domenica 7 aprile 2013

Residenze del potere dopo Costantino

Evidenze del Sessorium, il palazzo imperiale di Costantino
Nel 326 d.C. l'imperatore Costantino arrivò a Roma in occasione dei vicennalia, una ricorrenza istituita per celebrare i venti anni del suo regno. In città l'imperatore poteva disporre di tre residenze. Innanzitutto il Palatino, antica e storica sede degli imperatori romani, dove le domus Augustana e Flavia potevano fornire ancora un buon alloggio e delle terme aggiuntevi da Massenzio. Poi il Palatium Sessorium (o Sessorium), ampio complesso posto tra le vie Labicana e Tiburtina, nato in epoca severiana come Horti Spei Veteris e residenza imperiale. Il Sessorium comprendeva anche un circo ed il cosiddetto Tempio di Minerva Medica, una sala absidata che si è rivelata essere, in realtà, il ninfeo degli Horti Liciniani, e la chiesa di Santa Croce in Gerusalemme voluta da Elena, la madre di Costantino.
Non si sa esattamente quali di queste tre spettacolari residenze imperiali abbia dato ospitalità a Costantino, ma gli storici ritengono che l'imperatore abbia evitato di risiedere là dove il suo rivale di un tempo, Massenzio, aveva avuto dimora. Inoltre Costantino ebbe sempre un atteggiamento piuttosto di rottura con il passato, con tutto ciò che aveva rappresentato, sino al suo avvento, il potere di Roma, vale a dire il Palatino. Un'ultima residenza imperiale, dunque, rimaneva priva di richiami scomodi: il Sessorium.
Il Palatino
Il Palatino e il Sessorium continuarono entrambi a svolgere la funzione di residenze imperiali anche oltre Costantino, con Costanzo II (357 d.C.), Graziano (376 d.C.), Teodosio (389 d.C.) e nel V secolo con Onorio (403 d.C.), Valentiniano II (tra il 425 e il 455 d.C.) fin verso il 472 d.C.. Galla Placidia, Valentiniano III e la moglie Licinia Eudoxia, in particolare, risiedettero nel Sessorium per alcuni periodi.
Dopo il sacco dei Vandali del 455 d.C., con la conseguente distruzione e danneggiamento di diversi edifici e ville di Roma, Teodorico fece restaurare soprattutto i palazzi del Palatino. Di questo intervento rimangono alcune tegole con il suo bollo ed alcune strutture murarie provenienti dall'anfiteatro ricavato nell'ippodromo della Domus Augustana.
Il complesso degli Horti Sallustiani
Nel V secolo d.C., al Palatino ed al Sessorium si aggiunse, in qualità di residenza imperiale, la Domus Pinciana (o Palatium Pincianum), proprietà privata della gens Pincia passata nel demanio imperiale insieme con gli Horti Sallustiani e con questi formante un unico, grande sistema residenziale integrato al tempo di Onorio. Nella Domus Pinciana risiedette Belisario durante la guerra gotica, al tempo dell'assedio di Vitige (536-537 d.C.), quasi sicuramente per motivi strategici. Prima di questo periodo, al tempo di Teodorico, la Domus aveva subito una spoliazione per decreto imperiale, provvedimento attuato solo parzialmente.
Con il tempo le residenze imperiali furono dotate anche di edifici di culto. Il caso più precoce fu senz'altro la chiesa di S. Croce in Gerusalemme voluta da Elena all'interno del palazzo imperiale del Sessorium. Un'altra chiesa, S. Anastasia (IV secolo d.C.), si trova piuttosto periferica alle strutture palaziali. Ad essa seguì S. Cesario (V-VI secolo) e, nel VI secolo d.C., venne costruita S. Maria Antiqua, ricavandola da un vestibolo del complesso palaziale sul Palatino.
Oratorio dei Quaranta Martiri
La continuità d'uso del Palatino quale residenza degli imperatori o dei dignitari di Bisanzio è attestata dalle fonti scritte, che indicano proprio sul Palatino la sede del duca bizantino di Roma e la residenza dell'esarca di Ravenna. Dunque il Palatino venne costantemente abitato e restaurato come dimostra, almeno fino al VII secolo d.C., l'esistenza di un curator Palatii. Il cristianesimo, nel frattempo, si appropriò progressivamente delle zone circostanti, con la costruzione della chiesa di S. Teodoro e dell'oratorio dei Quaranta Martiri.
Oramai Roma era completamente cristiana ed amministrata dalla Chiesa. L'impero conservava solamente la funzione militare. Il confronto tra i due poteri, quello religioso e quello civile, finirà per consumarsi proprio sul Palatino. Al tempo di Giovanni VII (705-707 d.C.), figlio dell'ultimo curator Palatii e papa. Costui trasferì la sede episcopale proprio sul Palatino, in alcuni ambienti della Domus Tiberiana. Fece eseguire, inoltre, un nuovo ciclo pittorico in Santa Maria Antiqua. Uno degli affreschi raffigura Martino I (649-653 d.C.), santo e martire sotto l'esarca bizantino. In questo modo il pontefice reclamava la sua autonomia dal potere civile in qualità di reggente di Roma.
S. Maria Antiqua, parte del ciclo di affreschi
Il ruolo del Palatino quale sede del potere, terminò verso la metà dell'VIII secolo d.C., quando papa Zaccaria trasferì la sede episcopale in Laterano. Il colle finì per diventare luogo di abitazioni più o meno concentrate con ampi spazi disabitati e posti a coltura. La chiesa, nel frattempo, estese i suoi possedimenti in loco, fondando la chiesa di Santa Maria Nova (risalente al IX secolo ed oggi conosciuta come Santa Francesca Romana) ed altri presidi religiosi.
L'ultimo tentativo di riportare il Palatino ai suoi antichi splendori si deve all'imperatore Ottone III che, alla fine del X secolo, elesse a sua residenza gli edifici posti nei pressi di S. Cesario in Palatio. Purtroppo, però, l'imperatore morì prematuramente ed il suo tentativo di dare nuova linfa al Palatino e agli antichi fasti cadde nel vuoto. Da questo momento in poi fu la famiglia Frangipane a controllare il Palatino, in parte militarizzandolo con la costruzione di numerose torri e fortezze.

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