La "Principessa degli Altai" |
Recentemente è stato ritrovato, a Sanliurfa, l'antica Edessa, un meraviglioso mosaico con le immagini e i nomi delle Amazzoni che, secondo alcuni, sono veramente esistite.
Di queste guerriere si diceva che erano solite accecare e azzoppare i figli maschi, così da mantenerli sottomessi e cambiavano partner a loro piacimento. Per migliorare la razza, poi, procreavano con stranieri delle più svariate etnie. Le Amazzoni, però, erano famose anche per la loro bellezza e per l'abilità nel cavalcare e maneggiare le armi. Del resto erano figlie di Ares, dio della guerra, e della ninfa Armonia.
Gli studiosi non sanno ancora da dove venissero le Amazzoni. Forse dal Caucaso, oppure dalla Tracia (l'attuale Romania), forse dalla Scizia meridionale (l'area delle odierne repubbliche ex sovietiche). Le tombe e i resti portati alla luce dagli archeologi sembrerebbero porre le Amazzoni un pò ovunque. L'ultima sorpresa archeologica che avvalorano l'ipotesi della presenza delle famose guerriere a cavallo nelle steppe anatoliche è arrivata da Edessa, nome imposto da Alessandro Magno a questa città nell'anno 334 a.C., e che attualmente si chiama Sanliurfa. La città si trova ad un migliaio di chilometri da Istanbul.
Da Sanliurfa è emerso un mosaico meraviglioso, sul quale sono impressi volti e nomi delle Amazzoni: Andromaca (colei che combatte come un uomo), Ippolita, Antiope, Melanippe, ognuna impegnata a vedersela con una bestia feroce. Il mosaico venne realizzato nel V-VI secolo d.C., all'epoca dell'Impero Romano d'Oriente, per adornare il palazzo di un ricco e potente signore della zona. Le pietre furono prese sul greto dell'Eufrate e poi furono sminuzzate sapientemente per ricavarne le tessere che dovevano formare le scene.
Il mosaico copre una superficie superiore ai 1500 metri quadri ed è, praticamente, la pavimentazione di una casa che aveva ben 14 stanze, sicuramente la casa di un notabile locale, forse un governatore. Probabilmente in zona doveva esservi anche una scuola che insegnava ai giovani l'arte musiva.
Nel mosaico, in particolare, è raffigurata Ippolita mentre uccide una pantera, Melanippe che colpisce un leone con l'asta, Antiope nell'atto di brandire l'ascia bipenne contro un animale piuttosto strano e l'ultima Amazzone che tende l'arco per scoccare la freccia. Tutt'intorno si vedono figure conosciute: Achille e il centauro Chirone, suo maestro e la madre Teti.
Delle Amazzoni si è detto che vennero così chiamate perchè avevano l'abitudine di tagliarsi un seno per poter meglio tirare con l'arco. Le pitture e i mosaici, ma anche i rilievi marmorei, non attestano alcun seno tagliato, tutt'altro.
Grande sensazione destò, tra il 1992 e il 1995, al proposito, la scoperta di kurgans, tumuli sepolcrali di genti nomadi, al confine tra la Russia e il Kazakhstan. Al loro interno gli archeologi recuperarono resti umani sia maschili che femminili, ma furono particolarmente incuriositi da alcuni scheletri femminili. Si trattava di scheletri di donne molto alte rispetto alla media dell'epoca (VI-IV secolo a.C.), seppellite con pugnali e spade e un corredo degno di un guerriero. Al fianco di una delle giovani vi era anche una faretra con 40 frecce dal puntale in bronzo e un'altra freccia, piegata, riposta accanto al costato della defunta, a significare una morte violenta in battaglia.
Nel 1993 fu, poi, ritrovata la mummia della cosiddetta "Principessa degli Altai", estremamente ben conservata nei ghiacci siberiani. Si trattava di una donna con il corpo completamente coperto di tatuaggi, armi e monili. Sulle braccia vi erano i tatuaggi di un cervo e di un muflone; sul ventre il disegno di un giaguaro. La donna aveva tratti europei ed occhi chiari, fu deposta, alla sua morte, in un tronco di larice e con lei furono sepolti sei cavalli con selle e finimenti preziosi. Era, inoltre, avvolta in una camicia di seta, indossava una gonna di lana e calze di feltro.
Di queste guerriere si diceva che erano solite accecare e azzoppare i figli maschi, così da mantenerli sottomessi e cambiavano partner a loro piacimento. Per migliorare la razza, poi, procreavano con stranieri delle più svariate etnie. Le Amazzoni, però, erano famose anche per la loro bellezza e per l'abilità nel cavalcare e maneggiare le armi. Del resto erano figlie di Ares, dio della guerra, e della ninfa Armonia.
Gli studiosi non sanno ancora da dove venissero le Amazzoni. Forse dal Caucaso, oppure dalla Tracia (l'attuale Romania), forse dalla Scizia meridionale (l'area delle odierne repubbliche ex sovietiche). Le tombe e i resti portati alla luce dagli archeologi sembrerebbero porre le Amazzoni un pò ovunque. L'ultima sorpresa archeologica che avvalorano l'ipotesi della presenza delle famose guerriere a cavallo nelle steppe anatoliche è arrivata da Edessa, nome imposto da Alessandro Magno a questa città nell'anno 334 a.C., e che attualmente si chiama Sanliurfa. La città si trova ad un migliaio di chilometri da Istanbul.
Da Sanliurfa è emerso un mosaico meraviglioso, sul quale sono impressi volti e nomi delle Amazzoni: Andromaca (colei che combatte come un uomo), Ippolita, Antiope, Melanippe, ognuna impegnata a vedersela con una bestia feroce. Il mosaico venne realizzato nel V-VI secolo d.C., all'epoca dell'Impero Romano d'Oriente, per adornare il palazzo di un ricco e potente signore della zona. Le pietre furono prese sul greto dell'Eufrate e poi furono sminuzzate sapientemente per ricavarne le tessere che dovevano formare le scene.
Il mosaico copre una superficie superiore ai 1500 metri quadri ed è, praticamente, la pavimentazione di una casa che aveva ben 14 stanze, sicuramente la casa di un notabile locale, forse un governatore. Probabilmente in zona doveva esservi anche una scuola che insegnava ai giovani l'arte musiva.
Nel mosaico, in particolare, è raffigurata Ippolita mentre uccide una pantera, Melanippe che colpisce un leone con l'asta, Antiope nell'atto di brandire l'ascia bipenne contro un animale piuttosto strano e l'ultima Amazzone che tende l'arco per scoccare la freccia. Tutt'intorno si vedono figure conosciute: Achille e il centauro Chirone, suo maestro e la madre Teti.
Delle Amazzoni si è detto che vennero così chiamate perchè avevano l'abitudine di tagliarsi un seno per poter meglio tirare con l'arco. Le pitture e i mosaici, ma anche i rilievi marmorei, non attestano alcun seno tagliato, tutt'altro.
Grande sensazione destò, tra il 1992 e il 1995, al proposito, la scoperta di kurgans, tumuli sepolcrali di genti nomadi, al confine tra la Russia e il Kazakhstan. Al loro interno gli archeologi recuperarono resti umani sia maschili che femminili, ma furono particolarmente incuriositi da alcuni scheletri femminili. Si trattava di scheletri di donne molto alte rispetto alla media dell'epoca (VI-IV secolo a.C.), seppellite con pugnali e spade e un corredo degno di un guerriero. Al fianco di una delle giovani vi era anche una faretra con 40 frecce dal puntale in bronzo e un'altra freccia, piegata, riposta accanto al costato della defunta, a significare una morte violenta in battaglia.
Nel 1993 fu, poi, ritrovata la mummia della cosiddetta "Principessa degli Altai", estremamente ben conservata nei ghiacci siberiani. Si trattava di una donna con il corpo completamente coperto di tatuaggi, armi e monili. Sulle braccia vi erano i tatuaggi di un cervo e di un muflone; sul ventre il disegno di un giaguaro. La donna aveva tratti europei ed occhi chiari, fu deposta, alla sua morte, in un tronco di larice e con lei furono sepolti sei cavalli con selle e finimenti preziosi. Era, inoltre, avvolta in una camicia di seta, indossava una gonna di lana e calze di feltro.
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