I corpi trovati nella fossa comune ad Atene avevano le mani legate (Foto: Ministero Greco della Cultura) |
Nella zona del Falero, sulla costa a sud di Atene che fungeva, in età classica, da porto della città, gli archeologi hanno scoperto un'antica fossa comune contenente 80 corpi uno accanto all'altro, alcuni dei quali incatenati.
Le ossa scoperte nella fossa sembrano appartenere ad individui giovani, con una struttura ossea ben articolata, un'ottima dentatura e privi di fratture. Uno degli scheletri presentava ancora una punta di freccia confitta nella spalla. I resti umani giacevano ad una profondità di soli 2,5 metri e la loro datazione è piuttosto certa, vista la presenza, accanto ad essi, di due brocche trilobate. Si pensa risalgano al VII secolo a.C., il che collega questi scheletri con la vicenda ciloniana, un tentativo di presa del potere in Atene.
Cilone era un nobile ateniese, vincitore dei Giochi Olimpici, che tentò un colpo di stato nel 632 a.C. con l'appoggio della città di Megara, dove era tiranno il suocero Teagene. L'oracolo di Delfi gli aveva consigliato di prendere di sorpresa Atene durante una festa dedicata a Zeus, che Cilone intese essere le Olimpiadi.
Il colpo di stato, però, non ebbe il risultato sperato e Cilone ed i suoi sostenitori si rifugiarono nel tempio di Atena posto sull'Acropoli della città. Mentre Cilone e suo fratello riuscirono a fuggire, i seguaci del primo vennero bloccati dai nove Arconti di Atene che li persuasero a lasciare il tempio e ad affrontare un processo, con l'assicurazione che sarebbe stata loro risparmiata la vita.
In seguito, a causa di un presagio interpretato come funesto, gli Arconti, guidati da Megacle, decisero di uccidere tutti i seguaci di Cilone. Megacle venne, poi, esiliato dalla città insieme ai membri della sua gente, gli Alcmeonidi, poiché si erano macchiati di empietà nei confronti della dea Atena. Gli Alcmeonidi "ereditarono" questa maledizione nelle generazioni future e perfino le ossa dei loro defunti vennero disotterrate e allontanate dalla città.
Le ossa scoperte nella fossa sembrano appartenere ad individui giovani, con una struttura ossea ben articolata, un'ottima dentatura e privi di fratture. Uno degli scheletri presentava ancora una punta di freccia confitta nella spalla. I resti umani giacevano ad una profondità di soli 2,5 metri e la loro datazione è piuttosto certa, vista la presenza, accanto ad essi, di due brocche trilobate. Si pensa risalgano al VII secolo a.C., il che collega questi scheletri con la vicenda ciloniana, un tentativo di presa del potere in Atene.
L'oinochoe trilobata trovata tra le gambe di uno degli scheletri (Foto: Ministero Greco della Cultura) |
Il colpo di stato, però, non ebbe il risultato sperato e Cilone ed i suoi sostenitori si rifugiarono nel tempio di Atena posto sull'Acropoli della città. Mentre Cilone e suo fratello riuscirono a fuggire, i seguaci del primo vennero bloccati dai nove Arconti di Atene che li persuasero a lasciare il tempio e ad affrontare un processo, con l'assicurazione che sarebbe stata loro risparmiata la vita.
In seguito, a causa di un presagio interpretato come funesto, gli Arconti, guidati da Megacle, decisero di uccidere tutti i seguaci di Cilone. Megacle venne, poi, esiliato dalla città insieme ai membri della sua gente, gli Alcmeonidi, poiché si erano macchiati di empietà nei confronti della dea Atena. Gli Alcmeonidi "ereditarono" questa maledizione nelle generazioni future e perfino le ossa dei loro defunti vennero disotterrate e allontanate dalla città.
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