Proseguono gli scavi italiani nella regione del Kurdistan iracheno, malgrado questa parte del mondo sia tuttora sconvolta da un grave conflitto. Gli archeologi italiani hanno riportato alla luce ben 500 siti nella regione in questione.
I siti scoperti coprono un arco temporale che va dal 10000 all'8000 a.C. e da queste date ai nostri giorni. Tra i ritrovamenti più importanti vi sono una serie di necropoli risalenti ad un periodo compreso tra il 2700 e il 600 a.C., che i ricercatori sperano possano dare ulteriori particolari sui primi insediamenti nelle campagne di Ninive.
In questo luogo, intorno al 1000 a.C., i sovrani assiri deportarono intere popolazioni: si parla di quasi 1.300.000 persone. Di questa deportazione, finora, non era stato ritrovato alcuna prova archeologica e si spera che gli scavi ancora in corso possano fornire proprio questa prova.
Dei 500 siti riportati alla luce dagli archeologi italiani, 200 risalgono all'epoca neoassira. Si tratta di antiche città, villaggi rurali, cimiteri, monili, fornaci, canali per l'irrigazione ed una rete stradale. La campagna di scavi è stata interrotta dall'avanzare delle truppe dell'Is e gli archeologi sono stati invitati, dall'ambasciata italiana, a lasciare il Paese, nella speranza di potervi rientrare agli inizi del 2015.
I siti scoperti coprono un arco temporale che va dal 10000 all'8000 a.C. e da queste date ai nostri giorni. Tra i ritrovamenti più importanti vi sono una serie di necropoli risalenti ad un periodo compreso tra il 2700 e il 600 a.C., che i ricercatori sperano possano dare ulteriori particolari sui primi insediamenti nelle campagne di Ninive.
In questo luogo, intorno al 1000 a.C., i sovrani assiri deportarono intere popolazioni: si parla di quasi 1.300.000 persone. Di questa deportazione, finora, non era stato ritrovato alcuna prova archeologica e si spera che gli scavi ancora in corso possano fornire proprio questa prova.
Dei 500 siti riportati alla luce dagli archeologi italiani, 200 risalgono all'epoca neoassira. Si tratta di antiche città, villaggi rurali, cimiteri, monili, fornaci, canali per l'irrigazione ed una rete stradale. La campagna di scavi è stata interrotta dall'avanzare delle truppe dell'Is e gli archeologi sono stati invitati, dall'ambasciata italiana, a lasciare il Paese, nella speranza di potervi rientrare agli inizi del 2015.
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