Ritratti di epoca romana da Tebtunis. Questi ritratti erano collocati, in seguito, sulle mummie dei defunti (Foto: Phoebe A. Hearst Museum of Anthropology, University of California, Berkeley) |
Non sono stati "toccati" per più di 100 anni: si tratta di 15 ritratti di epoca romana posti su mummie egizie e di dipinti su tavola, che sono stati rispolverati dagli scienziati e dai restauratori della Northwestern University e del Museo di Antropologia Hearst.
Quello che i ricercatori hanno scoperto li ha sorpresi. Si tratta di qualcosa che non è visibile ad occhio nudo: gli antichi artisti che hanno realizzato questi ritratti hanno utilizzato il blu egizio come elemento preparatorio e per modulare il colore. Si tratta di una cosa finora mai documentata. Il blu egizio, solitamente, era riservato ad usi molto più importanti e non si credeva potesse essere "nascosto" sotto altri colori.
"La scoperta cambia la nostra comprensione di come questo pigmento particolare è stato utilizzato dagli artisti nel II secolo d.C.." Ha dichiarato il Professor Marc Walton, della Northwestern University. "Ho il sospetto che inizieremo a trovare impieghi insoliti di questo colore in moltissime opere d'arte, quali pitture murali e sculture".
I migliori pittori di epoca romana hanno cercato di emulare quelli greci, considerati dei veri e propri maestri. Prima del periodo greco il blu egizio era utilizzato in tutto il mondo Mediterraneo, negli affreschi, nei templi, per riprodurre il cielo notturno, come decorazione. Quando nel mondo Mediterraneo emerse l'arte greca, si imposero il giallo, il bianco, il nero e il rosso. "Quando si guarda i ritratti di Tebtunis che abbiamo studiato, questo è tutto quello che vedi, questi quattro colori", ha detto il Professor Walton. "Ma quando abbiamo cominciato ad analizzare i ritratti, ad un tratto è comparso questo pigmento blu. Abbiamo concluso che i pittori stavano cercavano di non far vedere che utilizzavano questo colore, nascondendolo sotto gli altri quattro".
I ricercatori hanno studiato 11 ritratti di mummie e quattro frammenti di pittura su tavola. I 15 dipinti sono stati trovati tra il dicembre 1899 e l'aprile del 1900 presso il sito di Tebtunis (ora Umm el-Breigat), nella regione del Fayum. Al momento si trovano nella collezione del Museo Hearst di Berkeley, in California. I ritratti dei defunti, apposti sulle mummie, sono fragili e molto realistici. Ogni ritratto, una volta analizzato, sarà collocato dove si trovava in origine, sulle bende che coprono il volto del defunto.
I ricercatori sono riusciti a scoprire l'inaspettato utilizzo del blu egizio - il primo pigmento artificiale ispirato al lapislazzulo - utilizzando una serie di tecniche diverse dalle solite previste per l'analisi di questi reperti, come la fluoresenza a raggi X e la diffrazione di raggi X. I pittori più importanti impiegavano, nell'antichità, il blu nei disegni preparatori soprattutto per modulare i vestiti e l'ombreggiatura nella riproduzione d questi ultimi. Il pigmento blu utilizzato appare lucido e brilla un poco quando viene colpito dalla luce in un certo modo.
Quello che i ricercatori hanno scoperto li ha sorpresi. Si tratta di qualcosa che non è visibile ad occhio nudo: gli antichi artisti che hanno realizzato questi ritratti hanno utilizzato il blu egizio come elemento preparatorio e per modulare il colore. Si tratta di una cosa finora mai documentata. Il blu egizio, solitamente, era riservato ad usi molto più importanti e non si credeva potesse essere "nascosto" sotto altri colori.
"La scoperta cambia la nostra comprensione di come questo pigmento particolare è stato utilizzato dagli artisti nel II secolo d.C.." Ha dichiarato il Professor Marc Walton, della Northwestern University. "Ho il sospetto che inizieremo a trovare impieghi insoliti di questo colore in moltissime opere d'arte, quali pitture murali e sculture".
I migliori pittori di epoca romana hanno cercato di emulare quelli greci, considerati dei veri e propri maestri. Prima del periodo greco il blu egizio era utilizzato in tutto il mondo Mediterraneo, negli affreschi, nei templi, per riprodurre il cielo notturno, come decorazione. Quando nel mondo Mediterraneo emerse l'arte greca, si imposero il giallo, il bianco, il nero e il rosso. "Quando si guarda i ritratti di Tebtunis che abbiamo studiato, questo è tutto quello che vedi, questi quattro colori", ha detto il Professor Walton. "Ma quando abbiamo cominciato ad analizzare i ritratti, ad un tratto è comparso questo pigmento blu. Abbiamo concluso che i pittori stavano cercavano di non far vedere che utilizzavano questo colore, nascondendolo sotto gli altri quattro".
I ricercatori hanno studiato 11 ritratti di mummie e quattro frammenti di pittura su tavola. I 15 dipinti sono stati trovati tra il dicembre 1899 e l'aprile del 1900 presso il sito di Tebtunis (ora Umm el-Breigat), nella regione del Fayum. Al momento si trovano nella collezione del Museo Hearst di Berkeley, in California. I ritratti dei defunti, apposti sulle mummie, sono fragili e molto realistici. Ogni ritratto, una volta analizzato, sarà collocato dove si trovava in origine, sulle bende che coprono il volto del defunto.
I ricercatori sono riusciti a scoprire l'inaspettato utilizzo del blu egizio - il primo pigmento artificiale ispirato al lapislazzulo - utilizzando una serie di tecniche diverse dalle solite previste per l'analisi di questi reperti, come la fluoresenza a raggi X e la diffrazione di raggi X. I pittori più importanti impiegavano, nell'antichità, il blu nei disegni preparatori soprattutto per modulare i vestiti e l'ombreggiatura nella riproduzione d questi ultimi. Il pigmento blu utilizzato appare lucido e brilla un poco quando viene colpito dalla luce in un certo modo.
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