La notte che precedette la
battaglia di Azio,
Ottaviano si aggirava nell'accampamento romano. Scorse un uomo che saliva il sentiero verso di lui, spingendo davanti a sé un asino. Ottaviano lo fermò e gli chiese chi fosse. L'uomo rispose "
Eutychos", cioè Fortunato. Ottaviano lo considerò un presagio e chiese come si chiamasse l'asino che accompagnava l'uomo e questi rispose che l'asino si chiamava
Nikon, cioè Vincitore.
Il
2 settembre del 31 a.C., dopo una burrasca, il mar Ionio apparve tranquillo e le navi di Ottaviano e quelle di
Marco Antonio cominciarono a disporsi per la battaglia. Oggi un tunnel sotterraneo unisce le due sponde dello stretto. Sul promontorio di Azio oggi sorge la città greca di
Prèveza.
La battaglia di Azio pose fine alle
guerre civili che avevano insanguinato Roma per un secolo e consacrò Ottaviano padrone assoluto dell'Urbe. La sconfitta delle forze unite di Marco Antonio e di Cleopatra consegnò a Roma l'
Egitto dei Tolomei.
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Nikòpolis, ninfeo |
Per celebrare questa importantissima vittoria,
tra il 29 e il 27 a.C., Ottaviano volle costruire un
complesso monumentale sul promontorio di Azio, sacro ad
Apollo. Durante gli scavi che hanno riportato alla luce l'intero santuario, scavi condotti dall'
archeologo Konstantinos Zàchos, sono stati scoperti anche due basamenti in pietra quadrangolare che erano, forse, i
piedistalli di due statue in bronzo. Le fonti antiche tramandano che si trattava delle statue dell'umile
Eutychos e del suo asino
Nikon.
L'attrattiva maggiore, però, erano i
trofei delle navi nemiche, qui collocati da Ottaviano. Il colle venne consacrato alle tre divinità che avevano favorito la vittoria del futuro primo imperatore dell'Urbe,
Marte,
Nettuno ed Apollo. I trofei delle navi erano costituiti da ben
trentasei speroni in bronzo, a tre punte, inseriti nel podio del monumento voluto da Ottaviano. Di questi rostri bronzei, purtroppo, oggi rimane davvero ben poco.
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Nikòpolis, fortificazioni cittadine |
Il santuario della vittoria di Azio era una
stoà a forma di
pi greco, con cornici in terracotta che riproducevano delfini, lupe capitoline e gemelli romulei. Sono stati ritrovati frammenti di rilievi con
processioni simili a quella della
gens Iulia, con
quadrighe trionfali, elementi vegetali e sacrifici di animali. Sul capo di Azio sorgeva, poi, un tempio più antico di quello voluto da Ottaviano. Si trattava del tempio dedicato ad Apollo che, secondo
Virgilio, aveva aiutato Ottaviano facendo saettare le frecce dal suo arco durante la battaglia di Azio.
Ma non è tutto: il nuovo padrone di Roma fece
svuotare intere città dell'
Epiro e dell'
Arcadia, smantellare gli edifici pubblici che contenevano e reimpiegare il materiale per edificare una nuova città che doveva ricordare per sempre la fortunata battaglia, i presagi e gli attori di questa storia. Si trattava della città di
Nikòpolis, la Città della Vittoria. La città era impiantata attorno ad un cardo e a un decumano ed era circondata da ben
5 chilometri di mura. Al termine delle due strade ortogonali si aprivano
porte protette da torri che davano origine a strade che collegavano
Nikòpolis al resto della Grecia.
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Nikòpolis, teatro |
Lungo il cardo e il decumano di
Nikòpolis, gli archeologi hanno individuato
ricche costruzioni funerarie, simbolo dell'opulenza raggiunta dalla nuova cittadina. Ottaviano istituì, inoltre, le festività degli
Aktia, a
cadenza quadriennale, in onore di Apollo. Durante queste festività si svolgevano
gare atletiche e ginniche,
competizioni musicali e artistiche.
Nikòpolis crebbe in ricchezza per tre secoli, arrivando ad ospitare ben
300.000 persone. Fu capoluogo dell'Epiro e dell'Arcadia e fu visitata da
Nerone ed
Adriano, ma anche da filosofi come
Epitteto. Il primo grave colpo
Nikòpolis lo ebbe dall'
invasione degli Eruli, anche se Diocleziano continuò a mantenerla come capitale della
provincia dell'Epirus Vetus.
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Nikòpolis, mura cittadine |
Il monumento più grande e impressionante, però, fu opera di
Giustiniano: si tratta delle
fortificazioni cittadine. Le mura si erano rese necessarie a causa delle devastanti
scorrerie dei Vandali, nel
474 d.C.. Le mura, per tecnica costruttiva, sono state paragonate a quelle di Costantinopoli e di Tessalonica. Erano in
opus incertum mixtum. Comunque, benché grandiose, le mura occupavano solo un sesto della
Nikòpolis augustea.
L'età più difficile per la città arrivò
tra il IX e l'XI secolo e segnò il definitivo spopolamento di
Nikòpolis. Gli scavi di Kostantinos Zàchos hanno provato che la distruzione e lo spoliazione dei monumenti furono
sistematici.
Nikòpolis tornò a far sentire il suo nome solamente nel
1913, quando l'Epiro fu restituito alla Grecia e gli uomini cominciarono ad interessarsi del grande passato della loro terra.
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