Dettagli del manoscritto ritrovato nella Biblioteca Austriaca analizzato con tecniche particolari (Foto: Austrian National Library, Vienna) |
Dettagli drammatici dell'invasione dell'impero romano da parte dei Goti sono emersi da un antico testo che sembrava essere perso e che è stato infine trovato e tradotto in inglese. Frammenti di un antica storia di Dexippo, del III secolo d.C., che narra dell'invasione dei Goti, è stata copiata in un manoscritto dell'XI secolo che si trovava nella Biblioteca Nazionale Austriaca. Publio Erennio Dexippo è uno storico ateniese della seconda metà del III secolo d.C., appartenente ad un'antica e nobile famiglia del demo attico di Ermo. Rivestì le principali cariche pubbliche cittadine e durante un'irruzione degli Eruli in Grecia (267 a.C. circa), riuscì a resistette agli invasori riuscendo a respingerli con l'aiuto dei Romani.
Due storici, Christopher Mallan dell'Università di Oxford e Caillan Davenport dell'Università del Queensland in Australia, hanno utilizzato tecniche avanzate per migliorare la visibilità degli antichi frammenti di testo del manoscritto dell'XI secolo.
Nel III secolo d.C. i Goti stavano avanzando verso i possedimenti dell'impero romano quando furono respinti a Tessalonica. Il testo ritrovato racconta l'assedio di Tessalonica (ora Salonicco), con i difensori che respingevano gli attacchi dalle mura della città. Vista l'impossibilità di conquistare la città, i Goti si rivolsero ad Atene, allora facente parte dell'impero romano, contando sulle ricchezze dei donativi d'oro e d'argento contenute nei tanti santuari greci, di cui erano a conoscenza. Un'avanguardia greca intercettò i Goti nei pressi delle Termopili, il noto passo montano posto nel nord della Grecia, a circa 136 chilometri da Atene.
Dexippo narra che alcuni soldati Greci avevano piccole lance, altri erano armati di sassi, altri ancora di picche di legno con punte di ferro. I Greci fortificarono in fretta la loro posizione e il comandante Marianus fece appello al coraggio delle sue truppe ricordando la famosa battaglia delle Termopili (V secolo a.C.) nella quale gli Spartani consentirono ai Greci di prendere tempo e sbaragliare, in seguito, l'esercito persiano. Il frammento dell'antico testo ritrovato si interrompe prima della conclusione del discorso di Marianus e dell'esito della battaglia. Gli storici ritengono, però, che questo discorso sia tutta un'invenzione di Deuxippo.
Altri due ricercatori, Jana Gruskova dell'Università di Berna e Gunther Martin dell'Università Comenius di Bratislava, hanno pubblicato i frammenti relativi alla battaglia che si svolse alle Termopili tra Greci e Goti. Un frammento riporta un discorso attribuito all'imperatore Gaio Messio Quinto Traiano Decio, probabilmente anche questo invenzione di Deuxippo, in cui Decio chiama le truppe alla vittoria sui Goti. Quest'ultimo tentò di fermare i Goti e di tenere unito l'impero, ma perse sia le truppe che il territorio e infine anche la vita.
I Goti erano già penetrati nell'attuale Ungheria dove, nel 238 d.C., avevano conquistato la città di Histia. Nel 251 d.C., Decio e suo figlio Erennio Etrusco vennero uccisi in battaglia e il loro esercito venne sbaragliato ad Abrittus. In seguito molti Goti si inserirono nel sistema sociale romano e vennero arruolati nello stesso esercito. Più tardi i Goti che provenivano dal nord Europa e che avevano subito una dura repressione rispetto a quelli della loro gente che erano penetrati dal sud Europa, misero insieme le loro forze e presero la stessa città di Roma con Alarico, nel 410 d.C.
Il clima di decadenza in cui Dexippo compose le sue opere è significativo per giudicarne i contenuti. Dexippo drammatizzò i singoli avvenimenti, soprattutto se contemporanei, utilizzando ampi discorsi. Compose tre opere conosciute: "Storia dei successori di Alessandro", in quattro libri; "Cronografia", in dodici libri; "Scitica", che narra delle irruzioni dei Germani dalla Russia meridionale (Scitia) nell'impero romano dal 238 al 270 d.C. circa. Di tutte queste opere restano solo frammenti, alcuni anche piuttosto lunghi.
Due storici, Christopher Mallan dell'Università di Oxford e Caillan Davenport dell'Università del Queensland in Australia, hanno utilizzato tecniche avanzate per migliorare la visibilità degli antichi frammenti di testo del manoscritto dell'XI secolo.
Nel III secolo d.C. i Goti stavano avanzando verso i possedimenti dell'impero romano quando furono respinti a Tessalonica. Il testo ritrovato racconta l'assedio di Tessalonica (ora Salonicco), con i difensori che respingevano gli attacchi dalle mura della città. Vista l'impossibilità di conquistare la città, i Goti si rivolsero ad Atene, allora facente parte dell'impero romano, contando sulle ricchezze dei donativi d'oro e d'argento contenute nei tanti santuari greci, di cui erano a conoscenza. Un'avanguardia greca intercettò i Goti nei pressi delle Termopili, il noto passo montano posto nel nord della Grecia, a circa 136 chilometri da Atene.
Il passo delle Termopili |
L'imperatore Decio, ritratto custodito nei Musei Capitolini a Roma |
I Goti erano già penetrati nell'attuale Ungheria dove, nel 238 d.C., avevano conquistato la città di Histia. Nel 251 d.C., Decio e suo figlio Erennio Etrusco vennero uccisi in battaglia e il loro esercito venne sbaragliato ad Abrittus. In seguito molti Goti si inserirono nel sistema sociale romano e vennero arruolati nello stesso esercito. Più tardi i Goti che provenivano dal nord Europa e che avevano subito una dura repressione rispetto a quelli della loro gente che erano penetrati dal sud Europa, misero insieme le loro forze e presero la stessa città di Roma con Alarico, nel 410 d.C.
Il clima di decadenza in cui Dexippo compose le sue opere è significativo per giudicarne i contenuti. Dexippo drammatizzò i singoli avvenimenti, soprattutto se contemporanei, utilizzando ampi discorsi. Compose tre opere conosciute: "Storia dei successori di Alessandro", in quattro libri; "Cronografia", in dodici libri; "Scitica", che narra delle irruzioni dei Germani dalla Russia meridionale (Scitia) nell'impero romano dal 238 al 270 d.C. circa. Di tutte queste opere restano solo frammenti, alcuni anche piuttosto lunghi.
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