lunedì 7 maggio 2012

Fanciulla o fanciullo? Il mistero di Vagli continua...

Il monumento funerario della Murata
A Vagli di Sopra, ai piedi delle Alpi Apuane, nei primi giorni del 2008 sono stati trovati degli oggetti in un mucchio di terra smossa, che hanno sollecitato l'intervento degli archeologi. Il contesto da cui provenivano questi oggetti era una tomba a cassetta ligure-apuana. Lo scavo ha permesso di individuare il monumento funerario nel quale era collocata la sepoltura.
La tomba a cassetta è una caratteristica della cultura ligure-apuana, che collocava gli oggetti del corredo e le ceneri del defunto in una teca composta da sei lastre di pietra. Lo scavo nell'area della Murata, dove sono stati ritrovati prima gli oggetti e poi la sepoltura ligure-apuana, hanno permesso di indagare proprio questo tipo di monumento funebre.
Il contenitore dei resti della fanciulla di Vagli
Già in scavi antecedenti nella necropoli di Chiavari (VII secolo a.C.) e in quella di Ameglia (IV-III secolo a.C.) si era avuta la certezza che le cassette contenenti sia il corredo che le ceneri del defunto erano disposte in strutture ben precise, costituite da tumuli o recinti in pietra. Alla Murata la cassetta era stata collocata in un cerchio di terra e pietra piuttosto ellissoidale.
La cassetta, però, non fu mai completata, dallo scavo gli archeologi si resero conto che solo una lastra in pietra era stata infissa al suolo. Nella cassetta vi erano dotazioni sufficienti per quattro donne, un caso unico nella cultura ligure-apuana. Attraverso i materiali in essa contenuti, la tomba è stata datata agli anni delle guerre tra i liguri-apuani con i romani (200-180 a.C.).
Dopo il rogo le ossa combuste e gli oggetti del corredo personale erano solitamente raccolti in un contenitore di ceramica, l'olla, collocato nella cassetta tombale. I liguri-apuani usavano, come contenitore per le ceneri, un vaso di forma globulare, modellato al tornio con argilla depurata e arricchito da una decorazione dipinta di fasce rosse parallele. Questa decorazione era propria anche di bicchieri (poculi) e piccoli boccali. Il contenitore delle ceneri veniva, infine, coperto con una coppa rovesciata. Nel caso della tomba ritrovata alla Murata, si tratta di una coppa a vernice nera proveniente dall'Etruria settentrionale.
I grani di ambra della sepoltura della Murata
Le coppe a vernice nera con anse servivano, di solito, per consumare il vino, introdotto nelle terre liguri dall'Italia meridionale. Con il vino arrivarono queste coppe (kylikes), che si ispiravano ai modelli dell'Etruria Meridionale. I liguri, però, afferma Strabone, più che il vino avevano come bevanda tradizionale una sorta di birra, ricavata dalla fermentazione dell'orzo. Ateneo afferma che questa bevanda fermentata era chiamata bryton. Indagini complesse e raffinate hanno individuato tracce di questa bevanda aromatizzata con il luppolo in un bicchiere di cercamica (poculo) ritrovato in una tomba piemontese del VI secolo a.C.
Una delle fibule
Del corredo contenuto nella cassetta della Mura fanno parte moltissimi grani d'ambra, probabilmente parte di una collana. L'eccezionalità è proprio nel loro numero, dal momento che non si conoscono collane con più di 30-40 grani e di solito le collane non hanno più di una decina di grani. Con i grani d'ambra vi erano anche undici fibule d'argento, che confermano ulteriormente la datazione della sepoltura al 200-180 a.C.. In aggiunta sono state trovate anche diverse borchie per cintura, che hanno fatto pensare agli archeologi che la deposizione della fanciulla di Vagli dovesse contenere almeno quattro o cinque cinture.
I resti combusti hanno, inoltre, rivelato qualcosa in più della defunta. Si trattava, con tutta probabilità, di una fanciulla di età compresa tra i 12 ed i 14 anni. Alcuni studiosi, in verità, hanno messo in dubbio il sesso femminile del defunto, asserendo che l'elevata temperatura sviluppata dal rogo distrugge completamente la parte organica. Nel caso della sepoltura della Murata si può dire che ci sono il 50% di probabilità che il defunto fosse un individuo di sesso maschile ed il 50% di possibilità che fosse di sesso femminile. Convinto sostenitore di questa tesi è Francesco Mallegni, professore di antropologia all'Università di Pisa. Egli sostiene, tra l'altro, che "per quanto riguarda la suppellettile e gli oggetti di abbigliamento ritrovati all'interno della sepoltura possono essere sia femminili che maschili".

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