domenica 15 aprile 2012

Iasos di Caria, una colonia dimenticata

Il teatro di Iasos, dedicato a Dioniso
Strabone, storico e geografo, vuole che Iasos, città dislocata nel golfo di Mandalya, nell'antica Caria, attuale Turchia, sia stata fondata dai Minoici, genti provenienti da Creta che qui incontrarono una popolazione locale, i Lelegi. Gli scavi che qui si sono fatti hanno in parte confermato le parole di Strabone: lungo la costa anatolica, nel sito dove sorgerà Mileto e Iasos, agli inizi del II millennio a.C. commercianti minoici fondarono delle stazioni di appoggio delle merci.
Come colonia Iasos fu fondata da Argo, al pari di Mileto a cui sembra davvero legata a filo doppio, in un sito già in precedenza frequentato da genti minoiche. Il nome della città, però, compare solo nel V secolo a.C., quando viene citata come tributaria della Lega Attica. Nel 412 a.C. Iasos fu conquistata dagli spartani e da questi consegnata al generale persiano Tissaferne, satrapo di Lidia e Caria. Nel 450 a.C. è nuovamente assediata dagli spartani di Lisandro, dal momento che Iasos si era schierata al fianco di Atene nella Guerra del Peloponneso. Con l'inserimento tra i possedimenti persiani (fece parte della satrapia di Hekatomnos), la cittadina attraversò un periodo di relativo benessere.
L'Agorà romana di Iasos
Fu Alessandro Magno a liberarla e, alla sua morte, Iasos entrò a far parte del regno seleucida. Nel 129 a.C., poi, la Caria entrò a far parte dei domini romani e divenne provincia e nuovamente Iasos conobbe una notevole fioritura, soprattutto in età adrianea e antonina (117-161 d.C.).
I bizantini faranno della città una sede episcopale. Le successive vicende sono avvolte dalle nebbie del tempo. Si sa solo che Iasos cessò di esistere intorno al XV secolo.
L'insediamento dell'Età del Bronzo è attestato soprattutto attraverso la presenza di una necropoli costituita da tombe a cista o a cassone, in lastre di scisto locale, con pochi oggetti di corredo. Su questa necropoli venne ad installarsene un'altra, risalente al IX-VIII secolo a.C. ed una successiva (IV-III secolo a.C.) con tombe a cassone e con tombe cosiddette "ad altare". Una di queste sepolture, risalente al III secolo a.C., conteneva i resti di una donna di una certa importanza, dal momento che possedeva un corredo di oggetti d'oro.
L'isola - ora connessa alla terraferma da un istmo di terra - fu il luogo prescelto per l'insediamento dei primi colonizzatori. La cinta muraria di Iasos risale al IV secolo a.C., al tempo della ricostruzione della città durante la satrapia degli Ecatomnidi.
Tra le ricche dimore di età romana spicca la Casa dei Mosaici, dalle pareti affrescate e dai pavimenti musivi, datata al II secolo d.C., ma con una planimetria ellenistica impiantata su un ampio peristilio su cui si affaccia la pastàs, il portico di passaggio ai vani di soggiorno. Non lontano dalla domus, accanto ad un propileo monumentale, vi sono le tracce di un santuario in cui si adorava una divinità ctonia, forse Demeter e Kore, frequentato fino ad età imperiale. L'impianto del luogo di culto risale al VI secolo a.C. con un ampliamento nel IV secolo a.C., consistente in uno spazio provvisto di portico.
Iasos, resti della fortezza bizantina
I resti di un altro importante santuario sono visibili all'interno della porta orientale. Le iscrizioni lo indicano come dedicato a Zeus Megistos, gli oggetti che vi sono stati trovati fanno pensare all'associazione a questa divinità del culto di Hera: si tratta di un thesaurus aperto su un piazzale con iscrizioni che vanno dal VI al I secolo a.C. ed un ricco contenuto di stipi votive.
Sul fianco di una collina vi sono i resti del teatro, risalente al IV secolo a.C.. Un'iscrizione ci informa che fu completato e restaurato grazie a Sopastros, corego e agonoteta (sostenitore delle spese per i cori e l'allestimento degli spettacoli teatrali ma anche direttore delle manifestazioni di cui condivideva le spese con la polis). Sopastros visse tra il 179 ed il 146 a.C.. Come accadde per la cinta muraria, anche le gradinate del teatro furono smantellate blocco a blocco e trasportate, nel XIX secolo, ad Istanbul.
L'agorà di Iasos è di età adrianeo-antoniniana (II secolo d.C.), restaurata grazie alla munificenza di due cittadini, Dioniso e Ierocle. Aveva un doppio porticato, uno dei quali era la stoà dedicata a Poseidone, dove si esponevano le epigrafi relative alla vita pubblica. Questo luogo si ritiene fosse collegato al santuario della protettrice di Iasos, Artemide Astias. Proprio questo santuario era, forse, l'edificio più importante della città, delimitato da un porticato quadrangolare e chiuso sul fondo da un edificio a tre esedre. Anche in questo caso sono attestati lavori di rifacimento a cura di un cittadino, che volle dedicarli ad Artemide e all'imperatore Commodo. Di questo santuario gli archeologi non sono ancora riusciti a individuare l'edificio centrale.
Iasos, lastra di calcare in rilievo ritrovata dalla
Missione Archeologica italiana
Nell'agorà si è scavato con metodo stratigrafico e questo ha permesso di identificare diverse sovrapposizioni e la continuità di utilizzo dell'area dalla media Età del Bronzo (II millennio a.C.) fino alla tarda età romana. Quasi al centro dell'agorà è stata riportata alla luce una necropoli di IX-VIII secolo a.C., con inumazioni e incinerazioni entro pithoi (grosse giare), anfore o sarcofagi di terracotta. E' stato anche ritrovato un piccolo tempio ellenistico, in stile ionico, utilizzato ininterrottamente fino in epoca tarda e successivamente inglobato nella basilica cristiana che qui venne edificata nel VI secolo d.C.. Quest'ultima è a tre navate e abside centrale poligonale e disponeva di una fornace circolare per la cottura della ceramica.
Iasos conta cinque basiliche, situate nei pressi del santuario di Zeus Megistos, fuori della porta orientale. La presenza di questi edifici di culto cristiano sta ad indicare una forte comunità religiosa. Attorno a queste chiese si coagularono estesi sepolcreti che furono utilizzati anche dopo la distruzione dell'edificio religioso al quale si addossavano.
La basilica dell'acropoli conservava, in un pannello del mosaico pavimentale, il nome di un presbyteros, Artemisios, che probabilmente si interessò della sua edificazione. La basilica fu realizzata nel VI secolo d.C. e più tardi le sue dimensioni vennero ridotte ad un sacello.
L'Asia Minore con l'antica Caria
La basilica dell'agorà, invece, inglobò il piccolo naiskos (tempietto) di cui sopra, risalente al II secolo a.C. ed un martyrion del V secolo d.C.. Qui furono ritrovate alcune sepolture ed un cofanetto marmoreo in cui, probabilmente, erano custodite delle reliquie. Nel VI secolo fu costruita la basilica a tre navate con nartece. Dopo la distruzione della basilica e dell'agorà, nel VII-VIII secolo d.C., il culto si spostò in un piccolo sacello affrescato ricavato dall'abside della navata centrale.
La basilica fuori la cinta delle mura di Iasos posta di fronte all'antico mercato del pesce, è sicuramente notevole per la sua monumentalità. Ha tre navate con nartece ed un'aula absidata nei pressi del recinto del santuario di Zeus Megistos. Il mosaico pavimentale di quest'aula è databile al V secolo d.C.
A Iasos da oltre quarant'anni opera una missione archeologica italiana.

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