Il Parco Archeologico di Selinunte (Foto: pti.regione.sicilia.it) |
Finora sono 14 i piani di volo effettuati sull'area del Parco Archeologico con un esacottero, un drone con sei braccia, che ha rilevato le temperature dei corpi sia vivi che inerti. "Rimangono ancora molte strutture da indagare - ha rilevato Enrico Caruso, Direttore del Parco Archeologico di Selinunte e Cave di Cusa. - Va compresa la conformazione geologica della zona e il perché i selinuntini la scelsero per il loro insediamento. Il dramma di Selinunte è la conservazione: dobbiamo capire cosa vuol dire tenere in piedi un tempio che può rischiare di cadere in caso di terremoto".
Piantina del Parco Archeologico di Selinunte (Foto: virtualsicily.it) |
Tempio "E" di Hera (Foto: lasiciliainrete.it) |
Il geologo Fabio Pallotta ha affermato che: "l'uso di termocamera ad alta sensibilità terminca, montata su drone, ha permesso ai geologi dell'Università di Camerino di rilevare sul terreno alcune anomalie termiche riconducibili ad importanti strutture sepolte che dal Tempio M scendono verso il porto di Selinunte. Si trattava verosimilmente di un complesso di templi e vasche colme di acqua sorgiva che scorreva verso il mare per offrire ristoro ai viaggiatori. Le immagini termiche consentiranno di notare come il gradiente di calore delinea nel terreno perfetti disegni geometrici che circondano proprio i resti del cosiddetto Tempio M, ora situato lungo la sponda destra del fiume Selino, ma che in origine si ergeva in tutto il suo splendore sull'estremo promontorio occidentale della laguna".
Tempio "C", veduta aerea (Foto: wikimedia) |
Sempre in materia di acqua, lo studioso ha poi aggiunto come essa costituisse la più importante delle risorse di un territorio che dovette avere nell'abbondanza d'acqua la fonte principale della sua prosperità, peraltro non priva di seri problemi a causa della presenza di aree paludose e malsane. Metodi geoelettrici non invasivi, hanno infine evidenziato la presenza nel sottosuolo, sotto i depositi sabbiosi, di strutture presumibilmente riconducibili ad edifici, mura o strade, come future indagini archeologiche si spera potranno confermare.
Strada sull'acropoli di Selinunte (Foto: Wikipedia.org) |
Quando saranno terminate le operazioni sul campo, su ogni punto di sondaggio sarà collocata una stele esplicativa che descriverà al visitatore le caratteristiche stratigrafiche, archeologiche ed ambientali rinvenute. Di questi ambienti, non visibili ad occhio nudo ma emersi grazie alla ricerca portata avanti dall'Università di Camerino, dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani e dal Parco Archeologico di Selinunte, saranno mostrate alla stampa le elaborazioni in 3D.
Continua così a comporsi il puzzle di questo che - ha detto il direttore Enrico Caruso - "è il parco archeologico più grande d'Europa in quanto costituisce un unico, grande sistema che comprende al suo interno un'intera città e due zone suburbane che includono ad ovest i piccoli santuari e ad est i grandi santuari. Fondata nella seconda metà del VII secolo a.C. da coloni Greci di Megara Hyblaea, una delle prime colonie greche di Sicilia, Selinunte raggiunse rapidamente uno straordinario sviluppo, diventando la più importante megalopoli della Sicilia Occidentale. La città fu distrutta una prima volta nel 409 a.C. dai Cartaginesi, quindi una seconda volta dai Romani nel 250 a.C., ma ciononostante continuò ad essere abitata fino al XIII secolo circa, quando il progressivo abbandono la fece sparire sotto una spessa coltre di sedimenti sabbiosi di natura eolica e sotto la fitta vegetazione costiera, fino a quando, nel 1551, venne riscoperta da un monaco domenicano di Sciacca, Tommaso Fazello, che l'aveva cercata seguendo le indicazioni dello storico Diodoro Siculo".
Fonti:
famedisud.it
lastampa.it
quotidiano.net
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