sabato 18 luglio 2015

Restaurata la tela del Portinari

(Foto: Il Corriere della Sera)
(Fonte: Il Corriere della Sera) - Il fondo dorato brilla, la spalliera di rose ha recuperato definizione, il panneggio si delinea con chiarezza. Ma soprattutto il protagonista di questa storia, il banchiere fiorentino Pigello Portinari, rappresentante del Banco Mediceo a Milano, ha ritrovato la sua fisionomia: naso sottile, fronte alta, zigomi sporgenti. I restauri fanno miracoli. Anche quello presentato ieri al Museo di Sant'Eustorgio, restauro che restituisce alla basilica di Porta Ticinese un vero e proprio gioiello: una pala risalente al secondo Quattrocento che raffigura San Pietro Martire con Portinari inginocchiato davanti.
Da sempre collocata dietro l'altare dell'omonima Cappella dove il banchiere è sepolto dal 1486, la pala è stata riportata al suo antico splendore grazie all'impegno della Fondazione Atlante, che nasce con l'obiettivo di sostenere la salvaguardia del nostro patrimonio culturale. "Il dipinto era in cattive condizioni", spiega la restauratrice milanese Anna Lucchini che ha operato l'intervento conservativo. "Durante il XIX secolo è stato trasportato da tavola su tela: in questa fase la superficie pittorica era stata danneggiata e la dimensione dell'opera ridotta".
La pulitura ha eliminato la patina di sporco e, dove è stato possibile, anche le stuccature dovute a ritocchi realizzati precedentemente: sono emerse così tracce prima illeggibili, tra cui le finiture e i decori dell'abito di Pigello che doveva essere in damasco oro e rosso. "La doratura dello sfondo è in buona parte dovuta a ridipinture ottocentesche, ma abbiamo recuperato molti frammenti originali. A cominciare dalla capigliatura del Santo, definita in punta di pennello, e dalle mani giunte del committente". Grazie alla possibilità di una lettura stilistica più chiara si sta precisando anche l'identità del possibile autore: gli studi sono tuttora in corso, ma gli storici dell'arte propendono per Benedetto Bembo, fratello del più celebre Bonifacio. Si conferma dunque la doppia identità della Cappella Portinari, dove il linguaggio toscano dell'architettura armonizza alla perfezione, a partire dagli straordinari affreschi di Vincenzo Foppa, con la migliore parlata pittorica lombarda.

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