Il monumento funerario della Murata |
La tomba a cassetta è una caratteristica della cultura ligure-apuana, che collocava gli oggetti del corredo e le ceneri del defunto in una teca composta da sei lastre di pietra. Lo scavo nell'area della Murata, dove sono stati ritrovati prima gli oggetti e poi la sepoltura ligure-apuana, hanno permesso di indagare proprio questo tipo di monumento funebre.
Il contenitore dei resti della fanciulla di Vagli |
La cassetta, però, non fu mai completata, dallo scavo gli archeologi si resero conto che solo una lastra in pietra era stata infissa al suolo. Nella cassetta vi erano dotazioni sufficienti per quattro donne, un caso unico nella cultura ligure-apuana. Attraverso i materiali in essa contenuti, la tomba è stata datata agli anni delle guerre tra i liguri-apuani con i romani (200-180 a.C.).
Dopo il rogo le ossa combuste e gli oggetti del corredo personale erano solitamente raccolti in un contenitore di ceramica, l'olla, collocato nella cassetta tombale. I liguri-apuani usavano, come contenitore per le ceneri, un vaso di forma globulare, modellato al tornio con argilla depurata e arricchito da una decorazione dipinta di fasce rosse parallele. Questa decorazione era propria anche di bicchieri (poculi) e piccoli boccali. Il contenitore delle ceneri veniva, infine, coperto con una coppa rovesciata. Nel caso della tomba ritrovata alla Murata, si tratta di una coppa a vernice nera proveniente dall'Etruria settentrionale.
I grani di ambra della sepoltura della Murata |
Una delle fibule |
I resti combusti hanno, inoltre, rivelato qualcosa in più della defunta. Si trattava, con tutta probabilità, di una fanciulla di età compresa tra i 12 ed i 14 anni. Alcuni studiosi, in verità, hanno messo in dubbio il sesso femminile del defunto, asserendo che l'elevata temperatura sviluppata dal rogo distrugge completamente la parte organica. Nel caso della sepoltura della Murata si può dire che ci sono il 50% di probabilità che il defunto fosse un individuo di sesso maschile ed il 50% di possibilità che fosse di sesso femminile. Convinto sostenitore di questa tesi è Francesco Mallegni, professore di antropologia all'Università di Pisa. Egli sostiene, tra l'altro, che "per quanto riguarda la suppellettile e gli oggetti di abbigliamento ritrovati all'interno della sepoltura possono essere sia femminili che maschili".
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