La tomba di Cossinia al momento della scoperta nel 1929 (Foto: Provincia in Luce |
La tomba venne scoperta il 22 luglio 1929 lungo la sponda destra del fiume Aniene. Con il vicino Ponte dei Sepolcri, la tomba è quanto resta di un imponente sepolcreto romano usato fino ad epoca tarda dotato di almeno tre accessi.
Nel 1967, a cura dell'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo, nell'area circostante è stata allestita una scalinata che conduce al sito. Autore della scoperta fu l'archeologo Gioacchino Mancini, funzionario della Soprintendenza di Roma. Il cippo marmoreo che ricorda la vestale fu trovato poggiante su cinque gradini posti a piramide.
Che si trattasse della tomba di una vestale è attestato dalle iscrizioni presenti sulle quattro facce. Sulla faccia settentrionale, in un'elegante corona di quercia con nastro, si legge: "V V COSSINIAE / L F / L.Cossinius / Electus", vale a dire: "alla Vergine Vestale Cossinia figlia di Lucio /Lucio Cossinio Eletto", forse un suo parente. Sul retro del monumento due iscrizioni: "Undecies senis quod Vestae paruit annis hic sita virgo, manu popoli delata, quiescit L(ocus) D(atus) S(enatus) C(onsulto)" cioè "Qui giace e riposa la Vergine, trasportata per mano del popolo, poiché per sessantasei anni fu fedele al culto di Vesta. Luogo concesso per decreto del Senato". Sulla faccia orientale è raffigurato un orciolo mentre sulla faccia opposta compare una patera, ovvero una coppa per sacrifici.
La tomba, risalente al I secolo d.C., era della Vestale Cossinia. Discendente da una nobile famiglia tiburtina, la gens Cossinia, la fanciulla fu destinata al sacerdozio di Vesta a Tivoli entrandovi a soli otto anni. Avrebbe dovuto fare il servizio per trenta anni ma poi, al termine di questi, decise di non tornare a casa, restando nel collegio fino agli ultimi giorni della sua vita. Morì all'età di 75 anni e la popolazione le attribuì grandi onori per la sua devozione sincera verso al cura del focolare, tanto che seguì il suo corpo fin dove fu poi cremato e sepolto.
L'archeologo Mancini nel 1929 non trovò resti umani sotto i cinque gradini, ma scavando ad occidente portò alla luce un'altra tomba con tre gradini a piramide (l'inferiore dei quali poggiato sul terzo monumento della Vestale). Vi trovò uno scheletro di fanciulla morta prima del matrimonio dai denti bianchissimi, con accanto al capo una bambola snodabile in avorio adorna di monili (al collo una collana d'oro a maglie grandi, ai polsi braccialetti tortili ed alle caviglie dei semplici fili d'oro) e un cofanetto di ambra porta gioie (oggi custoditi presso il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo a Roma). La bambola ha l'acconciatura come l'imperatrice Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, e quindi è databile tra il II e il III secolo d.C.
Sempre al II-III d.C. si data anche il monumento funerario e di conseguenza anche la sepoltura che è a inumazione e non più ad incinerazione, come al tempo della vergine Cossinia. Il Mancini ritenne che i due monumenti fossero un'unica tomba di Cossinia: uno ad est con le ossa e l'altro ad ovest con il cippo e le iscrizioni. Fu un grossolano errore perché lo stile del cippo risale all'inizio del I secolo d.C. ed inoltre non riporta il cognomen gentilizio di Cossinia come fu abituale dalla metà del I secolo d.C.. Inoltre non fece l'esame osteologico delle ossa trovate. Sotto il cippo della Vestale Cossinia, il cui corpo dovette essere cremato, perché deceduta non dopo l'età claudia, non fu trovata l'urna con i resti mortali. Si tratterebbe, dunque, di due sepolture diverse, forse pertinenti un più vasto sepolcreto che si estendeva a valle della via Valeria, sulla riva destra dell'Aniene, all'incirca dai cunicoli gregoriani fino a Ponte Valerio.
Nel 1967, a cura dell'Azienda Autonoma di Cura, Soggiorno e Turismo, nell'area circostante è stata allestita una scalinata che conduce al sito. Autore della scoperta fu l'archeologo Gioacchino Mancini, funzionario della Soprintendenza di Roma. Il cippo marmoreo che ricorda la vestale fu trovato poggiante su cinque gradini posti a piramide.
Che si trattasse della tomba di una vestale è attestato dalle iscrizioni presenti sulle quattro facce. Sulla faccia settentrionale, in un'elegante corona di quercia con nastro, si legge: "V V COSSINIAE / L F / L.Cossinius / Electus", vale a dire: "alla Vergine Vestale Cossinia figlia di Lucio /Lucio Cossinio Eletto", forse un suo parente. Sul retro del monumento due iscrizioni: "Undecies senis quod Vestae paruit annis hic sita virgo, manu popoli delata, quiescit L(ocus) D(atus) S(enatus) C(onsulto)" cioè "Qui giace e riposa la Vergine, trasportata per mano del popolo, poiché per sessantasei anni fu fedele al culto di Vesta. Luogo concesso per decreto del Senato". Sulla faccia orientale è raffigurato un orciolo mentre sulla faccia opposta compare una patera, ovvero una coppa per sacrifici.
La bambola snodabile rinvenuta vicino alla tomba di Cossinia (Foto: romanoimpero.it) |
L'archeologo Mancini nel 1929 non trovò resti umani sotto i cinque gradini, ma scavando ad occidente portò alla luce un'altra tomba con tre gradini a piramide (l'inferiore dei quali poggiato sul terzo monumento della Vestale). Vi trovò uno scheletro di fanciulla morta prima del matrimonio dai denti bianchissimi, con accanto al capo una bambola snodabile in avorio adorna di monili (al collo una collana d'oro a maglie grandi, ai polsi braccialetti tortili ed alle caviglie dei semplici fili d'oro) e un cofanetto di ambra porta gioie (oggi custoditi presso il Museo Nazionale Romano a Palazzo Massimo a Roma). La bambola ha l'acconciatura come l'imperatrice Giulia Domna, moglie di Settimio Severo, e quindi è databile tra il II e il III secolo d.C.
Sempre al II-III d.C. si data anche il monumento funerario e di conseguenza anche la sepoltura che è a inumazione e non più ad incinerazione, come al tempo della vergine Cossinia. Il Mancini ritenne che i due monumenti fossero un'unica tomba di Cossinia: uno ad est con le ossa e l'altro ad ovest con il cippo e le iscrizioni. Fu un grossolano errore perché lo stile del cippo risale all'inizio del I secolo d.C. ed inoltre non riporta il cognomen gentilizio di Cossinia come fu abituale dalla metà del I secolo d.C.. Inoltre non fece l'esame osteologico delle ossa trovate. Sotto il cippo della Vestale Cossinia, il cui corpo dovette essere cremato, perché deceduta non dopo l'età claudia, non fu trovata l'urna con i resti mortali. Si tratterebbe, dunque, di due sepolture diverse, forse pertinenti un più vasto sepolcreto che si estendeva a valle della via Valeria, sulla riva destra dell'Aniene, all'incirca dai cunicoli gregoriani fino a Ponte Valerio.
Fonte:
tibursuperbum.it
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