Panorama del territorio di Suasa |
Nelle Marche, al confine tra le province di Ancona e Pesaro Urbino, il Dipartimento Archeologico dell'Università di Bologna opera allo scavo della città romana di Suasa.
La città romana si trova sul fondovalle del Cesano, tra la costa adriatica e il monte Catria. La sua nascita va posta in relazione con il processo di romanizzazione della valle, legato alla Lex Flaminia de Agro Gallico et Piceno viritim dividundo (232 a.C.). In seguito a questa legge l'organizzazione del territorio cambiò radicalmente. Le terre che prima erano di proprietà dei Galli Senoni, conquistate dopo una serie di battaglie il culmine delle quale fu quella di Sentinum (Sassoferrato, 295 a.C.), vennero divise in lotti ed assegnate a coloni romani. L'arrivo di questi ultimi fu notevolmente facilitato dalla presenza, lungo la valle, di un antico percorso di transito che collegava l'interno appenninico con l'area adriatica ancor prima della costruzione della via Flaminia, nel 220 a.C., che arrivava a Fano.
Le fonti letterarie non illuminano molto sulle origini di Suasa. Sia la topografia che l'epigrafia portano a credere che la città era già ben strutturata nel III secolo a.C. come praefectura, centro di coordinamento di una vasta e popolata area rurale. Dopo il 49 a.C. la città si ampliò e venne "promossa" a municipium retto da due magistrati, i duoviri. La città di Suasa era l'unica situata nella valle del Cesano, a circa 30 chilometri dalla foce del fiume.
Gli scavi testimoniano una consistente presenza romana già in pieno III secolo a.C., in parallelo con la deduzione della colonia di Sena Gallica (Senigallia). Suasa, fiorente fino alla tarda antichità, declinò e fu abbandonata in seguito alla guerra greco-gotica (535-553). I marmi e le pietre che la componevano furono in seguito utilizzate per costruire gli abitati medioevali che sorsero nelle vicinanze.
Durante il medioevo fu la vicina abbazia benedettina di San Lorenzo in Campo a svolgere un ruolo centrale nella valle del Cesano. L'abbazia fu fondata tra il IX e il X secolo e affiancata da altri importanti monasteri, tra i quali quello di Santa Maria in Portuno.
L'Università di Bologna, nei suoi scavi, ha riportato alla luce due settori di Suasa, divisi dal moderno percorso viario che ricalca l'antico tracciato del decumano massimo. Da un lato della strada vi era la grande piazza del foro contornata da portici su tre lati e aperta verso l'arteria principale; dall'altro lato sono stati riconosciuti degli edifici di utilità pubblica, tra cui il teatro e l'anfiteatro, e abitazioni private. Il foro, pavimentato con lastre di pietra e conservante numerose basi di monumenti onorari, sorse nel I secolo d.C., occultando due templi di epoca precedente (II-I secolo a.C.). Non sono state ritrovate le mura di cinta della città. La strada che divide Suasa è delimitata, fuori dal centro abitato, da due necropoli di I e IV secolo d.C.. Nella necropoli settentrionale vi sono sepolture a inumazione; in quella meridionale sono state indagate oltre 50 inumazione e due fosse (ustrinae) scavate per l'incinerazione delle salme. Sono stati anche ritrovati e recuperati i resti di un letto funebre decorato in osso di epoca imperiale.
Tra le abitazioni vi è la ricca domus dei Coiedii (II secolo d.C.), con pavimento in mosaico e tarsie marmoree, pitture alle pareti, impianti termali e settore di rappresentanza, che si estende su oltre 3.000 metri quadri di estensione. L'ambiente più prestigioso della casa è certamente l'oecus tricliniare, ad est del quale fu sistemato il grande giardino con porticato, vasche con fontane, ambienti di soggiorno estivo. Non lontano da questa domus è stato riportato alla luce un altro edificio di II secolo d.C. anch'esso, forse delle terme pubbliche, in cui si conserva un mosaico con la testa di Oceano. La domus dei Coiedii è una casa aristocratica di notevole qualità. L'edificio che è possibile ammirare oggi è il frutto di numerosi cambiamenti avvenuti nel corso dei secoli. Una prima fase appartiene al I secolo a.C. ed è caratterizzata da una piccola casa ad atrio con hortus interno. A questa seguì un fastoso ampliamento agli inizi del II secolo d.C., quando la domus divenne una grande villa suburbana. In questa fase alla casa antecedente vennero aggiunti molti ambienti pavimentati con splendidi mosaici e pareti decorate. Oltre la metà del complesso era occupata da un peristilio con al centro un vero e proprio quartiere termale. La domus aveva anche un secondo ambiente termale, più interno, con una piccola piscina. Gli archeologi hanno attribuito la proprietà della domus ai Coiedii partendo da una base in calcare con un'iscrizione che ricorda Lucius Coiedus Candidus, cavaliere originario di Suasa, senatore al tempo di Caligola (37-41 d.C.) o Claudio (41-54 d.C.). Questa base doveva sorreggere una statua di bronzo che si trovava all'interno della domus e che raffigurava lo stesso proprietario. A far costruire la splendida e lussuosa dimora deve essere, probabilmente, stato un nipote di Lucius Coiedius Candidus. La famiglia dei Coiedii mantenne questa residenza fin, forse, al IV secolo d.C.. Poi, in seguito, forse, al passaggio di proprietà o al trasferimento della gens, la domus andò decadendo lentamente. Nella seconda metà del IV secolo il giardino della domus era già utilizzato come area di sepoltura. L'abbandono della villa coincise con l'abbandono della città di Suasa, intorno al VI secolo d.C., quando oramai la casa era ridotta ad un rudere frequentato soltanto occasionalmente da viandanti in cerca di riparo temporaneo.
Lo studio del vasellame ceramico recuperato durante lo scavo della domus ha evidenziato una fase di frequentazione e di insediamento già in epoca repubblicana. E' stata ritrovata ceramica a vernice nera che mostra interessanti analogie con produzioni di area centroitalica e laziale, oltre che lucerne repubblicane del tipo biconico e cilindrico, anfore rodie e paste vitree a testimonianza di un tenore di vita piuttosto elevato.
Nel 2003 l'indagine attraverso fotografie aeree, pallone aerostatico e aereo, ha portato alla scoperta di un teatro e di un altro edificio a sud della città. Sulla parete esterna della cavea si trova un ampliamento successivo del perimetro esterno della cavea stessa, impostato su uno spesso strato ricco di anfore frammentarie con funzione drenante, databili al II-III secolo d.C., che a sua volta poggia sul resto della cavea. Sulla base di queste indagini, la costruzione del teatro è stata datata al II secolo d.C., in epoca alto-imperiale. Un successivo ampliamento pare poter essere collocato al III secolo d.C.. Il diametro della cavea è stato stimato a 50 metri.
Gli scavi della necropoli sono stati iniziati nel 1993, per verificare il rapporto tra l'antica Suasa e le due tombe tardo antiche ritrovate nel 1987. Complessivamente sono state ritrovate 39 sepolture ad inumazione, oltre al fondo dell'urna di una tomba ad incinerazione ed i resti di 4 tombe monumentali. Le tombe a inumazione sono rivestite da tegole o mattoni, ma in alcuni casi i corpi sono stati deposti a contatto diretto con il terreno. Cinque inumazioni presentavano come offerte olle e ciotole deposte all'esterno della tomba. Due sepolture ritrovate nella zona settentrionale di Suasa custodivano una lo scheletro di un adulto, un anello d'oro e un grano d'ambra; l'altra era la sepoltura di una donna adulta, arricchita da un corredo di balsamari vitrei, tredici spilloni in osso e parte dell'astuccio che li conteneva. Tutte le sepolture indagate si trovavano in una stretta fascia di terreno ad est della strada romana lungo la quale sorgeva Suasa.
La città romana si trova sul fondovalle del Cesano, tra la costa adriatica e il monte Catria. La sua nascita va posta in relazione con il processo di romanizzazione della valle, legato alla Lex Flaminia de Agro Gallico et Piceno viritim dividundo (232 a.C.). In seguito a questa legge l'organizzazione del territorio cambiò radicalmente. Le terre che prima erano di proprietà dei Galli Senoni, conquistate dopo una serie di battaglie il culmine delle quale fu quella di Sentinum (Sassoferrato, 295 a.C.), vennero divise in lotti ed assegnate a coloni romani. L'arrivo di questi ultimi fu notevolmente facilitato dalla presenza, lungo la valle, di un antico percorso di transito che collegava l'interno appenninico con l'area adriatica ancor prima della costruzione della via Flaminia, nel 220 a.C., che arrivava a Fano.
Le fonti letterarie non illuminano molto sulle origini di Suasa. Sia la topografia che l'epigrafia portano a credere che la città era già ben strutturata nel III secolo a.C. come praefectura, centro di coordinamento di una vasta e popolata area rurale. Dopo il 49 a.C. la città si ampliò e venne "promossa" a municipium retto da due magistrati, i duoviri. La città di Suasa era l'unica situata nella valle del Cesano, a circa 30 chilometri dalla foce del fiume.
Gli scavi testimoniano una consistente presenza romana già in pieno III secolo a.C., in parallelo con la deduzione della colonia di Sena Gallica (Senigallia). Suasa, fiorente fino alla tarda antichità, declinò e fu abbandonata in seguito alla guerra greco-gotica (535-553). I marmi e le pietre che la componevano furono in seguito utilizzate per costruire gli abitati medioevali che sorsero nelle vicinanze.
Necropoli della città di Suasa |
L'Università di Bologna, nei suoi scavi, ha riportato alla luce due settori di Suasa, divisi dal moderno percorso viario che ricalca l'antico tracciato del decumano massimo. Da un lato della strada vi era la grande piazza del foro contornata da portici su tre lati e aperta verso l'arteria principale; dall'altro lato sono stati riconosciuti degli edifici di utilità pubblica, tra cui il teatro e l'anfiteatro, e abitazioni private. Il foro, pavimentato con lastre di pietra e conservante numerose basi di monumenti onorari, sorse nel I secolo d.C., occultando due templi di epoca precedente (II-I secolo a.C.). Non sono state ritrovate le mura di cinta della città. La strada che divide Suasa è delimitata, fuori dal centro abitato, da due necropoli di I e IV secolo d.C.. Nella necropoli settentrionale vi sono sepolture a inumazione; in quella meridionale sono state indagate oltre 50 inumazione e due fosse (ustrinae) scavate per l'incinerazione delle salme. Sono stati anche ritrovati e recuperati i resti di un letto funebre decorato in osso di epoca imperiale.
Giardino della domus dei Coiedii |
L'anello ritrovato nella necropoli di Suasa |
Nel 2003 l'indagine attraverso fotografie aeree, pallone aerostatico e aereo, ha portato alla scoperta di un teatro e di un altro edificio a sud della città. Sulla parete esterna della cavea si trova un ampliamento successivo del perimetro esterno della cavea stessa, impostato su uno spesso strato ricco di anfore frammentarie con funzione drenante, databili al II-III secolo d.C., che a sua volta poggia sul resto della cavea. Sulla base di queste indagini, la costruzione del teatro è stata datata al II secolo d.C., in epoca alto-imperiale. Un successivo ampliamento pare poter essere collocato al III secolo d.C.. Il diametro della cavea è stato stimato a 50 metri.
Gli scavi della necropoli sono stati iniziati nel 1993, per verificare il rapporto tra l'antica Suasa e le due tombe tardo antiche ritrovate nel 1987. Complessivamente sono state ritrovate 39 sepolture ad inumazione, oltre al fondo dell'urna di una tomba ad incinerazione ed i resti di 4 tombe monumentali. Le tombe a inumazione sono rivestite da tegole o mattoni, ma in alcuni casi i corpi sono stati deposti a contatto diretto con il terreno. Cinque inumazioni presentavano come offerte olle e ciotole deposte all'esterno della tomba. Due sepolture ritrovate nella zona settentrionale di Suasa custodivano una lo scheletro di un adulto, un anello d'oro e un grano d'ambra; l'altra era la sepoltura di una donna adulta, arricchita da un corredo di balsamari vitrei, tredici spilloni in osso e parte dell'astuccio che li conteneva. Tutte le sepolture indagate si trovavano in una stretta fascia di terreno ad est della strada romana lungo la quale sorgeva Suasa.
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