Veduta dall'alto della fortezza di Jimena de la Frontera (Foto: Bbc.com) |
Gli archeologi spagnoli hanno scoperto i primi resti di quello che si pensa sia uno dei più importanti insediamenti romani in Spagna, sotto le fondamenta dell'attuale Jimena de la Frontera.
Le indagini archeologiche rivelano che sulla cima della collina dove sorge la città, vi sono dei resti di una cittadina romana pressoché intatta. Il Castillo de Jimena del la Frontera è l'insediamento originale della popolazione attuale di Jimena e "ospita" tracce di una storia antica e multiculturale, a lungo sconosciute, finquando un archeologo in pensione, che amava passeggiare sui camminamenti del castello, non individuò visivamente le tracce della precedente occupazione romana. Il luogo, all'epoca dell'occupazione romana, tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C., era chiamato Oba.
Durante gli scavi sono state trovate monete bilingue che attestano l'esistenza, ancor prima dei Romani, di un insediamento libico-fenicio il cui nome era Oba. Dopo la conquista romana, il nome dell'insediamento venne latinizzato in Res Publica Obensis e l'insediamento venne considerato una città da governare con il diritto latino, con un senato proprio.
I resti di epoca romana comprendono porte d'accesso, le torri, le infrastrutture idrauliche adeguate alla natura e alla pendenza del luogo e un tempio dalle pareti ben conservate. Si conserva, inoltre, la maggior parte del muro perimetrale della fortificazione urbana, in parte romana e in parte islamica. Il foro e la strada principale dell'insediamento iniziano nella parte bassa della città e questo dimostra che i Romani adattarono il modello originale di costruzione alla topografia del luogo.
Il sito di Oba venne scelto per la sua straordinaria posizione sulla campagna circostante. La posizione elevata era un elemento fondamentale per un presidio militare. Inoltre, l'enorme ricchezza agricola e zootecnica delle lussureggianti valli dei fiumi Guardiario e Hozgargante fanno di questa parte di Spagna un luogo naturale per installare una città che funga da guarnigione che possa mantenersi tranquillamente da sé.
Gli archeologi hanno iniziato il restauro del settore orientale dell'insediamento sul quale si staglia il profilo urbano della moderna Jimena. Lo spostamento della città in epoca medioevale ha permesso all'insediamento precedente di rimanere quasi intatto. Gli scavi hanno portato alla luce l'ingresso principale dell'insediamento romano. Un sentiero conduce i visitatori fino al fiume, la via più comoda per portare rifornimenti e truppe dalla costa fino ad un grande tempio che caratterizzava la cittadina romana.
Anche in epoca islamica, il carattere dell'araba Xemina è prettamente militare. La città araba venne costruita direttamente sulle rovine della città romana. Gli archeologi hanno trovato tracce della rimozione delle antiche macerie e del riciclo di quanto i Romani avevano utilizzato per edificare mura ed edifici pubblici. Dal 1059 in poi Xemina venne posta sotto il protettorato del regno di Taifa di Siviglia, vennero costruite cisterne, pozzi e alloggi che testimoniano la splendida fioritura della città sotto gli Almohadi, i Merinidi e i Nasridi.
Dal 1431 Jimena passò in mani cristiane ma venne presto ripresa dai musulmani e quindi dai castigliani, nel 1456. Questi passaggi continui di potere valsero alla città l'aggiunta del termine "de la Frontera".
Gli archeologi che stanno scavando in questa interessantissima località, temono per le prossime stagioni di scavo. Il substrato poroso del terreno sta facendo slittare il sito rendendolo instabile. Sono stati presi dei provvedimenti di emergenza, ma la situazione non sembra essere migliorata di molto. Inoltre le rovine e gli scavi sono continuamente minacciati dai cercatori di tesori clandestini. Il sindaco di Jimena de la Frontera ha promesso di adottare misure che permettano la sicurezza della località archeologica.
Le indagini archeologiche rivelano che sulla cima della collina dove sorge la città, vi sono dei resti di una cittadina romana pressoché intatta. Il Castillo de Jimena del la Frontera è l'insediamento originale della popolazione attuale di Jimena e "ospita" tracce di una storia antica e multiculturale, a lungo sconosciute, finquando un archeologo in pensione, che amava passeggiare sui camminamenti del castello, non individuò visivamente le tracce della precedente occupazione romana. Il luogo, all'epoca dell'occupazione romana, tra il I secolo a.C. e il III secolo d.C., era chiamato Oba.
Durante gli scavi sono state trovate monete bilingue che attestano l'esistenza, ancor prima dei Romani, di un insediamento libico-fenicio il cui nome era Oba. Dopo la conquista romana, il nome dell'insediamento venne latinizzato in Res Publica Obensis e l'insediamento venne considerato una città da governare con il diritto latino, con un senato proprio.
Il plateau occupato dal castello moresco che insiste sui resti dell'insediamento romano (Foto: Richard Duebel) |
Il sito di Oba venne scelto per la sua straordinaria posizione sulla campagna circostante. La posizione elevata era un elemento fondamentale per un presidio militare. Inoltre, l'enorme ricchezza agricola e zootecnica delle lussureggianti valli dei fiumi Guardiario e Hozgargante fanno di questa parte di Spagna un luogo naturale per installare una città che funga da guarnigione che possa mantenersi tranquillamente da sé.
I resti del tempio romano scavato a Jimena de la Frontera (Foto: Richard Duebel) |
Anche in epoca islamica, il carattere dell'araba Xemina è prettamente militare. La città araba venne costruita direttamente sulle rovine della città romana. Gli archeologi hanno trovato tracce della rimozione delle antiche macerie e del riciclo di quanto i Romani avevano utilizzato per edificare mura ed edifici pubblici. Dal 1059 in poi Xemina venne posta sotto il protettorato del regno di Taifa di Siviglia, vennero costruite cisterne, pozzi e alloggi che testimoniano la splendida fioritura della città sotto gli Almohadi, i Merinidi e i Nasridi.
Dal 1431 Jimena passò in mani cristiane ma venne presto ripresa dai musulmani e quindi dai castigliani, nel 1456. Questi passaggi continui di potere valsero alla città l'aggiunta del termine "de la Frontera".
Gli archeologi che stanno scavando in questa interessantissima località, temono per le prossime stagioni di scavo. Il substrato poroso del terreno sta facendo slittare il sito rendendolo instabile. Sono stati presi dei provvedimenti di emergenza, ma la situazione non sembra essere migliorata di molto. Inoltre le rovine e gli scavi sono continuamente minacciati dai cercatori di tesori clandestini. Il sindaco di Jimena de la Frontera ha promesso di adottare misure che permettano la sicurezza della località archeologica.
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