Il mosaico con la caccia al cinghiale |
Altre novità dalla Casa dei Vettii, che viene scavata dagli archeologi e dagli studenti dell'Università di Pisa e dalla Soprintendenza Archeologica della Toscana.
La villa è stata ampliata nel V secolo d.C., quando furono realizzati un grande muro di recinzione, due nuovi ambienti e una vasca semicircolare che si affacciava, con tutta probabilità, su uno spazio aperto. Sul fondo di questa vasca è stata ritrovata, come reimpiego, un'iscrizione mutila che ricorda Vettio Pretestato, identificabile, forse, con il praefectus urbi del 384 d.C. e il corrector Tusciae et Umbriae.
L'ipotesi avrebbe un certo fondamento se si leggono le lettere dell'amico di Vettio Pretestato, Simmaco, che ne ricorda i frequenti soggiorni in Etruria. Proprio quest'iscrizione porta a pensare che, nel IV secolo, la villa doveva essere di proprietà dei Vettii. Successivamente l'edificio dovette cambiare proprietario ed in seguito fu abbandonato del tutto fino a che fu distrutto da un incendio, del quale sono state ritrovate le tracce.
L'unico pavimento rimasto in situ è quello a mosaico dell'aula absidata, che è stata messa in luce per l'intera larghezza di 5 metri e solo parzialmente per la lunghezza. Il mosaico è decorato con un motivo figurato circondato da figure geometriche racchiuse da una doppia cornice in bianco e nero. Il quadrato centrale, racchiuso in foglie di alloro, contiene una figura maschile a cavallo che, con la lancia nella destra, ha colpito un cinghiale. Si tratta della raffigurazione di un tema legato alla venatio apri (la caccia al cinghiale), molto comune nelle raffigurazioni musive a partire dall'età severiana.
L'ambiente in cui è stato ritrovato il mosaico aveva pareti intonacate ed affrescate, con uno zoccolo di colore rosso e bande azzurre. Doveva essere dotato anche di ampie finestre, delle quali sono stati trovati i frammenti in terra. Non si conosce ancora la destinazione d'uso di questo ambiente.
La villa è stata ampliata nel V secolo d.C., quando furono realizzati un grande muro di recinzione, due nuovi ambienti e una vasca semicircolare che si affacciava, con tutta probabilità, su uno spazio aperto. Sul fondo di questa vasca è stata ritrovata, come reimpiego, un'iscrizione mutila che ricorda Vettio Pretestato, identificabile, forse, con il praefectus urbi del 384 d.C. e il corrector Tusciae et Umbriae.
L'ipotesi avrebbe un certo fondamento se si leggono le lettere dell'amico di Vettio Pretestato, Simmaco, che ne ricorda i frequenti soggiorni in Etruria. Proprio quest'iscrizione porta a pensare che, nel IV secolo, la villa doveva essere di proprietà dei Vettii. Successivamente l'edificio dovette cambiare proprietario ed in seguito fu abbandonato del tutto fino a che fu distrutto da un incendio, del quale sono state ritrovate le tracce.
L'unico pavimento rimasto in situ è quello a mosaico dell'aula absidata, che è stata messa in luce per l'intera larghezza di 5 metri e solo parzialmente per la lunghezza. Il mosaico è decorato con un motivo figurato circondato da figure geometriche racchiuse da una doppia cornice in bianco e nero. Il quadrato centrale, racchiuso in foglie di alloro, contiene una figura maschile a cavallo che, con la lancia nella destra, ha colpito un cinghiale. Si tratta della raffigurazione di un tema legato alla venatio apri (la caccia al cinghiale), molto comune nelle raffigurazioni musive a partire dall'età severiana.
L'ambiente in cui è stato ritrovato il mosaico aveva pareti intonacate ed affrescate, con uno zoccolo di colore rosso e bande azzurre. Doveva essere dotato anche di ampie finestre, delle quali sono stati trovati i frammenti in terra. Non si conosce ancora la destinazione d'uso di questo ambiente.
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