L'
Aventino era, un tempo, denominato
Mons Murcius, dai
mirti che vi erano piantati, sacri alla dea
Venere che da essi mutuava l'epiteto
Murcina. Non si conosce ancora con certezza l'origine del nome Aventino.
Plutarco la ricollega al termine
ab avibus, cioè ai sei avvoltoi che
Remo vide volare sul colle dove, in seguito,
Romolo lo avrebbe sepolto. Gli storici, invece, vogliono che l'etimologia del termine Aventino sia da ricollegarsi ad
Aventinus, il mitico sovrano di Alba che qui venne sepolto dopo essere stato colpito da un fulmine.
Secondo
Varrone il nome di Aventino deriverebbe da
Avens, un fiume con il quale i
Sabini vollero ricordare la loro patria. Ma questa ipotesi è stata scartata dagli storici contemporanei, dal momento che già all'epoca della Roma quadrata il colle era connesso all'insediamento di Latini sul Palatino.
L'Aventino rimase fuori dal pomerio fino al tempo di
Claudio. Il pomerio era il confine sacro di Roma, correva lungo le sue mura ed era mantenuto sgombro per scopo difensivo.
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Aventino, il giardino degli aranci (Foto: Viaggiointorno) |
Anco Marzio deportò sull'Aventino gli abitanti delle città che aveva conquistate.
Servio Tullio vi eresse il primo tempio dedicato a
Diana. In età repubblicana il colle divenne la residenza preferita dei plebei. Ospitò le secessioni di questi ultimi nel
494 e nel
449 a.C., dalle quali scaturì la creazione del tribunato della plebe e la caduta dei decemviri, poiché il colle sfuggiva al controllo dello stato.
Nel
494 a.C. Aulo Postumio fondò il
tempio di Cerere,
Libero e
Libera, sede delle magistrature plebee. Prima di questi templi era stato fondato il
tempio di Mercurio. La connotazione sociale del colle venne sottolineata dalla
legge Icilia (
456 a.C.), che aveva concesso ai plebei di costruire sull'Aventino delle case da tramandare in proprietà ai discendenti. Qui risiedettero anche mercanti e venditori, vista la vicinanza agli
horrea del Tevere e del Foro Boario.
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Facciata della chiesa di S. Prisca (Foto: Wikipedia) |
Nel
184 a.C. gli edili
Porcio Catone e
Valerio Flacco vi fecero scavare una
rete fognaria per le
insulae dell'Aventino. In età augustea il colle, oramai estremamente popolato, venne inserito nella
XIII regione, con 17 vie, 2487
insulae, 130 palazzi, molti magazzini, fontane e ben 20 mole. Nel 36 d.C. un violento
incendio investì il colle e il Circo Massimo e
Tiberio indennizzò i proprietari di
insulae e
domus. Il successivo incendio neroniano distrusse alcuni templi che vi sorgevano, i quali non vennero più ricostruiti.
Con l'imperatore Claudio la zona portuale venne spostata verso sud e l'Aventino fu incluso nel pomerio e questo determinò un cambio nella popolazione che viveva sul colle. Il popolo si spostò a
Trastevere e
Testaccio e sull'Aventino vennero ad abitare gli elementi più nobili di Roma: i
Servili, i
Deci, i
Pollioni, i
Sura. Sull'Aventino abitò anche
Traiano, prima di diventare imperatore. Qui vennero edificate le
Terme Deciane, il palazzo e le
Terme di Sura e il palazzo di Traiano.
Nel
410 d.C. Alarico devastò il colle, popolato di lussuose dimore. Dopo di lui sull'Aventino si installarono diversi ordini religiosi. Qui abitò
Cencio Savelli prima di diventare papa con il nome di
Onorio III. Ma nel Medioevo l'Aventino era diventato una zona agricola e tale rimase per secoli.
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Mitreo di Santa Prisca (Foto: Archeo.it) |
Diversi studiosi collocano, all'angolo con S. Sabina, il tempio della triade dionisiaca greca Cerere, Libero e Libera, dedicato nel 494 a.C., la cui decorazione pittorica si doveva a due famosi artisti greci:
Damophilos e
Gorasos. Il tempio era l'unico luogo in cui i rappresentanti della plebe potevano incontrare su base paritetica quelli dei patrizi. Nei
sotterranei del tempio erano custoditi i soldi ricavati dalle
multe riscosse dagli edili a nome dello stato. Il tempio era visibile fino al IV secolo d.C., anche se era stato più volte rimaneggiato. I primi danni li aveva subiti a causa di un incendio, nel 206 a.C., dovuto ad un fulmine.
Presso il tempio di Cerere si trovava quello di
Flora, eretto nel
240 a.C. dagli edili
Lucio e
Marco Publicio. Non lontano si trovava il
tempio di Summanus o
Dis Pater, eretto durante la guerra con
Pirro. Vicino doveva essere anche il tempio dedicato alla
Luna, decorato da
Lucio Mummio con
statue di bronzo asportate dal teatro di Corinto. Il tempio venne danneggiato da un incendio nell'
84 a.C. e poi dal grande incendio neroniano.
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Mitreo di Santa Prisca, Cautes (Foto: Itineroma) |
Diverse sono le chiese che hanno trovato posto sul colle, nel corso dei secoli. Tra queste vi è
S. Prisca, la cui origine viene fatta risalire ai primordi del cristianesimo, all'
ecclesia domestica di
Aquila e
Priscilla menzionata da S. Paolo negli Atti degli Apostoli. Aquila e Priscilla vivevano non lontano dalla casa di
Prisca che, secondo alcuni, era loro figlia. Secondo alcune fonti S. Pietro venne ospitato proprio nella loro casa sull'Aventino.
Le prime notizie della presenza di un culto in questo luogo risalgono al
III secolo d.C. e riguardano un
piccolo oratorio scoperto nel 1776 al di sotto della piazza antistante la chiesa, sul tracciato del
Clivus Publicius, che nel V secolo d.C. venne inserito nella basilica vera e propria. Un sarcofago dello stesso periodo ricorda un
Titulus Priscae e sacerdoti di questa chiesa parteciparono ai concili romani del 499 e del 595. I primi restauri della chiesa risalgono a
papa Adriano I (772 d.C.). La chiesa venne officiata dai
monaci basiliani di S. Maria in Cosmedin fino all'XI secolo, poi passò ai
benedettini. Sotto
Pasquale II (1099-1118) la chiesa di S. Prisca subì dei restauri importanti. Nel 1414 passò ai
francescani e nel 1455 ai
domenicani che furono sostituiti dagli
agostiniani nel 1600.
In seguito ad un incendio agli inizi del '400, S. Prisca venne accorciata da
papa Calisto III (1455-1458). Alla seconda metà del '700 risalgono le scoperte archeologiche che portarono alla scoperta di quelle che si ritenevano essere le
mura della casa di Aquila e Priscilla. Negli scavi venne trovata anche una
tavola bronzea del 222 d.C., regalata dal
popolo di Clunia, in Spagna, a
Caio Mario Pudente Corneliano.
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Affreschi della cripta di Santa Prisca (Foto: Il giornale dell'arte) |
Al di sotto della chiesa di S. Prisca si conserva un
Mitreo, scoperto durante gli scavi compiuti
dal 1933 al 1966 a livello dell'antico
Clivus Publicius. Secondo la pianta severiana era qui che sorgeva la
casa di Licinio Sura, un'abitazione di
I secolo d.C., a giudicare dai bolli laterizi. Accanto vi era un
grande ninfeo absidato. Alla fine del II secolo d.C., nella zona sottostante la chiesa veniva eretto un
edificio a due navate sul quale insiste l'antico
triclinium, forse il primo nucleo del
titulus cristiano. Altre stanze dell'abitazione vennero, invece, adattate al culto mitraico. Queste stanze vennero smantellate ne V secolo d.C.
Nei pressi di S. Prisca il
Liber Pontificalis di
Leone III (795-816) menziona un oratorio del quale non v'è più traccia. Doveva sorgere, nei dintorni, anche una
chiesa dedicata a S. Foca, anch'essa oramai sparita. Presso S. Prisca, inoltre, è stato trovato un
bassorilievo raffigurante un fauno. Di fronte S. Prisca, percorrendo via del Tempio di Diana, si arriva nell'omonima piazza che ospita un casale, all'interno del quale vi sono molti resti delle Terme Deciane, fatte erigere nel
242 dall'imperatore Decio su edifici preesistenti. Sono state trovate diverse iscrizioni in merito a restauri avvenuti durante il governo di Costanzo e Costante. Delle terme rimangono diversi ambienti decorati con
mosaici e
affreschi della prima metà del II secolo d.C.
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