domenica 21 agosto 2016

Riapre la villa di Nerone a Subiaco

Resti della villa di Nerone a Subiaco (Foto: subiacoturismo.it)
Della grande villa imperiale voluta da Nerone nei suoi primi anni di regno (54-55 d.C.) nel territorio di Subiaco, in un'area ricca di vegetazione tra i monti Taleo e Francolano, lambita dal fiume Aniene, rimangono modeste vestigia, ma sufficienti a dare l'idea della monumentalità del complesso: una splendida dimora che si estendeva su una superficie di circa 75 ettari, 15 i più della parte scavata di Villa Adriana a Tivoli.
La scelta del luogo sublacense era legata ai bagni freddi che erano stati prescritti a Nerone dal medico Chamis, secondo quanto racconta Plinio. Si ignorano i nomi degli architetti che progettarono il complesso.
La villa, nota come villa Sublaqueum (sotto il lago), fu costruita sulle rive di tre laghi artificiali, ottenuti con lo sbarramento in tre punti della valle e la realizzazione di altrettante dighe. A destra e sinistra dei tre laghi denominati simbruina stagna, scomparsi dopo una piena del 1305, si levarono i padiglioni della villa, lungo una superficie d circa 2 chilometri e mezzo. I padiglioni erano uniti tra loro da un grande ponte di marmo. Il complesso si articolava su due livelli: una scala, della quale non resta nulla, conduceva ai piani superiori. Tutti gli ambienti, in opera reticolata di calcare locale con ammorsature in blocchetti di tufo, sono privi dei pavimenti originali, asportati in epoca medioevale.
Uno di questi nuclei, il cosiddetto nucleo A, nella zona di San Clemente, grazie a recenti lavori di restauro condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Lazio con la collaborazione del Comune di Subiaco, viene aperto al pubblico in tutti i week end di agosto e settembre 2016. In località San Clemente, sulla riva destra dell'Aniene, si trova infatti le tracce più evidenti particolarmente interessanti perché riguardano il nucleo della villa che San Benedetto utilizzo per costruire la casa-madre, il primo dei monasteri da lui fondati.
Particolare delle antiche mura della villa di Nerone
(Foto: italiavirtualtour.it)
L'area di 1400 mq fu parzialmente scoperta nel 1883 e portata alla luce tra il 1994 e il 1999. Rimane isolata, nel punto più alto, solo una cisterna rettangolare, mentre più in basso ci sono una ventina di ambienti circondati da un corridoio che li stacca dalla roccia. Non è ancora chiaro quale fosse la funzione dei diversi ambienti, sicuramente cinque di essi fungevano da terme: sono stati individuati un locale per il bagno caldo e la relativa camera di combustione. Un altro vano rettangolare corrisponde ad un ninfeo ed è stata individuata anche una vasca ellittica in cui probabilmente venivano allevati pesci. L'individuazione della destinazione d'uso di questi locali è stata facilitata anche dalla presenza di rivestimenti in signino e da fori per il deflusso delle acque.
L'efebo di Subiaco
La villa imperiale era raggiungibile attraverso la via Sublacense, progettata dallo stesso Nerone il quale, però, non si trattenne molto dopo il nefasto episodio - narrato da Tacito negli Annales - della caduta di un fulmine su un tavolo dove stava banchettando. La villa venne abbandonata nel 60 d.C. e solo durante il regno di Traiano venne in parte ristrutturata. Tutte le dighe crollarono durante il medioevo. Nei nuclei della villa situati più in alto, rinvenuti nel 1883-1884, furono ritrovate due statue: l'Efebo di Subiaco, del IV secolo a.C., e una testa di fanciulla dormiente, conservata nel Museo Nazionale Romano.
La villa venne restaurata non solo da Traiano, ma anche da Costantino e Valentiniano e la menzione di Sublaqueum nella Tabula Peutingeriana attestano che ancora nel basso impero Subiaco era un centro importante. I primordi del cristianesimo nella zona, oltre che da un cippo graffito con croce latina ansata, del II secolo d.C., sono stati definitivamente chiariti dalla scoperta, nei primi anni '60, di due catacombe con graffiti di fine III-inizi IV secolo, rinvenute alla sinistra dell'Aniene in località Surriva, vicino al nucleo C della villa neroniana, trasformatosi in borgo in epoca tarda.
I dati archeologici confermano, inoltre, la tradizione secondo cui San Benedetto fondò il primo monastero benedettino sul nucleo A della villa neroniana. Il Chronicon sublacense ci informa che questo primo monastero sopravvisse fino al XIII secolo, quando fu distrutto da un terremoto. I marmi neroniani del monastero furono dispersi e in parte utilizzati per la costruzione dell'Abbazia di S. Scolastica, dove ancora oggi si vedono, usati un pò dovunque.
Ecco i cicli di aperture in agosto e settembre 2016 secondo un programma di aperture regolato dall'associazione Ethea che garantisce l'accoglienza e le visite guidate. Il sito, riaperto ufficialmente il 6 agosto, apre il 20, il 21, il 28 e il 29 agosto. A settembre il 4, l'11 e il 18. Gli orari sono: 10.30-13.30 e 14.30-17.30.

Fonti:
archeologiavocidalpassato.wordpress.com
tibursuperbum.it
treccani.it

Nessun commento:

Interessanti risultati sullo studio degli antichi Piceni

Uno studio condotto da un team internazionale, coordinato da Sapienza Università di Roma e dal Cnr , rivela le origini genetiche dei Piceni...