Il frammento di papiro con i versi di Saffo |
Sono poche le poesie della poetessa greca Saffo ad essere giunte fino a noi. Oggi, però, possiamo aggiungere a quelle già conosciute, altre due nuove opere. Queste poesie, sconosciute finora, sono ritornate alla luce quando il proprietario di un antico papiro ha consultato un papirologo di fama, il Dottor Dirk Obbink, che lavora all'Università di Oxford.
Nonostante la grande fama che ha circondato Saffo nell'antichità e l'enorme produzione letteraria che fa capo alla poetessa, una sola poesia completa è arrivata fino a noi con altre, rilevanti, porzioni di quattro poesie.
Il papiro attualmente ritrovato è uno dei meglio conservati, soltanto alcune lettere del testo devono essere restaurate e non ci sono dubbi sulla traduzione del testo. Uno dei due poemi contenuti nel papiro cita Charaxos e Larichos, che secondo gli antichi Greci erano i fratelli di Saffo, anche se i loro nomi non sono mai stati ritrovati negli scritti della poetessa. Una linea orizzontale sul papiro indica la fine della prima poesia e l'inizio del successivo brano, un'ode alla dea Afrodite. Le due composizioni condividono un metro comune, la strofa saffica, una forma di versi ideata dalla stessa Saffo.
La poetessa scrisse in un dialetto greco detto eolico, differente nel suono e nell'ortografia dal greco attico. La scrittura sul papiro ha permesso al Dottor Obbink di datare il reperto al II-III secolo d.C., diversi secoli dopo che Saffo aveva composto le sue poesie. Il papiro appena ritrovato proveniva, con tutta probabilità, dalla città egiziana di Oxyrynchus, dove risiedevano molti greci e dalla quale provengono numerosi papiri, conservati dal suo clima asciutto.
Nonostante la grande fama che ha circondato Saffo nell'antichità e l'enorme produzione letteraria che fa capo alla poetessa, una sola poesia completa è arrivata fino a noi con altre, rilevanti, porzioni di quattro poesie.
Il papiro attualmente ritrovato è uno dei meglio conservati, soltanto alcune lettere del testo devono essere restaurate e non ci sono dubbi sulla traduzione del testo. Uno dei due poemi contenuti nel papiro cita Charaxos e Larichos, che secondo gli antichi Greci erano i fratelli di Saffo, anche se i loro nomi non sono mai stati ritrovati negli scritti della poetessa. Una linea orizzontale sul papiro indica la fine della prima poesia e l'inizio del successivo brano, un'ode alla dea Afrodite. Le due composizioni condividono un metro comune, la strofa saffica, una forma di versi ideata dalla stessa Saffo.
La poetessa scrisse in un dialetto greco detto eolico, differente nel suono e nell'ortografia dal greco attico. La scrittura sul papiro ha permesso al Dottor Obbink di datare il reperto al II-III secolo d.C., diversi secoli dopo che Saffo aveva composto le sue poesie. Il papiro appena ritrovato proveniva, con tutta probabilità, dalla città egiziana di Oxyrynchus, dove risiedevano molti greci e dalla quale provengono numerosi papiri, conservati dal suo clima asciutto.
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