sabato 18 novembre 2023

Turchia, i sigilli di Doliche

Turchia, due sigilli in argilla recuperati dagli scavi
(Foto: Forschungsstelle Asia Minor)
Nel sudest della Turchia, nell'antica città di Doliche, gli archeologi del Centro di Ricerca dell'Asia Minore hanno compiuto una scoperta di rilievo durante la campagna archeologica 2023, che getta nuova luce sulla storia di questa antica urbs, i suoi archivi e, in genere, su quelli delle città dell'Impero romano. Doliche, antica città situata all'estremità settentrionale di Gaziantep, è un sito di grande importanza storica e religiosa.
Il team di archeologi, guidato da Michael Blomer e Engelbert Winter dell'Università di Munster, ha effettuato una scoperta significativa nei pressi dell'antico centro religioso. Gli studiosi hanno individuato i resti di un'ampia struttura e, in essi, le vestigia degli archivi cittadini contenenti oltre 2.000 impronte di sigilli utilizzati per certificare documenti. Le "carte" - papiri e pergamene - andarono distrutte durante un incendio, ma i sigilli dei documenti si sono conservati.
Si può pensare che le pratiche o i contratti - simili a documenti notarili - fossero riposti nelle stanze dell'edificio pubblico, che doveva avere funzione di Registro. Una volta pronto il contratto tra ente pubblico e privati o tra privati e privati, esso poteva essere scritto in triplice copia: due di esse andavano ai contraenti. Una terza doveva, invece, essere conservata, in modo integro, dall'ente pubblico o da un suo sostituto di comprovata fiducia, affinché costituisse l'originale matrice che potesse comprovare la veridicità delle copie, in caso di future contestazioni. Proprio per evitare che qualcuno negli uffici del registro potesse correggere o modificare, nel tempo, il contratto, privati ed enti pubblici producevano un proprio "stampino", con immagini di dei, in molti casi.
Questo stampo, nella maggior parte dei casi, era intagliato nell'anello che i romani indossavano. Come sarebbe avvenuto nel medioevo con gli stemmi nobiliari, i sigilli tendevano a riferirsi ad una persona, a una famiglia, a una "corporazione" o a un ente, diventandone il contrassegno. Il contratto da conservare preziosamente nell'archivio, scritto su un papiro o pergamena, veniva legato saldamente con una corda tesa. Sul nodo della corda veniva collocata, in molti casi, argilla fresca che veniva poi stampigliata con un sigillo identificativo. Una volta asciutto, il sigillo induriva, imprigionando il nodo. Per riaprire il documento era necessario tagliare la corda. Il nodo era infatti bloccato dal sigillo e non poteva essere slegato. L'integrità della corda e del sigillo comprovavano l'autenticità del documento-fonte.
Questo ritrovamento è particolarmente straordinario considerando che, sebbene ogni città romana avesse archivi per conservare contratti e documenti, fino ad oggi sono stati identificati solo pochi edifici archivistici dell'Impero Romano. Le impronte di sigilli, impresse su grumi di argilla, sono di varie dimensioni e forme.
Le impronte dei sigilli, ben conservate nei sedimenti archeologici, sono una preziosa fonte di informazioni sull'antica pratica amministrativa. L'archeologo Michael Blomer sottolinea che le immagini sui sigilli ufficiali della città sono strettamente legate a Doliche, spesso raffigurando le divinità più importanti, come Giove Dolichenus, la principale divinità della città, anche se le raffigurazioni sono piuttosto varie.
Giove Dolicheno (Juppiter Dolichenus) o semplicemente Dolicheno è il nome di una divinità che nasce dalla fusione tra caratteristiche greco-romane di Giove e una contigua divinità dell'Asia minore. Era venerato, appunto, nella città di Dolico, in Anatolia, ed accettata nel pantheon della regione romana. Si ritiene che fosse frutto di un'interpretatio romana derivata dal culto semitico di Hadad-Baal-Teshub, che aveva il suo centro devozionale su una collina vicino a Doliche, 30 miglia romane ad ovest di Samosata sull'Eufrate, nella Commagene, nell'Asia Minore orientale. Hadad è una divinità degli Aramei (o Siri). Era il dio del fulmine e delle tempeste, al quale era conferito l'epiteto di tonante. Già in nuce, un Giove dell'Asia Minore, insomma.
Un aspetto affascinante delle impronte di sigilli privati più piccoli è la varietà di immagini e simboli che riflettono l'impronta culturale degli abitanti di Doliche. Gli dei raffigurati forniscono informazioni sull'ambiente religioso, mentre figure mitiche o ritratti privati indicano una forte influenza greco-romana.
Dell'edificio dell'archivio rimangono solo gli strati inferiori delle fondamenta che sono costituiti da massicci blocchi di pietra calcarea. E' presente una sequenza di stanze che si uniscono per formare un complesso edilizio allungato. Si pensa che l'edificio fosse largo otto metri e lungo venticinque. La larghezza dei muri di fondazione dimostra che la struttura era a più piani.
I documenti d'archivio furono distrutti in un grande incendio. Nel 253 d.C., il re persiano Sapur I devastò numerose città nella provincia romana della Siria, inclusa Doliche, a seguito della guerra tra l'impero romano e quello persiano. Il centro cittadino, che comprendeva anche un complesso balneare e un tempio monumentale, non fu ricostruito dopo l'incendio.

Fonte:
stilearte.it


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