Portale d'ingresso alla chiesa |
La chiesa venne ristrutturata alla fine dell'XI secolo e consacrata da papa Pasquale II nel 1117 che vi traslò le reliquie di San Pietro Apostolo e l'assoggettò alla Santa Sede. Il papa, nel contempo, vietò ai vescovi vicini di celebrarvi messa senza permesso e concesse all'abate di San Pietro ad Oratorium l'uso dell'anello, dei sandali, del pastorale. Nel 1449 era comandatario di San Pietro ad Oratorium Pietro Francesco Piccolomini, cardinale e arcivescovo di Siena che divenne papa con il nome di Pio III. Del monastero annesso a tutt'oggi non è stata trovata traccia.
Nella muratura esterna a sinistra del portale compare il notissimo quadrato magico, cosiddetto Sator, scolpito nella pietra. Si tratta di una scritta composta da cinque parole di cinque lettere ciascuna: Rotas Opera Tenet Arepo Sator. La scritta si può leggere da sinistra verso destra e da destra verso sinistra, dall'alto verso il basso e viceversa. Il senso delle parole e della scritta nel suo complesso sono fonte di discussione a tutt'oggi, anche se molti di coloro che si sono cimentati nella sua interpretazione vogliono che si tratti di un crittogramma che, anagrammato, forma le parole "Pater Noster".
Il Sator |
L'interno della chiesa è a tre navate con abside sul fondo. La navata centrale è più larga delle laterali. Saggi del materiale di costruzione originale dell'edificio sono visibili nella parte inferiore della facciata e nel rivestimento delle absidi.
Il ciborio di S. Pietro ad Oratorium |
L'abside è riccamente decorata su due registri pittorici, mentre pochi dei primitivi affreschi è rimasto nelle absidi laterali. Tutti questi affreschi sono stati attribuiti al XII secolo. Gli affreschi dell'abside recano soggetti comuni all'epoca: l'Agnello di Dio in trono in atteggiamento benedicente (sul libro che sorregge vi è scritto "Ego sum primus et ultimus"), le dodici tribù d'Israele e i dodici Apostoli, teorie di santi benedettini. La pittura appare fortemente influenzata dalla tradizione bizantina. La particolarità di quest'affresco è la sua monocromia: è stato, infatti, realizzato utilizzando il solo color rosso ocra.
Sull'altare sopraelevato si trova un'ara pagana che reca visibili i segni della combustione dovuta ai sacrifici rituali. Il pavimento è in lastre di pietra e le navate sono divise da due file di sette archi a tutto sesto. I capitelli dei pilastri sono scolpiti con elementi vegetali o zoomorfi. Esternamente le tre absidi presentano una stretta finestrella a feritoia.
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