Sicilia, l'elmo recuperato nelle acque delle Egadi (Foto: finestresullarte.info) |
Scoperta straordinaria nelle acque delle isole Egadi: i subacquei hanno riportato alla luce un elmo in bronzo in eccezionale stato di conservazione dall'area della storica battaglia delle Isole Egadi del 241 a.C. Con il reperto sono riemerse anche una maniglia in bronzo e armi individuate tramite indagini radiologiche.
Il ritrovamento, avvenuto lo scorso agosto ma la notizia è stata data solo di recente, getta nuove luci su uno degli episodi più significativi della storia antica del Mediterraneo.
A rinvenire l'importantissimo reperto sono stati i subacquei altofondisti della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidati da Mario Arena, sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, con il supporto dell'Area marina protetta, del Comune di Favignana e della Capitaneria di porto.
Il manufatto proviene da un'area di mare carica di memoria. Qui, nel 241 a.C., si combatté la battaglia delle Isole Egadi, scontro decisivo della prima guerra punica tra Roma e Cartagine. L'elmo, del tipo utilizzato dalle truppe romane tra IV e I secolo a.C., rappresenta uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni, sia per l'integrità del reperto, sia per il contesto storico al quale rimanda.
Il recupero dell'elmo si inserisce in un'attività di ricerca più ampia, che negli anni ha portato alla scoperta di numerosi reperti legati tanto alla battaglia delle Isole Egadi quanto ad altre epoche. Durante la stessa campagna è stata riportata in superficie anche una grande maniglia di bronzo proveniente dal cosiddetto "relitto del banco dei pesci", datato al V secolo d.C. La funzione dell'oggetto resta incerta, ma la sua lavorazione e le sue dimensioni ne fanno un pezzo di grande interesse per gli studiosi.
Le ricerche si sono avvalse delle più avanzate tecniche diagnostiche. Presso lo studio radiologico del Dottor Giuseppe Perricone, a Trapani, sono state eseguite tomografie computerizzate (Tac) su circa 30 reperti metallici recuperati in anni precedenti ed ancora coperti da uno spesso strato di incrostazioni. Le indagini hanno permesso di identificare, all'interno delle concrezioni, spade, lance e giavellotti, armi utilizzate nello scontro del 241 a.C., celate per duemila anni nei fondali marini.
La battaglia delle Isole Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., rappresentò la conclusione della prima guerra punica. Lo scontro vide la flotta romana, guidata da Gaio Lutazio Catulo, prevalere su quella cartaginese comandata da Annone. La vittoria consentì a Roma di avviare la campagna di supremazia nel Mediterraneo occidentale.
Lo straordinario elmo di Montefortino, appena scoperto, è in straordinario stato di conservazione: conserva ancora, integri, i paraguance, il che lo rende un reperto estremamente raro, che può offrire agli studiosi dati preziosi sulla tipologia di equipaggiamento utilizzata dai soldati romani e sulle tecniche di fabbricazione del periodo.
Nel contempo è stato pulito il rostro numero 25, già recuperato in una precedente campagna. Si tratta di un rostro romano che presenta l'iscrizione "Ser. Solpicio C.F. Quaestor Probavi(t)", da tradursi, probabilmente, come "Servio Sulpicio, questore, figlio di Gaio approvò", sottinteso il rostro. Il Gaio, di cui il questore nominato era il figlio, potrebbe essere identificato con Gaio Sulpicio, console dal 243 a.C., in piena guerra punica.
Il ritrovamento, avvenuto lo scorso agosto ma la notizia è stata data solo di recente, getta nuove luci su uno degli episodi più significativi della storia antica del Mediterraneo.
A rinvenire l'importantissimo reperto sono stati i subacquei altofondisti della Società per la documentazione dei siti sommersi (Sdss), guidati da Mario Arena, sotto la supervisione della Soprintendenza del Mare, con il supporto dell'Area marina protetta, del Comune di Favignana e della Capitaneria di porto.
Il manufatto proviene da un'area di mare carica di memoria. Qui, nel 241 a.C., si combatté la battaglia delle Isole Egadi, scontro decisivo della prima guerra punica tra Roma e Cartagine. L'elmo, del tipo utilizzato dalle truppe romane tra IV e I secolo a.C., rappresenta uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi anni, sia per l'integrità del reperto, sia per il contesto storico al quale rimanda.
Il recupero dell'elmo si inserisce in un'attività di ricerca più ampia, che negli anni ha portato alla scoperta di numerosi reperti legati tanto alla battaglia delle Isole Egadi quanto ad altre epoche. Durante la stessa campagna è stata riportata in superficie anche una grande maniglia di bronzo proveniente dal cosiddetto "relitto del banco dei pesci", datato al V secolo d.C. La funzione dell'oggetto resta incerta, ma la sua lavorazione e le sue dimensioni ne fanno un pezzo di grande interesse per gli studiosi.
Le ricerche si sono avvalse delle più avanzate tecniche diagnostiche. Presso lo studio radiologico del Dottor Giuseppe Perricone, a Trapani, sono state eseguite tomografie computerizzate (Tac) su circa 30 reperti metallici recuperati in anni precedenti ed ancora coperti da uno spesso strato di incrostazioni. Le indagini hanno permesso di identificare, all'interno delle concrezioni, spade, lance e giavellotti, armi utilizzate nello scontro del 241 a.C., celate per duemila anni nei fondali marini.
La battaglia delle Isole Egadi, combattuta il 10 marzo del 241 a.C., rappresentò la conclusione della prima guerra punica. Lo scontro vide la flotta romana, guidata da Gaio Lutazio Catulo, prevalere su quella cartaginese comandata da Annone. La vittoria consentì a Roma di avviare la campagna di supremazia nel Mediterraneo occidentale.
Lo straordinario elmo di Montefortino, appena scoperto, è in straordinario stato di conservazione: conserva ancora, integri, i paraguance, il che lo rende un reperto estremamente raro, che può offrire agli studiosi dati preziosi sulla tipologia di equipaggiamento utilizzata dai soldati romani e sulle tecniche di fabbricazione del periodo.
Nel contempo è stato pulito il rostro numero 25, già recuperato in una precedente campagna. Si tratta di un rostro romano che presenta l'iscrizione "Ser. Solpicio C.F. Quaestor Probavi(t)", da tradursi, probabilmente, come "Servio Sulpicio, questore, figlio di Gaio approvò", sottinteso il rostro. Il Gaio, di cui il questore nominato era il figlio, potrebbe essere identificato con Gaio Sulpicio, console dal 243 a.C., in piena guerra punica.
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