L'area delle peschiere di Castrum Novum (Foto: baraondanews.it) |
A Santa Marinella sono ripresi, nel mese di settembre, gli scavi nella città romana di Castrum Novum, colonia marittima del 264 a.C., dedotta da Roma al fine di controllare il territorio etrusco dell'antica Caere (Cerveteri) da poco annesso e impedire eventuali sbarchi dei Cartaginesi durante la prima guerra punica.
Un'equipe internazionale italo-francese, ed ora anche boema, dal 2010 sta curando gli scavi nell'area urbana e nelle immediate adiacenze riportando in luce interessanti testimonianze dell'abitato e dei suoi monumenti. I dati archeologici indicano che l'insediamento venne costruito dai Romani su un leggero rilievo affacciato sul mare, sui resti di un precedente abitato etrusco che controllava la rada portuale con il punto di approdo a sud del Capo Linaro.
Gli scavi dimostrano che anche prima degli Etruschi, il luogo risulta abitato nella preistoria, nell'Età del Bronzo, nel II millennio a.C.. Lo scavo, coordinato dall'archeologo Flavio Enei, direttore del Museo Civico di Santa Marinella, in collaborazione con la Professoressa Sara Nardi e il Professor Grégoire Poccardi delle Università francesi di Amiens e Lille 3, vede impegnati sul campo anche i volontari specializzati per i Beni Culturali del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Le attività di ricerca si svolgono sotto la supervisione della Dottoressa Rossella Zaccagnini della Soprintendenza Archeologica per il Lazio e l'Etruria.
Grazie all'impegno di tante persone ed Enti dallo scorso anno sta tornando in luce l'impianto del castrum di epoca repubblicana con un tratto delle possenti mura di cinta, spesse circa 3 metri e lunghe almeno cento. A ridosso del muro sono stati ritrovati i resti degli alloggiamenti dei soldati che nel III secolo a.C., difendevano la città fortezza e controllavano un lungo tratto di costa. Sulla sommità del rilievo sono stati identificati i resti di un teatro avente una cavea di circa 25 metri e subito fuori dalle mura un'ampia piazza pavimentata in basoli di selce e calcare.
Si sta, pertanto, ricostruendo l'impianto urbano e topografico originario di un'antica colonia romana della quale, fino a poco tempo fa, si sapeva ben poco. I ricercatori del Museo Civico e del Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico hanno realizzato anche una planimetria completa degli enormi antichi impianti per l'allevamento di pesci e molluschi situati nel mare subito dinanzi alla città. Le strutture, oggi semisommerse, si estendono per quasi 200 metri di lunghezza e risultano essere tra le più vaste e antiche del Mediterraneo. Numerose vasche di varie dimensioni formano un articolato complesso di peschiere protetto al largo da un lungo antemurale. Le vasche sono provviste di canali di adduzione dell'acqua, oggi preziosi per lo studio dell'antico livello del mare che dall'epoca romana risulta essersi sollevato di circa 1,20 metri.
Il 10 settembre è stato inaugurato un primo settore del "Parco Archeologico di Castrum Novum", comprendente l'area occupata dai resti di un impianto termale e di un ampio edificio forse funzionale alle antistanti peschiere, situato vicino al mare, all'altezza del Km 64.400 della via Aurelia. Dopo essere state scavate le strutture tornate alla luce sono state consolidate e protette, fornite di un apparato didattico che con 11 pannelli che raccontano la storia del sito e dei resti visibili.
Un'equipe internazionale italo-francese, ed ora anche boema, dal 2010 sta curando gli scavi nell'area urbana e nelle immediate adiacenze riportando in luce interessanti testimonianze dell'abitato e dei suoi monumenti. I dati archeologici indicano che l'insediamento venne costruito dai Romani su un leggero rilievo affacciato sul mare, sui resti di un precedente abitato etrusco che controllava la rada portuale con il punto di approdo a sud del Capo Linaro.
Gli scavi dimostrano che anche prima degli Etruschi, il luogo risulta abitato nella preistoria, nell'Età del Bronzo, nel II millennio a.C.. Lo scavo, coordinato dall'archeologo Flavio Enei, direttore del Museo Civico di Santa Marinella, in collaborazione con la Professoressa Sara Nardi e il Professor Grégoire Poccardi delle Università francesi di Amiens e Lille 3, vede impegnati sul campo anche i volontari specializzati per i Beni Culturali del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite. Le attività di ricerca si svolgono sotto la supervisione della Dottoressa Rossella Zaccagnini della Soprintendenza Archeologica per il Lazio e l'Etruria.
Gli scavi a Castrum Novum (Foto: baraondanews.it) |
Si sta, pertanto, ricostruendo l'impianto urbano e topografico originario di un'antica colonia romana della quale, fino a poco tempo fa, si sapeva ben poco. I ricercatori del Museo Civico e del Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico hanno realizzato anche una planimetria completa degli enormi antichi impianti per l'allevamento di pesci e molluschi situati nel mare subito dinanzi alla città. Le strutture, oggi semisommerse, si estendono per quasi 200 metri di lunghezza e risultano essere tra le più vaste e antiche del Mediterraneo. Numerose vasche di varie dimensioni formano un articolato complesso di peschiere protetto al largo da un lungo antemurale. Le vasche sono provviste di canali di adduzione dell'acqua, oggi preziosi per lo studio dell'antico livello del mare che dall'epoca romana risulta essersi sollevato di circa 1,20 metri.
Il 10 settembre è stato inaugurato un primo settore del "Parco Archeologico di Castrum Novum", comprendente l'area occupata dai resti di un impianto termale e di un ampio edificio forse funzionale alle antistanti peschiere, situato vicino al mare, all'altezza del Km 64.400 della via Aurelia. Dopo essere state scavate le strutture tornate alla luce sono state consolidate e protette, fornite di un apparato didattico che con 11 pannelli che raccontano la storia del sito e dei resti visibili.
Fonti:
baraondanews.it
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