Il ponte romano in corrispondenza dell'ingresso dell'Annia a Concordia |
Sulla via Annia sono passati imperatori e barbari, eserciti di soldati e coloni, commercianti e viandanti. La strada fu realizzata nel II secolo a.C. per collegare la colonia latina di Aquileia con il centro della penisola. Nel medioevo si erano perse completamente le tracce di questo tracciato viario e solo grazie ad alcuni tenaci archeologi è stato possibile recuperare e rimettere insieme le tessere del mosaico che hanno restituito via Annia ai contemporanei.
Le viae publicae o consulares nascevano, nell'antichità, per esaudire necessità di ordine militare. Così è stato anche per la via Annia, la cui costruzione è legata alla conquista della Gallia Cisalpina che ebbe inizio tra il III e il II secolo a.C.
All'inizio del III secolo a.C. il versante adriatico era, per i Romani, una vera e propria spina nel fianco, dal momento che era il varco naturale che permetteva le migrazioni tribali delle armate galliche. Nel 268 a.C. fu dedotta la colonia di Ariminum (Rimini), al fine di prevenire ed arginare il pericolo gallico. In seguito i Romani decisero di eliminare definitivamente il problema relativo alle invasioni barbariche conquistando la pianura Padana. La conquista si completò con la costruzione della via Flaminia, nel 220 a.C.La colonia di Aquileia venne dedotta nel 181 a.C. ai margini del territorio dei Veneti, antica popolazione italica di origine indoeuropea. Aquileia venne costruita a circa 10 chilometri dal mare, lungo il corso del fiume Natisone che, in epoca romana, sfociava nei pressi di Grado. Aquileia, però, aveva bisogno di un solido collegamento anche con la terraferma. Nel 187 a.C. il console Emilio Lepido aveva iniziato a costruire la via Emilia, che collegava Rimini a Piacenza. Sempre Emilio Lepido, nel 175 a.C., prolungò il percorso della strada fino ad Aquileia.
Nel 148 a.C. venne realizzata la via Postumia che collegava Genova ad Aquileia. Proprio in questi anni cominciò a delinearsi la necessità della costruzione di un nuovo tracciato viario, quella che sarà la via Annia.
Come tutte le viae publicae, la via Annia doveva il suo nome ad un magistrato che ne aveva decretato la costruzione. Il magistrato è stato variamente individuato come Tito Annio Lusco, console nel 153 a.C. o con Tito Annio Rufo, pretore nel 131 a.C.. Secondo la teoria tradizionale che molti studiosi ritengono valida, la via Annia è un prolungamento della via Popilia, realizzata nel 132 a.C. dal console Popilio Lenate per collegare Rimini con il porto di Atria (Adria). Il prolungamento di quest'arteria fino ad Aquileia sarebbe stato compito, l'anno seguente, del pretore Annio Rufo. Annio Lusco, personaggio di spicco nella storia di Aquileia, stabilizzò, poi, il percorso Bologna-Padova-Aquileia.
L'ingresso della via Annia a Padova era sottolineato da una fila di sepolture, poichè le leggi romane imponevano che le necropoli fossero dislocate fuori città, lungo i percorsi viari. I monumenti funebri più importanti sorgevano in prossimità delle porte urbiche. Strabone, antico geografo, considerava Patavium (Padova) una delle città più popolose e floride della regione. La città si sviluppava all'interno di un'ansa e una successiva controansa del fiume Meduacus (antico nome del Brenta).
La via Annia attraversava Padova da sud a nord. Il percorso Padova-Aquileia era documentato da tre antichi itinerari, una sorta di guide stradali con indicazione dei cenri urbani e delle aree di sosta che si potevano incontrare lungo il cammino. Uscita da Padova la via si sviluppava in parallelo con il corso del fiume Meduacus Maior.
Il tratto verso Aquileia della via Annia è piuttosto arretrato rispetto alla linea di costa. Da Altino ad Aquileia la strada dovette attraversare numerosi corsi d'acqua di diversa portata, con il necessario apporto di infrastrutture apposite, quali ponti, guadi, arginature, fossi, canali, banchine. Il territorio condizionò la natura e la struttura della via Annia, costruita quasi sempre in aggere (sopraelevata rispetto al piano della campagna), per proteggerla dalle frequenti inondazioni.
Superato il fiume Livenza per mezzo di un ponte, l'Annia si avvicinava al corso del Lemene (il romano flumen Reatinum) e alla città di Concordia, fondata tra il 42 e il 40 a.C.. Il corso del fiume collegava Concordia al mare e al suo sbocco portuale, da individuare nell'attuale località di Caorle. Gli scavi archeologici hanno permesso di individuare un impianto urbanistico tipico delle colonie romane, un circuito murario che racchiude isolati di forma regolare separati da assi viari che si incrociavano perpendicolarmente.
La via Annia entrava in Concordia attraverso la porta urbica orientale che aveva una monumentale facciata a quattro fornici fiancheggiata da due torri ottagonali. Poco oltre Concordia la via Postumia, proveniente da Oderzo, confluiva nella via Annia per proseguire insieme verso Aquileia.
Ad includere il percorso della via Annia, per quel che riguarda il tratto Padova-Aquileia, sono l'Itinerarium Antonini, risalente al III secolo d.C., l'Itinerarium Burdigalense, sempre del III secolo d.C. e la Tabula Peutingeriana, unico esempio di itinerarium pictum a noi pervenuto. La Tabula è una copia medioevale di un originale risalente, probabilmente, al III secolo d.C.
Le viae publicae o consulares nascevano, nell'antichità, per esaudire necessità di ordine militare. Così è stato anche per la via Annia, la cui costruzione è legata alla conquista della Gallia Cisalpina che ebbe inizio tra il III e il II secolo a.C.
All'inizio del III secolo a.C. il versante adriatico era, per i Romani, una vera e propria spina nel fianco, dal momento che era il varco naturale che permetteva le migrazioni tribali delle armate galliche. Nel 268 a.C. fu dedotta la colonia di Ariminum (Rimini), al fine di prevenire ed arginare il pericolo gallico. In seguito i Romani decisero di eliminare definitivamente il problema relativo alle invasioni barbariche conquistando la pianura Padana. La conquista si completò con la costruzione della via Flaminia, nel 220 a.C.La colonia di Aquileia venne dedotta nel 181 a.C. ai margini del territorio dei Veneti, antica popolazione italica di origine indoeuropea. Aquileia venne costruita a circa 10 chilometri dal mare, lungo il corso del fiume Natisone che, in epoca romana, sfociava nei pressi di Grado. Aquileia, però, aveva bisogno di un solido collegamento anche con la terraferma. Nel 187 a.C. il console Emilio Lepido aveva iniziato a costruire la via Emilia, che collegava Rimini a Piacenza. Sempre Emilio Lepido, nel 175 a.C., prolungò il percorso della strada fino ad Aquileia.
Nel 148 a.C. venne realizzata la via Postumia che collegava Genova ad Aquileia. Proprio in questi anni cominciò a delinearsi la necessità della costruzione di un nuovo tracciato viario, quella che sarà la via Annia.
Come tutte le viae publicae, la via Annia doveva il suo nome ad un magistrato che ne aveva decretato la costruzione. Il magistrato è stato variamente individuato come Tito Annio Lusco, console nel 153 a.C. o con Tito Annio Rufo, pretore nel 131 a.C.. Secondo la teoria tradizionale che molti studiosi ritengono valida, la via Annia è un prolungamento della via Popilia, realizzata nel 132 a.C. dal console Popilio Lenate per collegare Rimini con il porto di Atria (Adria). Il prolungamento di quest'arteria fino ad Aquileia sarebbe stato compito, l'anno seguente, del pretore Annio Rufo. Annio Lusco, personaggio di spicco nella storia di Aquileia, stabilizzò, poi, il percorso Bologna-Padova-Aquileia.
L'ingresso della via Annia a Padova era sottolineato da una fila di sepolture, poichè le leggi romane imponevano che le necropoli fossero dislocate fuori città, lungo i percorsi viari. I monumenti funebri più importanti sorgevano in prossimità delle porte urbiche. Strabone, antico geografo, considerava Patavium (Padova) una delle città più popolose e floride della regione. La città si sviluppava all'interno di un'ansa e una successiva controansa del fiume Meduacus (antico nome del Brenta).
La via Annia attraversava Padova da sud a nord. Il percorso Padova-Aquileia era documentato da tre antichi itinerari, una sorta di guide stradali con indicazione dei cenri urbani e delle aree di sosta che si potevano incontrare lungo il cammino. Uscita da Padova la via si sviluppava in parallelo con il corso del fiume Meduacus Maior.
Il tratto verso Aquileia della via Annia è piuttosto arretrato rispetto alla linea di costa. Da Altino ad Aquileia la strada dovette attraversare numerosi corsi d'acqua di diversa portata, con il necessario apporto di infrastrutture apposite, quali ponti, guadi, arginature, fossi, canali, banchine. Il territorio condizionò la natura e la struttura della via Annia, costruita quasi sempre in aggere (sopraelevata rispetto al piano della campagna), per proteggerla dalle frequenti inondazioni.
Superato il fiume Livenza per mezzo di un ponte, l'Annia si avvicinava al corso del Lemene (il romano flumen Reatinum) e alla città di Concordia, fondata tra il 42 e il 40 a.C.. Il corso del fiume collegava Concordia al mare e al suo sbocco portuale, da individuare nell'attuale località di Caorle. Gli scavi archeologici hanno permesso di individuare un impianto urbanistico tipico delle colonie romane, un circuito murario che racchiude isolati di forma regolare separati da assi viari che si incrociavano perpendicolarmente.
La via Annia entrava in Concordia attraverso la porta urbica orientale che aveva una monumentale facciata a quattro fornici fiancheggiata da due torri ottagonali. Poco oltre Concordia la via Postumia, proveniente da Oderzo, confluiva nella via Annia per proseguire insieme verso Aquileia.
Ad includere il percorso della via Annia, per quel che riguarda il tratto Padova-Aquileia, sono l'Itinerarium Antonini, risalente al III secolo d.C., l'Itinerarium Burdigalense, sempre del III secolo d.C. e la Tabula Peutingeriana, unico esempio di itinerarium pictum a noi pervenuto. La Tabula è una copia medioevale di un originale risalente, probabilmente, al III secolo d.C.
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