I resti della scuola antica nell'oasi di Dakhla, in Egitto (Foto: Eugene Palla) |
Gli archeologi impegnati in uno scavo nel deserto occidentale egiziano, hanno scoperto i resti di una scuola di 1700 anni fa che reca, sulle pareti, scritte greche e, tra queste, un testo sull'uso antico della droga, con riferimento ad un passo dell'Odissea di Omero.
La scuola era dotata di panche per consentire agli studenti di sedere e leggere oppure di stare in piedi e scrivere sui muri. Risale al periodo in cui i Romani controllavano l'Egitto e il greco (la koiné) era la lingua più parlata del bacino del Mediterraneo. L'edificio restò in uso per più o meno venti anni per divenire, in seguito, parte di una grande casa con affreschi degli dèi olimpici.
La casa e la scuola si trovano nell'antica città di Trimithis, l'odierna Amheida, nell'oasi di Dakhla. La casa venne scoperta nel 1979, nel 2001 un nuovo progetto di esplorazione archeologica, sponsorizzato in massima parte dalla New York University, ha, negli anni, portato alla scoperta della scuola e delle scritte greche sui suoi muri.
Nel mondo antico le scuole erano situate spesso in stanze o locali di residenze private, di edifici burocratici o templi, al punto che è sempre piuttosto difficile, per gli archeologi, identificarle con certezza. Gli archeologi sono a conoscenza che vi era, in Egitto, un'altra antica scuola, una sorta di Università, situata ad Alessandria. Malgrado questo, la scuola di Amheida è unica nel suo genere, perché sono state ritrovate, intatte, le scritte alle sue pareti. Proprio questi scritti sono un'ulteriore prova dell'insegnamento e dell'apprendimento che si svolgeva tra le antiche mura e confermano che l'edificio era sicuramente una scuola.
Una delle scritte fa riferimento all'Odissea e racconta dell'antico uso di droghe. Si tratta del brano in cui Elena offre ai suoi ospiti una bevanda - forse oppio - che "toglie il dolore e la rabbia, e porta alla dimenticanza di ogni male", come si legge nel testo sul muro della scuola di Ahmeida. "Chiunque l'avrebbe bevuto quando è ben mescolato nella ciotola, non avrebbe lasciato cadere una lacrima sulla guancia, almeno nel corso di quella giornata. Imitate". L'esortazione "imitate" era sicuramente rivolta agli studenti che avrebbero dovuto, in qualche modo, copiare quest'antico passaggio.
Documenti antichi affermano che molti credettero nell'esistenza di questa magica pozione che poteva calmare gli animi dei giovani. In un'altra stanza della scuola, gli archeologi hanno scoperto un altro testo, vergato da un insegnante, che vanta la capacità di elevare le abilità degli allievi fino a renderle degne degli dèi, non ultimo Hermes. L'insegnante conclude con l'esortazione a lavorare sodo: "Siate audaci, ragazzi miei, il grande dio vi garantirà una bella corona di molteplici virtù".
La scuola non fu in uso per molto tempo, forse perché chi vi insegnava dovette spostarsi o, semplicemente, perché morì. La scuola venne, in seguito, chiusa e l'edificio venne incorporato in una casa vicina, probabilmente appartenente ad un personaggio della burocrazia locale, un certo Serenos, che utilizzò lo spazio dove, un tempo, si riunivano gli allievi, come magazzino.
Nel 1979 gli archeologi hanno ritrovato, nella casa di Serenos, un dipinto raffigurante gli dèi olimpici. Scavi più recenti hanno riportato alla luce altri dipinti, tra i quali uno raffigurante un suonatore di flauto, in una stanza che doveva avere le pareti interamente affrescate con scene e figure dai colori vivaci, al punto che doveva costituire un'esperienza particolare entrarvi.
Serenos sembra aver avuto cura di conservare le scritte sulle pareti della vecchia scuola. Forse lui ed i suoi familiari ritenevano queste scritte una sorta di bizzarra raffinatezza culturale.
La scuola era dotata di panche per consentire agli studenti di sedere e leggere oppure di stare in piedi e scrivere sui muri. Risale al periodo in cui i Romani controllavano l'Egitto e il greco (la koiné) era la lingua più parlata del bacino del Mediterraneo. L'edificio restò in uso per più o meno venti anni per divenire, in seguito, parte di una grande casa con affreschi degli dèi olimpici.
La casa e la scuola si trovano nell'antica città di Trimithis, l'odierna Amheida, nell'oasi di Dakhla. La casa venne scoperta nel 1979, nel 2001 un nuovo progetto di esplorazione archeologica, sponsorizzato in massima parte dalla New York University, ha, negli anni, portato alla scoperta della scuola e delle scritte greche sui suoi muri.
Il testo greco che fa cenno ad un passo dell'Odissea (Foto: Eugene Palla) |
Una delle scritte fa riferimento all'Odissea e racconta dell'antico uso di droghe. Si tratta del brano in cui Elena offre ai suoi ospiti una bevanda - forse oppio - che "toglie il dolore e la rabbia, e porta alla dimenticanza di ogni male", come si legge nel testo sul muro della scuola di Ahmeida. "Chiunque l'avrebbe bevuto quando è ben mescolato nella ciotola, non avrebbe lasciato cadere una lacrima sulla guancia, almeno nel corso di quella giornata. Imitate". L'esortazione "imitate" era sicuramente rivolta agli studenti che avrebbero dovuto, in qualche modo, copiare quest'antico passaggio.
Gli affreschi della casa di Soros nell'oasi di Dakhla (Foto: Eugene Palla) |
La scuola non fu in uso per molto tempo, forse perché chi vi insegnava dovette spostarsi o, semplicemente, perché morì. La scuola venne, in seguito, chiusa e l'edificio venne incorporato in una casa vicina, probabilmente appartenente ad un personaggio della burocrazia locale, un certo Serenos, che utilizzò lo spazio dove, un tempo, si riunivano gli allievi, come magazzino.
Nel 1979 gli archeologi hanno ritrovato, nella casa di Serenos, un dipinto raffigurante gli dèi olimpici. Scavi più recenti hanno riportato alla luce altri dipinti, tra i quali uno raffigurante un suonatore di flauto, in una stanza che doveva avere le pareti interamente affrescate con scene e figure dai colori vivaci, al punto che doveva costituire un'esperienza particolare entrarvi.
Serenos sembra aver avuto cura di conservare le scritte sulle pareti della vecchia scuola. Forse lui ed i suoi familiari ritenevano queste scritte una sorta di bizzarra raffinatezza culturale.
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