sabato 23 settembre 2023

Roma, riapre al pubblico la Domus Tiberiana, chiusa da 50 anni

Chiusa al pubblico dagli anni '70, la Domus Tiberiana avrebbe dovuto riaprire al pubblico nel 2021, restituendo un nuovo, importante tassello al percorso del "museo diffuso" che il Parco Archeologico del Colosseo sta ampliando da ormai diversi anni.
Ora l'imponente residenza legata al nome di Tiberio (sebbene non si debba a lui l'avvio della costruzione), primo palazzo imperiale edificato sul Palatino, con un'estensione che supera i 4 ettari, torna a mostrarsi nel suo aspetto migliore. Valorizzata, peraltro, dall'illuminazione artistica curata da Acea, con un progetto di light architecture realizzato da Areti, in luce dinamica con tecnologia a LED di ultima generazione (imponente il lavoro di impiantistica, con l'installazione di 28 proiettori a incasso al livello del via Nova, 12 proiettori lineari dedicati agli imbotti degli archi e 51 apparecchi a proiezione per l'illuminazione della facciata)
Edificata sul lato occidentale del colle - riconoscibile per le grandi arcate che affacciano sul Foro Romano - la Domus, racconta Svetonio, fu ricondotta al nome di Tiberio solo perché in corrispondenza dell'area sorgeva la sua casa natale. Ma le indagini archeologiche hanno confermato che la realizzazione del palazzo imperiale iniziò solo con Nerone, a seguito del celebre incendio del 64 d.C. e in concomitanza con la costruzione della Domus Aurea. Furono poi Domiziano e Adriano (le sale a cui si accede oggi sono di epoca adrianea) a ristrutturarla e decorarla con sfarzo di marmi e affreschi, secondo il principio che faceva passare attraverso decor e splendor l'insorgere dello stupor (la meraviglia) in chiunque si trovasse al cospetto della residenza imperiale.
Ancora tra II e III secolo, i Severi ampliarono il palazzo, che restò agibili fino all'VIII secolo, quando lo stesso pontefice Giovanni VII (al quale si deve la decorazione della vicina Santa Maria Antiqua) scelse di abitare alcuni ambienti della Domus.
La storia che segue, dopo un lungo periodo di abbandono, vede la realizzazione degli Horti Farnesiani, che alla metà del '500 inglobano quel che resta del complesso. Mentre il processo di scavo per riportare alla luce la Domus Tiberiana in epoca moderna si lega soprattutto al nome di Pietro Rosa, l'archeologo che tra gli anni '60 e '70 dell'Ottocento permise l'apertura alla fruizione del pubblico del cosiddetto Clivo della Vittoria, sovrastato da grandiose arcate alte 15 metri.
Il percorso di visita è inserito nelle sostruzioni cave del fronte nord e si articola in sette sale espositive. Quattro di queste sale sono comunicanti tra loro e offrono una vista privilegiata sul Foro Romano, mentre altre due sale multimediali, sul fronte opposto, proiettano un documentario e una ricostruzione olografica del monumento. Un percorso tattile accompagna l'esplorazione.
Le sale espositive mostrano le straordinarie architetture recentemente restaurate, i servizi che includevano le terme imperiali e le infrastrutture, nonché le superfici decorate a stucco che adornano il cosiddetto ponte di Caligola. Sullo sfondo, pitture ritraggono scene di vita a corte. L'allestimento museale presenta una visione tematica degli ambienti risalenti all'epoca di Adriano, destinati a ospitare servizi, botteghe e, presumibilmente, anche attività amministrative.
La vita quotidiana nella reggia è documentata da una vasta selezione di reperti, tra i quali ceramiche, oggetti in metallo e vetro, statuaria e decorazioni fittili, tutti recuperati durante gli scavi degli ultimi trent'anni. Questi reperti offrono preziose informazioni sui beni e i consumi dell'epoca, sulle transazioni economiche attraverso numerose monete ritrovate e sugli sfarzosi arredi degli spazi occupati dalla corte.

Fonti:
archeomedia.net
artemagazine.it

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