Resti dell'acropoli di Populonia |
Populonia continua a restituire documenti del suo passato. Il promontorio di Piombino ospitava, un tempo, l'unica grande città etrusca sul mare con tanto di porto, le industrie metallurghiche, i templi. Da anni la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana sta svolgendo un vasto progetto di ricerca in cui sono impegnati gli studiosi di diverse università.
Gli scavi sull'acropoli che sono tuttora in corso, sono condotti dall'Università di Pisa e dall'Università Roma Tre. Dallo scavo del crollo di un muro, eretto nella tarda età romana alle spalle del cosiddetto Tempio C, è stato recuperato un frammento di lastra in pietra che reca, inciso, uno straordinario testo in lingua etrusca. L'iscrizione, per quanto frammentaria, è piuttosto lunga, composta da 54 lettere appartenenti a 14 parole separate da segni di interpunzione e distribuite su sette righe.
Il testo è pertinente ad un ambito religioso e si tratta di una delle più lunghe iscrizioni cultuali su pietra rivenute finora. La forma delle lettere dell'iscrizione spingerebbe verso una datazione di età ellenistica avanzata (II-I secolo a.C.), l'età in cui Populonia cominciò ad essere romanizzata. Probabilmente la scritta apparteneva all'area del santuario che, in età etrusco-romana, accoglieva tre grandi templi, oggi visitabili nel Parco Archeologico dell'Acropoli. Forse la pietra incisa ritrovata era inserita nella base di un altare.
Gli studiosi conoscono ancora poco dei culti presenti a Populonia. Plinio afferma che vi era, in città, un tempio dedicato a Giove, forse identificato con il Tempio B. Molti indizi, in questi anni, fanno pensare alla presenza, inoltre, di un santuario dedicato al culto di Afrodite, dea mediterranea protettrice dei naviganti.
L'iscrizione potrebbe rivelare, a questo punto, anche l'esistenza di una terza divinità adorata a Populonia e della quale non si è ancora ritrovata traccia.
Gli scavi sull'acropoli che sono tuttora in corso, sono condotti dall'Università di Pisa e dall'Università Roma Tre. Dallo scavo del crollo di un muro, eretto nella tarda età romana alle spalle del cosiddetto Tempio C, è stato recuperato un frammento di lastra in pietra che reca, inciso, uno straordinario testo in lingua etrusca. L'iscrizione, per quanto frammentaria, è piuttosto lunga, composta da 54 lettere appartenenti a 14 parole separate da segni di interpunzione e distribuite su sette righe.
Il testo è pertinente ad un ambito religioso e si tratta di una delle più lunghe iscrizioni cultuali su pietra rivenute finora. La forma delle lettere dell'iscrizione spingerebbe verso una datazione di età ellenistica avanzata (II-I secolo a.C.), l'età in cui Populonia cominciò ad essere romanizzata. Probabilmente la scritta apparteneva all'area del santuario che, in età etrusco-romana, accoglieva tre grandi templi, oggi visitabili nel Parco Archeologico dell'Acropoli. Forse la pietra incisa ritrovata era inserita nella base di un altare.
Gli studiosi conoscono ancora poco dei culti presenti a Populonia. Plinio afferma che vi era, in città, un tempio dedicato a Giove, forse identificato con il Tempio B. Molti indizi, in questi anni, fanno pensare alla presenza, inoltre, di un santuario dedicato al culto di Afrodite, dea mediterranea protettrice dei naviganti.
L'iscrizione potrebbe rivelare, a questo punto, anche l'esistenza di una terza divinità adorata a Populonia e della quale non si è ancora ritrovata traccia.
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