Il vaso di Emesa |
L'antica provincia romana di Siria corrispondeva, territorialmente, alla regione attraversata dall'antica strada romana che collegava Damasco ad Antiochia. Qui l'unico centro abitato di un certo rilievo era Emesa, attuale Homs, nella Siria Apamene, associata in seguito alla Fenicia Libanesia, che ha restituito i resti di un antico abitato e altro materiale archeologicamente interessante.
Un principe di Emesa, Sampsigeram, è ricordato nell'età di Cesare e di Erode Agrippa I. Emesa divenne romana sotto Domiziano. Fu patria di Giulia Domna, Eliogabalo e Severo Alessandro e proprio con Eliogabalo fu elevata al rango di metropoli ricevendo lo ius italicum. Fu conquistata dagli Arabi nel 636.
Emesa raggiunse una certa floridezza in epoca bizantina, anche se i resti del suo abitato attualmente visibili sono piuttosto scarsi. Nella stessa epoca divenne sede di un Metropolita, dal momento che qui si diceva essere stata ritrovata la testa di Giovanni il Battista nel 450 ad opera del vescovo Chresimos, che avrebbe, in seguito, costruito una grande basilica sull'area che, un tempo, era occupata dal tempio del Sole.
In un altro centro siriano, attuale Ma'aret el-Noman, negli anni '50 fu ritrovato una chiesa che fungeva da centro di una piccola comunità rurale. Sia questo sito che la città di Emesa offrono testimonianze sorprendenti di ricchezza artistica in ambito religioso. Le origini del cristianesimo nella regione, però, sono tuttora per la maggior parte ignote. Poche sono le vestigia monumentali e i resti archeologici. Ma i pochi materiali ritrovati parlano di ricchezza e di qualità artistica nella confezione degli oggetti di uso liturgico.
Il vaso d'argento di Emesa è stato portato al Louvre nel 1892. Presenta una decorazione sbalzata a martello e fu ritrovato tra le rovine di una chiesa che non è stata ancora identificata. Il vaso è veramente imponente, con un'altezza di 45 centimetri, e risale all'epoca bizantina (V-VI secolo d.C.). La sua caratteristica peculiare è proprio la decorazione a sbalzo. Si tratta di una piccola anfora che, forse, in origine aveva anche un'impugnatura. La decorazione si trova solo sulla pancia ed è costituita da un'alta fascia orizzontale. Sulla decorazione si alternano otto medaglioni ed ornamenti vegetali, candelieri e foglie d'acanto.
I medaglioni contengono le effigi di personaggi biblici, due dei quali sono di difficile identificazioni, si tratta di un personaggio anziano, barbuto, con il volto dai tratti simili a quelli con i quali è rappresentato il Cristo. L'altro volto raffigura un giovane imberbe.
Non vi è alcuna dedica sul vaso di Emesa e nemmeno le punzonature di controllo della provenienza dell'argento che, solitamente, erano poste dai servizi imperiali di Costantinopoli. I ricercatori pensano che potrebbe essere stato realizzato in un laboratorio artigiano di Costantinopoli.
A partire dal V secolo d.C., le comunità cristiane d'oriente sembrano usufruire di una notevole ricchezza: sono stati, infatti, ritrovati molti tesori d'argenteria, vasellame liturgico ed altri oggetti nelle regioni orientali del Mediterraneo.
Dalla chiesa di Ma'aret el-Noman proviene la lamina di San Simeone. Fu acquistata, nel 1952 e donata al Museo del Louvre. Essa commemora la nascita dello stilitismo, una forma di ascetismo che, per lunghi periodi se non per l'intera vita, vedeva l'asceta vivere sulla cima di una colonna. Alcuni ritengono che fosse proprio San Simeone il Vecchio l'"inventore" di questa forma di ascetismo. Sulla lamina il santo è raffigurato immobile di fronte ad un serpente minaccioso. A tutt'oggi è conservata parte della doratura della lamina, datata dagli studiosi al V secolo d.C. ed oggi ritenuta una sorta di ex voto dedicata al santo, a causa di una dedica in greco sul bordo inferiore della lamina.
Le ultime scoperte hanno permesso di attribuire l'antica lamina al tesoro della chiesa di Ma'aret el-Noman dalla quale provengono anche altre lamine con iscrizioni dedicatorie ed invocazioni. San Simeone il Vecchio visse nella Siria del nord tra il 390 e il 459. Suo discepolo fu San Simeone il Giovane (521-592), venerato vicino ad Antiochia.
Della Emesa pagana era celebre il tempio del dio del Sole Ba'al, divinità in onore della quale erano indetti anche dei giochi, di cui si trova memoria su alcune monete di Domiziano, Antonino Pio, Giulia Domna, Caracalla ed Eliogabalo.
La grande moschea dell'attuale Homs si pensa sorga su un tempio pagano già chiesa cristiana e forse si tratta proprio del tempio del Sole. Notevole è la cappella di Bab Sbaa, con pitture del V secolo e i resti di un adiacente monastero.
Un principe di Emesa, Sampsigeram, è ricordato nell'età di Cesare e di Erode Agrippa I. Emesa divenne romana sotto Domiziano. Fu patria di Giulia Domna, Eliogabalo e Severo Alessandro e proprio con Eliogabalo fu elevata al rango di metropoli ricevendo lo ius italicum. Fu conquistata dagli Arabi nel 636.
Emesa raggiunse una certa floridezza in epoca bizantina, anche se i resti del suo abitato attualmente visibili sono piuttosto scarsi. Nella stessa epoca divenne sede di un Metropolita, dal momento che qui si diceva essere stata ritrovata la testa di Giovanni il Battista nel 450 ad opera del vescovo Chresimos, che avrebbe, in seguito, costruito una grande basilica sull'area che, un tempo, era occupata dal tempio del Sole.
In un altro centro siriano, attuale Ma'aret el-Noman, negli anni '50 fu ritrovato una chiesa che fungeva da centro di una piccola comunità rurale. Sia questo sito che la città di Emesa offrono testimonianze sorprendenti di ricchezza artistica in ambito religioso. Le origini del cristianesimo nella regione, però, sono tuttora per la maggior parte ignote. Poche sono le vestigia monumentali e i resti archeologici. Ma i pochi materiali ritrovati parlano di ricchezza e di qualità artistica nella confezione degli oggetti di uso liturgico.
La lamina di San Simeone |
I medaglioni contengono le effigi di personaggi biblici, due dei quali sono di difficile identificazioni, si tratta di un personaggio anziano, barbuto, con il volto dai tratti simili a quelli con i quali è rappresentato il Cristo. L'altro volto raffigura un giovane imberbe.
Non vi è alcuna dedica sul vaso di Emesa e nemmeno le punzonature di controllo della provenienza dell'argento che, solitamente, erano poste dai servizi imperiali di Costantinopoli. I ricercatori pensano che potrebbe essere stato realizzato in un laboratorio artigiano di Costantinopoli.
A partire dal V secolo d.C., le comunità cristiane d'oriente sembrano usufruire di una notevole ricchezza: sono stati, infatti, ritrovati molti tesori d'argenteria, vasellame liturgico ed altri oggetti nelle regioni orientali del Mediterraneo.
Rilievo votivo rappresentante uno stilita, ora custodito nel Museo di Damasco |
Le ultime scoperte hanno permesso di attribuire l'antica lamina al tesoro della chiesa di Ma'aret el-Noman dalla quale provengono anche altre lamine con iscrizioni dedicatorie ed invocazioni. San Simeone il Vecchio visse nella Siria del nord tra il 390 e il 459. Suo discepolo fu San Simeone il Giovane (521-592), venerato vicino ad Antiochia.
Della Emesa pagana era celebre il tempio del dio del Sole Ba'al, divinità in onore della quale erano indetti anche dei giochi, di cui si trova memoria su alcune monete di Domiziano, Antonino Pio, Giulia Domna, Caracalla ed Eliogabalo.
La grande moschea dell'attuale Homs si pensa sorga su un tempio pagano già chiesa cristiana e forse si tratta proprio del tempio del Sole. Notevole è la cappella di Bab Sbaa, con pitture del V secolo e i resti di un adiacente monastero.
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