Olimpia, il tempio di Zeus |
Il periodo che, nell'antica Grecia, intercorreva tra le feste Olimpie si chiamava Olimpiade ed era normalmente di quattro anni. Erano le feste greche più antiche e si celebravano nella città di Olimpia, nell'Elide, una delle regioni del Peloponneso. Con il tempo si chiamarono Olimpiadi i giochi che si svolgevano durante le feste Olimpie.
Il santuario di Olimpia si trova alla confluenza dei fiumi Alfeo e Cadeo. Gli edifici della zona sacra, l'Altis, vennero abbattuti nel medioevo e quanto emergeva fu interrato. Tra gli edifici che subirono questa sorte i più importanti erano il tempio di Hera e quello di Zeus, al quale ultimo era dedicato tutto il complesso sacrale.
Il tempio di Hera risaliva al VII secolo a.C., era un tempio dorico e originariamente aveva le colonne lignee. In seguito queste colonne furono sostituite da colonne di pietra. Negli scavi dell'Ottocento al suo interno fu ritrovato il gruppo di Ermete con Dioniso fanciullo.
Il tempio di Zeus fu costruito da Libone tra il 468 e il 456 a.C.. Era ricoperto di stucco bianco, aveva 84 colonne e conteneva una delle sette meraviglie del mondo antico: la statua crisoelefantina (in oro e avorio) di Zeus scolpita da Fidia. La statua era davvero enorme: 12,5 metri di altezza. Zeus era raffigurato seduto in trono, una ghirlanda in testa, una vittoria alata d'oro nella mano destra ed un bastone nella sinistra. Nulla, purtroppo, è rimasto di questo capolavoro.
Lungo il lato nord dell'Altis, a destra del tempio di Hera, vi era un altare conico costituito dalle ceneri dei fuochi dedicati a Zeus. Accanto sorgeva il tempietto della dea Cibele, detto Metroon, risalente al IV secolo a.C., più avanti vi erano i thesauroi, che contenevano i doni votivi. I thesauroi erano stati costruiti da dodici città greche tra il VI e il V secolo a.C., tra esse Gela, Megara, Metaponto, Siracusa, Selinunte ed Epidauro. I doni che riempivano il recinto sacro giunsero ad essere talmente tanti da costringere a spostare lo stadio ben due volte per costruire altri thesauroi.
Il lato orientale dell'area era occupato da un portico, quello nord-occidentale ospitava Philippeion, un piccolo tempio rotondo eretto all'indomani della battaglia di Cheronea del 338 a.C.. Qui vi erano le statue crisoelefantine di Alessandro Magno e dei suoi avi, scolpite da Leocare.
Al centro dell'Altis vi era il recinto con il sepolcro di Pelope, il Pelopion. Pelope era considerato il fondatore dei giochi Olimpici. Nell'area esterna vi era il Bouleterion, che ospitava la direzione dei giochi. I personaggi di spicco si radunavano nel Leonidaion, mentre vicino sorgeva l'officina di Fidia, sulla quale sorse, in seguito una chiesa bizantina. Qui furono ritrovati molti frammenti di matrici utilizzate per la statua crisoelefantina di Zeus ed un vaso con la scritta "sono di Fidia".
Il nome dell'"inventore" dei giochi Olimpici è, come è stato scritto e secondo la tradizione, Pelope, figlio di Tantalo. Alcuni, però, attribuiscono l'invenzione dei giochi ad Eracle. Per alcuni secoli i giochi che si svolgevano durante le Feste Olimpie non godettero di molta popolarità, finquando l'oracolo di Delfi suggerì ad Ifito, re di Elide, ripristinò la manifestazione. Nel II secolo d.C. Pausania racconta che ad Olimpia si mostrava un disco di bronzo sul quale era incisa la prescrizione che imponeva una tregua sacra da osservarsi durante lo svolgimento delle feste.
Per convenzione si è fissata la data di inizio delle Olimpiadi al 776 a.C., l'anno in cui l'atleta Corebo ottenne, per primo, l'onore di una statua a ricordo della sua vittoria nella corsa. Gli impianti sportivi, inizialmente, si limitavano allo stadio e all'ippodromo. Più tardi vennero aggiunti il ginnasio e la palestra.
Lo stadio era in terra battuta, largo circa 32 metri e lungo 212, suddiviso in sei parti delimitate da cippi lignei o marmorei. Queste suddivisioni servivano a misurare le lunghezze dei lanci degli attrezzi. Gli spettatori assistevano alle gare su gradinate di terra battuta e non potevano usufruire di tettoie, al punto che, si narra, Talete morì a 78 anni proprio ad Olimpia a causa di un colpo di sole, mentre assisteva alla 58ma Olimpiade (548 a.C.). I giochi, infatti, si svolgevano sempre in agosto o a settembre.
L'ippodromo era lungo 450 metri, un grande spazio rettangolare a sud dello stadio. Anch'esso non era provvisto di tettoie per riparare dal sole gli spettatori e solo i giudici e i personaggi di un certo livello potevano usufruire di sedili. Il terreno era diviso in due nel senso della lunghezza o da una palizzata o da una corda. Venivano a formarsi, in tal modo, due corsie alle estremità delle quali erano le mete attorno a cui dovevano girare i carri.
Nel ginnasio erano presenti, oltre alla palestra, il korykeion, dove venivano custoditi i sacchi di cuoio che servivano ai pancrazisti; il konisterion, per i lottatori; lo sphairisterion, per i pugili; l'elaiothesion, in cui si teneva l'olio per ungere gli atleti; l'apodyterion, praticamente lo spogliatoio; il loutròn o sala con vasca da bagno. Le prime palestre (VII secolo a.C.) erano costituite da un recinto quadrangolare coperto di sabbia e fornito di una pista per la corsa (dromos). Con il passare del tempo le strutture vennero perfezionate e dotate di locali aggiuntivi, come piste coperte e scoperte. La palestra di Olimpia era a pianta quadrata con un grande cortile centrale, chiuso da un colonnato sul quale affacciavano i locali di servizio. Nella palestra si praticavano anche gli esercizi che non erano presenti nelle gare regolari: il sollevamento pesi o la pratica di dissodare la pista sabbiosa con una piccozza per rendere flessibile la colonna vertebrale (erano, infatti, gli atleti stessi a prendersi cura della manutenzione del terreno di gara). Sono stati tramandati molti nomi di allenatori (pedotriba), considerati fondamentali nelle vittorie degli atleti. Erano riconoscibili dalle ampie vesti che indossavano e dal fatto che erano muniti di una bacchetta forcuta per correggere gli atleti.
Prima della gara ma anche prima dell'allenamento, gli atleti si cospargevano di olio. Pare che l'usanza sia stata una conseguenza dell'abolizione del perizoma a favore della nudità completa e pare che gli atleti coprissero i capelli con una sorta di cuffia per essere più liberi di muoversi e non offrire all'avversario una facile presa, anche se molte raffigurazioni vascoli rappresentano atleti completamente calvi.
La dieta era sicuramente molto importante ed era costituita da frumento, formaggio fresco e fichi secchi. Nel VI secolo a.C. fu introdotta la dieta a base di carne. Il primo a sperimentarla fu Eurymenes di Samo, al quale l'aveva suggerita il filosofo e matematico Pitagora. Eurymenes vinse con manifesta superiorità una gara di lotta o pugilato. Gli atleti avevano l'obbligo di astenersi da vino e sesso. Dopo la prestazione atletica, l'impasto di olio, sudore e sabbia veniva asportato per mezzo dello strigile, uno strumento di origine cretese in bronzo, avorio, argento o legno.
La data di inizio dei giochi veniva annunciata qualche mese prima da tre spondophoroi (letteralmente "pacieri"), messaggeri che erano anche incaricati delle sacre libagioni. Veniva, pertanto, proclamata la tregua sacra che prevedeva l'abbandono di qualunque arma. La festa durava cinque giorni e del programma abbiamo notizie certe solo dal V secolo a.C., quando le Olimpiadi furono celebrate nella loro forma classica.
Nel primo giorno si giurava solennemente davanti all'altare di Zeus per inaugurare le celebrazioni. Seguivano sacrifi, offerte e preghiere agli déi. Nel secondo giorno, sotto la sorveglianza dei giudici di gara e degli alùtai (una sorta di corpo di polizia) iniziavano le competizioni. Il terzo giorno era dedicato alle cerimonie religiose, al culmine delle quali si aveva l'ecatombe, il sacrificio di cento buoi dinnanzi all'antico altare di Zeus. Si tagliavano le cosce delle vittime e le si bruciavano sulla sommità del vicino cono. La quarta giornata era dedicata alle gare atletiche. Nel quinto giorno si svolgeva la processione solenne che culminava con l'incoronazione dei vincitori. Seguiva un banchetto e nuovi sacrifici.
Le discipline sportive in cui gareggiavano gli atleti erano: la corsa dei carri, la corsa a cavallo, il pentathlon (lancio del disco, del giavellotto, salto, corsa e lotta), lo stadio, il diaulo (mezzo fondo), il dolico (fondo), il pugilato, la lotta, il pancrazio e l'oplitodromia. Alcune gare erano, poi, riservate ai ragazzi dai 12 ai 18 anni.
Il santuario di Olimpia si trova alla confluenza dei fiumi Alfeo e Cadeo. Gli edifici della zona sacra, l'Altis, vennero abbattuti nel medioevo e quanto emergeva fu interrato. Tra gli edifici che subirono questa sorte i più importanti erano il tempio di Hera e quello di Zeus, al quale ultimo era dedicato tutto il complesso sacrale.
Il tempio di Hera risaliva al VII secolo a.C., era un tempio dorico e originariamente aveva le colonne lignee. In seguito queste colonne furono sostituite da colonne di pietra. Negli scavi dell'Ottocento al suo interno fu ritrovato il gruppo di Ermete con Dioniso fanciullo.
Ermete e Dioniso fanciullo da Olimpia |
Il tempio di Zeus fu costruito da Libone tra il 468 e il 456 a.C.. Era ricoperto di stucco bianco, aveva 84 colonne e conteneva una delle sette meraviglie del mondo antico: la statua crisoelefantina (in oro e avorio) di Zeus scolpita da Fidia. La statua era davvero enorme: 12,5 metri di altezza. Zeus era raffigurato seduto in trono, una ghirlanda in testa, una vittoria alata d'oro nella mano destra ed un bastone nella sinistra. Nulla, purtroppo, è rimasto di questo capolavoro.
Lungo il lato nord dell'Altis, a destra del tempio di Hera, vi era un altare conico costituito dalle ceneri dei fuochi dedicati a Zeus. Accanto sorgeva il tempietto della dea Cibele, detto Metroon, risalente al IV secolo a.C., più avanti vi erano i thesauroi, che contenevano i doni votivi. I thesauroi erano stati costruiti da dodici città greche tra il VI e il V secolo a.C., tra esse Gela, Megara, Metaponto, Siracusa, Selinunte ed Epidauro. I doni che riempivano il recinto sacro giunsero ad essere talmente tanti da costringere a spostare lo stadio ben due volte per costruire altri thesauroi.
Il lato orientale dell'area era occupato da un portico, quello nord-occidentale ospitava Philippeion, un piccolo tempio rotondo eretto all'indomani della battaglia di Cheronea del 338 a.C.. Qui vi erano le statue crisoelefantine di Alessandro Magno e dei suoi avi, scolpite da Leocare.
Al centro dell'Altis vi era il recinto con il sepolcro di Pelope, il Pelopion. Pelope era considerato il fondatore dei giochi Olimpici. Nell'area esterna vi era il Bouleterion, che ospitava la direzione dei giochi. I personaggi di spicco si radunavano nel Leonidaion, mentre vicino sorgeva l'officina di Fidia, sulla quale sorse, in seguito una chiesa bizantina. Qui furono ritrovati molti frammenti di matrici utilizzate per la statua crisoelefantina di Zeus ed un vaso con la scritta "sono di Fidia".
Ricostruzione dell'interno del tempio di Zeus |
Per convenzione si è fissata la data di inizio delle Olimpiadi al 776 a.C., l'anno in cui l'atleta Corebo ottenne, per primo, l'onore di una statua a ricordo della sua vittoria nella corsa. Gli impianti sportivi, inizialmente, si limitavano allo stadio e all'ippodromo. Più tardi vennero aggiunti il ginnasio e la palestra.
Lo stadio era in terra battuta, largo circa 32 metri e lungo 212, suddiviso in sei parti delimitate da cippi lignei o marmorei. Queste suddivisioni servivano a misurare le lunghezze dei lanci degli attrezzi. Gli spettatori assistevano alle gare su gradinate di terra battuta e non potevano usufruire di tettoie, al punto che, si narra, Talete morì a 78 anni proprio ad Olimpia a causa di un colpo di sole, mentre assisteva alla 58ma Olimpiade (548 a.C.). I giochi, infatti, si svolgevano sempre in agosto o a settembre.
Pittura vascolare rappresentante il pancrazio |
L'ippodromo era lungo 450 metri, un grande spazio rettangolare a sud dello stadio. Anch'esso non era provvisto di tettoie per riparare dal sole gli spettatori e solo i giudici e i personaggi di un certo livello potevano usufruire di sedili. Il terreno era diviso in due nel senso della lunghezza o da una palizzata o da una corda. Venivano a formarsi, in tal modo, due corsie alle estremità delle quali erano le mete attorno a cui dovevano girare i carri.
Nel ginnasio erano presenti, oltre alla palestra, il korykeion, dove venivano custoditi i sacchi di cuoio che servivano ai pancrazisti; il konisterion, per i lottatori; lo sphairisterion, per i pugili; l'elaiothesion, in cui si teneva l'olio per ungere gli atleti; l'apodyterion, praticamente lo spogliatoio; il loutròn o sala con vasca da bagno. Le prime palestre (VII secolo a.C.) erano costituite da un recinto quadrangolare coperto di sabbia e fornito di una pista per la corsa (dromos). Con il passare del tempo le strutture vennero perfezionate e dotate di locali aggiuntivi, come piste coperte e scoperte. La palestra di Olimpia era a pianta quadrata con un grande cortile centrale, chiuso da un colonnato sul quale affacciavano i locali di servizio. Nella palestra si praticavano anche gli esercizi che non erano presenti nelle gare regolari: il sollevamento pesi o la pratica di dissodare la pista sabbiosa con una piccozza per rendere flessibile la colonna vertebrale (erano, infatti, gli atleti stessi a prendersi cura della manutenzione del terreno di gara). Sono stati tramandati molti nomi di allenatori (pedotriba), considerati fondamentali nelle vittorie degli atleti. Erano riconoscibili dalle ampie vesti che indossavano e dal fatto che erano muniti di una bacchetta forcuta per correggere gli atleti.
Lo stadio di Olimpia oggi |
Prima della gara ma anche prima dell'allenamento, gli atleti si cospargevano di olio. Pare che l'usanza sia stata una conseguenza dell'abolizione del perizoma a favore della nudità completa e pare che gli atleti coprissero i capelli con una sorta di cuffia per essere più liberi di muoversi e non offrire all'avversario una facile presa, anche se molte raffigurazioni vascoli rappresentano atleti completamente calvi.
La dieta era sicuramente molto importante ed era costituita da frumento, formaggio fresco e fichi secchi. Nel VI secolo a.C. fu introdotta la dieta a base di carne. Il primo a sperimentarla fu Eurymenes di Samo, al quale l'aveva suggerita il filosofo e matematico Pitagora. Eurymenes vinse con manifesta superiorità una gara di lotta o pugilato. Gli atleti avevano l'obbligo di astenersi da vino e sesso. Dopo la prestazione atletica, l'impasto di olio, sudore e sabbia veniva asportato per mezzo dello strigile, uno strumento di origine cretese in bronzo, avorio, argento o legno.
La data di inizio dei giochi veniva annunciata qualche mese prima da tre spondophoroi (letteralmente "pacieri"), messaggeri che erano anche incaricati delle sacre libagioni. Veniva, pertanto, proclamata la tregua sacra che prevedeva l'abbandono di qualunque arma. La festa durava cinque giorni e del programma abbiamo notizie certe solo dal V secolo a.C., quando le Olimpiadi furono celebrate nella loro forma classica.
Nel primo giorno si giurava solennemente davanti all'altare di Zeus per inaugurare le celebrazioni. Seguivano sacrifi, offerte e preghiere agli déi. Nel secondo giorno, sotto la sorveglianza dei giudici di gara e degli alùtai (una sorta di corpo di polizia) iniziavano le competizioni. Il terzo giorno era dedicato alle cerimonie religiose, al culmine delle quali si aveva l'ecatombe, il sacrificio di cento buoi dinnanzi all'antico altare di Zeus. Si tagliavano le cosce delle vittime e le si bruciavano sulla sommità del vicino cono. La quarta giornata era dedicata alle gare atletiche. Nel quinto giorno si svolgeva la processione solenne che culminava con l'incoronazione dei vincitori. Seguiva un banchetto e nuovi sacrifici.
Le discipline sportive in cui gareggiavano gli atleti erano: la corsa dei carri, la corsa a cavallo, il pentathlon (lancio del disco, del giavellotto, salto, corsa e lotta), lo stadio, il diaulo (mezzo fondo), il dolico (fondo), il pugilato, la lotta, il pancrazio e l'oplitodromia. Alcune gare erano, poi, riservate ai ragazzi dai 12 ai 18 anni.
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