Miltos del XVI secolo (e) e un campione di controllo di ossido giallo (b) analizzati dagli scienziati (Foto: E. Photos-Jones) |
Scrittori greci e romani parlano di una sostanza chiamata miltos che aveva proprietà sia decorative che medicinali ed era utilizzata nella riparazione delle imbarcazioni. I ricercatori stanno lavorando per scoprire cosa sia questa sostanza e come è composta.
Il miltos pare fosse una sostanza di origine minerale, una polvere che aveva proprietà eccezionali. Secondo scrittori quali Teofrasto, Dioscoride e Plinio, il miltos era rosso, aveva grana fine ed era composto principalmente da ossido di ferro. L'uso del miltos è attestato in tavolette di argilla micenee scritte in lineare B, risalenti al II millennio a.C.
Ampia era la gamma di applicazioni del miltos: era impiegato come pigmento, come cosmetico, nelle riparazioni navali, in agricoltura e in medicina. Proprio questa diversità di impieghi ha incuriosito gli scienziati dell'Università di Glasgow, in Scozia, guidati da Effie Photos-Jones.
Secondo i testi antichi il miltos, a differenza di altri tipi di minerale, si poteva reperire solo in poche località del mondo greco-romano: Kea, nelle Cicladi; Lemno, nell'Egeo nordorientale; la regione della Cappadocia in Turchia. Si tratta, dunque, di quella particolare sostanza rossa, granulosa, che è stata trovata presso i siti minerari.
I ricercatori hanno, dunque esaminato i campioni di miltos là dove sono stati comunemente ritrovati. Il miltos contiene un'elevata percentuale di ossido di ferro, visto il suo caratteristico colore, ma i ricercatori erano curiosi di conoscere anche quali altri minerali lo componevano. Hanno, pertanto, analizzato cinque campioni di miltos: quattro provenienti da Kea ed uno da Lemno, raccolti tra il XVI ed il XVII secolo ed attualmente custoditi nel Museo della Farmacia dell'Università di Basilea, in Svizzera. Non è stato possibile reperire nessun campione di miltos dalla Turchia.
I campioni della sostanza sono stati sottoposti a numerosi test, tra i quali raggi x a diffrazioni, analisi geochimiche, un'analisi che permette di sondare la struttura delle nanoparticelle, il sequenziamento del Dna per individuare componenti microbiologiche ed anche test anti-microbici. Ovviamente non vi è la certezza assoluta che i campioni analizzati siano esattamente uguali, nella composizione, al miltos utilizzato dai greci e dai romani duemila anni fa. L'analisi ha innanzitutto dimostrato che i campioni hanno componenti diversi a seconda della provenienza. Il miltos proveniente da Kea, per esempio, ha livelli di piombo "eccezionalmente alti", il che spiegherebbe un'iscrizione greca del 360 a.C. che stabiliva che il miltos di Kea doveva essere venduto solo alla città di Atene, visto il suo valore non solo decorativo ma anche utile nella riparazione delle imbarcazioni. La polvere, infatti, una volta mescolata in un materiale biologico, acquisterebbe proprietà antincrostazione, impedendo la crescita di colonie batteriche sugli scavi delle navi. Un altro campione, sempre proveniente da Kea, contiene alti valori di zinco, arsenico e rame, che lo rendevano un ideale ingrediente per proteggere le imbarcazioni dall'attacco di biocidi.
Nella letteratura greca come in quella romana si fa spesso riferimento all'utilizzo del miltos nelle aziende agricole. Gli usi sono diversi ma per la maggior parte sono indirizzati a scongiurare le malattie delle piante. Talvolta il miltos era applicato direttamente alle radici degli alberi come fertilizzante e le analisi moderne hanno confermato le proprietà della misteriosa polvere.
Anche se l'esistenza dei batteri era del tutto sconosciuta nel mondo classico, ci sono diversi riferimenti all'uso del miltos nel trattamento di malattie o ferite, un uso che rende questa sostanza simile ad un antibatterico. Nel campione di miltos proveniente da Lemno, per esempio, sono state trovate tracce di biossido di titanio, un noto composto antibatterico. Per converso il miltos contenente alte percentuali di piombo non era particolarmente efficace, poiché questo minerale è molto tossico. Altri campioni sono stati testati e trovati efficaci contro i batteri Gram-positivi e Gram-negativi. Questo non fa che confermare quanto è stato tramandato dagli antichi scrittori, vale a dire che non tutti i miltos erano uguali.
Lo scrittore antico Teofrasto, nei suoi scritti, parla anche di una sorta di miltos artificiale, ottenuto riscaldando ocra gialla fino a quando questa non acquista un colore rosso. Ma il risultato è un materiale di scarsa utilizzazione. Probabilmente questo falso miltos era utilizzato come pigmento.
Il miltos pare fosse una sostanza di origine minerale, una polvere che aveva proprietà eccezionali. Secondo scrittori quali Teofrasto, Dioscoride e Plinio, il miltos era rosso, aveva grana fine ed era composto principalmente da ossido di ferro. L'uso del miltos è attestato in tavolette di argilla micenee scritte in lineare B, risalenti al II millennio a.C.
Ampia era la gamma di applicazioni del miltos: era impiegato come pigmento, come cosmetico, nelle riparazioni navali, in agricoltura e in medicina. Proprio questa diversità di impieghi ha incuriosito gli scienziati dell'Università di Glasgow, in Scozia, guidati da Effie Photos-Jones.
Secondo i testi antichi il miltos, a differenza di altri tipi di minerale, si poteva reperire solo in poche località del mondo greco-romano: Kea, nelle Cicladi; Lemno, nell'Egeo nordorientale; la regione della Cappadocia in Turchia. Si tratta, dunque, di quella particolare sostanza rossa, granulosa, che è stata trovata presso i siti minerari.
I ricercatori hanno, dunque esaminato i campioni di miltos là dove sono stati comunemente ritrovati. Il miltos contiene un'elevata percentuale di ossido di ferro, visto il suo caratteristico colore, ma i ricercatori erano curiosi di conoscere anche quali altri minerali lo componevano. Hanno, pertanto, analizzato cinque campioni di miltos: quattro provenienti da Kea ed uno da Lemno, raccolti tra il XVI ed il XVII secolo ed attualmente custoditi nel Museo della Farmacia dell'Università di Basilea, in Svizzera. Non è stato possibile reperire nessun campione di miltos dalla Turchia.
I campioni della sostanza sono stati sottoposti a numerosi test, tra i quali raggi x a diffrazioni, analisi geochimiche, un'analisi che permette di sondare la struttura delle nanoparticelle, il sequenziamento del Dna per individuare componenti microbiologiche ed anche test anti-microbici. Ovviamente non vi è la certezza assoluta che i campioni analizzati siano esattamente uguali, nella composizione, al miltos utilizzato dai greci e dai romani duemila anni fa. L'analisi ha innanzitutto dimostrato che i campioni hanno componenti diversi a seconda della provenienza. Il miltos proveniente da Kea, per esempio, ha livelli di piombo "eccezionalmente alti", il che spiegherebbe un'iscrizione greca del 360 a.C. che stabiliva che il miltos di Kea doveva essere venduto solo alla città di Atene, visto il suo valore non solo decorativo ma anche utile nella riparazione delle imbarcazioni. La polvere, infatti, una volta mescolata in un materiale biologico, acquisterebbe proprietà antincrostazione, impedendo la crescita di colonie batteriche sugli scavi delle navi. Un altro campione, sempre proveniente da Kea, contiene alti valori di zinco, arsenico e rame, che lo rendevano un ideale ingrediente per proteggere le imbarcazioni dall'attacco di biocidi.
Nella letteratura greca come in quella romana si fa spesso riferimento all'utilizzo del miltos nelle aziende agricole. Gli usi sono diversi ma per la maggior parte sono indirizzati a scongiurare le malattie delle piante. Talvolta il miltos era applicato direttamente alle radici degli alberi come fertilizzante e le analisi moderne hanno confermato le proprietà della misteriosa polvere.
Anche se l'esistenza dei batteri era del tutto sconosciuta nel mondo classico, ci sono diversi riferimenti all'uso del miltos nel trattamento di malattie o ferite, un uso che rende questa sostanza simile ad un antibatterico. Nel campione di miltos proveniente da Lemno, per esempio, sono state trovate tracce di biossido di titanio, un noto composto antibatterico. Per converso il miltos contenente alte percentuali di piombo non era particolarmente efficace, poiché questo minerale è molto tossico. Altri campioni sono stati testati e trovati efficaci contro i batteri Gram-positivi e Gram-negativi. Questo non fa che confermare quanto è stato tramandato dagli antichi scrittori, vale a dire che non tutti i miltos erano uguali.
Lo scrittore antico Teofrasto, nei suoi scritti, parla anche di una sorta di miltos artificiale, ottenuto riscaldando ocra gialla fino a quando questa non acquista un colore rosso. Ma il risultato è un materiale di scarsa utilizzazione. Probabilmente questo falso miltos era utilizzato come pigmento.
Fonte
cosmomagazine.com
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