Uno dei timpani recuperati nella necropoli di Concordia Sagittaria (Foto: Il Gazettino) |
Un grande complesso monumentale funerario del III secolo d.C. è stato scoperto in una campagna di scavo a Concordia Sagittaria. Il complesso è in ottimo stato di conservazione e si trova fuori dalle antiche mura della romana Iulia Concordia.
Lo scavo archeologico è finanziato e coordinato dalla Regione del Veneto attraverso fondi comunitari, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Gli archeologi hanno recuperato l'intero complesso con un podio in blocchi di calcare alto quasi due metri e lungo sei, con i resti di due sarcofagi sulla sommità. Altri due sarcofagi in pietra poco distanti, il basamento di un terzo ed i resti di una precedente necropoli della fine del I secolo a.C. sono riemersi durante il corso degli scavi.
Eccezionale è il ritrovamento di un frammento di iscrizione con il nome di quello che potrebbe essere il committente, Titus Vettius. La conservazione del manufatto è dovuto ad una calamità naturale, nel V secolo d.C. diverse alluvioni ricoprirono l'area con sabbia e detriti, rendendola inaccessibile.
La necropoli era sicuramente privata e serviva per seppellire i defunti della famiglia di Titus Vettius, un alto funzionario imperiale della colonia Iulia Concordia. Prime tracce del complesso sono state intercettate nel 2009, durante gli scavi per la verifica dell'antico tracciato della via Annia. All'epoca riemersero i resti di un primo complesso del I secolo a.C.-I secolo d.C. e blocchi del III secolo d.C.. Le ricerche furono, però, interrotte per mancanza di fondi.
Il monumento era composto di 30 blocchi, 27 dei quali rinvenuti. Di uno dei sarcofagi sono rimasti solo alcuni resti, del secondo, oltre ai frammenti, è stata ritrovata una testa di Medusa pertinente uno dei timpani. Altri due sarcofagi, aperti nei mesi scorsi, sono stati riutilizzati nel IV secolo d.C. come ossari. Uno di questi riporta l'iscrizione: "Il padre Publio Firmiteius Redentor al figlio dolcissimo che visse diciotto anni". Nelle vicinanze è stato rinvenuto un altro sarcofago in pietra, privo di iscrizioni. Nel corso del V secolo d.C., il basamento del monumento principale per recuperarne le parti metalliche che univano i blocchi. Questo evento fece frammentare gli altri due sarcofagi.
Tra il II e il III secolo d.C. l'area dove sorge la necropoli venne spianata per collocare circa 50 sepolture in fossa o in anfora, tra le quali una appartenente ad una donna nella quale sono stati ritrovati il coperchio in pietra calcarea e una coppa di vetro verdastro.
Lo scavo archeologico è finanziato e coordinato dalla Regione del Veneto attraverso fondi comunitari, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto. Gli archeologi hanno recuperato l'intero complesso con un podio in blocchi di calcare alto quasi due metri e lungo sei, con i resti di due sarcofagi sulla sommità. Altri due sarcofagi in pietra poco distanti, il basamento di un terzo ed i resti di una precedente necropoli della fine del I secolo a.C. sono riemersi durante il corso degli scavi.
Eccezionale è il ritrovamento di un frammento di iscrizione con il nome di quello che potrebbe essere il committente, Titus Vettius. La conservazione del manufatto è dovuto ad una calamità naturale, nel V secolo d.C. diverse alluvioni ricoprirono l'area con sabbia e detriti, rendendola inaccessibile.
Il recupero di uno dei sarcofagi (Foto: Veneziatoday) |
Il monumento era composto di 30 blocchi, 27 dei quali rinvenuti. Di uno dei sarcofagi sono rimasti solo alcuni resti, del secondo, oltre ai frammenti, è stata ritrovata una testa di Medusa pertinente uno dei timpani. Altri due sarcofagi, aperti nei mesi scorsi, sono stati riutilizzati nel IV secolo d.C. come ossari. Uno di questi riporta l'iscrizione: "Il padre Publio Firmiteius Redentor al figlio dolcissimo che visse diciotto anni". Nelle vicinanze è stato rinvenuto un altro sarcofago in pietra, privo di iscrizioni. Nel corso del V secolo d.C., il basamento del monumento principale per recuperarne le parti metalliche che univano i blocchi. Questo evento fece frammentare gli altri due sarcofagi.
Tra il II e il III secolo d.C. l'area dove sorge la necropoli venne spianata per collocare circa 50 sepolture in fossa o in anfora, tra le quali una appartenente ad una donna nella quale sono stati ritrovati il coperchio in pietra calcarea e una coppa di vetro verdastro.
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