 |
Israele, Masada, una delle tre fortezze erodiane (Foto: Andrew Shiva, Wikimedia Commons) |
Quando, nel
66 d.C., scoppiò la rivolta ebraica contro l'occupazione romana, i ribelli
Zeloti assunsero il comando di alcuni
palazzi fortificati appartenuti ad
Erode il Grande. Dopo la fine della rivolta, nel
70 d.C., tre di queste fortificazioni erano ancora in mano ebraica:
Herodium, nei pressi di
Betlemme,
Macheronte, ad est del Mar Morto, e
Masada.
Per riconquistare queste fortezze venne inviato, nella neonata provincia della Giudea, il
legato romano Lucilio Basso. Le poche informazioni ricavate dagli scritti di
Giuseppe Flavio e le prove archeologiche raccolte sul campo suggeriscono che la fortezza di
Herodium fu rapidamente conquistata. I ribelli asserragliati a Macheronte capitolarono prima che i Romani iniziassero l'assedio, anche se Giuseppe Flavio descrive scaramucce tra assediati ed assedianti. In realtà la
rampa di pietra che doveva consentire l'assedio dei Romani non venne mai completata e sono ancora visibili, attorno alla base della fortezza, il muro d'assedio romano e tracce dell'accampamento.
Nel
72 o 73 d.C., le truppe romane arrivarono ai piedi della fortezza di Masada. Nel frattempo Lucilio Basso era morto ed era stato sostituito da
Flavio Silva, nativo di
Urbs Salvia, dove sono state scoperte iscrizioni con la dedica, a suo nome, di un
anfiteatro. La campagna romana di Masada ebbe luogo
tra l'inverno e la primavera del 72-73 d.C. o del 73-74 d.C. Anche se l'impressione è che la fortezza abbia a lungo resistito contro i Romani, in realtà l'assedio non durò più di
sei mesi se non di meno.
 |
Equipaggiamento del legionario romano (Ricostruzione: capitolivm.it) |
All'epoca dell'assedio di Masada Roma poteva contare su
trenta legioni, ciascuna composta da
5.000 uomini. Gli ausiliari erano di norma arruolati tra
cittadini non romani, premiati, alla fine del loro servizio, con la cittadinanza. Costoro svolgevano compiti di
fanteria leggera, di
cavalleria ed erano
arcieri, vale a dire costituivano le truppe più mobili che avevano il compito di proteggere i fianchi della fanteria pesante durante le battaglie. Le unità ausiliarie erano organizzate in
reggimenti di 500 o 1.000 soldati ciascuno.
Furono circa
8.000 i soldati che parteciparono all'assedio di Masada: la
Legio X Fretensis e un certo numero di coorti ausiliarie. La
Legio X era sotto il comando di Silva, aveva partecipato agli assedi di
Gamla (o
Gamala), nel
Golan, di
Gerusalemme e di Macheronte. Dopo la caduta di Masada la
Legio X venne stanziata a Gerusalemme fino circa all'anno 300 d.C., quando
Diocleziano la trasferì ad
Aila (moderna
Aqaba), sul
Mar Rosso. Servi, schiavi (tra i quali anche Ebrei), animali e cuochi accompagnavano le truppe romane che assediarono Masada.
Ai piedi di Masada i Romani costruirono un
muro in pietra di circa
tre metri di altezza e 4.500 di lunghezza, che circondava completamente la base della collina e che aveva la funzione di impedire agli assediati di fuggire e ad altri ribelli di unirsi a quelli asserragliati nella fortezza. Inoltre i Romani costruirono delle
torri di guardia per evitare che nessuno fuggisse da Masada. Oltre il muro vennero costruiti
otto campi per ospitare le truppe. Gli archeologi ne hanno trovato traccia e li hanno contraddistinti con le
lettere dell'alfabeto dalla A alla H. La descrizione di Giuseppe Flavio ben si accorda con quanto è stato trovato dagli archeologi.
 |
Israele, Masada, la rampa di assedio romana (Foto: gliscritti.it) |
Gli accampamenti A e C vennero posti sul lato orientale della collina; quelli E ed F sul lato nordovest; l'accampamento G a sudovest e l'accampamento H era posto in cima al
monte Eleazar, a sud di Masada. I campi erano collegati al muraglione di contenimento da un
sentiero chiamato "il sentiero del corridore" che può essere ancor oggi percorso a piedi e che era utilizzato dalle staffette che portavano gli ordini di Silva da un accampamento all'altro.
Il modello degli accampamenti che assediarono Masada sono un eccellente esempio dell'
efficienza e dell'
organizzazione dell'esercito romano. Tutti i campi erano dotati di una piazza di forma quasi quadrata, con i lati orientati verso i quattro punti cardinali. Vi erano, poi, due strade principali -
cardo e
decumano - che attraversavano il campo ed attorno alle quali si disponevano le tende dei soldati, con le unità più importanti (ad esempio la
tenda del comandante e quella dei suoi generali) al centro e le altre più lontane. L'accampamento B e quello F erano più grandi degli altri e sicuramente ospitavano i legionari mentre gli altri accampamenti erano per le truppe ausiliarie. L'accampamento B era anche un
punto di distribuzione dei rifornimenti trasportati in loco da barche provenienti dal Mar Morto e scaricate in un bacino ad est di Masada. L'accampamento F era stato costruito in modo tale che Silva potesse sovrintendere alla costruzione della rampa d'assedio ed anche in questo le risultanze archeologiche concordano con quanto scritto da Giuseppe Flavio.
 |
Israele, Masda, l'accampamento della X Legio Fretensis (Foto: Wikipedia) |
Vi era anche una zona fortificata di forma quadrata nell'angolo sudovest dell'accampamento F, chiamata F2, successiva alla caduta di Masada. Questa zona ospitava una piccola guarnigione che rimase qui per un breve periodo dopo la caduta della fortezza, per assicurarsi che la zona fosse completamente sotto il controllo romano. Le opere di assedio romane vennero indagate per la prima volta nel
1995 dal
Professor Gideon Foerster, dell'
Università ebraica di Gerusalemme, dal
Professor Haim Goldfus e da
Benny Arubas, dell'Università ebraica che si sono particolarmente concentrati sullo scavo dell'accampamento F.
I resti degli accampamenti romani di Masada sono l'esempio meglio conservato di assedio romano al mondo. Innanzitutto perché le infrastrutture sono costruite in
pietra mentre altrove le strutture d'assedio erano costruite in materiale deperibile quale il legno; e poi anche per il fatto di essere state costruite nel
deserto, in una regione talmente remota che in seguito non vi venne costruito altro al di sopra che le occultasse. Gli accampamenti ed il muro di assedio, infatti, sono tuttora visibili, dalla cima della collina, come cumuli di pietre. All'interno dell'area degli accampamenti sono stati rinvenuti
resti di vasellame e altri manufatti.
 |
Israele, Masada, vista dell'interno della fortezza (Foto: mustreview.it) |
I
muri in pietra esterni agli accampamenti erano solitamente di circa
tre metri di altezza mentre le
basi, anch'esse in pietra, poste all'interno del campo, che dovevano
sostenere le tende di cuoio sotto cui dormivano i soldati, avevano l'
altezza di circa un metro. Sono state riconosciute, nel campo F, diverse
stanze circondate da panche sulle quali dormivano i soldati. Il
praetorium, dove era il centro del comando delle truppe, si trovava nel centro del campo, all'intersezione del cardo e del decumano. Sono stati scoperti qui
beni di lusso, tra i quali
vasi in vetro importati dall'Italia e
ceramica sottile come un guscio d'uovo, dipinta in
stile nabateo che confermano che questo era il quartier generale di Silva.
Davanti al pretorio vi era una
piattaforma in pietra che costituiva una sorta di
tribuna dalla quale il generale esaminava e risolveva le richieste dei soldati. Accanto è stata identificata una struttura rettangolare, sulla quale venne poi edificato parte del campo F2, che era probabilmente un
triclinio. All'interno del campo F2 gli archeologi hanno scavato una serie di
ambienti tutti uguali, i
contubernia, che era la
più piccola suddivisione di una legione, composta da
otto uomini che marciavano e si accampavano insieme. Ciascuno di questi
contubernia ospitava un gruppo di otto uomini che qui dormivano a turni. Davanti ad ogni
contubernium c'era un piccolo portico o un cortile chiuso da un muro, con un piccolo focolare. I pavimenti degli ambienti scavati dagli archeologi erano coperti di terraglie rotte, principalmente resti di anfore ma anche pentole, piatti, ciotole e tazze.
 |
Israele, ostrakon con l'iscrizione del nome Ben Yair (Foto: zionism-israel.com) |
I pavimenti del campo F erano interamente coperti con strati di terraglie rotte, probabilmente si trattava di
recipienti comuni, destinati a contenere le derrate alimentari della truppa, dal momento che Silva ed i suoi ufficiali utilizzavano vasellame da tavole in ceramica fine e vetro.
L'assedio di Masada è stata una sfida logistica per i Romani, a causa della scarsità di cibo ed acqua disponibili nelle vicinanze della fortezza. Questo li ha costretti a far pervenire al campo, ogni giorno, una notevole quantità di rifornimenti per alimentare gli 8.000 soldati che stavano portando l'assedio nonché gli schiavi e gli animali da soma. I rifornimenti erano trasportati da schiavi ebrei in
cesti e pelli di animali, più leggeri e più facili da trasportare oltre che meno suscettibili di rottura. Al loro arrivo a Masada le derrate alimentare venivano svuotate in contenitori in ceramica per la loro conservazione che, una volta terminato l'assedio, erano lasciati sul luogo.
Nei pressi del luogo dove erano poste le tende, gli archeologi hanno recuperato mucchi di
ciottoli di grandi dimensioni, a
forma di uovo, raccolti da un
wadi nelle vicinanze. Questi ciottoli erano dei veri e propri
proiettili utilizzati per mezzo di
fionde. I legionari a quest'epoca indossavano un'
armatura segmentata (
lorica segmentata), che presentava una
sovrapposizione di strisce in ferro, alcuni frammenti dei quali sono stati trovati negli scavi di
Yadin. L'armatura copriva solo la parte superiore del corpo ed era indossata
sopra una corta tunica che arrivava al ginocchio. I legionari indossavano, poi,
elmi in bronzo con
grandi paraguance ai lati, uno dei quali è stato trovato nel campo F. Le
calzature indossate dai soldati erano in
cuoio pesante ed erano chiamate
caligae ed alcune di queste si sono conservate a Masada grazie al clima arido del deserto. Una guaina in cuoio supportava un
pugnale fissato al lato destro della cintura che ciascun legionario teneva in vita. Uno dei
foderi di questa tipologia di spade è stato trovato a Yadin. I legionari erano dotati anche di uno
scudo rettangolare per proteggere la parte inferiore, non corazzata, del corpo e di un
giavellotto sottile chiamato
pilum.
 |
Israele, Masada, vasellame proveniente dagli scavi (Foto: archaeology.huji.ac.il) |
I Romani cercarono di risolvere rapidamente l'assedio di Masada e per questo spostarono truppe e macchinari sui ripidi e rocciosi pendii della collina, per sfondare il muro di fortificazione di Erode. C'erano due percorsi che raggiungevano la fortezza: il "sentiero del serpente" ad est ed un altro percorso ad ovest, oggi sepolto sotto la rampa costruita dai Romani. Utilizzare questi due percorsi voleva dire, per i legionari,
salire in fila indiana con le macchine d'assedio quali l'
ariete, vulnerabili alle pietre, ai massi e agli altri proiettili gettati contro di loro dai difensori della fortezza. Per risolvere questo problema Silva ordinò ai suoi soldati di costruire una rampa in pietra che avrebbe permesso l'accesso da una
bassa collina chiamata Leuke, collina bianca, ai piedi del versante occidentale della montagna. Da questo punto i legionari potevano salire agevolmente. La rampa, inoltre, nella parte superiore, era completata da una piattaforma in pietra per ospitare l'ariete.
A Yadin sono state trovate
punte di freccia in ferro e
pietre di balista, confermando la descrizione data da Giuseppe Flavio. Il peso delle pietre per la balista era piuttosto leggero (da meno di 1 kg a circa 4 kg l'una) e sta ad indicare che erano
proiettili indirizzati a bersagli umani, piuttosto che per far breccia nelle fortificazioni. La maggior parte delle pietre da balista sono state scoperte lungo il bordo nordovest della montagna, rivolto verso la rampa d'assalto. Sono stati individuati anche frammenti degli scudi, fatti in l
egno unito a tessuto imbevuto di colla e ricoperti di cuoio, che recano ancora tracce di pittura rossa.
 |
Israele, Masada, panorama di parte della fortezza (Foto: gruppoarcheologicofiorentino.blogspot.com) |
I
papiri latini che sono stati
scoperti là dove si trovavano le casematte dei campi, risalgono al tempo dell'assedio e arrivano fino a qualche tempo dopo la conclusione dello stesso. Uno dei papiri reca
versi in esametri tipici della poesia epica di
Virgilio. Un altro papiro, più lungo, è una sorta di
registrazione di pagamento di un militare di nome
Messio, proveniente dall'attuale
Libano, per l'
acquisto di orzo e di abbigliamento, il cui costo era stato sottratto alla sua paga. Un altro papiro in latino, mal conservato, reca un
elenco di forniture mediche per feriti e malati. Oltre ai papiri sono stati rinvenuti, nelle vicinanze di un edificio termale nel complesso settentrionale del palazzo di Erode,
ventidue ostraca (cocci inscritti) recanti i
nomi di soldati romani (
Aemilius,
Fabius e
Terenzio tra gli altri).
Gli archeologi hanno scoperto che i Romani costruirono la rampa d'assedio a Masada prendendo
pezzi di legno di tamerice e di palma da datteri, utilizzati sia come assi che come pali verticali per rinforzare l'intelaiatura lignea che era, in seguito, riempita con pietre, macerie e terra. Le punte del legname sono tuttora visibili, sporgenti dalla parte inferiore della rampa.
Giuseppe Flavio scrive che una volta che i Romani ebbero sfondato il muro di recinzione della fortezza di Masada, scoprirono che i ribelli avevano costruito una
seconda fortificazione con intelaiatura in legno riempita di terra, che resisteva ai colpi degli arieti compattandosi maggiormente sotto ogni colpo.
Ehud Netzer ha notato che solo il dieci per cento degli edifici presenti tuttora sulla collina di Masada recano
tracce di distruzione con il fuoco. Si tratta, inoltre, di edifici non contigui. Netzer ha suggerito che la mancanza di segni di incendio nella maggior parte degli edifici può voler dire che le travi di legno di cui erano dotati furono smantellati, presumibilmente per costruire il secondo muro di cui parla Giuseppe Flavio.
Una volta che si trovò dinanzi al secondo muro difensivo, Silva ordinò ai suoi uomini di dargli fuoco. In principio vi era un forte vento che spingeva le fiamme verso i soldati romani, minacciando di distruggere il loro ariete. Improvvisamente, però, il vento cambiò direzione e si estese oltre il secondo muro incendiandolo. A questo punto, racconta Giuseppe Flavio,
Eleazar ben Yair convocò gli uomini e diede loro l'ordine di suicidarsi per sfuggire alla cattura, privando in tal modo i Romani della loro vittoria.
Fonte
Popular Archaeology