Immagine tridimensionale della mummia trovata in Botswana (Foto: SA Journal of Science) |
I resti umani giacevano, solitari, in una fossa poco profonda, alla base di una scogliera. Erano lì da diverse centinaia di anni quando alcuni uomini che erano di pattuglia, nel 2008, si imbatterono in quella che è considerata la prima mummia del Botswana, in Africa. Ora un team di scienziati del Botswana, del Sudafrica e della Svizzera hanno utilizzato la tomografia computerizzata a scansione e l'analisi del Dna per carpire alla mummia Tuli, come sono stati battezzati i resti, i suoi segreti.
La mummia Tuli è unica nel suo genere e la pratica della mummificazione non era comune nel Botswana ma potrebbe essere stata una pratica utilizzata in altri luoghi del Sudafrica, come per la mummia di Koga. La letteratura etnografica, particolarmente quella riguardante lo Zimbabwe, fa cenno ad alcuni rituali riguardanti i capi tribù defunti, per i quali il corpo non veniva immediatamente sepolto ma, probabilmente, disidratato con l'aiuto del fuoco, avvolto in un panno o nella pelle di un toro e poi sepolto.
La mummia Tuli ha subito un processo di mummificazione naturale, non intenzionale. Le condizioni del luogo e il clima asciutto hanno contribuito all'essiccazione dei resti e alla conservazione di alcuni tessuti molli come la pelle e i tendini. La mummia è stata trovata rannicchiata in posizione fetale, cosa che ha reso ancora più difficile "maneggiare" il reperto e che ha richiesto la tomografia a scansione, assolutamente non invasiva.
Inizialmente i ricercatori hanno fissato l'età dell'uomo ad un range tra i 40 e i 55 anni, ma le informazioni raccolte con le analisi successive suggeriscono che la mummia Tuli era di un uomo di più di 50 anni di età, vissuto durante l'Età del Ferro, che ha sofferto di malattie degenerative riguardanti soprattutto la colonna vertebrale e di una severa degenerazione delle articolazioni. La scansione tomografica ha rivelato che nessuno degli organi interni si è conservato, il che può far pensare che siano andati perduti per cause naturali o siano stati rimossi prima della sepoltura, anche se quest'ultima ipotesi appare piuttosto improbabile, non essendo una pratica usuale nella regione.
Anche l'estrazione del Dna è stata piuttosto difficile, si tratta della prima volta in cui viene estratto e analizzato del Dna da una mummia trovata nell'Africa del sud. L'analisi ha rivelato che la mummia Tuli è quella di un individuo legato alle culture Sotho-Tswana e Khoesan.
La mummia Tuli è unica nel suo genere e la pratica della mummificazione non era comune nel Botswana ma potrebbe essere stata una pratica utilizzata in altri luoghi del Sudafrica, come per la mummia di Koga. La letteratura etnografica, particolarmente quella riguardante lo Zimbabwe, fa cenno ad alcuni rituali riguardanti i capi tribù defunti, per i quali il corpo non veniva immediatamente sepolto ma, probabilmente, disidratato con l'aiuto del fuoco, avvolto in un panno o nella pelle di un toro e poi sepolto.
La mummia Tuli come è stata trovata, coperta con una pelle animale (Foto: SA Journal of Science) |
Inizialmente i ricercatori hanno fissato l'età dell'uomo ad un range tra i 40 e i 55 anni, ma le informazioni raccolte con le analisi successive suggeriscono che la mummia Tuli era di un uomo di più di 50 anni di età, vissuto durante l'Età del Ferro, che ha sofferto di malattie degenerative riguardanti soprattutto la colonna vertebrale e di una severa degenerazione delle articolazioni. La scansione tomografica ha rivelato che nessuno degli organi interni si è conservato, il che può far pensare che siano andati perduti per cause naturali o siano stati rimossi prima della sepoltura, anche se quest'ultima ipotesi appare piuttosto improbabile, non essendo una pratica usuale nella regione.
Anche l'estrazione del Dna è stata piuttosto difficile, si tratta della prima volta in cui viene estratto e analizzato del Dna da una mummia trovata nell'Africa del sud. L'analisi ha rivelato che la mummia Tuli è quella di un individuo legato alle culture Sotho-Tswana e Khoesan.
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