martedì 23 dicembre 2014

Passeggiate romane: l'Aventino e S. Prisca

Vista di parte dell'Aventino (Foto: Prolocoroma)
L'Aventino era, un tempo, denominato Mons Murcius, dai mirti che vi erano piantati, sacri alla dea Venere che da essi mutuava l'epiteto Murcina. Non si conosce ancora con certezza l'origine del nome Aventino. Plutarco la ricollega al termine ab avibus, cioè ai sei avvoltoi che Remo vide volare sul colle dove, in seguito, Romolo lo avrebbe sepolto. Gli storici, invece, vogliono che l'etimologia del termine Aventino sia da ricollegarsi ad Aventinus, il mitico sovrano di Alba che qui venne sepolto dopo essere stato colpito da un fulmine.
Secondo Varrone il nome di Aventino deriverebbe da Avens, un fiume con il quale i Sabini vollero ricordare la loro patria. Ma questa ipotesi è stata scartata dagli storici contemporanei, dal momento che già all'epoca della Roma quadrata il colle era connesso all'insediamento di Latini sul Palatino.
L'Aventino rimase fuori dal pomerio fino al tempo di Claudio. Il pomerio era il confine sacro di Roma, correva lungo le sue mura ed era mantenuto sgombro per scopo difensivo.
Aventino, il giardino degli aranci (Foto: Viaggiointorno)
Anco Marzio deportò sull'Aventino gli abitanti delle città che aveva conquistate. Servio Tullio vi eresse il primo tempio dedicato a Diana. In età repubblicana il colle divenne la residenza preferita dei plebei. Ospitò le secessioni di questi ultimi nel 494 e nel 449 a.C., dalle quali scaturì la creazione del tribunato della plebe e la caduta dei decemviri, poiché il colle sfuggiva al controllo dello stato.
Nel 494 a.C. Aulo Postumio fondò il tempio di Cerere, Libero e Libera, sede delle magistrature plebee. Prima di questi templi era stato fondato il tempio di Mercurio. La connotazione sociale del colle venne sottolineata dalla legge Icilia (456 a.C.), che aveva concesso ai plebei di costruire sull'Aventino delle case da tramandare in proprietà ai discendenti. Qui risiedettero anche mercanti e venditori, vista la vicinanza agli horrea del Tevere e del Foro Boario.
Facciata della chiesa di S. Prisca (Foto: Wikipedia)
Nel 184 a.C. gli edili Porcio Catone e Valerio Flacco vi fecero scavare una rete fognaria per le insulae dell'Aventino. In età augustea il colle, oramai estremamente popolato, venne inserito nella XIII regione, con 17 vie, 2487 insulae, 130 palazzi, molti magazzini, fontane e ben 20 mole. Nel 36 d.C. un violento incendio investì il colle e il Circo Massimo e Tiberio indennizzò i proprietari di insulae e domus. Il successivo incendio neroniano distrusse alcuni templi che vi sorgevano, i quali non vennero più ricostruiti.
Con l'imperatore Claudio la zona portuale venne spostata verso sud e l'Aventino fu incluso nel pomerio e questo determinò un cambio nella popolazione che viveva sul colle. Il popolo si spostò a Trastevere e Testaccio e sull'Aventino vennero ad abitare gli elementi più nobili di Roma: i Servili, i Deci, i Pollioni, i Sura. Sull'Aventino abitò anche Traiano, prima di diventare imperatore. Qui vennero edificate le Terme Deciane, il palazzo e le Terme di Sura e il palazzo di Traiano.
Nel 410 d.C. Alarico devastò il colle, popolato di lussuose dimore. Dopo di lui sull'Aventino si installarono diversi ordini religiosi. Qui abitò Cencio Savelli prima di diventare papa con il nome di Onorio III. Ma nel Medioevo l'Aventino era diventato una zona agricola e tale rimase per secoli.
Mitreo di Santa Prisca (Foto: Archeo.it)
Diversi studiosi collocano, all'angolo con S. Sabina, il tempio della triade dionisiaca greca Cerere, Libero e Libera, dedicato nel 494 a.C., la cui decorazione pittorica si doveva a due famosi artisti greci: Damophilos e Gorasos. Il tempio era l'unico luogo in cui i rappresentanti della plebe potevano incontrare su base paritetica quelli dei patrizi. Nei sotterranei del tempio erano custoditi i soldi ricavati dalle multe riscosse dagli edili a nome dello stato. Il tempio era visibile fino al IV secolo d.C., anche se era stato più volte rimaneggiato. I primi danni li aveva subiti a causa di un incendio, nel 206 a.C., dovuto ad un fulmine.
Presso il tempio di Cerere si trovava quello di Flora, eretto nel 240 a.C. dagli edili Lucio e Marco Publicio. Non lontano si trovava il tempio di Summanus o Dis Pater, eretto durante la guerra con Pirro. Vicino doveva essere anche il tempio dedicato alla Luna, decorato da Lucio Mummio con statue di bronzo asportate dal teatro di Corinto. Il tempio venne danneggiato da un incendio nell'84 a.C. e poi dal grande incendio neroniano.
Mitreo di Santa Prisca, Cautes (Foto: Itineroma)
Diverse sono le chiese che hanno trovato posto sul colle, nel corso dei secoli. Tra queste vi è S. Prisca, la cui origine viene fatta risalire ai primordi del cristianesimo, all'ecclesia domestica di Aquila e Priscilla menzionata da S. Paolo negli Atti degli Apostoli. Aquila e Priscilla vivevano non lontano dalla casa di Prisca che, secondo alcuni, era loro figlia. Secondo alcune fonti S. Pietro venne ospitato proprio nella loro casa sull'Aventino.
Le prime notizie della presenza di un culto in questo luogo risalgono al III secolo d.C. e riguardano un piccolo oratorio scoperto nel 1776 al di sotto della piazza antistante la chiesa, sul tracciato del Clivus Publicius, che nel V secolo d.C. venne inserito nella basilica vera e propria. Un sarcofago dello stesso periodo ricorda un Titulus Priscae e sacerdoti di questa chiesa parteciparono ai concili romani del 499 e del 595. I primi restauri della chiesa risalgono a papa Adriano I (772 d.C.). La chiesa venne officiata dai monaci basiliani di S. Maria in Cosmedin fino all'XI secolo, poi passò ai benedettini. Sotto Pasquale II (1099-1118) la chiesa di S. Prisca subì dei restauri importanti. Nel 1414 passò ai francescani e nel 1455 ai domenicani che furono sostituiti dagli agostiniani nel 1600.
In seguito ad un incendio agli inizi del '400, S. Prisca venne accorciata da papa Calisto III (1455-1458). Alla seconda metà del '700 risalgono le scoperte archeologiche che portarono alla scoperta di quelle che si ritenevano essere le mura della casa di Aquila e Priscilla. Negli scavi venne trovata anche una tavola bronzea del 222 d.C., regalata dal popolo di Clunia, in Spagna, a Caio Mario Pudente Corneliano.
Affreschi della cripta di Santa Prisca (Foto: Il giornale dell'arte)
Al di sotto della chiesa di S. Prisca si conserva un Mitreo, scoperto durante gli scavi compiuti dal 1933 al 1966 a livello dell'antico Clivus Publicius. Secondo la pianta severiana era qui che sorgeva la casa di Licinio Sura, un'abitazione di I secolo d.C., a giudicare dai bolli laterizi. Accanto vi era un grande ninfeo absidato. Alla fine del II secolo d.C., nella zona sottostante la chiesa veniva eretto un edificio a due navate sul quale insiste l'antico triclinium, forse il primo nucleo del titulus cristiano. Altre stanze dell'abitazione vennero, invece, adattate al culto mitraico. Queste stanze vennero smantellate ne V secolo d.C.
Nei pressi di S. Prisca il Liber Pontificalis di Leone III (795-816) menziona un oratorio del quale non v'è più traccia. Doveva sorgere, nei dintorni, anche una chiesa dedicata a S. Foca, anch'essa oramai sparita. Presso S. Prisca, inoltre, è stato trovato un bassorilievo raffigurante un fauno. Di fronte S. Prisca, percorrendo via del Tempio di Diana, si arriva nell'omonima piazza che ospita un casale, all'interno del quale vi sono molti resti delle Terme Deciane, fatte erigere nel 242 dall'imperatore Decio su edifici preesistenti. Sono state trovate diverse iscrizioni in merito a restauri avvenuti durante il governo di Costanzo e Costante. Delle terme rimangono diversi ambienti decorati con mosaici e affreschi della prima metà del II secolo d.C.

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