Frammento di vaso ritrovato vicino al Monte del Tempio di Gerusalemme (Foto: Dott. Eilat Mazar) |
Gli archeologi hanno ritrovato la più antica iscrizione alfabetica mai ritrovata in Gerusalemme, risalente al periodo dei re Davide o Salomone, 250 anni prima del più antico testo scritto.
L'iscrizione è stata ritrovata nei pressi del Monte del Tempio, non è in ebraico ma nella lingua di una delle popolazioni che abitavano Gerusalemme.
La scritta procede da sinistra a destra e contiene una combinazione di lettere di circa 2,5 centimetri di altezza che sembrano essere delle m, q, p, H, N, l. Dal momento che questa combinazione di lettere non a alcun significato nelle lingue conosciute parlate nella regione, non si è ancora riusciti a tradurre la scritta.
Gli archeologi sospettano che la scritta indichi il contenuto del vasetto o il nome del suo proprietario. Poiché non è in ebraico, si tratta probabilmente della lingua dei Gebusei, che facevano parte della popolazione della città al tempo di re Davide e Salomone.
L'archeologo Eilat Mazar, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, è colui che ha riportato alla luce il manufatto appartenente, si è accertato, ad un pithos, un vaso di ceramica senza collo. L'incisione si trovava sul bordo del vaso prima che ne questo fosse rotto ed è quindi stata ritrovata frammentata insieme con altri frammenti di sei grandi vasi dello stesso tipo. Tutti questi frammenti erano stati utilizzati per stabilizzare la terra di riempimento sotto il secondo piano del palazzo nel quale sono stati ritrovati.
L'iscrizione è stata ritrovata nei pressi del Monte del Tempio, non è in ebraico ma nella lingua di una delle popolazioni che abitavano Gerusalemme.
La scritta procede da sinistra a destra e contiene una combinazione di lettere di circa 2,5 centimetri di altezza che sembrano essere delle m, q, p, H, N, l. Dal momento che questa combinazione di lettere non a alcun significato nelle lingue conosciute parlate nella regione, non si è ancora riusciti a tradurre la scritta.
Gli archeologi sospettano che la scritta indichi il contenuto del vasetto o il nome del suo proprietario. Poiché non è in ebraico, si tratta probabilmente della lingua dei Gebusei, che facevano parte della popolazione della città al tempo di re Davide e Salomone.
L'archeologo Eilat Mazar, dell'Università Ebraica di Gerusalemme, è colui che ha riportato alla luce il manufatto appartenente, si è accertato, ad un pithos, un vaso di ceramica senza collo. L'incisione si trovava sul bordo del vaso prima che ne questo fosse rotto ed è quindi stata ritrovata frammentata insieme con altri frammenti di sei grandi vasi dello stesso tipo. Tutti questi frammenti erano stati utilizzati per stabilizzare la terra di riempimento sotto il secondo piano del palazzo nel quale sono stati ritrovati.
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