Una brocca dall'antica Numancia (Foto: Ecelan/CC) |
Un professore della Colorado State University ha intenzione di scrivere un libro sulla Caelia, un'antica birra spagnola che venne sostituita dal vino all'indomani della conquista romana dell'Iberia (come allora si chiamava la Spagna). Al cune fabbriche di birra spagnole, tra l'altro, hanno "resuscitato" la bevanda prodotta a partire, pare, da 5000 anni fa.
Jonathan Carlyon, professore di lingue e culture, ha studiato la preistorica bevanda spagnola ed essendo studioso, tra l'altro, proprio di lingua e cultura spagnola conosce molto sulla storia del Paese e sulla Caelia, questa birra che era molto diffusa in Spagna prima dell'arrivo dei Romani.
Il nome Caelia deriva dal verbo latino calefacere, che significa "riscaldare", ed è stato ispirato al calore utilizzato nel processo di fabbricazione della bevanda. Carlyon è risalito fino a 5000 anni fa, al tempo in cui, in Spagna, le donne producevano questa bevanda leggermente gassata quasi quotidianamente, con un processo di fermentazione molto simile a quello utilizzato per il pane. Se paragonata all'attuale birra, potrebbe dirsi un succo di birra.
Carlyon sostiene che prima di ogni battaglia i soldati iberici di Numancia, assediata dalle truppe romane, si ubriacavano con la Caelia. L'assedio durò due anni ed i Romani riuscirono a conquistare Numancia prendendola per fame, dopo avervi costruito intorno un muro che la isolava dall'esterno completamente. In seguito i Romani sostituirono la cultura della birra nativa con la viticultura.
Altri studiosi hanno fatto rivivere le bevande utilizzate dagli antichi. Un archeologo che lavora in collaborazione con alcune birrerie di tutto il mondo, nel 2015 ha ricreato alcune delle più antiche birre esistenti. L'archeologo dell'alcool Patrick Mc Govern pensa di essere in grado di ricreare una bevanda popolare nell'Egitto di 16000 anni fa. Mc Govern, professore del Museo di Archeologia e Antropologia dell'Università di Pennsylvania, ha lavorato con la Dogfish Head Brewery di Milton, utilizzando moderne tecnologie per rintracciare la composizione delle bevande antiche. Lo stesso McGovern ha, inoltre, prodotto birre utilizzando antiche ricette africane, sudamericane e finlandesi.
Ma gli studiosi non stanno cercando di riprodurre solo la birra bevuta ai tempi dei nostri avi. Nel 2013 gli archeologi italiani hanno piantato un vigneto nei pressi di Catania, con l'obiettivo di riprodurre le tecniche di vinificazione della Roma classica, così come descritti nei testi antichi. Gli studiosi hanno previsto di poter avere dei risultati entro quattro anni.
Jonathan Carlyon, professore di lingue e culture, ha studiato la preistorica bevanda spagnola ed essendo studioso, tra l'altro, proprio di lingua e cultura spagnola conosce molto sulla storia del Paese e sulla Caelia, questa birra che era molto diffusa in Spagna prima dell'arrivo dei Romani.
Il nome Caelia deriva dal verbo latino calefacere, che significa "riscaldare", ed è stato ispirato al calore utilizzato nel processo di fabbricazione della bevanda. Carlyon è risalito fino a 5000 anni fa, al tempo in cui, in Spagna, le donne producevano questa bevanda leggermente gassata quasi quotidianamente, con un processo di fermentazione molto simile a quello utilizzato per il pane. Se paragonata all'attuale birra, potrebbe dirsi un succo di birra.
Carlyon sostiene che prima di ogni battaglia i soldati iberici di Numancia, assediata dalle truppe romane, si ubriacavano con la Caelia. L'assedio durò due anni ed i Romani riuscirono a conquistare Numancia prendendola per fame, dopo avervi costruito intorno un muro che la isolava dall'esterno completamente. In seguito i Romani sostituirono la cultura della birra nativa con la viticultura.
Testo cuneiforme che riporta la collocazione della birra, proveniente probabilmente dall'Iraq, 3100-3000 a.C. (Foto: Takomabibelot/CC) |
Ma gli studiosi non stanno cercando di riprodurre solo la birra bevuta ai tempi dei nostri avi. Nel 2013 gli archeologi italiani hanno piantato un vigneto nei pressi di Catania, con l'obiettivo di riprodurre le tecniche di vinificazione della Roma classica, così come descritti nei testi antichi. Gli studiosi hanno previsto di poter avere dei risultati entro quattro anni.
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