La chiesa di S. Sebastiano ed i resti dell'Heliogabalium (Foto: Antika) |
Presso Porta Mugonia, una delle porte che si aprivano sulla cinta muraria romulea, Romolo avrebbe consacrato un fanum, vale a dire un altare circondato da un basso muro o uno steccato, in onore di Giove Statore durante la guerra contro i Sabini. Il tempio "ufficiale" venne eretto nel 294 a.C. dal console Attilio Regolo nel periodo delle guerre sannitiche. Nel 63 a.C. qui si tenne la seduta del Senato in cui Cicerone accusò Catilina di alto tradimento. I resti visibili attestano che il tempio venne ricostruito al tempo di Augusto.
L'archeologo Filippo Coarelli posiziona il tempio di Giove Statore tra il tempio di Antonino e Faustina e la Basilica di Massenzio, dove sorge il tempio del Divo Romolo.
La Porta Mugonia, in passato, era indicata anche con altri nomi: Vetus Porta Palatii, Porta Mugionis o Mugionia o Mucionis. Varrone dice che la porta doveva il suo nome al muggito delle vacche e la sua ipotesi è confermata da Dionisio. Purtroppo non ne rimangono resti visibili. Nel luogo dove doveva sorgere questa porta sono stati trovati, dagli archeologi, attestazioni di deposizioni conseguenti a sacrifici animale, in un caso, e umano nell'altro. I ricercatori sono riusciti anche a ricostruire l'architettura della porta, che doveva essere costituita da un'intelaiatura lignea con due travi verticali e stipiti collegati tra loro da due travi orizzontali che costituivano la soglia e l'architrave.
Nel Medioevo sui resti del tempio venne eretta la Turris Chartularia, chiamata in questo modo perché sorgeva presso il luogo dove si trovava il Chartularium, l'archivio imperiale, alle dipendenze del chartularius bizantino, che passò, in seguito, alla Chiesa Romana. Il Chartularium è ricordato nei Mirabilia. Nell'XI secolo faceva parte del sistema fortificato dei Frangipane. In seguito la torre fu demolita e poi ricostruita nel 1239 per ordine di Federico II.
Salendo verso il Palatino si accede all'area dove sorgeva il tempio del Sol Invictus Elagabalos, edificato su una spianata artificiale di 110 x 150 metri, sostenuta da sostruzioni in laterizio dell'epoca di Domiziano. Al centro di questa spianata sorgeva la Aedes Caesarum in Palatio, voluta da Tiberio per onorare il Divo Augusto e poi consacrata ad altri imperatori divinizzati. Elagabalo sostituì a questa Aedes un tempio del Sole, nei quali ripose i cimeli più sacri di Roma, come il Palladio, che era stato fino ad allora custodito nel tempio di Vesta. In questa zona è stato scavato il podio di un edificio sacro di metri 60-70 di lunghezza e 40 di larghezza che è stato identificato con il tempio fatto costruire da Elagabalo tra il 218 e il 222 d.C. e dedicato al Sol Invictus Elagabalos. In seguito Alessandro Severo, successore di Elagabalo, lo trasformò nel tempio di Juppiter Ultor.
Sul luogo dove la tradizione vuole che sia stato martirizzato S. Sebastiano, sorse una piccola chiesa con annesso convento, la cui più antica notizia risale al 977 d.C.. Il monastero viene ricordato come S. Maria in palladio o in pallara ed era dedicato anche ai Santi Sebastiano e Zotico. Venne fondato, secondo la tradizione, da Pietro Medico accanto alla preesistente chiesa. Qui, nel 1001, si radunò un sinodo alla presenza di papa Silvestro II. Nel 1057 il popolo romano andò a prelevare dal monastero il cardinale Federico il Lotaringio e lo proclamò papa con il nome di Stefano IX. Nel 1118 vi si tenne il conclave in cui venne eletto papa Gelasio II.
Monastero e chiesa vennero abbandonati dopo il XIII secolo. Nel 1380, poiché erano oramai diroccati, monastero ed edificio religioso vennero trasformati in casale rustico. Solo nel 1626 si procedette ad un primo restauro da parte di Urbano VIII. Un altro restauro venne fatto nel 1631 a spese di Taddeo Barberini, nipote del papa. E' in questo momento che la chiesa venne intitolata a S. Sebastiano e venne riedificato anche il convento annesso. L'ultimo restauro risale al 1965. Dal 1973 la chiesa è titolo cardinalizio. Degli affreschi visibili nel 1626 rimangono solo delle copie visibili in un codice vaticano, che vennero fatte nel 1630. Nel monastero sono ancora visibili resti di murature del XII secolo.
L'archeologo Filippo Coarelli posiziona il tempio di Giove Statore tra il tempio di Antonino e Faustina e la Basilica di Massenzio, dove sorge il tempio del Divo Romolo.
La Porta Mugonia, in passato, era indicata anche con altri nomi: Vetus Porta Palatii, Porta Mugionis o Mugionia o Mucionis. Varrone dice che la porta doveva il suo nome al muggito delle vacche e la sua ipotesi è confermata da Dionisio. Purtroppo non ne rimangono resti visibili. Nel luogo dove doveva sorgere questa porta sono stati trovati, dagli archeologi, attestazioni di deposizioni conseguenti a sacrifici animale, in un caso, e umano nell'altro. I ricercatori sono riusciti anche a ricostruire l'architettura della porta, che doveva essere costituita da un'intelaiatura lignea con due travi verticali e stipiti collegati tra loro da due travi orizzontali che costituivano la soglia e l'architrave.
L'area dove sorgeva il tempio al Sol Invictus fatto costruire da Elagabalo (Foto: Romano Impero) |
Salendo verso il Palatino si accede all'area dove sorgeva il tempio del Sol Invictus Elagabalos, edificato su una spianata artificiale di 110 x 150 metri, sostenuta da sostruzioni in laterizio dell'epoca di Domiziano. Al centro di questa spianata sorgeva la Aedes Caesarum in Palatio, voluta da Tiberio per onorare il Divo Augusto e poi consacrata ad altri imperatori divinizzati. Elagabalo sostituì a questa Aedes un tempio del Sole, nei quali ripose i cimeli più sacri di Roma, come il Palladio, che era stato fino ad allora custodito nel tempio di Vesta. In questa zona è stato scavato il podio di un edificio sacro di metri 60-70 di lunghezza e 40 di larghezza che è stato identificato con il tempio fatto costruire da Elagabalo tra il 218 e il 222 d.C. e dedicato al Sol Invictus Elagabalos. In seguito Alessandro Severo, successore di Elagabalo, lo trasformò nel tempio di Juppiter Ultor.
Sul luogo dove la tradizione vuole che sia stato martirizzato S. Sebastiano, sorse una piccola chiesa con annesso convento, la cui più antica notizia risale al 977 d.C.. Il monastero viene ricordato come S. Maria in palladio o in pallara ed era dedicato anche ai Santi Sebastiano e Zotico. Venne fondato, secondo la tradizione, da Pietro Medico accanto alla preesistente chiesa. Qui, nel 1001, si radunò un sinodo alla presenza di papa Silvestro II. Nel 1057 il popolo romano andò a prelevare dal monastero il cardinale Federico il Lotaringio e lo proclamò papa con il nome di Stefano IX. Nel 1118 vi si tenne il conclave in cui venne eletto papa Gelasio II.
Monastero e chiesa vennero abbandonati dopo il XIII secolo. Nel 1380, poiché erano oramai diroccati, monastero ed edificio religioso vennero trasformati in casale rustico. Solo nel 1626 si procedette ad un primo restauro da parte di Urbano VIII. Un altro restauro venne fatto nel 1631 a spese di Taddeo Barberini, nipote del papa. E' in questo momento che la chiesa venne intitolata a S. Sebastiano e venne riedificato anche il convento annesso. L'ultimo restauro risale al 1965. Dal 1973 la chiesa è titolo cardinalizio. Degli affreschi visibili nel 1626 rimangono solo delle copie visibili in un codice vaticano, che vennero fatte nel 1630. Nel monastero sono ancora visibili resti di murature del XII secolo.
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