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La Menorah come appare raffigurata sull'Arco di Tito (Foto: Wikipedia) |
L'ultimo "domicilio" conosciuto era nel Tempio della Pace a Roma, edificato nel 75 d.C.. La Menorah era il candelabro ebraico a sette braccia, tutto d'oro, l'oggetto più sacro, per gli Ebrei, dopo le Tavole della Legge, il simbolo più antico. Per il dolore legato alla conquista di Gerusalemme, alla distruzione del Tempio e alla rapina del suo tesoro, gli Ebrei romani si rifiutarono sempre di passare sotto l'arco che raffigurava la Menorah, il cosiddetto Arco di Tito.
Ricostruzione del Tempio della Pace (Foto: Capitolium) |
La Menorah appare nelle catacombe giudaiche dei primi secoli dell'era cristiana, come a Beth She'arim, in Israele, o in mosaici pavimentali come a Sardi, in Turchia, e in Siria, a Dura Europos (databile al 244-245 d.C., con rappresentazione di figure umane, cortei e scene della Bibbia ammesse dalla legge rabbinica). La Menorah compare anche nelle prime sepolture in Italia. A Venosa su un arcosolio con altri simboli tipici (corno, palma, cedro, anfora), nell'unica tomba rivestita in marmo del IV-V secolo. Ad Ostia si trova sull'architrave dell'arca della Torah, nella sinagoga scoperta nel 1961, sorta in due tempi, nel I e nel IV secolo.
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Flavio Giuseppe (Foto: Wikipedia) |
Del candelabro del Primo Tempio abbiamo notizie da Ben Matityahu, singolare figura di politico e militare romano di origine ebraica, che non si convertì ed è meglio conosciuto come Giuseppe Flavio, storico nonché annalista. Scrive Flavio Giuseppe che la Menorah era "d'oro fuso, vuoto all'interno, del peso di cento mine, che gli ebrei chiamano kikkar; tradotto in lingua greca, vale un talento" (cioè 34,27 chilogrammi). Il primo candelabro non è mai tornato da Babilonia.
Fino al 2009 la raffigurazione più antica della Menorah era proprio quella sull'Arco di Tito. Ma proprio nel 2009 a Magdala, in Galilea, durante la costruzione di un centro culturale dei Legionari di Cristo, affiorarono i resti di una sinagoga del I secolo, anteriore alla distruzione del Secondo Tempio. Inciso a rilievo su una pietra, il candelabro.
Per alcuni la Menorah è la stilizzazione del roveto ardente di Mosè per altri è il sabato con i giorni della creazione. Il sette, i bracci della Menorah, sono un numero biblico: in sette anni Salomone costruisce il tempio, nel settimo mese dell'anno lo dedica, e lo si festeggia per sette giorni. Una tradizione ebraica vuole che il candelabro sottratto dai Vandali di Genserico sia solo una copia: quello autentico non avrebbe mai lasciato Gerusalemme.
Alcuni pensano che l'originale della Menorah sia rimasto nelle fondazioni del Tempio distrutto, nascosto dai sacerdoti. Per altri l'avrebbe occultato perfino il profeta Geremia, in attesa del Messia. Molte sono le ipotesi e le fantasie sulle fortune della Menorah: alcuni dicono che giaccia in fondo al Tevere; altri danno per certo che sia nascosta in Vaticano; Edward Gibbon, autore del "Declino e caduta dell'impero romano" pensa che sia naufragata con i vascelli dei Vandali.
Nel 1996 Shimon Shetree, allora ministro israeliano per gli affari religiosi, durante una visita ufficiale, pare abbia chiesto a Giovanni Paolo II se fosse vero che la preziosa memoria si trovasse in Vaticano, non ottenendo risposta. C'è chi addirittura afferma che Pio XII Pacelli abbia mostrato la Menorah a rabbi Herzog nel 1946, nella visita ufficiale che questi effettivamente gli rese il 10 marzo, ma per parlare del destino degli Ebrei rimasti orfani in Europa.
L'indizio più rilevante che la Menorah possa trovarsi ancora a Roma è nel museo ebraico, al centro della sala più vasta. Il museo è stato riaperto nel 2005 da Daniela di Castro, sotto il Tempio Maggiore, inaugurato nel 1904. La domina una lapide triangolare: è la pietra sepolcrale dei fratelli ebrei Nataniel, Ammon ed Eliau. Su un lato della pietra, i corredi del tempio di Gerusalemme e, al centro, al Menorah, sopra l'Arca Santa. Sull'altro lato un'iscrizione. Si tratta di otto righe in ebraico e in latino che narrano che i fratelli avrebbero rintracciato questi oggetti nel Tevere, 550 metri a sud dell'isola Tiberina, vicino allo sbocco della Cloaca Massima, senza però recuperarli. Nell'iscrizione si afferma che i fratelli vennero uccisi sotto Onorio (395-423 d.C.).
Questa lapide venne trovata nel 2002 in un mucchio di marmi nei giardini della sinagoga. In realtà essa non risale all'epoca di Onorio. Daniela Di Castro ha scoperto che, nell'angolo sinistro, è stata mutilata apposta e in tempi assai recenti. L'iscrizione menziona l'Arca, che però non è mai arrivata a Roma, e che quindi non poteva essere stata vista nel fiume. Le analisi chimiche datano la lapide tra la seconda metà dell'Ottocento e l'inizio del Novecento. Insomma l'unico indizio è un falso
A tutt'oggi nulla più si sa del destino dell'antico e prezioso reperto.
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