domenica 30 giugno 2013

Monasteri copti d'Egitto: Deir al-Surian, il Monastero dei Siriani

Restauratori all'opera sulla raffigurazione dell'Epifania
e della Dormizione della Vergine (Foto: Università di Leida)
Il Wadi al-Natrun è una depressione geologica che si trova ad ovest del Delta del Nilo. E', tra le altre cose, una delle culle del monachesimo copto. Nel IV secolo d.C. qui si ritiravano gli eremiti in cerca di ascetismo e solitudine e ben presto vennero costruiti monasteri e si installarono qui delle comunità anacoretiche che diedero vita a centri di cultura ecclesiastica.
Uno dei monasteri che qui sorgevano, Deir al-Surian (letteralmente: il monastero dei Siriani), ha un posto particolarmente importante tra tutti. Il monastero venne fondato con il nome di Monastero della Beata Vergine di Anba Bishoi, all'inizio del VI secolo d.C., quando un gruppo di monaci del vicino Monastero di Anba Bishoi si allontanarono da quest'ultimo a causa di una disputa teologica, ed iniziarono una nuova avventura monastica. Il Monastero è strettamente connesso all'eresia di Giuliano, vescovo di Alicarnasso, in Ionia, che si diffuse in tutto l'Egitto sotto il patriarcato di Timoteo III (517-535 d.C.). Giuliano fu esiliato in Egitto per aver definito la dottrina della incorruttibilità del corpo di Cristo. I Giulianisti fondamentalmente credono che il corpo di Gesù era incapace di corruzione.
Annunciazione dipinta con la tecnica dell'encausto
(Foto: Università di Leida)
Fino a qualche tempo fa si è creduto che, all'inizio dell'VIII secolo, il Monastero sia stato venduto ad una comunità monastica siriana dopo una lite con i monaci di Anba Bishoi. Al momento dell'estinzione della comunità, nel XVI secolo, i copti hanno ripreso il Monastero. Ma ora si sa che la storia è andata in modo differente. Nel 1994 e negli anni seguenti sono state effettuate importanti scoperte nella chiesa, che hanno cambiato il punto di vista sulla sua storia e sulla storia della comunità che la custodiva.
Nel 1987 un fuoco acceso nella parte occidentale della chiesa ha danneggiato l'affresco nella semicupola occidentale. Nel 1991 un gruppo franco-olandese ha intrapreso una campagna di salvataggio che ha separato la pittura di XIII secolo da un precedente dipinto che era stato nascosto da quest'ultima. Quest'ultimo affresco è stata una vera sorpresa: rappresentava l'Annunciazione alla Vergine Maria affiancata da quattro profeti dell'Antico Testamento. Era arte copta o siriana? E da chi era stata fatta e quando? I ricercatori hanno proposto una datazione che va dall'VIII al XII secolo.
Le porte monumentali che conducono al
santuario, commissionate da Mosè di Nisibi
(Foto: Università di Leida)
Nel 1995 Karel Innemée, professore di arte paleocristiana e archeologia presso l'Università di Leiden ed Ewa Parandowska, restauratrice polacca, hanno iniziato nuove indagini scoprendo che, quasi ovunque, nella chiesa, le pitture primitive erano state ricoperte da un intonaco risalente al XVIII secolo. Si sono contati fino a tre strati di intonaco. Successivamente un gruppo di restauratori polacchi, portoghesi ed egiziani hanno lavorato alla rimozione di questi strati ed i risultati sono stati sorprendenti.
Le pitture ritrovate sono attribuibili a quattro diverse epoche, dal VII al XIII secolo, a volte disposte uno strato sopra l'altro e restituiscono uno spaccato dello sviluppo della pittura religiosa in Egitto. Oltre ai dipinti sono state recuperate diverse iscrizioni e graffiti in copto siriaco, greco ed arabo, preziose scritte che sono una miniera di informazioni sui dipinti, sulla storia del monastero e dei monaci che l'abitavano.
Da questi graffiti e dalle pitture ritrovate, gli archeologi hanno appurato che il primo gruppo di monaci siriani arrivò qui intorno all'800 d.C. e convisse con i monaci copti, formando una comunità mista che viveva sulla base delle idee teologiche comuni delle chiese copta ortodossa e siriana.
La Vergine che allatta, opera ad encausto
del 700 d.C. (Foto: Università di Leida)
Nei primi anni del IX secolo la regione di Wadi al-Natrun fu invasa dai nomadi provenienti dal deserto libico, i monasteri furono saccheggiati e i monaci uccisi o costretti ad allontanarsi. Dopo alcuni anni i monaci tornarono e cominciarono a ricostruire i loro monasteri. Un'iscrizione siriaca su una delle pareti ricorda come due fratelli, Mattay e Yakoub, presero l'iniziativa di riedificare il monastero in questione, aggiungendo, con tutta probabilità, un muro difensivo intorno ad esso. Il testo è datato 818-819 d.C., che costituisce il periodo di inizio del ripopolamento, da parte dei monaci siriani, della regione di Mosul e Tikrit (nell'attuale Iraq). Ripopolamento che avvenne in accordo con i monaci copti e che comportò l'investimento di ingenti somme di denaro nella costruzione sia del Monastero che della sua biblioteca.
Nella prima metà del X secolo il Monastero ebbe il suo periodo di massimo splendore con l'abate siriano Mosè di Nisibi. Questi fu promotore di lavori di ristrutturazione importanti, che si svolsero nella parte orientale della chiesa e commissionò, probabilmente, anche le importanti aggiunte pittoriche. Fu lui a disporre che venissero poste in loco le porte in legno che separano la navata dal transetto e il transetto dal santuario. Il recente restauro delle porte del santuario ha evidenziato che il legno costoso e l'avorio che sono stati impiegati per questi manufatti provenivano dall'Asia e dall'Africa. Gli stucchi decorativi della chiesa sono stati sicuramente eseguiti da operai provenienti dalla regione di Samarra, in Siria.
Maria sul letto di morte, dipinto a tempera del X secolo
(Foto: Università di Leida)
Anche la biblioteca del Monastero ebbe uno sviluppo eccezionale, fino a diventare la più grande collezione di manoscritti siriaci del Vicino Oriente. Fu sempre Mosè di Nisibi a volerla e per arricchirla viaggiò in Siria e in Mesopotamia alla ricerca di manoscritti. La sua ricerca durò tre anni e portò, nella biblioteca del Monastero, ben 250 manoscritti siriani. Il Monastero, in questo periodo, era un centro di scambi culturali e di cultura: pellegrini venuti da regioni lontane hanno lasciato la testimonianza della loro visita con i graffiti sui muri della chiesa. Un graffito datato al 1165-1166 ricorda un periodo di crisi, quando il Monastero ospitava un solo sacerdote siriano. Alla fine del 1088, secondo un censimento fatto da Mawhub ibn Mansur, coautore della Storia dei Patriarchi della Chiesa copta, il Monastero ospitava 60 monaci ed era il terzo Monastero per grandezza dopo quelli di San Macario e San Giovanni piccolo.
La convivenza tra monaci siriani e copti è durata fino alla fine del XVI o all'inizio del XVII secolo, quando la comunità siriana, con tutta probabilità, si estinse anche in seguito alle frequenti pestilenze. Da questo momento in poi il momento magico del monachesimo copto terminò. Nel XVIII secolo il monastero godette di un rinnovato interesse e la ricca collezione bibliografica venne scoperte dai collezionisti e dalle biblioteche occidentali. I manoscritti più preziosi furono, allora, acquistati a prezzi ridicoli, visto che i monaci avevano dimenticato il loro valore. Molti di questi manoscritti sono finiti nella Biblioteca Vaticana, nella British Library e nella Biblioteca di San Pietroburgo.
Il Monastero di Deir al-Surian
La chiesa principale del Monastero, dedicata alla Vergine, è stata edificata intorno al 645 d.C. e poco dopo è stata decorata con un primo affresco costituito da motivi decorativi e croci dipinte in semplice color ocra. All'inizio dell'VIII secolo fu applicato lo strato più ricco di affreschi, evidentemente non progettato con un programma decorativo costante. Il primo affresco scoperto è stato quello della Vergine che allatta, un'immagine impressionante, dipinta forse per prima rispetto agli altri affreschi, quando Maria era la patrona della chiesa. Il volto della Vergine ricorda, infatti, i ritratti del Fayum. Questo dipinto, come la maggior parte degli altri di VIII secolo, è stato eseguito con la tecnica dell'encausto, usando la cera d'api come fissante per il pigmento, una tecnica che finora si è pensato fosse andata perduta nell'VIII secolo.
Il terzo strato di affreschi aggiunti nel X secolo copre parzialmente il secondo strato di affreschi e mostrano chiaramente l'influenza siriana nell'iconografia. Si tratta degli affreschi commissionati da Mosè di Nisibi. Un affresco particolarmente interessante è quello che raffigura la Vergine sul letto di morte, con l'Arcangelo Michele che riceve la sua anima mentre sette vergini bruciano incenso.
Planimetria del Monastero di Deir al-Surian
La scoperta più recente riguarda la semicupola nord. Il dipinto della morte della Vergine che qui campeggiava è stato staccato e trasferito nel museo accanto alla chiesa. Nell'asportare la decorazione, gli archeologi ed i ricercatori si sono accorti che al di sotto di questo c'era un'altra decorazione ad encausto, anch'essa dell'VIII secolo, raffigurante l'Epifania, la presentazione di Cristo ai Magi ed ai pastori. L'affresco è molto danneggiato, ma la sua qualità, notevole, è tuttora leggibile, soprattutto nel volto della Vergine, che ha l'aspetto di un'icona bizantina. I lavori sono ancora in corso, al Monastero, e durante i mesi invernali, quando la chiesa non è in uso, i restauratori sperano di effettuare altre scoperte in questo vero e proprio tesoro del deserto.
Interno della chiesa di S. Maria
Il Monastero occupa una superficie quasi rettangolare. I monaci spiegano questa pianta inusuale con il fatto che il Monastero è stato costruito su un modello fatto dal patriarca Noè, anche se le mura furono edificate, in realtà, nell'XI secolo. L'ingresso al monastero si trova sulla parte ovest del lato settentrionale. L'edificio è a quattro piani, il piano inferiore serviva per conservare i prodotti per il consumo quotidiano e costituiva un'efficace magazzino di alimentari in caso di assedio. Vi fu scavato anche un pozzo per l'acqua. Il secondo piano venne edificato per contenere la preziosa biblioteca, alcune nicchie, ancora visibili, ospitavano i manoscritti. Il terzo piano contiene un corridoio con quattro camere a volta da una parte e due dall'altra, probabilmente le abitazioni per i monaci durante i momenti di pericolo. Come accade in molti monasteri egiziani, al quarto piano era ospitata la cappella dedicata a San Michele Arcangelo.
Il refettorio del Monastero
Collegata alla chiesa è la cappella dei 49 martiri, alla quale si accede attraverso la corte. Nel 444 alcuni martiri furono massacrati nel corso di una sanguinosa incursione di berberi, che saccheggiarono i monasteri di Wadi al-Natrun. E' a questi martiri che è stata dedicata la cappella. Qui i recenti restauri hanno riscoperto stucchi decorativi simili a quelli presenti nel santuario centrale della chiesa della Santa Vergine.
Un'altra chiesa, dedicata anch'essa alla Vergine, è ospitata all'interno del perimetro del Monastero. Si tratta di una struttura di IX secolo con riferimenti all'XI. Contrariamente a quello che si può riscontrare in altre chiese copte, la chiesa di S. Maria (al-Sitt Mariam o Maryam, chiesa della Signora Maria), la navata rettangolare è trasversale in relazione al principale asse est-ovest. Si tratta di una caratteristica comune alle chiese edificate in Mesopotamia. L'edificio ha una copertura con volta a botte divisa in tre campate da archi poggianti su mensole, caratteristica anche questa che richiama le chiese della Mesopotamia. La porta centrale è in legno intarsiato ed è databile al XIV-XV secolo.
Ad ovest della chiesa della Santa Vergine è l'antico refettorio, che non è più in uso. Ha una planimetria prevalentemente rettangolare (la parete est è leggermente più lunga di quella ovest), con un tavolino in muratura che corre lungo il suo asse. Vicino alla parete est è un grande pulpito in pietra dal quale i monaci, durante il pranzo comune, leggevano i testi sacri e le vite dei santi.

Nessun commento:

Iran, i sigilli di Tappeh Teleneh e la storia delle rotte del commercio antiche

Iran, alcuni dei sigilli trovati a Tappeh Teleneh (Foto: ISNA) Il sito di Tappeh Teleneh , situato nei pressi della città di Kermanshah , in...