglielmo Maetzke, la
necropoli delle Pianacce, nei pressi di
Sarteano, in Toscana. Da allora la necropoli ha attraversato diverse vicende, spesso tristi, che portarono la vegetazione a ricoprire, quasi completamente, tutte le sepolture tranne una tomba monumentale scavata da Maetzke. Nel 2000, grazie alla disponibilità dei proprietari dei terreni in cui si trovano le necropoli, il
Museo Civico Archeologico di Sarteano con i volontari del
Gruppo Archeologico Etruria ha ripreso le campagne di scavi che hanno dato come risultato il ritrovamento di
21 strutture, delle quali 15 sono visibili.
La necropoli delle Pianacce è parte di una più vasta area sepolcrale che occupa il costone roccioso al termine dell'altopiano dove sorge Sarteano. Le sepolture più antiche si trovano nel settore sud-ovest e sono collocabili in un periodo che va
dalla seconda metà del VI secolo e il V secolo a.C.. Queste sepolture sono state scavate tutte nel
travertino, nella zona centrale si trovano le tombe monumentali che hanno caratteristiche architettoniche diverse. Queste ultime appartengono ad una fase compresa
tra il IV e l'inizio del II secolo a.C. e presentano materiali di grande pregio a testimonianza di una ricca committenza.
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Serpente a tre teste dalla Tomba della Quadriga Infernale |
Tra le tombe della necropoli spicca la "
Tomba della Quadriga Infernale", una delle scoperte più eclatanti dell'etruscologia degli ultimi decenni. La tomba fu scavata nel
2003 ad una profondità di
cinque metri, fu ricavata nel travertino locale ed ha un
corridoio di 19 metri di lunghezza e quattro nicchie. La decorazione pittorica si sviluppa sulla prima parte del corridoio, con la scena significativa del demone che conduce una quadriga, poi in una nicchia, dove sono rappresentati
due defunti distesi sulla
kline in un banchetto ambientato nell'aldilà. Queste scene sono incorniciate da un
fregio con delfini che si tuffano nelle onde nella parte inferiore dell'affresco.
La scena più importante è quella che ha dato il nome alla tomba, dove è raffigurato un
demone che guida una quadriga tirata da
due grifoni e
due leoni. Una nuvola nera avvolge le fiere. La figura che conduce il carro è stata identificata come
Charun, il
Caronte greco. Particolare è la
zanna che esce fuori dal labbro inferiore, raramente rappresentata (è possibile vedere una simile raffigurazione nel
Charun su lastre fittili di Orvieto).
I leoni del cocchio rimandano, invece, alla dea
Cibele, ben conosciuta in ambito greco-romano; i grifoni, rappresentati senza ali, ricordano i
draghi alati che trainano la biga di
Persefone su due anfore rinvenute ad
Orvieto. Il limite dell'Ade è simboleggiato da una
porta dorica dipinta che incornicia una nicchia dentro la quale si trova la scena del banchetto con i defunti distesi sul letto funebre.
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Charun |
La coppia maschile, rappresentata distesa sulla
kline, è raffigurata semidistesa, come nel banchetto orientale. Entrambi indossano dei mantelli e il colore della pelle serve a differenziare l'età dell'uno da quella dell'altro. La figura dalla
carnagione più chiara e dal volto barbato rappresenta l'
uomo più maturo. Forse si tratta di un padre e di un figlio, come quelli raffigurati nelle tombe Golini di Orvieto. Qualcuno, invece, pensa possa trattarsi di due amanti. Accanto ai defunti è raffigurato un servitore avvolto in una tunica trasparente che reca un colino per il vino.
Nella camera di fondo, su una parete completamente bianca, è raffigurato un enorme
serpente a tre teste, munito di cresta e barba. Si tratta di una raffigurazione che ricorda l'ambito ctonio rinvenibile nella ceramografia e nella pittura parietale della seconda metà del IV secolo a.C.
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I banchettanti della Tomba della Quadriga. |
Il
sarcofago ritrovato nella tomba è di
alabastro grigio, con il defunto disteso sul coperchio. Dopo la fase etrusca il sarcofago fu "occupato". Fu distrutto sul lato destro a colpi di mazza e utilizzato come
abitazione in epoca alto medioevale. Tracce di questa "abitazione" si trovano nelle
ceramiche da fuoco che fanno compagnia alle ceramiche etrusche qui ritrovate e datate al
320 a.C.. Il sarcofago è stato restaurato e rappresenta il più grande ed antico esempio di sarcofago chiusino, l'unico rinvenuto con il corredo, recuperato in stato frammentario.
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