Il mosaico di Alessandro che sconfigge Dario III a Gaugamela (Foto: Wikimedia Commons) |
Affacciata alle rive di un lago, nel nord dell'odierno Iraq, aveva fortificazioni, templi e vigneti: questi ultimi particolarmente importanti, perché la sua reputazione di centro vinicolo era piuttosto nota al tempo di Alessandro Magno. Ma Qalatga Darband, un avamposto greco fondato nel 331 a.C., era una "città perduta", di cui si erano perse completamente le tracce.
Adesso sono state ritrovate, quelle tracce, da una squadra di archeologi del British Museum. Grazie a due fattori, essenzialmente: una relativa pace per la prima volta da un quarto di secolo nella regione in cui si trova e l'uso di fotografie scattate da droni, con tecniche che permetto di "leggere" cosa c'è sotto terra.
Gli studiosi inglesi avevano individuato i contorni di una città scomparsa già nel 1996, analizzando immagini riprese da satelliti spia americani per scopi militari negli anni '60. All'epoca, tuttavia, era impossibile aprire scavi archeologici sul posto: quella parte dell'antica Mesopotamia era sotto il controllo di Saddam Hussein. Recentemente la situazione nell'area è migliorata e gli Indiana Jones londinesi, approfittando di un finanziamento da tre milioni di sterline per aiutare l'Iraq a recuperare antichi tesori minacciati dalla guerra, hanno potuto finalmente visitarla e iniziare a scavare.
Le foto dei droni hanno aiutato gli archeologi ad identificare il perimetro della città sepolta sotto secoli di detriti. "E' una tecnica nuova, fondata sull'analisi dei segni dei raccolti agricoli, che non era ancora stata utilizzata in archeologia", spiega il Professor John McGinnis, direttore dell'Iraq Emergency Heritage Programme, al Times di Londra. "Nei punti in cui ci sono mura sotterranee, il grano non cresce bene come altrove, per cui si notano diversità di colori nelle coltivazioni". Il primo ad emergere è stato un ampio edificio rettangolare. L'indizio da cui i ricercatori sono risaliti all'identificazione di Qalatga Darband.
Avviati gli scavi, gli archeologi hanno portato alla luce almeno due statue, una di una figura femminile che potrebbe essere Persefone, dea dell'agricoltura e moglie di Ade, l'altra di un nudo maschile che potrebbe essere Adone, simbolo divino della fertilità. Altri reperti hanno consentito di disegnare una mappa della città, seguendo il percorso del muro che la cingeva e di case, monumenti, empori, incluse pietre che servivano alla lavorazione del vino.
"Pensiamo che fosse una cittadina con una vigorosa attività economica sulla strada fra Iraq e Iran", dice il Professor McGinnis. "Su quella strada passò l'esercito di Alessandro Mgano, dopo aver sconfitto Dario III di Persia nella battaglia di Gaugamela. E si possono immaginare i suoi successori che ci si fermavano a rifocillarsi e a bere".
Adesso sono state ritrovate, quelle tracce, da una squadra di archeologi del British Museum. Grazie a due fattori, essenzialmente: una relativa pace per la prima volta da un quarto di secolo nella regione in cui si trova e l'uso di fotografie scattate da droni, con tecniche che permetto di "leggere" cosa c'è sotto terra.
Gli studiosi inglesi avevano individuato i contorni di una città scomparsa già nel 1996, analizzando immagini riprese da satelliti spia americani per scopi militari negli anni '60. All'epoca, tuttavia, era impossibile aprire scavi archeologici sul posto: quella parte dell'antica Mesopotamia era sotto il controllo di Saddam Hussein. Recentemente la situazione nell'area è migliorata e gli Indiana Jones londinesi, approfittando di un finanziamento da tre milioni di sterline per aiutare l'Iraq a recuperare antichi tesori minacciati dalla guerra, hanno potuto finalmente visitarla e iniziare a scavare.
Le foto dei droni hanno aiutato gli archeologi ad identificare il perimetro della città sepolta sotto secoli di detriti. "E' una tecnica nuova, fondata sull'analisi dei segni dei raccolti agricoli, che non era ancora stata utilizzata in archeologia", spiega il Professor John McGinnis, direttore dell'Iraq Emergency Heritage Programme, al Times di Londra. "Nei punti in cui ci sono mura sotterranee, il grano non cresce bene come altrove, per cui si notano diversità di colori nelle coltivazioni". Il primo ad emergere è stato un ampio edificio rettangolare. L'indizio da cui i ricercatori sono risaliti all'identificazione di Qalatga Darband.
Avviati gli scavi, gli archeologi hanno portato alla luce almeno due statue, una di una figura femminile che potrebbe essere Persefone, dea dell'agricoltura e moglie di Ade, l'altra di un nudo maschile che potrebbe essere Adone, simbolo divino della fertilità. Altri reperti hanno consentito di disegnare una mappa della città, seguendo il percorso del muro che la cingeva e di case, monumenti, empori, incluse pietre che servivano alla lavorazione del vino.
"Pensiamo che fosse una cittadina con una vigorosa attività economica sulla strada fra Iraq e Iran", dice il Professor McGinnis. "Su quella strada passò l'esercito di Alessandro Mgano, dopo aver sconfitto Dario III di Persia nella battaglia di Gaugamela. E si possono immaginare i suoi successori che ci si fermavano a rifocillarsi e a bere".
Fonte:
repubblica.it
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