Il cippo di cofine ritrovato ad Avella |
La Dottoressa Ida Gennarelli, responsabile dell'Ufficio Archeologico di Avella, non ha ancora fatto una dichiarazione ufficiale, ma pare sia stato individuato un quarto cippus abellanus in località San Pietro, vicino l'antica città di Abella.
La scoperta è stata fatta nel mese di giugno, durante un saggio preventivo in località San Pietro, a circa 50 metri dall'anfiteatro di Abella. Qui è stato ritrovato un termine di confine con iscrizione in lingua osca. Ora sono in corso una serie di ricerche condotte dall'archeologa Natascia Pizzano che ha curato l'indagine sul posto. Il cippo, probabilmente, commemora la fondazione della cittadina mandamentale ed era posto a confine su quelle che erano, forse, le mura perimetrali dell'antica Abella. Attorno al reperto, ricoperto da un cospicuo ammasso di ciottoli, sono state ritrovate una serie di ossa di animali, soprattutto suini ed un rettangolo di grosse pietre all'interno del quale era una tibia umana associata a pesi da telaio, che fanno pensare ad un'area cultuale. Sono stati contestualmente riportati alla luce quattro vaghi fittili biconici ed un asse in bronzo del tipo di Giano bifronte e prora di nave, successivo al 217 a.C.. Più ad est è stato scoperto un battuto stradale, ampio circa 1,50 metri, delimitato da ciottoli calcarei.
Il cippus è stato ritrovato là dove era stato collocato, non decontestualizzato, come altre iscrizioni osche ritrovate ad Avella.
Il cippo è attualmente custodito dalla Sovrintendenza nell'Antiquarium di Avella e reca, sembra, le tracce che riconducono ad un illustre personaggio avellano dell'epoca (II secolo a.C.), Maio Vestirikio, firmatario del famoso cippus abellanus che si trova nel Seminario Vescovile di Nola, dove è stato creato un apposito museo. Si tratta di un nome che ricorre qui per la quarta volta su ben quattro diversi cippi, legato a filo doppio ad un periodo oscuro, quello che attraversa la dominazione sannita ed osca fino all'avvento dei Romani.
Il cippus abellanus è una lapide calcarea con iscrizioni in lingua osca risalenti al II secolo a.C., ritrovato nell'antica città sannita di Abella. Sul cippus è riportato un trattato stipulato tra due meddix, due magistrati sanniti, per definire le pertinenze e i confini del santuario, gestito in comune tra Abella e Nola. Venne ritrovato tra i ruderi del castello di Avella nel 1745 ed in seguito fu posto a soglia di un'abitazione.
La scoperta è stata fatta nel mese di giugno, durante un saggio preventivo in località San Pietro, a circa 50 metri dall'anfiteatro di Abella. Qui è stato ritrovato un termine di confine con iscrizione in lingua osca. Ora sono in corso una serie di ricerche condotte dall'archeologa Natascia Pizzano che ha curato l'indagine sul posto. Il cippo, probabilmente, commemora la fondazione della cittadina mandamentale ed era posto a confine su quelle che erano, forse, le mura perimetrali dell'antica Abella. Attorno al reperto, ricoperto da un cospicuo ammasso di ciottoli, sono state ritrovate una serie di ossa di animali, soprattutto suini ed un rettangolo di grosse pietre all'interno del quale era una tibia umana associata a pesi da telaio, che fanno pensare ad un'area cultuale. Sono stati contestualmente riportati alla luce quattro vaghi fittili biconici ed un asse in bronzo del tipo di Giano bifronte e prora di nave, successivo al 217 a.C.. Più ad est è stato scoperto un battuto stradale, ampio circa 1,50 metri, delimitato da ciottoli calcarei.
Il cippus è stato ritrovato là dove era stato collocato, non decontestualizzato, come altre iscrizioni osche ritrovate ad Avella.
Il cippo è attualmente custodito dalla Sovrintendenza nell'Antiquarium di Avella e reca, sembra, le tracce che riconducono ad un illustre personaggio avellano dell'epoca (II secolo a.C.), Maio Vestirikio, firmatario del famoso cippus abellanus che si trova nel Seminario Vescovile di Nola, dove è stato creato un apposito museo. Si tratta di un nome che ricorre qui per la quarta volta su ben quattro diversi cippi, legato a filo doppio ad un periodo oscuro, quello che attraversa la dominazione sannita ed osca fino all'avvento dei Romani.
Il cippus abellanus è una lapide calcarea con iscrizioni in lingua osca risalenti al II secolo a.C., ritrovato nell'antica città sannita di Abella. Sul cippus è riportato un trattato stipulato tra due meddix, due magistrati sanniti, per definire le pertinenze e i confini del santuario, gestito in comune tra Abella e Nola. Venne ritrovato tra i ruderi del castello di Avella nel 1745 ed in seguito fu posto a soglia di un'abitazione.
Nessun commento:
Posta un commento