Le due Veneri ritrovate a Petra (Foto: Tom Parker) |
Due statue in marmo raffiguranti Aphrodite (la romana Venere) sono state recentemente recuperate a Petra, nel deserto giordano. Le due statue sono state datate al II secolo d.C., sono quasi intatte e ben conservate. Sono visibili anche le tracce del colore con il quale erano state dipinte secoli fa. La scoperta è opera di archeologi e studenti americani che collaborano con il Dipartimento delle Antichità della Giordania.
Petra è una città tentacolare che si espande su 264 chilometri quadrati nel sud della Giordania, in parte intagliata nella roccia del deserto circostante. Duemila anni fa Petra era la capitale dei Nabatei ed un punto di sosta lungo le principali vie carovaniere. La città è nota per le sue magnifiche tombe, per i suoi templi e gli altri edifici imponenti che vi sono stati costruiti. Gli archeologi vi hanno indagato fin dal 1920, ma l'archeologo Tom Parker, della North Carolina State University, co-direttore della squadra di scavo che ha scoperto le due statuette, è convinto che ci sia ancora molto da scoprire.
Il progetto triennale degli archeologi si è concentrato sulla cresta nord di Petra, in una zona inesplorata dove hanno vissuto e sono stati sepolti i cittadini meno abbienti. Le statuette sono state rinvenute quasi intatte, sono state recuperate le teste e la maggior parte dei corpi. Aphrodite era conosciuta con questo nome soprattutto nella metà orientale dell'impero romano, dove sorgeva anche la città di Petra. Una delle due sculture è completa dalla vita in giù e quando è stata rinvenuta era ancora attaccata alla basetta di cui era dotata sulla quale si trovava anche Cupido, figlio della dea. Su entrambe le statue vi sono tracce di colore.
La scoperta è sorprendente. Gli archeologi ritenevano che originariamente la struttura dove sono state ritrovate le due statue fosse un edificio piuttosto umile che poteva dare indizi sulla vita condotta dalle classi più umili della popolazione. Al contrario, però, la scoperta ha portato a pensare che si trattasse di una villa urbana di alto livello, con un complesso termale proprio, un lusso che si poteva permettere solo la classe dirigente di Petra. L'edificio è stato datato al I secolo d.C. e venne abbandonato presumibilmente nel II secolo, per essere destinato a deposito di detriti in seguito ad un terremoto che colpì Petra nel 363 d.C.
Nelle vicinanze delle statue e dell'edificio sono stati trovati diversi frammenti di vasellame ed anche delle monete, che hanno aiutato gli archeologi a datare il prezioso ritrovamento al II secolo d.C. e quanto era presente nell'edificio al IV secolo d.C.. Numerosi altri manufatti sono emersi negli scavi degli ultimi tre anni a Petra, manufatti che hanno permesso di indagare meglio la vita quotidiana delle classi meno abbienti della città.
Petra è una città tentacolare che si espande su 264 chilometri quadrati nel sud della Giordania, in parte intagliata nella roccia del deserto circostante. Duemila anni fa Petra era la capitale dei Nabatei ed un punto di sosta lungo le principali vie carovaniere. La città è nota per le sue magnifiche tombe, per i suoi templi e gli altri edifici imponenti che vi sono stati costruiti. Gli archeologi vi hanno indagato fin dal 1920, ma l'archeologo Tom Parker, della North Carolina State University, co-direttore della squadra di scavo che ha scoperto le due statuette, è convinto che ci sia ancora molto da scoprire.
Il progetto triennale degli archeologi si è concentrato sulla cresta nord di Petra, in una zona inesplorata dove hanno vissuto e sono stati sepolti i cittadini meno abbienti. Le statuette sono state rinvenute quasi intatte, sono state recuperate le teste e la maggior parte dei corpi. Aphrodite era conosciuta con questo nome soprattutto nella metà orientale dell'impero romano, dove sorgeva anche la città di Petra. Una delle due sculture è completa dalla vita in giù e quando è stata rinvenuta era ancora attaccata alla basetta di cui era dotata sulla quale si trovava anche Cupido, figlio della dea. Su entrambe le statue vi sono tracce di colore.
La scoperta è sorprendente. Gli archeologi ritenevano che originariamente la struttura dove sono state ritrovate le due statue fosse un edificio piuttosto umile che poteva dare indizi sulla vita condotta dalle classi più umili della popolazione. Al contrario, però, la scoperta ha portato a pensare che si trattasse di una villa urbana di alto livello, con un complesso termale proprio, un lusso che si poteva permettere solo la classe dirigente di Petra. L'edificio è stato datato al I secolo d.C. e venne abbandonato presumibilmente nel II secolo, per essere destinato a deposito di detriti in seguito ad un terremoto che colpì Petra nel 363 d.C.
Nelle vicinanze delle statue e dell'edificio sono stati trovati diversi frammenti di vasellame ed anche delle monete, che hanno aiutato gli archeologi a datare il prezioso ritrovamento al II secolo d.C. e quanto era presente nell'edificio al IV secolo d.C.. Numerosi altri manufatti sono emersi negli scavi degli ultimi tre anni a Petra, manufatti che hanno permesso di indagare meglio la vita quotidiana delle classi meno abbienti della città.
Fonte:
livescience.com
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